ADRIANO SERONI

CARLO EMILIO GADDA


 

da "Il Castoro", No 36, Ottobre 1973.

Come и avvenuto il passaggio dal Gadda prosatore e УliricoФ al Gadda narratore (7)

La narrazione и certamente uno de' miei obiettivi. Esso non и l'unico, non и stato l'unico, durante il corso degli anni e il tirocinio continuo della mia fatica o, se volete latinamente chiamarla, del mio ozio. I primi impulsi verso la scrittura, in me, ebbero un movente lirico e descrittivo, e insieme narrativo: poi venne anche il saggio, la sognata memoria filosofica da leggere all'lstituto di Scienze Lettere e Arti, da inviare ai concorsi accademici, dove si и premiati d'una medaglia di bronzo. Ho, in casa, dei pacchi, anzi nu cuтfeno 'e 'meditazioni filosofiche', non totalmente spregevoli, d'altronde. Sono scritte in ottima prosa. La descrizione, il desiderio di conoscere e di approfondire, si estese per gradi, specie con la guerra (1915, 1918), all'indole e ai tipi e al destino degli umani, ai rapporti fra le creature: la vita militare e il servizio in guerra sono una trama continua di rapporti, sull'ordito combinatorio del destino: il sibilo che stende a terra, vicino a me, il mio compagno non puт lasciarmi indifferente alla contemplazione della morte, alla mortale probabilitа di essere suo commilitone anche nel regno delle ombre. Cosм la mia scrittura, dapprima nei diari e nelle lettere (che i destinatari hanno sistematicamente distrutto) veniva a investire la vicenda umana, la storia delle anime. Poi ci fu l'immersione dentro il lavoro: fra le tensioni spirituali che gli interessi del lavoro e dell'industria necessariamente vengono a determinare in chi ne и investito. Il forte senso della mia personalitа (forte, cioи intenso: non и un merito; и un fatto della psiche) mi traeva a riuscire un lirico, piuttosto, o un satirico: la volontа di comprendere i miei simili e me stesso mi sospingeva all'indagine e a quella 'registrazione di eventi' che forma, in definitiva, il racconto. Capii che dovevo stringere entro piщ severi limiti la descrizione e l'invettiva, e far posto nelle mie note alla immatricolazione dei ' tipi ' umani, dei ' personaggi ', umani o mitici o bestiali, e delle loro impagabili vicende.

La materia difettava tuttavia alla mia scarsa esperienza: i gesti e le opinioni degli altri non mi eccitavano all'inchiostro: o, per piщ esatto dire, I'esperienza non sempre lieta che avevo fatto degli esseri umani pareva respingere da sВ la mia penna. Cosм un pittore si volge senza speciale vocazione, anzi con certa repugnanza, a un modello particolarmente ignobile, o squallente, o privo di ' segni ' della personalitа, cioи ' insignificante '. (E vero che il puro colore lo chiama, e la pittura и arrivata oggi a penetrare indi a ritrarre voluttuosamente i suoi mostri).

Nella mia vita di ' umiliato e offeso ' la narrazione mi и apparsa talvolta lo strumento che mi avrebbe consentito di ristabilire la ' mi  ' veritа il ' mio ' modo di vedere, cioи: lo strumento della rivendicazione contro gli oltraggi del destino e de' suoi umani proietti: lo strumento, in assoluto, del riscatto e della vendetta. SicchйВ il mio r,arrare palesa, molte volte, il tono risentito di chi dice rattenendo l'ira, lo sdegno Di ciт domanderei perdono a Dio, e magari alle creature, se Dio e le creature potessero garantirmi di non ripetere in avvenire gli scherzucci del passato. Domanderei e domando comunque perdono, poichйВ se gravi sono state le offese immeritatamente patite, gravi sono stati anche gli errori di poi commessi. Molti errori ho commesso: dopo e in conseguenza dei turbamenti che le offese avevano generato in me: tanto da rendere accettabile a mio vantaggio quella sublime osservazione del Manzoni, quando giudica di Don Rodrigo, e di Renzo in furie: УChi fa il male и responsabile non soltanto del male che ha fatto, ma dei turbamenti nei quali induce l'animo degli offesiФ.

La mia scrittura si и dunque volta a narrare, al puro narrare: come la mia anima si avvicina alla serenitа e alla obiettivitа giudiziosa della morte. Il giorno che s'ha le braccia in croce sul petto, siamo tutti molto giudiziosi, siamo tutti angeli. Anche io sarт un angelo quel giorno: tutti i miei peccati saranno evaporati fuori dalla mia santa compostezza, dalla immobilitа e dalla impossibilitа di peccare. Cosм non sarт piщ lo scrittore bizzoso e vendicativo che ero in vita: non sarа piщ l'inchiostratore maligno e pettegolo che avevo l'obbligo di essere per essere un narratore che si rispetti: non sarт piщ il maniaco dei tecnicismi, dei motti popolareschi, dei modi eruditi, degli archi a spiombo e delle piramidi sintattiche, dei periodi a cavaturacciolo, che mi vengono cosм giustamente rimproverati dal buon gusto e dal buon senso delle mie vittime. Ho pronunciato la parola ' pettegolo '. Credo realmente che un bravo narratore debba possedere e debba esercitare non soltanto quello spirito di osservazione che, forse non mi difetta ma anche quel gusto del conoscere i fatti (i fatti altrui), quella voracitа  inquisitiva che mi и le piщ volte mancata e tuttodм mi manca, checchй ne dicano i mordaci miei amici. Temperamento piuttosto incline a solitudine, inetto a cicalare con brio, alieno dalla mondanitа, io avvicino e frequento i miei simili con una certa fatica e una certa titubanza, con piщ titubanza e con piщ fatica i piщ virtuosi di essi. Davanti a chiunque rivivo gli attimi di uno scolaro all'esame. Mi diletto invece di chiare algebre alle ore di ' loisir'. Che non ti snervano quanto una conversazione di salotto ove, a me, m'incorre l'obbligo di fingermi spiritoso e intelligente, non avendo nй l'una nй l'altra qualitа.

Ecco dunque il mio punto debole, per riuscire narratore: manco di appetito, manco della cupiditа di conoscere i fatti altrui, quella che tre grandi ' pettegoli ' possedettero in misura eminente: Dante, Saint-Simon, Balzac.

Da Intervista al microfono, 1951; ora in I viaggi la morte, Milano, Garzanti. 1958.

La rivelazione dello scrittore Carlo Emilio Gadda avvenne, fuori d'ogni clamore avanguardistico, sulle pagine sobrie e misurate della rivista У Solaria di Alberto Carocci, Giansiro Ferrata, Alessandro Bonsanti, negli anni '26-'27. L'atto ufficiale, tuttavia, puт essere retrodatato al 1924, data di composizione dell'Apologia manzoniana, che fu pubblicata, sempre su У Solaria У, nel '27. Lo storico dovrebbe dunque essere autorizzato a classificare lo scrittore lombardo fra i solariani, segnando come periodo della У formazione У tutt'al piщ il decennio completo che dalla data di composizione dell'Apologia porta all'anno di pubblicazione del Castello di Udine (1934). In tale decennio tutte le strade che poi Gadda percorrerа ne a piena maturitа sono tracciate: il saggista, dalla citata Apologia agli scritti I viaggi la morte in У Solaria У, 1927 e Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche (1929, ancora in У Solaria У); il memorialista o diarista (Il Castello di Udine, appunto); il narratore (La madonna dei filosofi, del 1931). Non manca neppure, nel decennio indicato, un primo tracciato d'una poetica gaddiana, nello scritto Tendo al mio fine, posto come prefazione al Castello di Udine. Si aggiunga che agli anni di У Solaria У appartengono inizi o compimenti di racconti fra i celebri del Nostro: come L'incendio di Via Keplero (1930-35), il romanzo La meccanica (1928-29), l'inizio di composizione del San Giorgio in casa Brocchi (terminato nel '52), solo in anni piщ vicini a noi comunicatici dall'autore. Il mondo gaddiano и giа in movimento, vorremmo dire in ebollizione, prima che la seconda stagione attivissima, degli anni '38-'46 avvii i capolavori (La cognizione del dolore, il Pasticciaccio) e presenti per le stampe il superbo blocco narrativo dell'Adalgisa.

Ma la pubblicazione, nel '51 (e successivamente nel '53, '55, '65) del Giornale di guerra e di prigionia, (scritto negli anni 1915-16 e '18-'19) ci riporta molto a monte della rivelazione solariana; e se purtroppo non ci concede finora l'uso e l'apporto di quelle У meditazioni filosofiche У cui (4) qualche volta Gadda ha accennato, У non totalmente spregevoliФ e У scritte in ottima prosa У, e lascia in un certo senso isolato il grande libro delle memorie di guerra e di prigionia, quest'ultimo ci autorizza a parlare di un Gadda pre-solariano, a scavare piщ indietro nelle radici della sua formazione; abbinando poi il Giornale all'Apologia manzoniana, la documentazione s'accresce: --e potremmo aggiungervi un altro frammento della Meccanica, il capitolo Papа e mamma, che Gadda ci comunica d'aver scritto.

Piщ semplicemente, il capitolo sul Gadda giovane s'estende a un ventennio: e con casuale se volete ma non meno significativa simmetria si apre con le memorie di guerra e, all'anno del Castello di Udine, con le memorie di guerra anche si chiude, filtrate giа in modo decisivo per i successivi sviluppi dell'arte gaddiana attraverso il filtro dell'ironia e della satira, che di fronte al У candore У del lontano giornale di guerra e di prigionia segnano giа la sterzata che ci darа il Gadda maggiore. Un consiglio di lettura abbastanza autorizzato ci sembra dunque quello che unisce idealmente le primissime pagine del Giornale alla dichiarazione di Tendo .

La guida alla lettura di questo primo ventennio si puт dunque cosм congegnare: 1) periodo presolariano: Giornale di guerra e di prigionia (1915-16 e 1918-19), Apologia manzoniana (1924), Papа e mamma (1924- frammento del romanzo La meccanica); 2) periodo solariano: I viaggi la morte (1927), la Novella seconda (iniziata il 24 marzo 1928), Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche (1929), La meccanica (1928-29), Notte di luna (1930), L'incendio di Via Keplero (1930-35), La madonna dei filosofi (1931), La casa (1932?), Il castello di Udine (1934) comprensivo anche di: Crociera mediterranea, Polemiche e pace e Tendo al nitone.

