Grazia
Deledda - Novelle
Amori
moderni
Era agli ultimi di febbraio: una sera tiepida e dolce.
La signora e le figliuole del professor Rotta-Torelli,
riunite intorno alla tavola ancora apparecchiata, nella saletta tranquilla la
cui porta a vetri dava su un giardino incolto, discorrevano col giovane
professore Antonio Azar.
A dire il vero, la signora, ancor giovane e bella, ma coi
capelli bianchissimi, ascoltava in silenzio, stuzzicandosi i denti e guardando
con due vivi occhi neri or l'uno or l'altro dei giovani, a misura che
parlavano, senza aver l'aria di capire del tutto le loro discussioni. Ella era
figlia d'un capitano piemontese, di quelli che han fatto la patria e che
perciò forse non aveva avuto il tempo di curare l'istruzione della
figlia, lasciandola crescere nella più completa ignoranza: ella non
leggeva mai un libro, e non sapeva se i molti che leggevano le sue tre
figliuole fossero buoni o cattivi.
In quel tempo in tutti i salotti d'Italia non si parlava
che del romanzo лQuo vadis?╗
-
No, - diceva Maria
la fidanzata di Antonio Azar, - io non ho letto e non leggerò лQuo
vadis?╗ Sì, sì, appunto perché lo hanno letto e lo leggono
tutti gli imbecilli, tutti gli impiegati, tutti i soldati del Regno di
Italia...
Solo allora la signora intervenne.
-
Rispetta
l'esercito... - disse, senza smettere di stuzzicarsi i denti. - Ricordati che
sei anche tu discendente di quei prodi che ci han dato una patria ed un re...
-
Ma fatemi il
piacere, mamma! Io venero il mio caro nonno, ma non so che farmene della patria
e del re!
-
Se ci fosse
papà non parleresti così! - osservò la grassa dodicenne
Anna, un fenomeno di bimba che aveva già letto più di trecento
romanzi, compreso il лQuo vadis?╗
Ma la sorella non badava a lei.
-
... Gli italiani? Tante pecore gli italiani. Ecco che cosa siete! Ed ecco
anche come si spiega il fenomeno di questo stupido лQuo vadis?╗
-
Gl'italiani? Ma tu
che cosa sei? - chiese Anna dispettosa, agitando le mani piene d'anellini
falsi.
-
... No, - proseguiva Maria, rivolta ad Antonio,
- io non leggerò mai un
libro, che tutti leggono solo perché qualcuno ha
detto che è bello. Ammetto anche che sia bello davvero, ma io non lo
leggo appunto perché è passato attraverso l'ammirazione di una
turba cretina che lo ha profanato...
аа Mentre ella
parlava, Antonio non le staccava gli occhi dal viso. Egli provava una specie di
brivido interno; sentiva un'onda di parole salirgli alle labbra, ma, come
spesso gli succedeva, non riusciva a pronunziarne una. Il mento gli tremava
lievemente. E Maria, accorgendosi benissimo che egli non riusciva ad
esprimersi, s'irritò e cominciò a battere nervosamente
l'estremità del manico d'un coltello sulla saliera colma.
- Eppure io so che tu hai voglia di leggere il лQuo
vadis?╗ - disse Marina, la sorella maggiore - e tu dovresti leggerlo
perché te lo ha regalato Antonio.
- Sicuro... - approvò la madre premurosa.
- Io non ammetto i regali...
- Ma tu leggi il volumetto dei лSalmi╗, che ti ha
regalato l'organista - disse Anna.
аа Maria non
batté palpebra, ma un segreto impeto di collera l'assalì, contro
le sorelle, contro la madre che si stuzzicava i denti, e sopratutto contro
Antonio che taceva.
- Che cosa sono i regali? - riprese dominandosi. -
Convenzionalità, o, peggio ancora, prestiti ad usura, che si devono
restituire a un dato tempo. Questo non entra nella questione. Io, dici tu, ho
voglia di leggere il лQuo vadis?╗ E va bene; ma appunto perché ne ho
voglia non lo leggo. Che cosa è il desiderio? Un moto incosciente, un istinto:
basta esaminarlo per farlo cessare.
- Ma dal momento che tu лhai voglia╗, vuol dire che non
hai esaminato ancora il tuo desiderio - disse finalmente Antonio.
- Oh, ecco il sofista! Ma io sono cosciente anche quando
sono incosciente: ho ancora la coscienza della mia incoscienza.
- Tu sei mostruosamente sottile, - riprese Antonio un po'
ironico, - ma non rispondi mai a tono.
- E che cosa è il rispondere? - ella chiese,
guardandolo fisso con gli occhioni grigi socchiusi, quegli occhi un po'
misteriosi, canzonatori e ingenui e severi ad un tempo che talvolta gli
incutevano paura.
- E la лposa╗ che cosa è? - disse Marina ridendo.
- La лposa╗ è la virtù delle persone
insufficienti, come te... ed altre!
- Meglio insufficienti che anormali - disse Marina.
- Si è più felici - aggiunse lentamente e un
po' tristemente il giovine.
