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CARATTERI GENERALI DEL DOLCE STILNOVO

Autore: Natalino Sapegno                 Tratto da: Il Trecento

La lirica del Trecento nasce accompagnata dall'arte non rozza, immediata, né primitiva (almeno in quel senso che più generalmente s'attribuisce a codesto epiteto, bensì consapevole de' propri mezzi, non aliena da ricerche retoriche e linguistiche, poggiate su di una vasta e sottile cultura, dotata, a suo modo e secondo l'estetica dei tempi, di discernimento critico. La corrente che, all'inizio del secolo, segna gli orientamenti e i limiti del gusto letterario, è quella del « dolce stil novo » e il suo influsso, pur mescolato, intorbidato, diviso, durerà, oltre il Petrarca, fin nella prima metà del secolo seguente. Influsso esteriore : visibile in determinati e sempre più convenzionali atteggiamenti del contenuto e della forma; influsso intimo e assai più profondo  nella coscienza artistica che opera in molti poeti, e anche nel Petrarca, guidandoli nella ricerca d'una espressione raffinata e nobile de' propri sentimenti, d'una lingua sempre meno volgare, lavorata con delicatezza, scelta ne' vocaboli secondo l'ideale d'un gusto aristocratico e prezioso. Di questa vasta risonanza letteraria del dolce stile giova non dimenticarsi, se si vogliono intender davvero, nella loro formazione e ne' loro limiti, le opere poetiche nate in un determinato clima di raffinata cultura...

Il dolce stile, prima di diventare una tendenza assai diffusa del gusto, fu il convegno ideale - qualcosa di meno che un'accademia con i suoi regolamenti, qualcosa di più che un libero rapporto d'amicizia - fra pochi giovani poeti: ambiente di cultura chiusa ed eletta, che nel mondo letterario, sul finir del Dugento, ha un suo posto ben distinto, e al quale in particolar modo si contrappone coscientemente, come vedremo, nello stile e ne' concetti, la così detta lirica realistica e borghese.
Il che non vuol dire che lo « stil novo » si stacchi in maniera assoluta dalla letteratura anteriore e contemporanea e sia proprio, come pur è stato detto autorevolmente, una « rivoluzione »: mentre è certo che, nonostante la novità de' sentimenti e la nobiltà dell'espressione (onde i suoi poeti si innalzano sull'arte troppo più rozza ed inefficace degli altri rimatori), esso si riattacca con stretti e robusti vincoli non pur alla letteratura del Dugento, ma a tutta la cultura filosofica e religiosa del medioevo; e non d'Italia soltanto. Centro del mondo poetico degli stilnovisti, oggetto di discorsi e di discussioni, quando non di confessioni liriche, è, come ci avverte ancor Dante, l'Amore. E questo Amore è, senz'alcun dubbio, un amore umano : non, come altri ha pensato, un simbolo soltanto, un'idealità, un'astrazione filosofica. Senonché, per intender appieno la ricchezza e la complessità dei fatti psicologici che al concetto d'amore si ricollegano nella poesia degli stilnovisti, giova ricostruire, sia pure in sommario, nella sua formazione storica, la varia e raffinata cultura che quella poesia appunto presuppone...
Invero il « dolce stil novo » non appartiene, nella sua essenza e direttamente, alla storia della filosofia medievale (se pur da quella riprenda talora schemi, classificazioni e persino talune forme linguistiche). E neppure appartiene alla storia della poesia propriamente intesa, come altri studiosi han voluto, per i quali la novità di esso consisterebbe « nello stile, inteso nella sua più nobile e - diciamo pure - moderna accezione, non come scelta e ordine di parole, di frasi, di costrutti, secondo le inani regole rettoriche dell'ornato, dell'eleganza, del ritmo, sibbene come espressione fedele e diretta degli stati dell'anima, lucidamente intuiti dalla fantasia » : espressione sincera cioè di un contenuto profondamente sentito. Il che è qualità generica, comune ad ogni vera poesia, e quindi anche a quella degli stilnovisti in quanto è tale: non giova tuttavia a spiegare il raccogliersi di alcuni poeti in un gruppo determinato. Senza dire che una tal dottrina trascende di troppo i limiti dell'estetica medievale.