Il Carlo Emilio Gadda che ad Edolo di Valle Camonica prende a redigere Уaddirittura in buona copia, come vien viene le note del suo giornale di campagna и un gмovane di buona famiglia lombarda, che ha fatto i suoi buoni studi liceali e che s'appresta a portare avanti i suoi studi d'ingegneria in un istituto superiore fra i piщ stimati d'Italia; che conosce i suoi bravi classici (in modo particolare i latini, Orazlo, Cesare e Tito Livio), che accoppia all'entusiasmo per la grande ed utile avventura della guerra (che и, per lui, Уguerra d'indipendenzaФ) un abitudine e un'attitudine alla disciplina, al fare concreto, una repulsione per l'approssimazione, per il vano parlare, per le affermazioni prive di fondamento, per il vivere disordinatamente e giorno per giorno. La guerra и per lui, vuol essere almeno nelle intenzioni, una prova che saggia la forza del carattere, la capacitа d'autodisciplina, non soltanto sua ma anche della nazione Il cartellino delle sue intenzioni puт essere compilato con parole stesse gaddiane d'allora: Уentusiasmo, tranquillitа, discreta fiducia, spirito di sacrificio. L'attitudine tipica, dominante consiste nel pieno riconoscimento della necessitа della gerarchia e dell'ordine: nй solo nel corso della guerra, ma in generale, nel modo della vita. La sua richiesta, perentoria, и la serietа. Ed ecco che, attraverso il minuto annotare, di ogni atto, di ogni episodio puт significante, si fa avanti quasi l'analista che in ogni momento e atto ricerca i segni di quell'ordine, la necessitа della gerarchia, ma soprattutto i sintomi della serietа. Non li troverа, chйВ anzi vedrа in ogni dove i segni opposti, e particolarmente quelli dell'improvvisazione, della leggerezza, del dilettantismo; e la stessa guerra non esser condotta con serietа e impegno, ma farsi luce la faciloneria dei comandanti, la leggerezza dei dirigenti, la cattiva formazione degli ufficiali suoi colleghi.

Nasce di qui, forse, una prima УrabbiaФ gaddiana: tutto quello sciupio d'energie e di cose che egli scorge, quell'andare alla deriva, che gli fanno addirittura ipotizzare una natura per cosм dire subalterna, forse vile e incapace del suo Paese. Forse и giа rabbia e rivolta quel suo УnazionalismoФ o meglio УmilitarismoФ di cui i critici han parlato: e andando avanti nella lettura delle pagine del diario, essa rompe le buone disposizioni, la pagina candida, l'entusiasmo, incrina la fiducia, turba quanto meno lo spirito dello scrittore. Del resto, al lettore attento di queste pagine non puт sfuggire quella quasi costante vena affiorante di un malumore (attribuito spesso alla stanchezza, al logoramento dei nervi), che gareggia con l'entusiasmo e la fiducia, presentandosi spesso come insita quasi nascostamente ma organicamente in quelle disposizioni d'animo. Lo potremmo identificare con una serie d'aggiunti antagonistici a quelli prima citati: Уtriste, tediato, irrequieto, impigritoФ. O forse con la catalogazione dei moti d'insofferenza sempre piщ frequenti verso l'insulsaggine, il УbecerismoФ dei suoi colleghi ufficiali. O con il semplice riferimento alle УamarezzeФ di cui l'annotatore dice essere in massima parte imbastite le sue note.

Il fatto importante e determinante agli effetti di un grafico dell'animus gaddiano и che, sollecitate dagli accadimenti esterni, si fanno luce le УpredisposizioniФ: in particolare la Уsensibilitа morbosaФ che, secondo l'autore, Уha reso tutto piщ graveФ e che incita la memoria a una triste enumerazione di dolorose vicende:

Le tristi vicende della mia vita siccumulano ora nella mia memoria, facendomi passare delle ore ben grame. Tutte le volte che rivado nel passato, non ci vedo che dolore: le sciagure famigliari, i dissapori avuti, [...] l'educazione manchevole, le torture morali patite, le umiliazioni subite [...], I'immaginazione catastrofica del futuro, la povertа.

Sм che viene spontanea la domanda: il giovane Gadda ha accolto la guerra come quella scuola, ed esempio, e fatto vivo, di carattere e di forza di concreta e produttiva disciplina che prima dicevamo, o non ha piuttosto cercato nella guerra una liberazione dal suo malessere, da quella sensibilitа morbosa, pensandola come un modo di riduzione del suo io alla norma, un tentativo di imbrigliare definitivamente la sua УrabbiaФ ed anche quei Уresidui di rabbiaФ che gli permangono dentro dopo ogni battaglia esterna? SicchйВ la morale del giornale di guerra potrebbe essere УprivataФ alla fine; come chi dicesse: ho tentato di tutto per castigarmi, reprimermi, autodisciplinarmi; il tentativo non и riuscito. E la УrabbiaФ puт allora diventare un modo, l'unico possibile, di espressione della sua personalitа. Una costante della sua vita e dei suoi prodotti letterari. Forse questa ipotesi trae ulteriore argomentazione dalla lettura del disperato diario di prigionia: sentii con intensitа spasmodica che non un sorriso di gioconditа ha rallegrato i miei giorni distrutti; ho patito tutto, la povertа, la morte del padre, l'umiliazione, la malattia, la debolezza, l'impotenza del corpo e dell'anima, la paura, lo scherno, per finire a Caporetto, nella fine delle fini. Non ho avuto amore, nй niente. L'intelligenza mi vale soltanto per considerare e soffrire; gli slanci del sogno, l'amore della patria e del rischio, la passione della guerra mi hanno condotto a una sofferenza mostruosa, ad una difformitа spirituale che non ha, non puт avere riscontri.

EТ questo lo sfogo interiore provocato da una predica di un vescovo ai prigionieri; ed и sfogo senza abreazione, dove par tacere del tutto la rabbia icome un bilancio fallimentare, che s'aggraverа con la morte dell'amatissimo fratello: fino alla disperazione.

Per non lasciarsi fuorviare dalla manifestazione piena dell'amarezza, conviene riscattare i toni del УGaddusФ, del УDuca di Sant'AquilaФ, i suoi divertimenti e i suoi entusiasmi, i suoi candori, oppure accostare, giа da una nota di questo diario di guerra, in data 7 settembre 1915, lТinizio di quella che sarа poi l'Apologia manzoniana.

Quanto и lontano, questo spirito che ha voluto la guerra per schiacciare in aeternum il militarismo tedesco, quanto и lontano dalla sapienza e al metodo dell'analisi, di cui il Manzoni и insigne maestro e profondo esempli catore, che soli ci porgeranno il modo di correggere, di districare, di lenire con spirito equanime e con acutezza di vedute pratiche ed etiche i mali presenti degli uomini!

Se l'unicitа di questo libro nella nostra letteratura moderna consiste fondamentalmente nel non essere filtrato attraverso la letteratura, almeno intesa come esperienza letteraria (l'autore ne iniziт le prime pagine che aveva diciannove anni e ne scrisse le ultime a ventitrй), la sua indispensabilitа a capir meglio l'origine prima dei prodotti gaddiani e da ricercare in certe singolaritа, qual'и questa ammirazione per il Manzoni, del tutto inconsueta nei paradigmi letterari di quegli anni, e giа piщ non scolastica ma abbastanza motivata da ragioni storiche e umane, non meno evidenti di quelle che diversi anni dopo stanno alla base dell'Apologia manzoniana. Tuttavia torneremo ancora, per il secondo aspetto che c'interessa, a sotto lineare il tema della УsensibilitаФ; almeno ricordando quest'altro passo che appare sotto la data 28 settembre 1916:

La lotta che io ho combattuto nella vita и stata terribile, spossante; и stata atroce per la superioritа del nemico, che scherniva i miei sforzi. Io ci ho lasciato l'anima e ormai non sono che un vegetale. Il nemico atroce e cane si chiama sensibilitа, eccitabilitа; l'eccitabilitа cerebrale, del pensiero indagatore che immagina le sofferenze future, le lotte future la sensibilitа morbosa che atterrisce ad ogni ostacolo, ad ogni prova. Veramente le prove sostenute nella mia infanzia sono state tali, per circostanze famigliari, da scuotere qualunque sistema nervoso: figuriamoci il mio, il mio di me, che avevo paura a salutar per via un mio compagno di scuola o la mia maestra, che immalinconivo e impaurivo all'avvicinar della sera!

E ancora su questo fondo che insiste, finchй poi scatterа, l'animus gaddiano. Come testimonia una annotazione del 10 settembre 1919, quando ormai il giovane Gadda и di nuovo a Milano, alle prese con la vita УnormaleФ. Si professa stufo di tutto, anche della famiglia, trova che il destino УmaledettoФ congiura contro la sua grandezza; che egli и pronto a commuoversi sempre sulle УragioniФ altrui, che ha tendenze Уpiagnucolose - erotiche - sentimentali - entusiaste degli altriФ, che non possiede il Уdisprezzo degli altriФ, che non ha l'istinto dell'odioФ; che la realtа di quegli anni и УmerdosaФ, e in essa si sente Уimmedesimare ed annegareФ. Scatterа da questa condizione la ribellione?

Sto trasformandomi? Non credo. Quando imparerт il disprezzo degli altri? Quando avrт per me quella meravigliosa forza d'istinto che consiste nel sentire dell'uomo che ci sta presso, la rivalitа, non l'affinitа? Io sento la simpatia e ]'affinitа, guardo con occhio amico ogni porco che passa. Non ho l'istinto delI'odio, che in mc ha forme e origini soltanto cerebrali. Gadda ha risposto con chiarezza alla domanda, con una risposta che resterа valida per tutta la sua opera: l'istinto dell'odio ha in lui forme e origini soltanto cerebrali. Il suo manzonismo non и nй un'invenzione, nй un abito superficiale. Molti anni dopo, esattamente nel '50, intervistato al microfono da chi scrive queste note, dirа che il narrare nella sua vita di Уumiliato e offesoФ gli и parso talora Уlo strumento in assoluto, del riscatto e della vendettaФ; citerа Manzoni (Уchi fa il male и responsabile non soltanto del male che ha fatto, ma dei turbamenti nei quali induce l'animo degli offesiФ), conchiuderа: УIl giorno che s'ha le braccia in croce sul petto, siamo tutti molto giudiziosi, siamo tutti angeliФ. Come a dire che la УribellioneФ, la УvendettaФ non и riuscita ad uccidere la sua vecchia ingombrante natura; o che, quanto meno, di nature se n'и portate dietro due, da quando ha cominciato a vendicarsi narrando. Il giovanile diario di guerra aiuta dunque, in modo evidente, a capire quelli che saranno i successivi sviluppi dell'arte gaddiana. PurchйВ non si trascuri il fatto che quel libro и in sВ uno dei capolavori di Gadda, nй puт considerarsi come una pura e semplice preparazione al Gadda УmaggioreФ.

