ÿþ<!DOCTYPE HTML PUBLIC "-//W3C//DTD W3 HTML//EN"> <HTML> <HEAD> <META content="text/html; charset=unicode" http-equiv=Content-Type><TITLE>Grazia Deledda - Novelle - Il mago</TITLE> <META content="Adobe PageMill 2.0 Mac" name=GENERATOR> </HEAD> <BODY background=../../sfoncart.gif bgColor=#ffffff link=#000000 vLink=#4c4c4c> <BLOCKQUOTE> <P align=center>&nbsp;</P></BLOCKQUOTE> <P align=center>&nbsp;<FONT color=#740005 size=+1>Grazia Deledda - Novelle</FONT></P> <P align=center><FONT color=#740005 size=+2>IL MAGO</FONT><FONT color=#000000> </FONT></P> <P align=center><A href="../indice.htm">indice</A> | <A href="1_006.htm">precedente</A> | <A href="1_008.htm">successiva</A></P> <BLOCKQUOTE> <P align=center><FONT color=#740005> <HR width=50%> </FONT> <P></P></BLOCKQUOTE> <P>&nbsp;</P> <BLOCKQUOTE> <BLOCKQUOTE> <P><FONT color=#000000>Vivevano in fondo al villaggio, uno dei pi&ugrave; forti e pittoreschi villaggi delle montagne del Logudoro, anzi la loro casetta nera e piccina era proprio l'ultima, e guardava gi&ugrave; per le chine, coperte di ginestre e di lentischi a grandi macchie. <BR>Filando ritta sulla porta, Saveria vedeva il mare in lontananza, nell'estremo orizzonte, confuso col cielo di platino in estate, nebbioso in inverno: cucendo presso la finestra scorgeva una immensit&agrave; di vallate stendentisi ai piedi delle sue montagne, e sentiva il caldo profumo delle messi d'oro ondeggianti al sole, e il sussulto del torrente che scorreva fra le roccie e i roveti montani. In quella casa piccina e nera, col tetto coperto di musco giallo e rossastro, ombreggiata da un vecchio pergolato, fra tanta festa di cieli azzurri e di immensi orizzonti silenziosi, da due anni, Saveria scorreva la vita pi&ugrave; felice che si possa immaginare, accanto al suo giovane sposo dai grandi occhi ardenti e le labbra rosse come i frutti delle eriche fra cui conduceva i suoi armenti, la sola sua ricchezza. Si chiamava Antonio. Anch'esso dacch&eacute; aveva sposato la piccola signora dei suoi sogni da pastore, viveva felicissimo; per&ograve; una leggera nuvola era apparsa dopo due anni di completa felicit&agrave; sul cielo sereno della sua esistenza. Saveria non lo aveva reso n&eacute; ancora accennava a renderlo padre! Era una cosa ben triste! Egli l'aveva tanto sognato un bel marmocchio bruno come lui che appena in gambe l'avrebbe seguito su e gi&ugrave;, fra i boschi e le valli, aiutandolo nelle dure fatiche di pastore; un marmocchio che poi, fatto forte giovanotto, la gioia e la speranza dei suoi vecchi, ammogliandosi avrebbe a sua volta tramandato il loro nome e la discendenza dei loro armenti in un altro, e cos&igrave; via pei secoli dei secoli! Tutti gli avi di Antonio erano stati pastori: e questa gloria egli sognava di continuarla ma come fare se non veniva l'erede? <BR>Tutto fu messo in opera; promesse, novene, pellegrinaggi. Antonio and&ograve;, scalzo e a testa nuda, a piedi, sino al celebre santuario della Madonna dei Miracoli, a Bitti, fece fare una processione, una messa solenne, e promise di dare tante libbre di cera lavorata alla Madonna quante ne avrebbe pesate il futuro figliuolino, ma tutto fu inutile. Saveria restava sottile, sottile, elegante nel suo costume dal corsetto giallo e la camicia ricamata, e la casa non veniva ancora rallegrata dagli strilli del sognato bambino n&eacute; dalla nenia della mamma accompagnata dal cigolio della culla. <BR>Era una ben triste, triste cosa! Se ne aveva gi&agrave; deposta l'ultima speranza allorch&eacute; un giorno un'amica di Saveria venne a trovarla e le disse con profondo mistero, dopo i primi complimenti alla francese </FONT><FONT color=#ff0000 size=-2>1 </FONT><FONT color=#000000>: - Non sapete dunque, comare Sab&eacute;? Peppe Longu mi ha detto che voi non fate figli perch&eacute;... <BR>- Perch&eacute;?... - chiese attenta Saveria con gli occhi spalancati. <BR>- Perch&eacute;? - seguit&ograve; l'altra abbassando la voce. - Ci scampi Iddio, ma voi lo sapete, Peppe &egrave; un mago di prima qualit&agrave;, cos&igrave; almeno dicono tutti... e lui stesso mi ha detto che &egrave; per opera di una sua magia che voi non avete figli. <BR>- <I>Liberanosdomine!