- Che cosa è la felicità? Voi, gente
normale, non sapete neppure definirla; ne parlate come parlate di лQuo vadis?╗
e di tante altre cose, ma non sapete quel che vi dite. Io sarò
squilibrata, come voi dite...
- Chi lo dice? - gridò Antonio.
- Tu lo dici.
- Non solo, ma anche matta! - aggiunse Marina.
- Anche matta, benissimo. Ma tu che chiami matta una
matta che cosa sei?
- Io dico la verità...
- Allora sei capace di dire cieco ad un cieco, per
insultarlo. Ecco che cosa siete voi, i normali, i sani, gli incoscienti, che
leggete лQuo vadis?╗ perché lo han letto due milioni di persone, e
leggete la лFamiglia Polanieski╗ perché è dello stesso autore.
- Tu pure leggi la лFamiglia Polanieski╗! - disse Anna
trionfante.
- Ma ho forse letto лQuo vadis?╗ E leggo la лFamiglia
Polanieski╗ anzitutto perché l'ho comperato io, poi perché
appunto non ho letto лQuo vadis?╗. Del resto non mi piace. EТ la solita storia
d'amore: moralità immorale. Mi piace solo un personaggio: Bukaski.
- Perché ti rassomiglia.
- Scusa, io non sono né tisica, né brutta. Io
sono rosea ed ho un bel profilo - diss'ella con vezzo infantile e con fine
civetteria, passandosi un dito sul naso. - Io sono sana e bella. Sono bella o
no, Antonio? Egli la guardò e sorrise.
- Sì - disse dopo un momento.
E la madre e le sorelle di Maria non protestarono,
perché erano abituate alle piccole stranezze di lei. D'altronde ella era
veramente bella, coi capelli chiari rialzati sulla fronte lucente, e gli occhi
lunghi, luminosi: la camicetta rossa, col colletto bianco da uomo, dava un
riflesso roseo alle guancie infantili ed a tutto il volto abilmente incipriato.
- Bella, ed anche modesta! - osservò soltanto la
piccola Anna, che s'era messa a leggere un giornale e pareva non ascoltasse.
- Ma! - esclamò Maria. - Vuoi andare a letto, tu,
piccola pettegola? Va, va a letto, e pensa che la modestia è una parola.
-
Oh, Dio! -
gridò Anna, fingendo di non aver udito.
- Leggi, Marina mia, leggi che bel vestito aveva la
regina: eliotropio con pizzi gialli. Come doveva esser bella! Cara!
- ... Diceva quel
secentista che la parola è il manico delle cose, - rispose Antonio,
rivolto a Maria, - anche la bellezza, come la modestia, è una parola... Questo non impedisce...
- Di preferire la bellezza alla bruttezza - disse Maria,
ma subito si pentì, perché Antonio era brutto. Egli però
parve non offendersi; solo una vaga tristezza passò nei suoi occhi.
- Io credo la bellezza, riflesso della bontà -
disse con voce grave. - Le cose e le persone belle non possono esser cattive
anche se vogliono parerlo...
Si guardarono: ella si compiacque delle parole di lui,
egli si sentì felice d'aver detto qualche cosa di grazioso.
а Vedendoli bene
avviati, anzi completamente rappacificati, la signora si alzò e condusse
via Anna: Marina si mise a leggere il giornale.
- Del resto tu forse hai ragione, - disse Azar, - il лQuo
vadis?╗ non è poi quel libro meraviglioso che tutti vogliono. Vedrai che
la critica insorgerà e lo demolirà, se non altro perché
diventerà popolare come i лReali di Francia╗. Io, almeno, mi aspettavo
qualche cosa di più: avevo letto che Nerone ci appariva diverso da come
finora ce l'avevamo immaginato. Nel лQuo vadis?╗ certo, la figura di Nerone
è evidentissima; ci par di vederlo, con le sue mani dal pelo rosso, col
suo smeraldo, con la sua clamide; ma ricordiamo di averlo già veduto
così altre volte, leggendo la storia.
- Ma questo sarebbe il merito...
- No. Non basta. L'opera d'arte deve creare; deve essere
più evidente e più acuta della storia. Vedi, per esempio, in
лGuerra e pace╗: Napoleone ci appare diverso dal Napoleone della storia, ma
è così potente e vera la figura creata da Tolstoi che noi diciamo
a noi stessi: "Napoleone è questo, non già quello che
conoscevamo". Nella лFamiglia Polanieski╗ poi, Sienkievicz si ripete
alquanto; Petronio rivive in Bukaski, Vinicio nell'antipatico Polanieski. E
così altre figure. Con questo non intendo dire che Sienkievicz non sia
un grande e potente artista; ma il suo successo mi pare esagerato, ed anche
ingiusto, in confronto a quello degli altri autori. è forse da
paragonarsi a Dostojewsky? Eppure chi in Italia, tranne qualche studioso,
conosce лDelitto e castigo╗? Cominciando da te, che sei la ragazza più
intelligente del mondo, (ella sorrise beffarda, ma di nuovo si compiacque) e
terminando con Pietro mio fratello, che più modesto di te dice di essere
il più intelligente italiano, non avete letto лDelitto e castigo╗.