Una caratterizzazione in breve dell'ФanimusФ gaddiano si puт anche ritrovare in una poesia del 26 febbraio 1915, che fu casualmente ritrovata nel 1963 in un quaderno scolastico di scienza delle costruzioni, e che risulta chiaramente ispirata dalla lettura di Leaves of Grass di Walt Whitman, che Gadda Уfrequentт nella traduzione italiana di Luigi GamberaleФ (1907). Nello stesso anno '63, in occasione del ritrovamento, Gadda ritrascrisse quella sua vecchia poesia; che naturalmente e ragionevolmente qui riferiamo nella prima stesura:

O mio buon genio divino ed umano, aereo Ariel,

Leggimi la tua lezione di metafisica: Non ti chiedo lo Schelling nй il Kant, non il Fichte nй lo Hegel, Ti chiedo la nozione compiuta dei bisogni del mio spirito,

La nozione della necessitа.

Non metto in dubbio Platone, nй Socrate, nй Cristo,

Nй il trinomio dei vecchi democratici,

Ma non voglio neppure che il fiume rabbiosamente mi sommerga

e mi circonfonda delle sue prede,

Epperт nuoto e ti chiedo che il mio cuore sia franco

Che sia duro il polso e il bicipite, e guizzante la mano.

Instaura in me il sentimento di fratellanza che i moderni democratici vantano

nelle loro anime leggendo i loro magnifici giornali con magnifici titoli

lo stesso che certamente anima i preti nella raccolta parrocchia, nei

silenzi dell'orazione e lungo le pratiche della misericordia;

Fa' che mi piaccia il discutere a lungo, con animazione,

Su quello che ci vorrebbe e che nessuno vuole

Su quello che bisognerebbe fare e che nessuno fa

Su quello che vorrebbero dare e che nessuno dа

Fa' che mi piacciano le elucubrazioni e le investigazioni inutili,

Fa' che mi dispiaccia la volontа del sacrifizio comune

Del sacrifizio immediato e pronto, che giunge a tempo e che reca di poi

vantaggio,

Fa' che io trovi in ogni imbecille il tipo perfetto dell'uomo

In ogni alfabeta un bieco aristтcrate

In ogni maestrina che ha letto i Miserabili di Victor Hugo una apostolessa del

Bene futuro,

In ogni scettico una persona di spirito

In ogni canaglia una persona У navigata nella vita У;

(La sua navigazione и consistita nell'urto del rabbioso fiume che lo ha sollevato

dal limo del fondo all'aereo e spumeggiante flutto)

Fa' insomma che io lodi ogni direttiva fantasiosa come una profonda e virile

sintesi della realtа,

Come un bellissimo mare circonfuso d'una corona di monti fa' che io lodi ogni

pisciata cavallina

Fa' che io impazzisca di furibondo e divino entusiasmo, o che io mi raccolga

nell'estasi, al sentire i discorsi de' miei concittadini,

Fa' che io mi crтgioli nel brodo di lasagne della loro eloquenza come nel bagno

d'erbe riccamente aromatiche;

Allora, o mio genio divino ed umano, aereo Ariel,

Allora, e allora solamente, sarа compiuta e perfettissima in me la nozione della necessitа

Allora, e allora solamente, i bisogni del mio spirito saranno appagati

Allora il mio bicipite potrа fendere il bellissimo flutto senza che il cuore mi

tremi di rammarico e di disgusto,

Allora anche io scriverт col poeta democratico che la Vita e il Mondo son belli,

che l'Avvenire и santo,

il mio nome sarа tra i piщ cospicui di detto Mondo, di detta Vita, di detto

Avvenire.

L'aver posto in particolare evidenza il dato--insistito e ripetuto come motivo ossessionante nel diario di guerra--della Уsensibilitа morbosaФ vuole indicare, oltre tutto, la possibilitа, forse la necessitа, di agganciare motivatamente l'opera gaddiana fin dal suo remoto nascere ad un filone europeo di sviluppo, in gran parte disarticolato dalle linee particolari di lavoro della letteratura italiana del primo trentennio del Novecento. Ove poi si rifletta che quel motivo ossessionante ritorna negli anni piщ maturi di Gadda, quando giа il grande narratore и formato pienamente, e che si identifica e si esprime nel concetto del narrare come УvendettaФ, ci si renderа meglio conto che l'opera gaddiana si apparenta alle grandi esperienze europee, da Svevo a Joyce a Musil: con la presenza viva e permanente di un autobiografismo che finisce per diventare un vero e proprio metodo d'indagine della realtа oggettiva e che opera attivamente sulla struttura stessa del narrare gaddiano.

Puntare su questo motivo и certamente ipotesi meno facile e meno immediatamente evidente che non far leva su altri due fenomeni tipici del giornale di guerra; che tuttavia sono componenti necessarie di un discorso su Gadda: la capacitа cioи, fin dagli anni giovanili, di ridurre la tensione autobiografica all'ironia e all'autoironia attraverso l'uso dello scrivere aulico e arcaicizzante; e di affrontare la realtа con una precisione ed esattezza di linguaggio che giа prefigura il rigore eccezionale del linguaggio gaddiano.

Per il primo punto, la citazione d'obbligo sta in una pagina del 2 settembre 1915:

УHodie quel vecchio Gaddus e Duca di Sant'Aquila arrancт du' ore per via sulle spallacce del monte Faetto, uno scioccolone verde per castani, prati e conifere, come dicono i botanici, e io lo dico perchйВ di lontano guerciamente non distinsi se larici o se abeti vedessi. Ahi che le rupi dure e belle del corno Baitone si celavano nelle nubi, forse per ira della non giusta precedenza data ai risolacci. Lа и destino che chi vuole non possa, e che puт non voglia. Ora, questo Gaddus amerebbe adunghiare questo Baitone, ma gli и come carne di porco, a volerla mangiare di venerdм: Moisи ti strapazza. Ora, questo и il venerdм, perchйВ и il tempo delle mortificazioni, e Baitone и porco, perchй piace, e il generale Cavaciocchi, buon bestione, и Moisи, perchй non vuole. E il Gaddus и il piщ credente nella legge, e nella sua continua sanzione. Per che detto Duca seguitт per prati e boschive forre la sua buona mandra, che lungo la costa cantт nel silenzio della valle. Cantт la canzone dell'alpino che torna poi che chi non torna nВ pure avanza fiato a cantare, e che gli и chiesto come si и cambiato il viso dell'antico colore: и stato il sole del Tonale che mi ha cambiа il colore, rispose l'alpino: e la sua ragazza si contenta ecc.

Per il secondo punto, l'esemplificazione riguarda soprattutto quelle pagine del Giornale in cui Gadda descrive con dovizia di particolari, aiutandosi anche con schizzi grafici, le costruzioni di trincee e gli approntamenti di linea o le azioni militari. (Si puт indicare quale esempio notabilissimo il narrato da Canтve di Sopra, in data 7 settembre 1916 e del giorno seguente).

Il primo testo narrativo gaddiano reca, come s'и detto, la data 1924: per la precisione, secondo l'indicazione fornita dall'Autore, fu steso Уin due giorni dell'agostoФ di quell'anno. Il riferimento all'esperienza umana, di guerra e di prigionia, dell'Autore и esplicito, e par quasi riprendere il discorso dove era stato interrotto, dagli ultimi taccuini del Giornale, dopo il ritorno a casa del combattente prigioniero: si tenga presente che l'epoca in cui son collocati gli avvenimenti del romanzo La meccanica, di cui il brano Papа e mamma и il primo momento, и per l'appunto il maggio del 1915. Gadda, che non ha ancora dimenticato la sua esperienza di guerra e di prigionia, che la sente anzi ancora in modo immediato, scrive: УAgli studenti, poi, era svaporata ogni volontа di studiare; non tutti perт, chй c'erano anche dei giovani serii, che non perdettero un giorno, nй un esame. Alla benemerita categoria di questi giovani serii non appartenne di certo l'A., che perdette tutti i suoi giorni e tutti i suoi esamiФ.

Questo richiamo all'autobiografia и abbastanza interessante, per un collegamento esterno guerra-autobiografia-inizio della narrazione. Ma non и l'unico elemento d'interesse: si presenta qui infatti, per la prima volta, l'uso del dialetto, lombardo naturalmente, sia immediatamente usato che mediatamente, con costruzioni tipiche, diligentemente indicate in nota, sia nel discorso diretto dei protagonisti del racconto, sia come mezzo per intervenire, sottolineare, commentare; ed anche vi sono giа esempi di scrivere composito, a segnare l'inizio di un filone che nel Gadda maturo costituirа uno degli ingredienti piщ spiccati della sua forza di narratore, del suo linguaggio.

Il frugare in una scatola di legno piallato e sudicio, a scomparti, che contenesse viti e madreviti usate, bulloni unti, lamette di rasoio, candele scompagnate, chiodi di scarpe da montagna frusti mescolati con matassine di trecciuola di rame, pezzi di cordoncino isolato o anche malamente scabbioso, qualche bottone di madreperla, qualche fondo vetrato di scamla di fiammiferi qualche penna di pollo rotta in due, per untare, e qualche spazzolino da denti consunto, destinato in vecchiaia alle candele e amagneti, il frugare pazientemente in questo repertorio gli dava ore fuggevoli, liete di quella serenitа e di quel medesimo oblмo, come al giovinetto poeta quando scartabella e fruga tra i vecchi poeti le loro giovani, gemmanti parole, vivida e fresca rugiada che la notte loro depone davanti la sua alba meravigliosa.

