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Cielo d'Alcamo

Contrasto

da: Poesia italiana, il Duecento, ed. Garzanti, Milano 1978

1 - Amante

- Rosa fresca aulentis[s]ima                 ch’apari inver’ la state

le donne ti disiano,                               pulzell' e maritate:

tràgemi d’este focora,                          se t’este a bolontate;

per te non ajo abento  notte e dia,

penzando pur di voi, madonna mia.

 

2 - Madonna

- Se di meve trabàgliti

follia lo ti fa fare.

Lo mar potresti arompere,       a venti asemenare,

l’abere d’esto secolo               tut[t]o quanto asembrare:

            avere me non pòteri a esto monno;

            avanti li cavelli m’aritonno.

 

3 - Amante

- Se li cavelli artón[n]iti,           avanti foss’io morto,

ca’n is[s]i [sì] mi pèrdera          lo solacc[i]o e ’l diporto.

Quando ci passo e véjoti,         rosa fresca de l’orto,

            bono conforto dònimi tut[t]ore:

            poniamo che s’ajumga il nostro amore.

 

4 - Madonna

- Ke ’l nostro amore ajùngasi,    non boglio m’atalenti:

se ti ci trova pàremo                cogli altri miei parenti,

guarda non t’ar[i]golgano         questi forti cor[r]enti.

            Como ti seppe bona le venuta,

            consiglio che ti guardi a la partuta.

 

5 - Amante

- Se i tuoi parenti trova[n]mi,               e che mi pozzon fare?

Una difensa mèt[t]oci                           di dumili’ agostari:

non mi toc[c]ara pàdreto                     per quanto avere ha ’n Bari.

            Viva lo ‘mperadore, graz[i’] a Deo!

            Intendi, bella, quel che ti dico eo?

 

6 - Madonna

- Tu me no lasci vivere né sera né maitino.

Donna mi so di pèrperi,            d’auro massamotino.

Se tanto aver donàssemi          quanto ha lo Saladino,

            e per ajunta quant’ha lo soldano

            toc[c]are me non pòteri a la mano.

 

7  - Amante

- Molte son le femine               c’hanno dura la testa,

e l’omo con parabole               l’adimìna e amonesta:

tanto intorno procàzzala           fin che ll’ ha in sua podesta.

            Femina d’omo non si può tenere:

            guàrdati, bella, pur de ripentere.

 

 8 - Madonna

- K’eo ne [pur ri]pentésseme?             Davanti foss’io aucisa

ca nulla bona femina                            per me fosse ripresa!

[A]ersera passàstici,                            cor[r]enno a la distesa.

            Acquìstati riposa , canzoneri:

            le tue parole a me non piac[c]ion gueri.

 

9 - Amante

- Quante sono le schiàntora      che m’ha’ mise a lo core,

e solo purpenzànnome             la dia quanno vo fore!

Femina d’esto secolo               tanto non amai ancore

            quant’amo teve, rosa invidïata:

            ben credo che mi fosti distinata.

 

10 - Madonna

- Se distinata fósseti,                caderia de l’altezze,

ché male messe fòrano in teve mie bellezze.

Se tut[t]o adivenìssemi,            tagliàrami le trezze,

            e consore m’arenno a una magione,

            avanti che m’artoc[c]hi ’n la persone.

 

11 - Amante

- Se tu consore arènneti,          donna col viso cleri,

a lo mostero vènoci                  e rénnomi confleri:

per tanta prova vencerti           fàralo volenteri.

            Conteco stao la sera e lo maitino:

            besogn’è ch’io ti tenga al meo dimino.

 

12 - Madonna

- Boimè tapina misera, com’ao reo distinato!

Geso Cristo l’altissimo del tut[t]o m’è airato:

comcepìstimi a abàttere            in omo blestemiato.

            Cerca la terra ch’este gran[n]e assai,

            chiù bella donna di me troverai.

 

13 - Amante

- Cercat’ajo Calabr[ï]a,           Toscana e Lombardia,

Puglia, Costantinopoli,  Genoa, Pisa e Soria,

Lamagna e Babilonïa                [e] tut[t]a Barberia:

            donna non [ci] trovai tanto cortese,

            per che sovrana di meve te prese.

 

14 - Madonna

- Poi tanto trabagliàsti[ti],         fac[c]ioti meo pregheri

che tu vadi adomàn[n]imi         a mia mare e a mon peri.

Se dare mi ti degnano,             menami a lo mosteri,

            e sposami davanti da la jente;

            e poi farò le tuo comannamente.

 

15 - Amante

- Di ciò che dici, vìtama,          neiente non ti bale,

ca de le tuo parabole               fatto n’ho ponti e scale.

Penne penzasti met[t]ere,         sonti cadute l’ale;

            e dato t’ajo la bolta sot[t]ana.

            Dunque, se pot[t]i, tèniti villana.

 

16 - Madonna

- En paura non met[t]ermi        di nullo manganiello:

istòmi ’n esta grorïa                  d’esto forte castiello;

prezzo le tue parabole              meno che d’un zitello.

            Se tu no levi e va’tine di quaci,

            se tu ci fosse morto, ben mi chiaci.

 

17 - Amante

- Dunque vor[r]esti, vìtama,     ca per te fosse strutto?