</I> - esclam&ograve; Saveria ridendo e facendosi il segno della croce. Come tutte le donnicciuole del villaggio essa era superstiziosa e credeva alle magie, anzi una volta aveva visto coi suoi propri occhi un fantasma bianco vagare pei monti, ma che poi Peppe Longu, per quanto fosse mago, arrivasse a quel punto, ah, questo era troppo! Ma l'altra prosegu&igrave;, offesa dell'incredulit&agrave; di Saveria, e tanto disse che fin&igrave; per convincerla. <BR>Dopo un'ora di chiacchiere accanto al focolare, sulle cui bracie Saveria aveva posto a bollire il caff&egrave;, ell'era cos&igrave; convinta della magia di Peppe che chiese pensosa alla comare: <BR>- E... ditemi, non la potrebbe disfare questa opera infernale? <BR>- Questo poi no, mi ha detto, questo no! Pare che abbia dell'astio contro vostro marito!... <BR>All'imbrunire Antonio comparve in fondo alla strada rocciosa sul suo cavallino nero e la bisaccia gonfia di formaggio fresco e di ricotta. Mentre scaricava la sua <I>entrata</I> sotto il pergolato, Saveria lo inform&ograve; di tutto: egli non rise punto, ma aggrottando le folte sopracciglia si content&ograve; di scuotere la testa. E quando tutto fu rimesso in ordine, cavallo, bisaccia ed <I>entrata</I>, Antonio si sedette a piedi in croce accanto al focolare e si fece ripetere la strana novit&agrave;. <BR>- Ma che diavolo avete con Peppe? Perch&eacute; si vendica cos&igrave; orribilmente? - domand&ograve; alla fine Saveria con grande seriet&agrave;. <BR>- Nulla!... - rispose Antonio. - A meno che non sia perch&eacute; mi rido sempre delle sue magie! <BR>- &Egrave; male! Non hai visto come ha disperso le cavallette che rovinavano la vigna di Don Giovanni? E quelle di Jolgi Luppeddu?... <BR>- &Egrave; vero... &egrave; vero... ma! Vedremo! Domani gli parler&ograve;. <BR>- Ah, se sciogliesse la magia!... - esclam&ograve; Saveria. <BR>Quella notte i due sposi sognarono nuovamente un bel bambino bruno; ma l'indomani, per quante preghiere Antonio gli facesse, il mago del villaggio ricus&ograve; assolutamente di disfare l'incantesimo. <BR>Era un tipo alquanto misterioso quel mago: viveva come tutti gli altri uomini del mondo, per&ograve; non lavorava mai. <BR>&Egrave; vero che oltre le magie pubbliche di cui menava vanto, come l'uccidere le cavallette e il sanare le pecore malate con semplici parole misteriose, per cui non accettava compenso alcuno egli riceveva molte visite notturne; per&ograve; nessuno ci badava e generalmente si credeva che i gen&icirc; che egli aveva al suo comando gli dessero il denaro e le provviste che abbondavano nella sua catapecchia. Ma forse Antonio la pensava diversamente perch&eacute;, viste mal riuscite tutte le sue preghiere e anche le sue minaccie, si rec&ograve; una notte da Peppe e gli promise un bel luigi d'oro purch&eacute; sciogliesse finalmente la fatale magia. <BR>Sulle prime Peppe fece il sordo, si mostr&ograve; anzi scandalizzato, come un artista a cui si proponga un <I>affare</I> che spoetizzi i suoi ideali; ma poi, visto realmente lo splendore del luigi, chiss&agrave; donde il pastore lo aveva tratto! ced&eacute; a poco a poco e grid&ograve;: <BR>- Ebbene, s&igrave;! Lo faccio per&ograve; per amicizia e piet&agrave; di Saveria; ma tu non lo meriti, tu che mi hai sempre deriso!... <BR>Antonio protest&ograve;; Peppe allora l'avvert&igrave; di trovarsi l'indomani notte in un sito