Nй mancano gli stilemi che anticipano di tanti anni i moduli carduccianeschi ironizzati nel Pasticciaccio (УE dalle spire buie del Gottardo sibilava snodandosi il nero, sibilante serpenteФ). Nel contesto cantoniano e scapigliatesco generale del testo preso in esame, di fronte cioи al predominare d'una filiazione abbastanza legittimata, che nel Gadda maturo si perderа, non pochi dunque sono i segni del narratore futuro. Il quadro, oltre tutto, si fa piщ ampio e compiuto, se consideriamo tutti e tre i frammenti de La meccanica, giungendo, con il УdivertimentoФ Le novissime armi, a uno status gaddiano fondamentale: dove balena giа, felicemente, il dissacratore della cronaca ufficiale e della storia solennizzata. Ma, con questo esempio, siamo giа al '28. L'Apologia manzoniana non solo scritta ma giа era anche stata pubblicata.

Quasi ad apertura di quelle dieci pagine apparse in УSolariaФ il lettore potrа trovare una delle prime manifestazioni di una УpoeticaФ gaddiana, primo anello d'una catena di asserzioni gaddiane, che condurrа al УgarbuglioФ, al УgliuommeroФ nel quale agiscono, storicamente necessitati, i grandi personaggi di Gadda. E val la pena, questo anello, porlo immediatamente sotto gli occhi del lettore: УLa mescolanza degli apporti storici e teoretici piщ disparati, di cui si finse e si finge tuttavia il nostro bizzarro, imprevedibile vivere, egli ne avvertм la contaminazione grottescaФ.

Cosм come val la pena di insistere perchй il lettore del Gadda maggiore vada a ritrovarsi, in quelle lontane pagine, i due squarci dedicati al barocco, alle immagini barocche di una societа e di un personaggio. La prima и la sintesi descrittiva de La vocazione di San Matteo del Caravaggio, in San Luigi de' Francesi in Roma, l'altra и una figurazione assai mossa ed efficace dell'ambiente secentesco in cui si svolge la storia di Renzo e Lucia.

Le due descrizioni sono al tempo stesso abbinate e messe a contrasto; e ne emerge la societа del romanzo manzoniano umanizzata dalle presenze spirituali che non sono nel Caravaggio; il barocco caravaggesco suscita senso dell'avventura, quello manzoniano senso del dramma e dell'ingiustizia sociale, i cui УlividoriФ potrebbero aver per pittore lo Spagnoletto; il barocco caravaggesco и giovane, il livido barocco dei potentati manzoniani insulta da posizioni di vecchiezza. Ecco il barocco della Vocazione:

УMichelangiolo Amerighi veste da bravi i compagni di gioco di San Matteo. Mentre il Cristo comanda a Matteo che lo segua, un viso di adolescente, sensualmente distratto, chiede: -- Chi cerca costui? -- Il vino imporpora le sue floride gote ed egli si volge indifferente, con sorrisetto quasi bolognese. Una bella piuma ha nel cappello di velluto violetto e una sottile spada al fianco. Le gambe nervose si vedono di lа dallo sgabello, come in riposo, dopo l'accorrere, dopo il rissare. Non vi и pena nй pensiero. Rosse e fervide luci sono il termine della calda, verde pianura e nelle vene gioconde pulsa il fervido sangue dell'adolescenza.

Il soldo и sicuro, lesta и la spada.

Nei vicoli, sotto gli archi dei passaggi, passano ridendo i micheletti della ronda e qualche puttana si rimpiatta, inseguita da sgangherate risate.

Poi, quando la ronda si perde con una cadenza lontana e la luna fa diagonali di ombra e di biancore sui quadri delle case e sui tetti, si puт chieder conto, de' suoi diportamenti, a uno che passerа. Una spallata. E perchй, e per come. Le voci son basse e concitate. Ma qualche finestra si apre e donne in camicia si danno a invocare la Madonna. Il soldo comanda e la spada lavora.

Il Signore comandт che Matteo lo seguisse, lasciando nella taverna i dadi e i nummi del mondo. Il Caravaggio vide e dipinse il Signore e Matteo e poi giovinastri dalle turgide labbra, cocchieri, sgherri, garzoni. Meglio girare alla larga.Ф

Ed ecco il barocco dei Promessi sposi:

УNegli atroci silenzi la legge si fa irreale, perchй nessun termine di giusto riferimento le и conceduto. Nulla esiste piщ, nulla и piщ possibile socialmente: reali sono soltanto gli impulsi della fuggente individualitа. УMemento, quia pulvis esФ. Domani sarа tardi. L'ammonizione discende fra gli orrori dell'anima ardente come i soli della Spagna ed и l'espressione unica del conoscibile: acquista un senso individualistico, edonistico, esattamente antinomico a quello sociale e legatore per cui dovrebbe essere pronunziata. Non vi и comando, non vi и legge, se non dalle viscere torturateФ.

Il barocco УgiovaneФ del Caravaggio della Vocazione (per il quale Roberto Longhi ha fornito, da par suo, in un noto saggio, un definitivo quadro di ricerca e di sistemazione) sta al di fuori delle possibilitа del drammatico pessimismo gaddiano. Il suo barocco non puт essere che quello, drammatico, alimentato da un fondamentale pessimismo, del Manzoni.

In questo nostro tentativo di fornire al lettore gli ingredienti del Gadda giovane, vediamo ora i due scritti del '27 e del '29: I viaggi la morte e Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche.

Il primo dei due scritti и la continuazione del tema fondamentale posto nell'Apologia; al centro и l'etica, il dramma dell'etica, inevitabile; esso и presente in Baudelaire (Le Voyage) ed in Rimbaud (Bateau ivre), com'era presente nel romanzo manzoniano, dove Уil tema etico preoccupante domina interamente la situazioneФ; in Baudelaire Уil rimpianto di un motivo etico che intessa la trama della vita и tuttavia manifesto, se puт non (16) espresso, nella forma talora spiritica, talora cinica, talora desolata della composizioneФ; in Rмmbaud Уla sensibilitа morale vige sotto il velo dell'astrazione esteticaФ; in generale Уla poesia in quanto epitome purificatrice della conoscenza, nella estensione piщ ampia di questa, non puт cancellare dal mondo le realtа eticheФ.

Ma qui si va oltre le posizioni dell'Apologia, verso una dichiarazione, anzi una richiesta di una Уtrepidazione moraleФ, opposta a una Уdissonante mania esteticaФ, in nome della quale (la trepidazione morale) anche il Carducci si salva; in nome della quale il sogno alogico и riprovato in persona dell'Ariosto. La passione etica, cosм presente nel Giornale di guerra, non и dunque un fatto limitato ad una impennata giovanile coinvolta in un dramma colossale come la prima guerra mondiale; non и quindi collegata al УnazionalismoФ del Gadda giovane e al suo senso della Уpatria У e della УstirpeФ. Vedremo piщ avanti che essa opera attivamente nel Gadda piщ intensamente dissacratore, che и componente non certo trascurabile dell'ironia e della satira gaddiane.

In termini elementari, potremmo anche azzardare l'ipotesi che il punto focale della visione polemica gaddiana della natura dell'arte consista nel suo ripudio della Уpoesia puraФ; nella conclusione dello scritto sulle belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche la posizione и assai chiara e la polemica contro la concezione crociana dell'estetica appare, puт nella cordialitа dell'impostazione, chiarissima: У... se l'attivitа estetica sia realmente prescissa, come da taluni и stato nobilmente affermato, dai momenti che sogliono chiamare prammatici dell'esser nostro o se nel mondo cupo d'ogni rappresentazione sia ritrovabile ancora quello stesso germe euristico che и la sintesi operatrice del reale.Ф

<ЕЕ>

In altre parole, le Уrealtа storiche, esterneФ stanno davanti allo scrittore come i Уcubi di granito da rimuovereФ stanno davanti al cavatore.

Il collegamento fra le ipotesi poste nel saggio del '29 e l'Apologia manzoniana и abbastanza evidente: si direbbe anzi che il Manzoni opera, secondo Gadda, su quelle realtа esterne, storiche con rigore insieme etico e linguistico. Ma non и neppure azzardato ipotizzare nelle suggestioni del saggio sui contributi espressivi un'estensione, una maturazione cosciente a piщ alto livello, se volete, dell'atteggiamento del Gadda giovanissimo di fronte alle realtа esterne, storiche, di fronte al УprammaticoФ della vicenda della guerra 14-18. L'ФevasioneФ и dunque scartata, cosм come il sogno assoluto, dalle linee della poetica gaddiana; l'etica necessitata, il necessario rigore nei rapporti con la realtа nell'espressione autonoma dell'arte sono affermati con vigore. Il raggiungimento del УsupersignificatoФ, che и il Уmodo d'espedirsiФ dell'artista, avviene in funzione delle realtа date (storiche, esterne).

L'accento, naturalmente, ha da battere sul tema della УdeformazioneФ delle realtа storiche, esterne, У date У; quella У brutale deformazione dei temi che il destino s'и creduto di proponermi come formate cose ed obbietti: come paragrafi immoti della sapiente sua leggeФ, come и affermato nella risposta che Gadda fornм, nel 1931, a un referendum indetto da УSolariaФ sulle tendenze degli scrittori interrogati. In questa tendenza alla deformazione brutale sono coinvolti sia l'eticitа, sia il rapporto necessitato con il reale, sia l'autobiografismo, prima notato, che ritorna in toni decisi:

(18) Quella che le cantatrici e i loro aiuti sogliono chiamare la vita и stata per me un'immonda prigione: la mia giovinezza, secondo il ...poeta, una tenebrosa tempesta; e quello che sogliono chiamare il bene, и stato il muro del carcere e la bontа della tomba.

Naturalmente, una delineazione di tendenza quale noi proponiamo al lettore per il primo tempo dell'arte gaddiana non va sgombra di contraddizioni, di ambiguitа anche: il У guazzabuglio У gaddiano dev'essere sempre presente, ogni volta che si cerchi una chiave (che non sia un grimaldello) per aprire la porta nel suo mondo. Cosм accade che il motivo della У denegazione У, del resto fissato con esattezza nel saggio sui contributi espressivi delle tecniche, non puт esser disgiunto da quello della deformazione: forse si puт affermare che la denegazione e della rassegnata saggezza e della pace del cuore (momento concreto la posizione gaddiana di fronte al fatto prigionia) si identifica con la deformazione d'una realtа statica, mistificata, che и quella dell'idillio e della retorica. Ma non sarа facile dipanare tutti i fili, e creare per l'autoindagine che Gadda in questi anni compie una semplicitа anti-gaddiana.