- Hai letto, nell'ultimo numero del лMarzocco╗ la лMorale
di Polanieski╗? - chiese Maria.
- Sì. Ma solo fino ad un certo punto divido le
idee dell'articolista.
- Fino a qual punto?
- Te lo dirò poi.
- Io so fino a qual punto - ella disse, animandosi
nuovamente d'una cupa fiamma. E si alzò, avviandosi alla porta vetrata che
dava sul giardinetto. Ella era alta ed elegante: la gonna nera un po' corta
lasciava vedere due piccoli piedi calzati con scarpine scollate e calze rosse. Antonio
la seguiva con sguardo acuto, fissandone tutta la persona; ed ella sentiva
quello sguardo, e se ne irritava e compiaceva nello stesso tempo. Inoltre Maria
s'accorgeva perfettamente che alla presenza di Antonio ella mutava sempre di
aspetto, facendo la graziosa come l'ultima delle civette, cambiando voce,
passo, sguardo, sorriso; ma anche volendolo non avrebbe potuto fare altrimenti.
Dopo aver guardato attraverso i vetri, improvvisamente aprì le imposte e
stette nel vano della porta, guardando lontano. La notte era limpida, tiepida:
dietro il muro del giardino un chiarore d'oro annunziava il sorgere della luna.
Marina continuò a leggere: una giovane domestica,
pettinata signorilmente e stretta in un corsetto di velluto nero, entrò
e si mise a sparecchiare la tavola. Allora Antonio andò presso la
fidanzata, che pareva l'avesse completamente dimenticato, ed anch'egli
guardò lontano. Maria si sedette sugli scalini che dalla porta
scendevano in giardino, e il giovine le si mise accanto. Un pergolato di
vainiglie stendeva i suoi ciuffi neri sopra il loro capo: dai campi, dal
giardinetto selvatico, invaso da scheletri di alti melograni spinosi, venivano
tiepidi soffi e un odor d'erba, quasi primaverile.
- Che bella notte! - disse Maria, con voce un po'
commossa. - Par d'essere d'aprile, in campagna.
- E non siamo? - disse Antonio, guardando il cielo. -
Subito là, dietro il giardino, non c'è la collina con la pineta? Ella
non rispose, distratta, col pensiero evidentemente rivolto altrove. Egli le
prese una mano e le chiese con voce sommessa:
- Fino a qual punto?
- Fino a qual punto che cosa? - diss'ella, scuotendosi.
- Fino a qual punto io non divido le opinioni di quello
scrittore?
- Ah, - ella esclamò, ricordandosi, - vuoi che te
lo dica? Sinceramente?
- Sinceramente.
- Tu non le dividi affatto. Poiché anche tu credi
borghesemente che possa esistere una casa di campagna; con dei fiori, dei
libri, dei bimbi; con una moglie bella, buona e feconda: e che tutto ciò
possa essere la felicità.
- E non è?
- E non è.
- Cosa dunque, dove аdunque sarebbe la felicità? Nelle città, tra la
falsità degli uomini e delle cose? La felicità è il sogno,
lo so, la visione di un mondo interiore, tutto nostro; ma siccome questa gioia
noi possiamo gustarla completamente soltanto lontani dal contatto degli uomini,
così io credo che in una casa di campagna, con dei fiori, dei libri, dei
bimbi; con una moglie bella e buona, possa trovarsi la felicità.
- Cosa è la felicità? Una parola anch'essa.
Non esiste, appunto come tu dici, che in sogno; ma né la campagna,
né la città, né gli uomini, né le cose possono dare
questo sogno.
- Come? - egli disse, portandosi la mano di lei al volto.
- E questa non è felicità? Non senti tu, come la sento io, la
gioia di essermi vicina? E il nostro sogno di felicità? Non saremo noi
felici?
- Chi lo sa? - ella disse con voce accorata. Egli provò
un senso di terrore, e tacque impietrito. Non era la prima volta che Maria gli
faceva paura, spalancandogli con le sue tristi parole un mondo vuoto, buio e
freddo come la notte; ma quella sera la voce, il gesto, lo sguardo di lei erano
più tetri che mai.
- Tu non mi ami - egli disse ad un tratto animandosi. -
Se tu mi amassi non parleresti così. Tu leggi troppo, ma non sai ancora
cosa sia la vita.
- E i libri non sono la vita? - ella rispose
dispettosamente. - E del resto cosa è la vita?
Egli non rispose.
- Tu non rispondi perché... - cominciò ella
irritandosi.
- Perché non so rispondere! Sì, è
vero. Ebbene? Ma dirò anche io: cosa è il rispondere? Cosa
è il parlare? Le più grandi cose si dicono in silenzio. Guarda la
luna che sorge.
ааааааа
La luna sorgeva limpida sull'orizzonte d'oro: le stelle
apparivano più vivide e più vicine nel cielo azzurro e profondo. I
melograni si disegnavano su uno sfondo chiaro: un silenzio profondo regnava nel
giardino selvatico.
Ad un tratto Maria chinò la testa sulla spalla di
Antonio; egli vibrò tutto, si volse, le sorrise e mormorò:
- La felicità è questa. La senti? Mi vuoi
bene?