Se morto essere déb[b]oci       od intagliato tut[t]o,

di quaci non mi mòs[s]era        se non ai’ de lo tuo frutto

            lo quale stäo ne lo tuo jardino:

            disïolo la sera e lo matino.

 

18 - Madonna

- Di quel frutto non àb[b]ero    conti né cabalieri;

molti lo disïa[ro]no                   marchesi e justizieri,

avere no’nde pòttero:               gìro’nde molto feri.

            Intendi bene ciò che bol[io] dire?

            Men’este mill’onze lo tuo abere

.

 

19 - Amante

- Molti so’ li garofani,              ma non che salma ‘ndài:

bella, non dispregiàremi            s’avanti non m’assai.

Se vento è in proda e gìrasi      e giungeti a le prai,

            arimenbrare t’ao [e]ste parole,

            ca de[n]tr’a ’sta animella assai mi dole.

 

20 - Madonna

- Macara se dolès[s]eti            che cadesse angosciato:

la gente ci cor[r]es[s]oro          da traverso e da llato;

tut[t]a meve dicessono:            “Acor[r]i esto malnato”!

            Non ti degnara porgere la mano

            per quanto avere ha ’l papa e lo soldano.

 

21 - Amante

- Deo lo volesse, vìtama,          te fosse morto in casa!

L’arma n’anderia cònsola,        ca dì e notte pantasa.

La jente ti chiamàrano: “Oi perjura malvasa,

            c’ha’ morto l’omo in càsata, traìta!”

            Sanz’on[n]i colpo lèvimi la vita.

 

22 - Madonna

- Se tu no levi e va’tine co la maladizione,

li frati miei ti trovano                 dentro chissa magione.

[...] be llo mi sof[f]ero              pèrdici la persone,

            ca meve se’ venuto a sormonare;

            parente néd amico non t’ha aitare.

 

23 - Amante

- A meve non aìtano                amici né parenti:

istrani’ mi so’, càrama, e          enfra esta bona jente.

Or fa un anno, vìtama,              che ’ntrata mi se’ [’n] mente.

            Di canno ti vististi lo maiuto,

            bella, da quello jorno so’ feruto.

 

24 - Madonna

- Di tanno ’namoràstiti,            [tu] Iuda lo traìto,

como se fosse propore,           iascarlato o sciamito?

S’a le Va[n]gele jùrimi  che mi sï’ a marito,

            avere me non pòter’a esto monno:

            avanti in mare [j]ìt[t]omi al perfonno.

 

25 - Amante

- Se tu nel mare gìt[t]iti,            donna cortese e fina,

dereto mi ti mìsera                   per tut[t]a la marina,

[e da] poi c’anegàs[s]eti,          trobàrati a la rena

            solo per questa cosa adimpretare:

            conteco m’ajo a[g]giungere a pec[c]are.

 

26 - Madonna

- Segnomi in Patre e ’n Filïo     ed i[n] santo Mat[t]eo:

so ca non se’ tu retico              [o] figlio di giudeo,

e cotale parabole,                    non udi’ dire anch’eo.

            Morta si [è] la femina a lo ‘ntutto,

            pèrdeci lo saboro e lo disdotto.

 

27 - Amante

- Bene lo saccio, càrama:                     altro non pozzo fare.

Se quisso non arcòmplimi,                   làssone lo cantare.

Fallo, mia donna, plàzzati,                    ché bene lo puoi fare.

            Ancora tu no m’ami, molto t’amo,

            sì m’hai preso come lo pesce a l’amo.

 

28 - Madonna

- Sazzo che m’ami, [e] àmoti               di core paladino.

Lèvati suso e vatene,                           tornaci a lo matino.

Se ciò che dico fàcemi,                        di bon cor t’amo e fino.

            Quisso t’[ad]imprometto sanza faglia:

            te’ la mia fede che m’hai in tua baglia.

 

29 - Amante

- Per zo che dici càrama,                     neiente non mi movo.

Intanti pren[n]i e scànnami:                   tolli esto cortel novo.

Esto fatto far pòtesi                             inanti scalfi un uovo.

            Arcompli mi’ talento, [a]mica bella,

            ché l’arma co lo core mi si ‘nfella.

 

 30 - Madonna

- Ben sazzo, l’arma dòleti,                   com’omo ch’ave arsura.

Esto fatto non pòtesi                            per null’altra misura:

se non ha’ le Vangel[ï]e,                      che mo ti dico “Jura”,

            avere me non puoi in tua podesta;

            inanti pren[n]i e tagliami la testa.

 

31 - Amante

- Le Vangel[ï]e, càrama?                     Ch’io le porto in seno:

a lo mostero prèsile                             (non ci era lo patrino).

Sovr’esto libro jùroti                            mai non ti vegno meno.

            Arcompli mi’ talento in caritate,

            ché l’arma me ne sta in sut[t]ilitate

 

32 - Madonna

- Meo sire, poi juràstimi,                      eo tut[t]a quanta incenno.

Sono a la tua presenz[ï]a,                     da voi non mi difenno.

S’eo minespreso àjoti,                         merzé, a voi m’arenno.

            A lo letto ne gimo a la bon’ora,

            ché chissa cosa n’è data in ventura.

 

© Belpaese2000С.В.Логиш 09.10.2005

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