A noi interessa in particolare, del resto, notare che Gadda giunge al suo primo libro di narrativa, La Madonna dei filosofi, con una formazione culturale e umana abbastanza extravagante rispetto alla tradizione: vi giunge con un forte senso drammatico della vita e della realtа, che appunto non gli concede nй la rassegnata saggezza, nй la pace del cuore.

La Madonna dei filosofi si presentт, nel '31, e si presenta oggi a distanza, con le caratteristiche del У primo libro У: ti accorgi che esso и insieme un'esemplificazione di varie direzioni di sviluppo non ancora sempre congiunte, addotte a unitа, e una selezione, molto rigorosa, delle prove di scrittura accumulate all'inizio di una carriera di scrittore: cТи, accanto a testi di vera e propria narrativa (Teatro, Cinema, La Madonna dei Filosofi), un esempio di prosa descrittiva (Manovre di artiglierie da campagna), e otto frammenti (Studi imperfetti), che sentono, si direbbe della У prosa d'arte У e nei quali non manca, talora, una vena di vero e proprio lirismo.

All'interno di quelli stessi che abbiamo indicato come racconti, di (19) racconti veri e propri, gaddianamente intesi, cioи drammaticamente costruiti, con trama, intreccio, catastrofe, ce n'и uno solo, allane, quello che dа il titolo al volume, e che giа и da catalogarsi fra i grandi racconti gaddiani: su due piani inizialmente autonomi, che poi nella catastrofe si intersercano, stanno le storie di Maria Ripamonti (fanciulla nobile soave e romantica) e dell'ingegner Baronfo (convertito da titolare di una floridissima azienda di rappresentanze a cultore di filosofia); l'una e l'altro, personaggi fondamentalmente contraddistinti da evidente Уsensibilitа morbosa У, nella ragazza manifestantesi nel lungo silenzio e denegamento della У vita У per la scomparsa del giovane innamorato, volontario a diciannove anni della grande guerra, non piщ ritornato, У disperso У, nel l'ingegnere in una vera e propria nevrosi invano inseguita da un uso protervo di innumerevoli medicamenti. Il dramma ha la sua catastrofe in un fatto di cronaca, che и poi un garbuglio di qui pro quo, in cui giа si intravede la tendenza tipica gaddiana al У giallo У, che troverа il suo trionfo nel Pasticciaccio. Ma la narrazione и giа ricca di divagazioni gaddiane, di vecchie stampe ricreate nell'ironia e nella satira, di interventi frequenti del personaggio Gadda, di stilemi tipici del coro gaddiano. E il bilinguismo concettuale tipico di Gadda--qui non ancora appoggiato al dialetto--ha giа un suo esemplare interessante, consistente da un lato nell'adesione piena alla ribellione, alla non rassegnazione, alla non accettazione della У pace del cuore У che vestono l'immagine di Maria Ripamonti; nella adesione argutamente intessuta di distinguo e di richiami a un comico essenziale alla stessa rivolta filosofica dell'ingegnere; dall'altro nella costante azione d'intervento satirico sul reale e sul sociale e sullo storico (valga per tutti la divagazione sui San Francesco e quella, piщ diffusa, e forse piщ funzionale in senso stretto alla vicenda, sulla filosofia di Ismaele Digbens).

Degli altri racconti, Teatro и un vivacissimo scherzo su una serata di teatro lirico, Cinema и un'egregia prova di narrato in cui il protagonista (20) si fa specchio di un collettivo, di un movimentato intreccio di accadimenti di societа: un procedere che nel Gadda maturo porterа sempre succo e sostanza alla costruzione di grossi personaggi.

Dobbiamo aggiungere che lo sfondo paesistico e sociale di tutto il libro и lombardo, che i cognomi e le genealogie sono lombardi atti a indicare l'inizio di un'inclinazione che troverа il proprio trionfo nei У disegni milanesi У dell'Adalgisa.

Quanto al segno di congiunzione all'autobiografia, alle ultime pagine dei giornali di guerra e di prigionia, potremmo ricercarlo in una esplicazione d'un sentire di Maria Ripamonti, che par quasi sfuggita dalla penna: У A Maria non rimase altro conforto se non quello di capire che la parola 'vita', come ogni parola, ha un significato elastico: chiamano vita, molte volte, una spettrale sopravvivenza У.

Non era stata la vera vita, la vita carica di passione, del giovane Gadda quella della guerra, della vita militare e della connessa disciplina?

Vigili angosce dominarono la mia guerra, una cieca e vera passione, fatta forse, (giudicandola dal punto di vista della raffinatezza italiana), di brutalitа, dl bestialitа, di retorica e di cretinismo: ma fu comunque una disciplina vissuta, la sola degna di esser vissuta.

L'ottobre 1917 segnт la fine della passione e della У vita У: e si iniziт per Gadda, come per il suo personaggio Maria Ripamonti, la caduta del suo vivere У in una vana e disperata sopravvivenza У. Siamo cosм al Castello di Udine, ai cinque У articoli di guerra У, intessuti sui due tasti del У lirico У e dell'У etico У, che segnano un momento decisivo nella storia dell'arte gaddiana e che oggi abbiamo il vantaggio di leggere non piщ soltanto con l'ausilio del registro e contro-registro delle celebri annotazioni, ma con quello del precedente, У puro У e giovanile, del Giornale di guerra e di prigionia.

Si osserverа anzitutto che quel che era, nei quaderni giovanili, il senso dell'ordine, della gerarchia militare, della serietа della guerra, di un atteggiamento У virile У razionalizzato, и divenuto, nel giuoco della memoria e certamente attraverso il filtro storico della drammatica quanto ingiusta fine del suo combattere, un rabbioso atto di accusa contro il Уdemocraticume У, contro il debole sentimento della patria presente nei suoi contemporanei, contro Giolitti e il giolittismo. Il Gadda intervenista, nazionalista, balza in primo piano, specialmente nel capitolo in cui si tratta della Impossibilitа di un diario di guerra. Proprio in una nota, del '33, alla prima pagina di detto capitolo, si dice della У impreparazione militare dell'Italia У e dello У spirito antimilitare dei suoi (1900-1920), mascherato di ideologie variopinte e tutte in sul tenero У. E piщ avanti:

Il Regno d'Italia, per i miei, era una cosa viva e verace: che valeva la pena di servirlo e tenerlo su se puт movesse allo scherno i legittimisti francesi, la nobiltа romana a una musoneria tanto piщ decorosa quanto tutt'altro che pericolosa, e a tracotante alterigia lo imperatore cordaiolo ed i suoi, che Dio lo faccia rosolare ben bene.

Questi accenni per spiegare le cose: per isolare il germine, forse, della mia retorica patriottarda e militaresca: dalla quale non mi purgт la guerra, nй il dopoguerra, nй l'ora che volge: avvegnachй, giа discendendo l'arco de' miei amici, le nevi giа della saggezza dovessero freddare quel primo fuoco sbagliato.

E, dopo questo accenno agli ascendenti famigliari (piщ tardi, in certe notizie autobiografiche, ricorderа lo zio senatore Giuseppe Gadda, che ebbe carriera prefettizia nel nuovo Regno, fu ministro dei lavori pubblici nel ministero Lanza-Sella, prefetto di Perugia, ed arrestт У il generale Garibaldi per ordine del Governo a Sinalunga У), il ricordo del momento di piena felicitа che fu per lui la guerra si unisce al ricordo della sua responsabilitа nell'aver voluto la guerra, del suo interventismo:

Io ho voluto la guerra, per quel pochissimo che stava in me di volerla. Ho partecipato con sincero animo alle dimostrazioni del '15, ho urlato Viva D'Annunzio, Morte a Giolitti, e conservo ancora il cartello con Morte a Giolitti che ci eravamo infilati nel nastro dei cappelli. Del resto, pace all'anima sua. Io ho presentito la guerra come una dolorosa necessitа nazionale, se pure, confesso, non la ritenevo cosм ardua. E in guerra ho passato alcune ore delle (22) migliori con lui, di quelle che m'hanno dato oblio e completa immedesimazione del mio essere con la mia idea: questo, anche se trema la terra, si chiama felicitа.

Questa autoesaltazione della sua У retorica anima У non и forse, a guardare bene, negli anni in cui и scritto il Castello, un segno certissimo di una У rabbiaФ giа pienamente gaddiana: intendo del Gadda di poi?

E sarа da non trascurare questa rabbia, quest'autoesaltazione: se vogliamo a fondo intendere il Gadda successivo, il dissacratore, il satireggiatore della societа lombarda e italica, l'implacabile nemico di Mussolini e del fascismo. Sembra che ancora una volta Gadda voglia confermare che in lui, nonostante l'infanzia infelice e la piщ volte notata sensibilitа morbosa, c'erano tutte le migliori disposizioni d'animo ad essere uomo d'ordine e scrittore esaltatore delle virtщ della stirpe e dei suoi eroi.

Ma che poi gli eroi fossero falsi e intrisi di retorica cattiva, questo non fu colpa sua: sм che fu il suo senso dell'ordine, del rigore e della disciplina che lo portarono a У vendicarsi У dei falsi eroi e di tutto il loro ciarpame.

Alla fine, e Gadda lo dichiara esplicitamente, questo suo momento nazionalistico e di retorica militaresca era strettamente collegato al У sogno У; era forse un'evasione, come son tutti i sogni; la У realtа У, che gli si era presentata quasi in forma di alter ego attraverso il suo manzonismo, doveva vendicarsi:

Sognavo una vivente patria, come nei libri di Livio e di Cesare. Il mio pagliericcio mi pareva splendido d'ogni riposo, d'ogni delizia: cosм non furono i letti de' piщ pomposi alberghi, dove la noiosissima e ginevroide vita mi doveva sospingere, laureato, pettinato, a vedermi recare il caffelatte europeo con la solennitа con cui si serve un ponteficale.

Oppure: У Amore per le nuove terre prese al nemico, o da prendere. Il Ns. vedeva delirando una vincente marcia in avanti, la costruiva per fantasia dalle immagini degli assalti e delle battaglie a cui aveva realmente partecipato У.