- Sì - diss'ella con voce mutata.
ааааааа
Rimasero così alcuni istanti; poi Maria
sollevò il capo e rise.
- Che hai? - domandò il giovine.
- Voglio raccontarti una storia. Vieni, passeggiamo.
Si alzarono e attraversarono il giardino, i cui angoli
rimanevano chiusi in triangoli d'ombra umida e melanconica. L'ombra tenue dei
melograni immobili proiettava un ricamo scuro sulla sabbia del viale, ai raggi
obliqui della luna. Maria s'appoggiò al cancello di ferro traforato e
guardò fuori: si vedeva tutta la collina coperta di pini marittimi, con
in cima una chiesetta profilata sul cielo d'argento dorato, sul quale la luna
saliva sempre più piccola e più pallida.
- Ho saputo una storia bizzarra - disse Maria. - Prima
che l'abitassimo noi, viveva in questo villino un signore con una figlia
stravagante come me. Ora tu sai che la collina e la chiesa appartengono alla
Marchesa G... che vi fa continuamente celebrare messe e novene. Due anni fa il
sacerdote incaricato dalla Marchesa di celebrare nella chiesetta, era un
giovine tisico, d'una magrezza spaventosa, con due grandi occhi azzurri lucenti
sul volto giallastro venato di rosso; l'organista, poi, era un vecchio
malinconico, dall'aspetto signorile. Due infelici pei quali la morte si
avvicinava sicuramente ma lentamente, quasi noncurante di toglier loro una vita
più triste del nulla. La signorina che abitava qui vedeva spesso i due
infelici: ne sentiva, forse più di quanto la sentissero loro, tutta la
miseria, tutta la tristezza, e s'era messa in mente di dar loro un raggio di
felicità, o meglio di vita, mentre essi agonizzavano. Nella chiesetta,
nel sentiero, dappertutto, ella aspettava ora l'una ora l'altra delle due
infelici creature e le affascinava col suo sguardo.
аааа Non una
parola era stata mai scambiata tra la signorina e i due miseri; ma quando la
vedeva, il giovane prete arrossiva e tremava; mentre il vecchio organista
diventava più melanconico e, dopo, suonava melodie appassionate, brani
di vecchie opere sentimentali che facevano ridere la fanciulla... Qualche
volta, però, ella sentiva un profondo disgusto per la sua civetteria, e
si domandava se, invece della pietà, non era un sentimento malvagio e
crudele quello che la spingeva a tormentare i due infelici, come anche altre
persone che ella credeva di amare sinceramente.
- Maria, - disse Antonio, - tu vuoi farmi credere che
quella signorina sii tu! Ma io non ti credo.
- Ah, ti ho colto! Tu vuoi farmi credere che non sei
geloso, e invece lo sei! Sei geloso anche dei fantasmi!
Egli si aggrappò nervosamente ai ferri del
cancello e guardò lontano, con uno sguardo vuoto, incosciente.
Maria si scostò: egli si volse bruscamente, la raggiunse
e la serrò fra le sue braccia, dicendole:
- Tu vuoi аfarmi
impazzire; tu vuoi farmi paura. Ma io ti amo appunto perché sei
così.
- Andiamo, andiamo! - ella disse, svincolandosi. E si
mise a correre: poi attese il fidanzato sugli scalini della porta, e assieme
rientrarono nella saletta da pranzo.
Marina smise di leggere. La signora lavorava
all'uncinetto. Il tavolo, ora coperto da un tappeto giapponese ricamato in oro,
dava alla saletta un'aria intima e raccolta. Antonio guardò Marina,
così tranquilla, così savia, forse anche un po' triste, e si
domandò perché non s'era piuttosto innamorato di lei, di lei
così serena, che certamente non lo avrebbe fatto soffrire.
- Impossibile,а -
disse subito a sé stesso, - io non posso amare che Maria perché
è... Maria. Eppure Marina saprebbe amare meglio di Maria; saprebbe
лamare╗, ecco tutto. Ella è anzi un po' triste perché non ama e
non è amata. Bisognerebbe che io conducessi qui spesso mio fratello. Intanto
egli e le due fanciulle chiacchieravano animatamente, sotto la quieta luce
della lampada velata di rosa, le tre teste giovanili apparivano piene di vita. Ma
ad un tratto Maria domandò:
- Tu vai a teatro, stasera?
- No, vado a letto. Sono raffreddato.
Infatti starnutò tre volte, poi si soffiò
il naso, e il suo volto diventò ancora più brutto del solito.
Maria lo guardò e disse beffarda:
- Ecco cosa si guadagna a guardar la luna: bisogna poi
mettersi a sudare. Va, va, bevi del latte caldo, metti una berrettaа bianca e suda.
- Sicuro - egli disse, alzandosi, con un sorrisetto di
sfida. - Vado, bevo il latte, metto una berretta bianca e sudo. Sarò
bruttissimo, ma ciò non mi impedirà di sognare le più
belle cose del mondo.
- Te ne vai? - ella chiese, fingendo di non aver capito.
- Me ne vado.