deserto della montagna, col fucile scarico, una tovaglia bianca e due ceri. Antonio lasci&ograve; la moneta al mago e promise tutto; per&ograve;, allorch&eacute; trovossi nella strada oscura, minacci&ograve; col pugno la casa rovinata da cui era uscito e sogghign&ograve;: - Vedremo! <BR>L'indomani notte fu il primo ad arrivare al convegno: era un sito orrido e dirupato reso fantastico dal chiarore croceo della luna al tramonto. Nella notte serena non spirava un alito di brezza, e i rovi fioriti, le liane nere e il musco olezzavano nel silenzio misterioso delle roccie illuminate dalla luna. <BR>Il pastore depose il fucile che, secondo la raccomandazione di Peppe, non aveva caricato, la tovaglia, e i ceri su un masso e attese... Peppe non tard&ograve;. Le sue prime parole furono: - &Egrave; giusta l'ora! Mezzanotte -. Stese la tovaglia su una larga pietra nuda e isolata dalle altre, fiss&ograve; i ceri in terra e fece stendere bocconi, per un secondo, il pastore. <BR>Quando si rialz&ograve; Antonio vide i ceri accesi e il fucile posto sulla tovaglia. - Cominciamo! - disse Peppe. <BR>E infatti cominci&ograve; a fare mille pantomime che Antonio seguiva con occhio torvo e con un sorriso di sdegno sulle labbra. Pi&ugrave; che mai si sentiva in vena di deridere il mago; ma qual non fu il suo spavento quando Peppe rivoltosi alla pietra coperta dalla tovaglia, la interrog&ograve; in un linguaggio strano che probabilmente doveva passare per latino, e la pietra rispose, con voce flebile, lugubre, uscente di sotterra, nel medesimo linguaggio?... In pari tempo i ceri si spensero da s&eacute; senza che tirasse vento o che Peppe si chinasse su di essi. Si rivolse invece verso il pastore che tremava verga a verga e gli disse: - La pietra mi risponde che... il fucile risponder&agrave; se la magia &egrave; s&igrave; o no sciolta!... <BR>- Come? - chiese Antonio richiamato in s&eacute; dalla voce del mago. <BR>- Era scarico il tuo fucile?... <BR>- S&igrave; perdio! - esclam&ograve; il pastore. <BR>- Ebbene, piglialo e spara in aria: se fa fuoco &egrave; segno che l'incantesimo &egrave; sciolto! <BR>Antonio, oramai preparato ad assistere a tutte le meraviglie del mondo ma non a quest'ultima, si accost&ograve; alla pietra parlante, prese il fucile e spar&ograve;... Peppe cadde al suolo, senza emettere un solo gemito, col cuore trapassato da una palla. <BR>Invece di sparare in aria, Antonio lo aveva preso di mira... <BR><BR><BR>Dopo il suo involontario delitto, perch&eacute;, nonostante tutto, credeva che il fucile non facesse fuoco, il pastore pens&ograve; di darsela a gambe ma poi riflett&eacute; che nessuno sapeva nulla di tutta questa faccenda, e... ripieg&ograve; la tovaglia, riprese i ceri e il fucile e ritorn&ograve; al villaggio camminando sulle rupi in modo da non lasciare alcuna traccia dietro di s&eacute;, e pass&ograve; tranquillamente il resto della notte con la sua adorata Saveria. <BR>... Sempre incredulo in fatto di magie, il forte pastore dai grandi occhi ardenti non seppe mai spiegarsi come la pietra avesse parlato, come i ceri eransi spenti e come il fucile aveva fatto fuoco; per&ograve; nove mesi dopo ebbe la gioia di pigliare fra le sue braccia robuste un bel marmocchio di cui Saveria lo rese padre. Allora si pent&igrave; amaramente di non aver sparato in aria; ma non potendo far rivivere il mago, si content&ograve; di fargli dire una messa di suffragio nella vecchia chiesetta della montagna.</FONT></P> <P>&nbsp;</P></BLOCKQUOTE> <P align=center><FONT color=#740005> <HR width=50%> <BR></FONT> <P></P> <P align=center><A href="../indice.htm">indice</A> | <A href="1_006.htm">precedente</A> | <A href="1_008.htm">successiva</A></P></BLOCKQUOTE></BODY></HTML>
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