Ma torniamo a insistere soprattutto sull'antitesi fra il vitalismo che (23) era il significato pregnante della guerra e la fine di ogni У vita У davvero vissuta: antitesi guerra-prigionia, equivalente all'antitesi vita-rassegnazione disperata, inutilitа: У Sentii subito, come una caduta orrenda nel vuoto, l'inanitа morale della prigionia: dai regni fulgidi, dopo i fulgidi atti del cosciente volere, ero stato travolto verso la riva dell'inutilitа У. (Con la nota relativa: У La guerra era sacrificio cosciente e voluto, la prigionia un male subмto. Nessuna confusione possibile fra l'ardire e il patireУ).

Il dramma finale dell'avventura bellica gaddiana si rinnova, dunque, attraverso il giuoco sempre impietoso della memoria, negli anni della grande crisi, nei difficili anni '30, che costituiscono ancora oggi uno dei nodi piщ difficili da sciogliere per la storia politica, civile e letteraria del nostro Paese. Cosм, se in una nota--finale--ai cinque articoli di guerra, lo scrittore annota che egli non rinnegava la propria grammatica (У il terzetto Livio-Cesare-Orazio У); in realtа noi lo troviamo solo e crucciato, intento a registrare il cambiamento della propria faccia (come giа accadde al suo personaggio Maria Ripamonti), nelle altre due parti che compongono il libro Il Castello di Udine: Crociera mediterranea e Polemiche e pace.

La parola d'ordine della Crociera mediterranea и У Voglio un'altra avventura У: siamo nel luglio del 1931. GliФ uomini saldi У, quelli che sanno sempre ciт che vogliono, gli ponevano domande (У Che cosa fai di bello? У; domanda sempre rimasta irritante per Gadda; come l'altra: УNon ti muovi mai? У, alla quale risponde in genere У No, non mi muovo У); egli rispondeva una volta che stava leggendo le poesie del Bertacchi; gli amici lo irretivano successivamente nei discorsi sulla У crisi У; peggio ancora, il comm. Colombo lo invitava quindici giorni nella sua villa a Gavirate, sullo stradone di Laveno. Lo scrittore sceglie la crociera sul У Conte Rosso У, e porta attraverso il Mediterraneo il suo У spirito venturoso У.

S'inizia cosм, nella storia di Gadda scrittore, quella linea di lavoro costituita dal viaggiatore: una voce tutt'altro che secondaria nell'opera gaddiana; che ci darа fra l'altro le pagine de Le meraviglie d'Italia (1939) e (24) un Gadda У elzevirista У. Ora, una lettura finalistica della Crociera tenta sempre il lettore a sceverare, per entro l'organismo complesso della scrittura gaddiana, gli umori di Gadda, i suoi scatti, a saggiare ancora una volta la forza della sua invenzione satirica, le modulazioni della sua ironia. Ma limitare la conoscenza delle pagine di Crociera a questi pure importanti motivi sarebbe un procedere acritico: che si tratta di pagine in sй validissime, dove il costante procedere sul filo del rasoio fra entusiasmo e apprezzamento del paesaggio e delle scoperte e distruzione e autodistruzione non vanifica tuttavia la portata notevole del disegno generale del resoconto.

Si capisce che gli stilemi gaddiani balzano subito in evidenza: il barocchismo ostentato e la riduzione dell'entusiasmo a misura di sorriso: У Con scintille violette nella sua fronte, il locomotore apparve У, У Impeccabilmente, i militi incanalano il gregge odoroso di dollari verso il pandemonio doganale У, У Dal Tirreno, che era in vena pomeridiana di turchese piщ che non fosse di indaco У, У Lontano e circonfuso, dentro il tramonto d'un nimbo di luce, aghi d'oro accecanti, lo scoglio di Montecristo e il suo smarrito tesoro: il tradito, nella bionda luce, vi ripensa il dм delle nozze. Ma per la luce perduta di sua giovinezza non и riscatto, nel mondo У, У E al marezzo verde e turchese servм di bacile tutto il litorale d'Italia У, ecc. Ma il disegno del paesaggio mediterraneo и netto- precisamente distinto (si veda almeno il rapido itinerario di Siracusa), nй mancano risultati di autentica У prosa d'arte У applicata al viaggiare, da fare invidia ai piщ celebrati rondisti (Sabbiai Tripoli, ad esempio, con il celebre inizio У Lo sparto irretisce la duna У, con passaggi come il seguente: У Bella e tenacissima l'acacia australiana, un cespo folto e rotondo, alto fin verso i quattro-cinque metri, dalle foglie lanceolate, un po' come quelle del salice. Copre d'una viva foresta la duna irretita, in pochi anni: verde, folta, ambigua al vento che, deluso, vi cerca invano l'antico capriccio У). Caratteristica fondamentale, si puт dire, di questo resoconto della crociera sul Mediterraneo и forse la serietа, la precisione, il rigore della descrittiva gaddiana; che ci ricorda consimili caratteri della prosa dei giovanili giornali di guerra. Solo che la prosa Е e costretta essere con tenace attenzione al ritmo, alla scansione strofica, di cui fanno parte, in cui rientrano, precisamente, al proprio luogo, gli intarsi del coro satirico gaddiano.

Nella terza parte del Castello di Udine, sono da porre in particolare rilievo i capitoli di Polemiche e pace del direttissimo, specialmente i primi due pezzi: La chiesa antica e Il fontanone a Montorio. Qui, dopo la citata rapida e stupenda descrizione della Vocazione di San Matteo del Caravaggio, Gadda accosta direttamente Roma, fra attualitа e storia, in un nodo fra i piщ complessi e delicati della capitale: Santa Maria a Trastevere, il Fontanone di Montorio e il Gianicolo. Il giuoco fra stampa storica, scene di vita popolare, inserzioni di inserti d'attualitа satireggianti cose del giorno (и il caso soprattutto del frequente riferimento alla polemica degli anni '31-'33 fra У contenutistiФ e У calligrafiФ) scatta quasi sempre in risultati notevoli: e nel dialogo, vivo e ravvicinato, appare, se pure ancora timidamente rispetto a quanto avverrа molti anni piщ tardi nel Pasticciaccio, il dialetto romanesco. Ne La chiesa antica la ripresa dal pezzo caravaggesco del '24 и evidente: quei vicoli in cui fervono le risse fra Gregorio Papareschi e il У fornaretto cane di Tor di Nona У, quegli stallieri e mercatini di Trastevere e di Ripa, ancorchйВ la storia sia collocata negli anni dopo il Mille, son gli stessi vicoli e androni descritti nel commento alla Vocazione di San Matteo. Solo che qui il narrato si anima, si fa acceso e concitato, i movimenti rapidi, i gesti rapidissimi accompagnano quel ritmo, il tutto assumendo quel modulo narrativo di У fatto di cronacaФ, di cui abbiamo giа detto per altro testo, e che ancora ci richiama alla linea di sviluppo che trionferа nel Pasticciaccio.

Nel capitolo Il fontanone a Montorio non deve sfuggire, al di lа del tracciato d'una conversazione in treno in cui i luoghi comuni dell'У attualitа У si inseriscono provocatoriamente, la presenza del У signore taciturno У, У accusato di calligrafismo У, che и l'autore stesso alle prese con la giа citata polemica fra contenutisti e calligrafi, di cui il Fontanone У se ne frega У. Puт essere questo un punto di riferimento per tentar di accennare alla posizione gaddiana nella letteratura del suo tempo: quel punto d'arrivo di quel primo ventennio d'attivitа di cui stiamo discorrendo.

Giа noi stessi abbiamo prima chiamato in causa i rondisti: ma vogliamo insistere sull'argomento per chiarezza, non giа per irreggimentare, come talora fu fatto, il Gadda del Castello tra i fautori della У prosa d'arteФ, bensм per tracciare un livello. La scrittura gaddiana, anche quella del Castello, viene d'altra origine, d'altra sorgente, ha caratteristiche diverse: nella costruzione dello stile gaddiano sono coinvolti tutti quegli ingredienti che abbiamo tentato, forse con eccessiva prolissitа, di mettere in evidenza nel lungo periodo che porta Gadda dalle note giovanili dei giornali di guerra (fra i diciannove e i ventuno anni) al piщ elaborato linguaggio degli anni '31-'33. Ci si puт domandare, se mai, fino a che punto potй influire sul Gadda prosatore la frequentazione di У Solaria У. E qui va specificato che, se anche noi inizialmente, per comodo di cronologia e di classificazione, ci siamo riferiti alla rivista fiorentina e alla collaborazione gaddiana ad essa, non abbiamo affatto voluto far violenza alla persuasione, anche recentemente ribadita dal suo fondatore Alberto Carocci, che У Solaria У non fu una rivista organica. Forse il segno piщ spiccato di У Solaria У и da ricercare in un suo libero sperimentare, che sottende costantemente un riferimento ai livelli europei della letteratura. E in questo segno Gadda dovette trovarsi benissimo: con tutto il suo bagaglio culturale di tradizione, scolastico se volete, ma che soprattutto fa pensare, in contrasto con tanta parte del tradizionale sviluppo delle nostre lettere, in quegli anni, a contatti non infruttuosi con filosofie ed ideologie che andavano oltre l'evoluzionismo bergsoniano, il razionalismo classico, e forse comprendevano una conoscenza non manualistica, non scolastica, di filosofie e ideologie non ufficiali: la presenza della psicanalisi pare, ad esempio, evidente, come quella di Darwin (si veda in proposito lo scritto su Psicanalisi e letteratura, del '46). E anche queste frequentazioni si trovavano abbastanza di casa in У Solaria У (per la psicanalisi si pensi a Saba, a Debenedetti, alla funzione d'avanguardia che У Solaria У esercitт per Svevo).