Ma rimase un bel po' in piedi, davanti al tavolo,
sfogliando nervosamente un libro. Maria lo fissava con uno sguardo quasi
nemico. Come egli era magro e brutto! Sul suo viso pallidissimo, sotto la
fronte sporgente troppo alta di pensatore, solo gli occhi vivissimi brillavano.
Chiacchierarono un altro po'.
-
Ieri è
arrivato il nuovo professore di storia.
-
Lo conosci tu?
- аNo, io non lo
conosco.
- аNon è
amico di tuo fratello?
- Non lo so. Credo si sieno conosciuti da studenti.
- EТ scapolo, non è vero?
- Non so. L'ho visto appena. è un bel giovine.
- Biondo?
- Non so, mi pare di no.
- E come hai visto che è bello, se non hai badato
al suo colore?
-
Ma, non saprei: ho
veduto solo che ha begli occhi.
-
Rassomiglia un po' a
te, Maria.
- A me? Allora è certamente bello! - ella disse
ridendo.
Antonio starnutò altre tre volte, curvandosi per
nascondere il viso nel fazzoletto.
- Ora me ne vado davvero - disse poi rialzando il
colletto del soprabito. - E bevo il latte, metto il berretto e sudo...
- E sogni.
- E sogno.
- Buona notte. Addio.
- Vuoi uno scialle? -
chiese la signora.
- Macché! -
gridò Maria, spaventata all'idea di vederа Antonio avvolto nello scialle.
- No, no - egli disse,
rassicurandola, con voce un po' amara. - Addio, a domani. Esci tu domani?
- Non so - ella
rispose, accompagnandolo fino alla porta.
- A domani sera
allora. Addio.
- Buona notte.
S'udivano ancora i passi del giovine che
si allontanava per la strada solitaria, quando Maria sedette davanti al tavolo,
e, spiegando un giornale, disse alla sorella:
- Ma che viene a fare
costui in casa nostra? Come era brutto stasera. Sembra un ragno.
- Maria, Maria! -
disse Marina con voce grave. - Tu sei pazza davvero. Prima hai strepitato tanto
perché lo volevi; ora invece parli così! Mandalo via dunque:
lascialo tranquillo, povero giovine!
- Un ragno! Un ragno!
- ripeteva Maria, come fra sé, chinando il volto sul giornale. - Ah,
poco male quando sta seduto; ma quando s'alza, ah, come è brutto! Ma non
si vergogna di stare in piedi?
Marina scosse la testa
e non rispose.
- Pazza! Pazza! -
disse un po' scherzosa, un po' benevola, la signora Rotta-Torelli, disfacendo
un pezzo del suo merletto. - Ah, ai miei tempi ci si fidanzava e ci si sposava
altrimenti! Ci si amava e ciao! Ora vi fidanzate ma non vi amate, oppure vi
amate e non vi sposate.
Maria le andò
vicino e la baciò in fronte; poi guardò il merletto che la madre
rifaceva pazientemente e disse:
- No, no: io
sposerò Antonio, perché lo amo; ma bisognerebbe...
- Che?
Maria rise.
аааааа а
-
Vedi, bisognerebbe che Dio avesse la pazienza di
disfarlo e rifarlo come tu hai fatto ora col merletto. Nel farlo la prima
volta,
-
Dio, vedi, s'è sbagliato...
- Io credo che sia
avvenuta la stessa cosa con te... - disse la signora.
Maria rise
piùа forte; poi uscì
ancora nel giardino, nonostante le proteste e i richiami della madre, e si mise
a cantare. ╗L'altra notte in fondo al mare...╗
- Sbagliati, sbagliati
tutti e due - pensava mentre cantava. - Ecco perché ci siamo incontrati
e ci amiamo. Perché io lo amo, sì, e лforse╗ lo sposerò:
ma bisognerebbe ch'egli capisse... bisognerebbe ch'egli capisse come è
fatto il mio amore, e, sposandomi, promettesse di non sfiorarmi neppure la
mano... Io lo amo, ma la sua persona mi fa paura, come a lui fa paura l'anima
mia! ╗... il mio bimbo
ааааааа hanno gittato...╗
Azar, intanto, col
colletto del soprabito rialzato e le mani in tasca, camminava frettoloso verso
laа città. La luna illuminava la
strada bianca e solitaria, a destra della quale sorgeva qualche villino, e
qualche pino, di tratto in tratto, nereggiava come un buco sullo sfondo del
cielo chiaro; a sinistra stendevasi un melanconico panorama di pianure seminate
di villaggi grigi e di stagni argentei, e chiuso da montagne lontane: nuvole
color di rame viaggiavano dietro la luna, inseguendola lentamente.
Antonio amava molto
quel panorama e spesso usava fermarsi sull'orlo della strada per contemplarlo;
ma quella sera non si fermò. Si sentiva triste, seccato, raffreddato;
ogni tanto si chinava per starnutire, e un sottile malessere gli fiaccava tutta
la persona.