Come tutte le così dette scuole poetiche, in se stesso e intrinsecamente, lo stil novo » appartiene alla storia della cultura o, se si vuole più sottile specificazione, della cultura artistica : di quella cioè che costituisce la base, per dir così, naturale, su cui le opere d'arte singole si formano e crescono. E più precisamente ancora potremo definire lo « stil novo » come il fissarsi di un determinato atteggiamento del gusto : il raccogliersi di alcune menti interessate ai problemi della poesia, con passione di creatori e coscienza di critici, intorno ad uno speciale contenuto poetico e a certe regole formali e retoriche, a una singolar maniera cioè di interpretare e di rappresentare le cose. Quanto alla novità così solennemente attestata da Dante dovrà essere ricercata, sulla linea della tradizione letteraria (cui il dolce stile si ricollega), in un approfondimento e raffinamento dell'indagine psicologica. Approfondimento di concetti: ovvero creazione di schemi più numerosi, più agili e duttili, che si giova di una più vasta e attenta cultura quale è quella che si va diffondendo ogni giorno di più tra i laici.
E raffinamento di forme: rinnovamento cioè di una lingua più schiva e delicata, più limpida e più sensibile, atta ad esprimere in immagini nuove le pieghe più recondite e meno afferrabili della coscienza. L'accento del poeta-critico .batte con maggiore intensità ora sul progresso del contenuto, ora su quello dello stile. Del contenuto: come nel luogo più volte citato del Purgatorio, dove la conoscenza più raffinata dei problemi d'amore, posseduta da' nuovi poeti, è contrapposta a quella troppo più grossolana ed estrinseca della vecchia maniera. Dello stile: come ne' passi ricordati del De vulgari eloquentia, dove è proclamata la ricchezza, l'eleganza, la pieghevole adesione a una materia difficile e delicatissima, della lingua nuova. Ma e l'una e l'altra affermazione s'accordano nella consapevolezza d'una cultura privilegiata, piena di fede nella sua verità e nella sua efficacia. Determinare con precisione la materia di cotesta coltura non è possibile (allo stesso modo che è impossibile ricostruire il sistema filosofico dello « stil novo »). Si può indagarne gli sparsi antecedenti; si può anche additare alcuni concetti essenziali e di uso più frequente ne' canzonieri di questi poeti: già abbiamo accennato alla relazione da essi istituita fra gentilezza (o nobiltà) e virtù, fra amore e gentilezza, e all'idea d'amore come moto dell'anima verso la sua perfezione morale, tendenza al Sommo Bene, del quale la bellezza terrena è ombra e vestigio; altri schemi avremo occasione d'indicare più innanzi, esaminando da vicino 1'opera de' poeti singoli, e più specialmente vedremo, per opera del Cavalcanti e de' suoi imitatori, farsi strada una più minuta attenzione alle distinte facoltà od attività dell'organismo, le quali prendon figura e diventar personaggi di un dramma ideale ed astratto, se pur sostanziato d'umanità. Altri elementi d'affinità riscontreremo nella lingua: nell'uso di certe parole («virtù», « valore », « pietà », « mercede », « gentilezza » « umiltà », « ira », « superbia »), le quali acquistano un significato nuovo e singolare, quasi direi scientifico; in certe disposizioni del sentimento, che ritornano dall'uno all'altro di questi poeti, sia pure con minore o maggior vigore; in certi schemi metrici e retorici; perfino in certe immagini e movimenti lirici, che, nell'uso frequente, diventar convenzionali. Ma, pur tenendo debito conto di questi fattori sparsi che insieme collaborano a ricostruire in noi la rappresentazione di quel determinato atteggiamento del gusto, che fu il « dolce stilnovo », occorre non dimenticare che l'elenco di essi, lungi dall'esaurire la novità e la peculiarità vere della lingua e dello spirito stilnovistico, può offrircene soltanto le caratteristiche più esteriori e immediate. La novità della lingua è piuttosto in una voluta ricerca di levità fantastica e di rarefazione spirituale, per cui ogni immagine ed ogni parola ci trasportano in un mondo ideale e raffinato, dove i sentimenti si sviluppano nella purezza incontrastata della loro linea e nulla di corporeo viene mai a toccarli e a sminuirli. E lo spirito peculiare dello « stil novo » è nella persuasione di possedere meglio e più intimamente la realtà della vita amorosa, e in genere psicologica, e di saperne dare una rappresentazione più adeguata in altre parole, nella coscienza, che è fede, di una cultura accresciuta e rinnovata rispetto agli uomini dell'età precedente. Vi è in tutto ciò alcunché di giovanile, e comunque di ingenuo: una superbia, come spesso accade, non scevra di pedanteria. Ma vi è anche una forza vera: il culto del sentimento, che, nella sua purezza spirituale, eleva l'uomo al di sopra della mentalità volgare, non è solo ostentato come un privilegio ma vissuto dagli stilnovisti con sincerità: e nella rappresentazione della vita psicologica la loro arte è veramente, se pur più povera di colore e di concretezza, più intima anche e più sottile. Comunque è necessario che si adoperi a intender gli aspetti di questo ambiente schivo ed aristocratico - il senso d'un'aristocrazia, che non è più di nascita, bensì di sentimenti, di scienza, d'intelligenza artistica, di cultura insomma - chi vuol capir davvero le parvenze d'una poesia nata e divulgata in un cenacolo chiuso, che ha le sue fragili delicatezze e i suoi limiti prestabiliti.
Letteratura italiana 2002 - Luigi De Bellis
© Belpaese2000С.В.Логиш 02.10.2005

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