Il tema У infanzia У richiamava d'altra parte Proust. Non nello stile, dunque, in УSolaria У, ma il fervore di una "sperimentazione modernaФ. Altro punto di riferimento la presenza, negli scrittori di У Solaria У, d'una tensione etica, la frequente pubblicazione di prose che possono definirsi У morali У (come certe prose gaddiane, del resto). Che il У richiamo all'ordine У operato dalla У Ronda У possa avere avuto influenza anche su taluni dei collaboratori di У Solaria У и indubbiamente un'ipotesi che non puт esser rigettata; ma la parentela и, se mai, col У Baretti У, col richiamo gobettiano a guardare all'Europa. La costruzione del linguaggio gaddiano non puт essere vista al di fuori dell'intreccio di esperienze vive da noi negli anni fra il '20 e il '30; ma giа dicemmo, e ripetiamo, che la formazione gaddiana dev'essere considerata extravagante rispetto alle avanguardie e ai movimenti di reazione di quegli anni. Il testo essenziale l'abbiamo segnalato ai lettori in quello scritto sulle Belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche, che non sfigurerebbe oggi nella polemica e nel dibattito attuali su lingua e linguaggio. Se poi riflettiamo che il linguaggio del Gadda degli anni '30 si costruisce, come abbiamo giа accennato, attraverso una polemica interiore ed esterna innegabilmente documentata dallo sviluppo della stessa arte gaddiana, vien fatto di accentuare il richiamo a quell'extravaganza (Gadda leggeva davvero il Bertacchi, nel campo di prigionia e dopo, e non era, inoltre, cosм alienato da deporre come artista le suggestioni della propria applicazione di tecnico).

Il У calligrafismo У gaddiano appare dunque a noi, fuori della polemica antica e dei piщ recenti tentativi di dilatare l'influsso rondista, soprattutto come il tentativo di castigare la retorica dei linguaggi, quelli che, in uno scritto del '35, definirа i У bugмoni У. Cioи come una necessitа di rigore.

Inoltre, naturalmente, la costruzione del tipico scriver gaddiano, con quell'intersezione di piani--narrativo, descrittivo, satirico, idiomaticoЧche sarа il tipo di scrittura propria del Gadda piщ grande. Per noi il fatto essenziale rimane questo: che il linguaggio gaddiano ci sembra la traduzione piщ esatta possibile dell'intimo formarsi dello scrittore; e l'accento e ne abbiamo posto sulla natura У drammatica У dello stile gaddiano" .L'introduzione allo studio dello scrittore e un modo abbastanza persuasivo di distinzione della storia di Gadda Е e dagli schemi di un troppo affrettato storicizzar per categorie.

La У calligrafica prosa gaddiana У, dunque, per usare una definizione di Gadda, deriva da tutt'altro impasto che quello consueto dei movimenti letterari tendenti al У bello scrivere У. Gadda stesso mette in evidenza, a tale proposito, il suo assiduo studio dei classici, citando particolarmente Orazio (У la ruvidezza e la durezza stupenda di alcuni carmi del 3∞ e del 4∞ libro hanno un che di granitico, di dogmatico, di imperativo У). Ci sembra che Gadda salti a piщ pari esperienze contemporanee e si costruisca, se mai, su diversi palinsesti. Certo и che Il Castello di Udine и, assieme (31) a Giornale di guerra e di prigionia, un libro chiave per capire tutto Gadda e il suo svilupparsi in particolare come scrittore nei primi vent'anni della sua attivitа. Un esercizio da consigliare al lettore и quello di leggersi il Giornale e subito dopo i cinque articoli di guerra del Castello. Il quale и, al tempo stesso, chiusura d'un ciclo, apertura d'uno nuovo. Piщ difficoltoso, questo secondo, che porta al Gadda maggiore: perchйВ vuole la ripresa di un discorso anche sulla У meschinitа У del reale. A confermare il senso d'una chiusura di una fase parrebbe scelta l'epigrafe posta al termine del Castello: У Absint inani funere neniae / luctusque turpes et querimoniae У.

E tratta da Orazio (Carm. II, 20, vv. 21-22), e vuole dare il senso di un congedo risolutivo dalla fase della costruzione di un dolore e di una polemica. La ritroveremo, tuttavia, tradotta nella seconda parte della Cognizione del dolore, nel lamento della madre di Gonzalo (У A Gonzalo, no, no!, non erano stati tributati i funebri onori delle ombre; la madre inorridiva al ricordo: via, via!, dall'inane funerale le nenie, i pianti turpi, le querimonie... У); quando il У groppo, o nodo, o groviglio, di rapporti fisici e metafisici У che abbiamo visto esprimere, gaddianamente, il personaggio Gadda, si sarа rimesso in movimento. I1 congedo, se possiamo riprendere questo termine, ci lascia ben definita in una delle componenti di fondo del У groppo У la У solitudine У del personaggio Gadda: le radici sociali sono state recise; la stessa sua sorte di scrittore lo vedrа sempre, lo vede fмn dagli anni del suo esordio ufficiale, amico e civile frequentatore di scrittori, artisti, critici; ma non lo vede, nВ lo vedrа mai, partecil3e di movimenti culturali o letterari organici.

Questa esplorazione degli anni della formazione di Gadda trova ora nuovi supporti d'indagine in una serie d'inediti pubblicati di recente: si tratta del romanzo incompiuto La Meccanica, pubblicato nel 1970, e di tre scritti editi nel 1971, a cura di Piero Gelli, col titolo Novella seconda.

La Meccanica--s'и visto--fu scritta negli anni 1928-29, e per essa Gadda utilizzт un capitolo composto nel 1924; e gran parte della У materia У del romanzo incompiuto utilizzт successivamente, non solo nei tre frammenti pubblicati in varie raccolte, ma nei У disegni milanesi У, sia nel testo che nelle note. Ma la storia di Zoraide, a rileggerla correntemente puт nello stato frammentario in cui ci и pervenuta, ci propone giа un non trascurabile personaggio gaddiano, la cui conoscenza non sarа inutile per un approfondimento di certi personaggi femminili del Gadda maturo. Quanto agli ingredienti di questo Gadda У milanese У, sono quelli che giа sappiamo: la guerra ancora, il nazionalismo, una certa satira--da У scapigliato У alla rovescia--del socialismo; ma, soprattutto, la presenza di un concetto del У barocco У come dramma insito nella realtа (У Ma perchй andiamo cosм rivangando l'orto barocco dei dispiaceri?Ф); e in esso, nella instabilitа delle cose, in uno con la necessitа У eroica У dell'avventura bellica, il sogno, l'evasione del personaggio femminile innamorato: У... un paese senza la guerra, senza i feriti, senza l'esattore della Edison, nй Giolitti, nй Salandra, nй il mobilio del matrimonio: e non c'era nй Trieste, nй Trento, nй Уl'Avanti!Ф, nй il general Cadorna, nй il gasФ.

Quanto all'antisocialismo di Gadda--risvolto quasi cronachistico obbligato del suo nazionalismo--vi sono prove chiarissime, evidenti, in incerti particolari di cui si veste uno dei protagonisti maschili, Luigi, e che gli rimangono esterni, episodici perfino, quando lo scrittore fa sul serio, privi assolutamente di forza e di veritа.

In realtа, la vera idea-forza anche di questo Gadda consiste nella capacitа (30) di ridurre l'indagine sul reale e sulla storia a modi d'autobiografia:

<Е>

La scena della realtа e della necessitа, delle cause e degli effetti, dell'ingegni di puntamento, di percussione e di prтtasi, quella sola si puт leggere dal suo quaderno che in sul capo dell'Autore cadrа il pomo dell'albero piantato nel prato, e disgregatasi invece dalle torri erme dell'alpe cadrа la pietra, cercando il profondo; che il giusto colpo springherмi tremando sopra al bersaglio; e che l'erba, che sarа cresciuta, la mangerа il cavallo, che campato sarа.

In Novella seconda non solo Gadda ritenta caparbiamente il romanzo, ma addirittura punta sulla cronaca, ed assume a materia del racconto un fatto realmente accaduto: il processo, iniziatosi il 10 marzo 1928, contro un giovane accusato di aver ucciso due anni prima la madre e di averne occultato il cadavere per mesi. L'inizio del lavoro и addirittura contemporaneo al processo; l'intenzione dell'autore и--chiaramente espressa in alcuni appunti di lavoro--di essere У romanzesco У, У interessante У.

Tuttavia, al di lа di quest'intenzione--che non trovт per allora compimento in una storia da romanzo--c'interessa ancora una volta insistere su due elementi: 1) la sapiente e drammatica creazione d'una nuova protagonista femminile; 2) gli inserti gaddiani relativi alla У bufera di barocca retorica che imperversa in tutte le manifestazioni della vita У e alla У patologia delle malattie nervose e mentali У, fino ad un esplicito cenno a Freud e a Kraft-Ebing: --a riprova che il Gadda del Pasticciaccio nasce da lontano, ma soprattutto per ribadire nuovamente lo stretto collegamento fra il narratore dei fatti e il narratore di se stesso.

Notte di luna, scritto nel 1930, era uno dei racconti destinati alla raccolta La Madonna dei filosofi: vi ritornano i temi della guerra, delle lotte sociali, dell'anarchia; ritorna il nazionalismo gaddiano. Il racconto appare debole, dispersivo, fiacca и la presenza dell'io-autore. Nulla di scattante - nella forza drammatica del precedente, nell'eccezionale vena satirica dei seguente La casa (forse composto nel 1934), che и un divertimento da tener (31) Еpunto da visita dell'autore: У Principi dell'Analisi e Е della Buona Cognizione У.

Еche a fondo la natura, le caratteristiche, l'altissimo livello della produzione gaddiana negli anni successivi al (34), fino alla pubblicazione in volume del Pasticciaccio (un blocco d'operazioni, cioи, che comprende i racconti e i У disegni milanesi У da L'incendio di Via Keplero all'Adalgisa a San Giorgio in Casa Brocchi, la Cognizione del dolore, le Novelle dal Ducato in fiamme, il Pasticciaccio) и indispensabile fissare la nostra attenzione su due dati fondamentali: il primo и il dato У oggettivo У (quello che Gadda definirebbe la У realtа esterna У~), consistente soprattutto nella reazione suscitata nello scrittore dallo scontro fra il У sogno У e la У retorica У gaddiani, giа prima delineati, e l'affermarsi del fascismo prima, i lunghi anni della repressione e della dittatura, la seconda guerra mondiale poi. Il secondo и un dato У soggettivo У, e consiste nel resistere e riaffiorare che fa, attraverso la memoria sollecitata dall'incalzare della realtа esterna, la materia autobiografica. Solo da un attento esame delle due componenti di uno sviluppo cosм complesso si puт, infatti, tentare di collocare nei loro giusti rapporti una generalmente ammessa У svolta У gaddiana con una evidentissima У continuitа У nella storia dell'arte di Gadda.