- Ella lo fa per
tormentarmi - pensava, ricordando parola per parola gli strani ragionamenti di
Maria. - Ebbene? Meglio tormentato da lei, che supinamente adorato dalle altre
donne frivole e sciocche. Ella sente, sa, ama, vive; ella sola. Peccato
però che stiano così lontani - pensò poi. -
Bisognerà davvero che io mi metta a sudare. Del resto potrebbero fare
vita più equilibrata anche loro! Vivono quasi in campagna per poter
frequentareа il teatro e vestire con
lusso.
- Vuole lo scialle?
Ebbene,а perché no? Io l'avrei
preso volentieri, ma ella ha riso. Ah sì, io lo comprendo, io sono
troppo brutto. Ella non può amarmi per la mia persona, ed intanto non
comprende che io l'amo per la sua intelligenza.
Ma subito
cambiò pensiero:
- Eh, no,а l'amo anche per la sua persona... forse per
la sua persona solamente! Perché cerco nasconderlo a me ed a lei? Ella
lo capisce benissimo e si compiace e si disgusta, come io comprendo,
compiangendomene e rattristandomene, ch'ella mi ama solo per la mia
intelligenza. Ellaа лforse╗ non mi
sposerà; lo sento; eppure mi pare d'impazzire al solo pensarci.
D'altronde, che posso io offrirle? Io sono figlio di un pastore, sono povero e
devo anche aiutare mio fratello finché non ha una posizione certa.
Il pensiero del
fratello finì diа rattristarlo.
Ah, quel Pietro! Bello, incosciente, pronto a tutti gli entusiasmi ed a tutte
le leggerezze! In fondo al viale solitario, che Antonio percorreva preceduto
dalla sua ombra come da una persona che lo guidasse mentre egli si perdeva
dietro i suoi tristi pensieri, cominciava la vecchia città medievale,
con le alte case costrutte sui ciglioni erbosi; s'udivano rumori confusi, voci
che vibravano nel silenzio lunare. Il giovine volse le spalle al bianco
panorama ove gli stagni
riflettevano l'ombra dorata delle nuvole viaggianti, attraversò una
viuzza tortuosa e parve destarsi da un sogno trovandosi ad un tratto in una
piazza illuminata vivamente dalla luce elettrica, e animata, nonostante l'ora
tarda, da una discreta folla.
ааааааа Davanti a una vetrina ancora aperta,
Antonio vide Pietro che ragionava con un giovine alto, vestito elegantemente.
- Addio -
salutò Antonio senza fermarsi.
Ma Pietro lo
chiamò, gli disse che aveva una lettera per lui, e gli presentò
il professore di storia, arrivato il giorno prima.
- Piacere - disse
Antonio, un po' seccato; ma tosto fu conquistato dal sorriso grazioso e dal
simpatico accento del giovane professore.
- Rassomiglia
realmente a Maria - pensò guardando la lettera sulla quale riconosceva
la rozza calligrafia di suo padre.
Ma rialzando il capo
vide Pietro e il giovine che ridevano; e davanti a loro, così belli,
così eleganti, lieti e pieni di vita sentì un impeto di profonda
tristezza.
- лElla╗ li amerebbe -
pensò. - Ah, sì, questi ella li amerebbe completamente!
- Io sono stato qui,
io sono stato là; io ho fatto questo, ho fatto quest'altro - raccontava
intanto il professor Carradori, narrando dei suoi studi, dei concorsi, dei
luoghi ove era stato: parlava con facilità e con gaia confidenza: e i
suoi occhi limpidi splendevano, la sua bocca fresca sembrava quella d'un bimbo.
La folla andava e
veniva: passavano fanciulli, venditori di fiammiferi, un frate, qualche
carrozza, signore che, secondo l'ultima moda, davano il braccio ai fratelli od
ai mariti. Gruppi d'uomini chiacchieravano qua e là; il cielo era puro,
l'ora tiepida, la luna chiara, e le voci ed i rumori vibravano nella
serenità della notte quasi primaverile. Antonio si sentiva trasportato
da diversi sentimenti; invidiava la spensierata gaiezza del Carradori e di
Pietro, ma a momenti guardava i due giovani con pietà sprezzante,
giudicandoli frivoli, insufficienti, inferioriа
a lui. Ed intanto
egli taceva, e gli pareva di farlo sdegnosamente, mentre in fondo si stizziva di non poter
prendere parte allaа conversazione.
- Pietro ha promesso
di venire con me quest'estate nell'Engadina, o nella Valtellina - disse ad un
tratto il Carradori, rivolgendosi ad Antonio. - Ci venga anche lei: ci
divertiremo tanto. Io ci sono stato tre anni fa. Se vedesse che paesaggi, che
donne belle ed eleganti...
- Pietro ha promesso!
Dove potrà andar egli?... - disse fra sé Antonio, con ironica
amarezza. E starnutò: poi rispose con franchezza quasi rude:
- Io andrò a passar
le vacanze da mio padre. Per andar in Engadina, o altrove, occorrono molti
soldi, specialmente d'estate. Ho letto che in Engadina si spendono trenta lire
al giorno, in un albergo ove ci si annoia e si muore di fame. Ma le pare?
- Oh, trenta lire, prego
di credere! - protestò Pietro. - Con meno! Con meno!
- Non so, - disse
Antonio, - io sono selvatico: nelle vacanze amo meglio andarmene nel nostro
altipiano.
- Capisco, - rispose
il Carradori, - quando si hanno campagne proprie, come le hanno loro, è bello
passarciа l'estate, e magari tutto
l'anno. Anch'io amerei una bella campagna tutta mia, tutta solitaria,
silenziosa, e con uno sfondo marino... - concluse con un grazioso sorriso,
aprendo le mani per significare che non possedeva nulla.
Antonio capì
che il fratello aveva parlato del selvaggio e piccolo terreno, ove il padre
pascolava il gregge, come di grandi e ameni possedimenti, e suo malgrado si
mise a ridere.
ааааааа
Pietro lo
guardò, comprese perché Antonio rideva, e anch'egli rise. Pareva
tutto contento di sé, e con gli occhi diceva al fratello:
- Stupido, bisogna far
sempre credere quello che non è.
Poco dopo i due amici
invitarono Antonio a recarsi con loro ad un teatro vicino, perché,
dicevano, dovevano condurre a cena una delle più belle artiste. Antonio
ebbe desiderio di accettare, ma tosto si sdegnò fra sé di questo
desiderio, e s'avviò solo a casa.
- Ebbene, -
pensò, dopo fatto qualche passo, - perché mi sono sdegnato al
pensiero di unirmi a loro? Io li credo inferiori a me, e intanto li invidio.
Egli abitava quasi al
confine della città: davanti al suo balcone stendevasi un giardino;
più in là sorgeva una chiesa antica, su uno sfondo di colline
coperte di pini; al sudа brillava il
mare. Giunto nella sua cameruccia, Antonio accese il lume, spalancò il
balcone, guardò il giardino, la chiesa, il mare e le colline illuminate dalla luna,
pensò a Maria e si sentì improvvisamente allegro.
No, non era vero; egli
non invidiava nessuno, egli si sentiva superiore a tutti, egli si sentiva felice.
Ma un momento dopo lesse la lettera del padre, e tornò aа rattristarsi. Il vecchio pastore si
lamentava di Pietro.
- Egli mi ha scritto chiedendomi denaro, -
diceva, - ma tu sai ch'io non ne ho, e oramai sarebbe tempo che mi aiutaste
voi, poiché io mi sono quasi ridotto alla miseria per allevarvi
decorosamente e farvi studiare.
Inoltre il pastore si
mostrava addolorato e spaventato perché una Уbuona personaФ l'aveva informato che Pietro correva Уdietro una donna di teatroФ, la quale stregava il giovane e avrebbe
finito col farsi sposare da lui. Era orribile! Per il vecchio pastore una Уdonna di teatroФ era una donna perduta; se Pietro la
sposava, il pastore sarebbe morto di dolore e di vergogna.
Antonio lesse e
rilesse la lettera, sempre più rabbuiandosi in viso.
- Debbo far vedere la
lettera a Pietro? - si domandò. - Egli venera nostro padre, eppure lo
addolora e lo va a seccare con le sue richieste di denaro. Denaro per comprare
fiori, dolci e uccelli da regalare a quella Уdonna di teatroФ! Il lavoro diа nostro padre! - pensò poi, animandosi di collera. - Ah,
perché Pietro è così incosciente? Lo coprirò di
villanie... Ma no, piuttosto...
Si spogliò, si
coricò e prese un libro dal tavolino da notte; ma tosto starnutò
e chiuse gli occhi, pensando a Maria e ricordandosi che doveva mettersi a
sudare. Sentiva la testa pesante, la gola irritata.
ааааааа
- Piuttosto... -
ripeté, ritornando al pensiero di prima.
Rimise il volume,
spense la candela e stette lunga ora immobile, con gli occhi fissi sui vetri
irradiati dallo splendore lunare.
Provava una specie
d'incantesimo, e sognava ad occhi aperti.
Gli pareva d'esser ancora nel giardino
selvatico, davanti alla luna sorgente, con la testolina strana di Maria
appoggiata alla sua spalla.
ааааааа
- Maria, - egli le
diceva sommessamente, - il professore Carradori аti rassomiglia
davvero; è bello, elegante, ma se tu ti innamorassi di lui, egli non
sarebbe capace di comprenderti. Io sono brutto, ma io solo ti capisco, io solo
ti posso amare come tu devi essere amata. Senti, - diceva poi, ricordandosi la
lettera di suo padre,а - mi viene
un'idea, a proposito di Pietro. Se io lo sgrido egli è capace di dirmi:
"ma forse non vivono tutti come vivo io?
ааааааа Cominciando dalla famiglia della tua
fidanzata, non vive essa in una brutta casa fuori di città per poter
frequentare il teatro, sfoggiare vestiti e passeggiare in carrozza? Apparenza,
caro fratello, tutta apparenza: nel mondo si vive solo d'apparenza. Se nostro
padre ha dei soldi nascosti perché non devo chiederglieli? Dopo tutto
è per лfigurare╗ e così procurarmi più presto una posizione...
Ora pareva ad Antonio
di sentire la voce lenta ed un po' fiacca di Pietro, e non ricordava che era
egli a parlare mentalmente con Maria. La voce di Pietro continuava:
- Presenta al mondo due donne; una buona e
intelligente, magari bella, ma vestita modestamente, che non dica frascherie,
che non si agiti, che stia raccolta e pensosa; e l'altra una fraschetta
qualunque, elegante, stretta nel busto, coi capelli riempiti di stoppa, con due
o tre perle false sul petto: quest'ultima sarà l'amata, l'ammirata, la
felice. Noi uomini siamo tante bestie; sappiamo cosa c'è sotto quei
capelli, sotto quel sorriso, sotto quelle perle, e parliamo male, e diciamo che
ammiriamo ma che non sposeremo mai quella donna; eppure è lei che ci
attira; è il falso splendore delle sue perle false, dei suoi occhi
falsi, della sua anima falsa che ci piace, e noi le giriamo attorno, la
guardiamo, la corteggiamo, la rendiamo felice, e spesso finiamo anche con lo
sposarla. E l'altra intanto langue nell'ombra,
la viola, la vera perla, la dolcezza, la gioia della vita. E la stessa cosa
succede agli uomini, caro fratello: un vestito alla moda, due baffi arricciati
e una caramella valgono per tutto l'ingegno, l'onestà, la forza,
l'occulto eroismo di un uomo".
- Dunque Maria ha
ragione? - si domandò Antonio, quando gli parve che Pietro cessasse di
parlare. - Con tutta la sua intelligenza, che varrebbe ella se non fosse bella
e non vestisse elegantemente? Ma Pietro gusta il vano trionfo dell'apparenza, e
si contenta e gode, vuoto fanciullo, mentre Maria comprende, si disgusta,
diventa strana e cattiva. Ma perché non capisce essa, come lo capisco
io, che si può, che si deve vivere fuori di questo piccolo mondo che non
ci dà nulla e ci prende tutto? Perché?
- Non trovo risposta,
- disse a sé stesso, dopo un istante. - Ella è intelligente; non
può esserlo di più, eppure è frivola. Perché?
Perché? Ed io, io stesso, io non l'amo come ella è? Io, io stesso.
Io che odio tutto ciò che ella ama, io che la seguo dovunque non vorrei
andare, io che sono cosciente, io la amo come ella è, e forse
diversamente non saprei amarla. E sento che ella mi ama appunto perché
sono diverso dai vagheggini del mondo nel quale le piace vivere.
- Mi ama? -
pensò poi,а ricadendo in un mare
di amarezza. - Oh, no. Ella è composta di due personalità, e con una sola di
esse mi ama: all'altra ripugna la mia figura, lo so, lo so. Ahimè, io
posso avere mille personalità, posso essere vecchio, giovine, fanciullo,
sognatore, pessimista, buono, cattivo, ma l'amo completamente, con tutte le
forze dell'anima mia, in qualunque stato mi trovi. E forse ella è
superiore a me perché si ribella e combatte una passione che non approva
pienamente, mentre io amo ciecamente, e sono felice del mio amore infelice.
Di botto tornò
a pensare a Pietro, ed a rivolgere il discorso a Maria, sedutagli accanto sotto
il pergolato di vainiglie, al lume della luna che saliva dietro il tenue
disegno dei melograni sfrondati.
- Maria, mio dolce
amore, io ti amo, ti amo tanto! Tu non vuoi ch'io ti chiami Уmio dolce amoreФ, non è vero? Perdonami: è
il cuore che parla.
- Sai, farò
grandi cose per te, scriverò un bel libro, diventerò illustre. Tu
vuoi così non è vero? O piuttosto tu non vuoi nulla, ma vuoi
ch'io sia grande in me stesso, che non sia volgare, che non pensi a creare
un'opera se questo pensiero non è già grande per sé
stesso?
- Non sai una cosa?
Mio padre ha paura che Pietro s'innamori sul serio di Agar Crivoski, quell'attrice
dalle mani tinte. Vogliamo fare una cosa, dimmi? Io conduco Pietro qui, da voi,
il più spesso possibile, lo facciamo innamorare di Marina? Sarà
la sua salvezza. Gli parve udire una risatina un po' beffarda di Maria, e si
scosse: davanti ai suoi occhi assonnati si stendeva sempre quello sfondo di
cielo lunare, di un azzurro tenero e luminoso. Un triste pensiero passò
nella mente del giovine.
- E se Pietro
s'innamora di Maria? Sono uno sciocco! - pensò poi, portandosi una mano
alla fronte. - Ho un po' di febbre; i pensieri mi si confondono nella mente.
Come è chiaro il cielo stanotte! è già primavera? Sento
ancora il profumo dell'erba del giardino di Maria. Suvvia dormiamo; cerchiamo
di sudare.
ааааааа
Ficcò la testa
sotto le coperte, e tosto provò un gran caldo, una grave molestia. Un
impeto di tristezza lo assalì.
ааааааа
Ah! lì, al
buio, con piena coscienza di sé, completamente sveglio, egli si faceva una triste confessione.
Non era di Pietro, ma di Maria che egli diffidava!