Proprio attorno agli anni '30, quando cioи Gadda collocava in guisa di У poema in prosa У nelle tre parti del Castello di Udine l'esperienza d'uomo e di scrittore di un ventennio, il fascismo si affermava decisa mente in Italia, e non solo come fenomeno tipico particolare della nazione italiana, ma come prefigurazione d'una sua affermazione europea ed extra-europea, che giа ai piщ avveduti osservatori suggeriva una prospettiva catastrofica (nel '63, nella prefazione a due voci al У recupero У della Cognizione, Gadda scriveva delle У calamitа catastrofizzanti che IТEuropa (32) conobbe dal 1939 al 1945 У, che У gli intellettuali meno мnsani dovettero giа presagire a se stessi fin dal 193-1-'38 У). Le leggi eccezionali, la soppressione della libertа di stampa e di ogni altra libertа politica e cioи progressiva, ostinata distruzione di tutto un tessuto di vita civile e associata, che il Paese, puт tra mille difficoltа, era andato costruendo creano un fondale tragico (e squallido) in cui la solitudine gaddiana si farа doppiamente У orrenda У. Quello che era stato il У sogno У gaddiano Ia sua У retorica У, dell'ordine, della forza, della potenza, troverа nel fascismo, agli occhi non insani e al non insano intelletto di Gadda, una mistificazione, una mascheratura evidente

Lo stesso aggruppamento d'interessi letterari e civili di cui Gadda aveva partecipato, УSolaria У, non resisterа alla nuova situazione politica e sociale: --Ciт che di piщ valido era stato espresso dalla rivista fiorentina ritornerа a vivere, all'insegna della rivista У Letteratura У ma sarа una vita che costringerа ancora, per anni, i piщ validi di quegli scrittori --era loro Gadda in primo piano--a restare in circolazione soltanto presso una .Вlite ristrettissima di pubblico. Alla prova elitaria, storicamente e logicamente scontata, insomma, degli inizi gaddiani, o in generale del momento solariano, una piщ ampia e attiva circolazione del prodotto non seguirа, come sarebbe logico attendersi, al nascere dei capolavori; ma si dovrа attendere la pubblicazione delle Novelle dal Ducato in fiamme e soprattutto quella in volume del Pasticciaccio, perchй l'impedimento cada.

In questi anni Gadda cercherа di salvarsi soprattutto attraverso l'esercizio della sua professione di tecnico, in Italia, in Argentina, in Francia, in Germania, nel Belgio, esercitando le proprie qualitа di laboratorio come scrittore nelle descrittive che fondamentalmente confluiranno nelle Meraviglie d'Italia, pubblicate nel '39, e affidando--e affinandoЧla sua ricerca di У arte poetica У alla Meditazione breve circa il dire e il fare (1936), Tecnica e poesia (1940), Lingua letteraria e lingua dell'uso (1942) tre scritti fondamentali per una ricognizione seria e documentata del laboratorio gaddiano. Alla Cognizione, agli stessi racconti (si pensi che, ad esempio, il San Giorgio in Casa Brocchi sarа compiuto soltanto nel 1952.

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3 SFRON~

la data d'inizio и il '31) lavorerа Уa tratti У, discontinuamente, prima nella sua solitudine milanese o attraverso i suoi viaggi, poi dopo il '40, nel suo У esilio У fiorentino, dove altri esuli, in primo luogo Eugenio Montale, eserciteranno la loro resistenza al dilagante inquinarsi dell'atmosfera politica, civile, culturale. Gli stessi strali che giа, dopo il disinganno del periodo guerra-prigionia-dopoguerra s'erano appuntati contro la societа borghese lombarda e milanese, vivente in una sua pigrizia d'accomodamenti, d'affari, di quieto vivere, dovranno, senza soluzione di continuitа quasi, appuntarsi contro la stessa societа, piщ largamente diffusa fino a coprire l'intero territorio della nazione, che aveva accettato e У digerito У il fascismo. Lo scrittore potrа cosм--e dovrа--far segno della sua lucida rabbia l'incarnazione priapesca dell'epoca, I'uomo di Predappio, che diverrа storicamente il responsabile primo delle frustrazioni dell'infanzia, dei sogni infranti dell'adolescenza e della giovinezza, dell'adulterazione soprattutto di quei valori gaddianamente primordiali--quale ad esempio il senso della У patria У--ormai distorti e insozzati dalla pratica del regime. Financo la sua grammatica scolastica, i suoi Cesare, Livio, Orazio, diverranno la У romanitа У cafonesca di Mussolini e di un'accolta di filologi classici, di archeologi, di professorini di scuola che gli davano man forte in simile deformazione della storia.

Per quanto attiene a quello che abbiamo indicato come il dato soggettivo, si rivada alle annotazioni di Vita notata. Storia, del 1919, ora pubblicate in fine del Giornale di guerra e di prigionia: qui si troveranno ribadite le osservazioni sulla У sensibilitа morbosa У sparse un po' per tutto il Giornale, le terribili drammatiche note sulla morte del fratello Enrico e sullo stato psichico conseguente nell'autore, certi transunti della situazione familiare, certe note irritate sul disordine finanziario, sulla madre che У vuol piщ bene ai muri di Longone, alle seggiole di Milano, che a me, che a Clara malata У. (Piщ avanti: У Non cТи mezzo di persuadere la mamma alla vendita coraggiosa di Longone e dell'inutile appartamento di Milano. Con la caparbietа dei maniaci che non ne vuol sentire; (34) ogni accenno, ogni insistenza finisce in una scenata У).

<Е> Gonzalo aggredisce con violenza la madre che и soprattutto colpevole dl aver sacrificato all'ambizione di possedere una У villa У gli scarsi resti dei beni famigliari, minando cosм la salute e la felicitа dei figli; colpevole anche di fidarsi di sciocchi, di profittatori. :E un rancore che vien da lontano e che esplode, intervallato solo da momenti dм tregua nei quali Gonzalo abbraccia amorosamente la madre; sempre pronto a riprendere ad aggredire, ad inveire. Qui, su questa trama di scatenata rabbia, si concludeva, fino all'edizione del 1963, il romanzo. Nel '70 l'autore ha aggiunto due capitoli inediti, che narrano della tragica morte della madre.

Anche la storia esterna della Cognizione ha la sua importanza, per definire piщ autorevolmente certe costanti dell'atteggiamento dell'autore rispetto a questo suo libro: dopo la citata pubblicazione У a tratti Уnella rivista У Letteratura У, due brani abbastanza ampi furono compresi nella raccolta L'Adalgisa. Disegni milanesi , precisamente Strane dicerie contristano i Bertoloni e Navi approdano al Parapagаl, con numerose note di cui solo alcune furono poi conservate nella redazione in volume del romanzo. Altri due brani, Una visita medica, e La ma1nma, furono compresi nelle raccolte Novelle dal Ducato in fiamme del 1953 e I racconti. Accoppiamenti giudiziosi, del 1963. Ciт puт significare, al di la della conferma--ove ce ne fosse stato bisogno--che l'ispirazione della Cognizione и У lombarda У~, che Gadda riteneva possibile ritornare sul romanzo per concluderlo e che pensava che l'unica utilizzazione possibile fosse quella di trasceglierne parti per arricchire la sua galleria di personaggi e di situazioni.

In volume -- s'и detto -- il romanzo incompiuto fu raccolto nel 1963, preceduto da uno scritto di Gadda--finto colloquio fra Editore ed Autore--che vuol essere il giustificativo dell'inatteso recupero. Inatteso, o imprevisto, diciamo: tanto che un'operazione critica consigliabile a chi voglia andare piщ a fondo nelle ragioni di esso potrebb'essere quella di leggere la Cognizione avendo mente che essa и precedente al Pastticiaccio quanto a compimento (o non compimento), ma posteriore come (36) У recupero У. Nel citato scritto, Gadda anzitutto pone l'accento--e si puт dire si tratti del motivo piщ sviluppato in tutto il dialogo--sull'intercambiabilitа del dato soggettivo e di quello oggettivo; visibile e tangibile fin nell'adduzione del momento e motivo dell'autobiografia e della collocazione dell'origine del romanzo in un tempo particolare a motivo eterno e universale.

Il testo pervenuto alla stampa riverbera per altro le tragiche, livide luci o le insorgenze tenebrose d'anni precedenti e lontani, di fatti, di mutazioni che sono e saranno forse di sempre, interni ed esterni ai cuori, alle menti mortali.

E piщ avanti: УIn Gonzalo vige ed opera una continua critica della dissocialitа altrui: la sua dissocialitа si limita a chiedere Е due armadi restauratori della affranta sua lena, dello spento desiderio di vivere. questi farmaci hanno un nome nella farmacologia della realtа e della veritа si chiamano silenzio e solitudine. Il suo male richiede un silenzio tecnico e una solitudine tecnica: Gonzalo и insofferente della imbecillaggine generale del mondo, delle baggianate della ritualistica borghese; e aborre dai criticiЕ

Ciт che и qui detto del personaggio Gadda-Gonzalo vale anche per il linguaggio della Cognizione, che и poi la figurazione tipica del linguaggio delle situazioni spettacolari, muffe della storia Е e della societа in parvenze estetica, e di moventi e sentimenti profondi veridici, della realtа spirituale...

...questa cernita e metodo caratterizzante la rappresentazione che l'autore ama chiamare e a societа: i simboli spettacolari muovono per lo piщ il referto a una programmata derisione, che in certe pagine raggiunge tonalitа parossistica e aspetto deforme: lo muovono alla polemica, alla beffa, al grottesco, al barocco a all'insofferenza, al pensiero misantropicoЕ

Barocco e grottesco-- aggiunge Gadda--che albergano giа nelle cose, perciт У non ascrivibili a una premeditata volontа o tendenza espressiva dell'autore, ma legati alla natura e alla storia У~. Cosi, sviluppando, a distanza di diversi anni, le chiare proposizioni dello scritto Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche (1929), di cui il lettore puт ancora di piщ tornare ad apprezzare non solo la luciditа, ma anche certi spunti non dubbi nй incerti di un'accessione gaddiana alle moderne scienze del linguaggiФ identificabile nel laboratorio gaddiano almeno tre decenni prima che nella nostra cultura letteraria si suonasse a trionfo per la scoperta delle scienze e delle tecniche nuove.

Il discorso sul УbaroccoУ richiede una particolare attenzione; perchй noi riteniamo che la coscienza auto-storica con cui Gadda assume il senso di questo termine costituisca una delle componenti del livello УeuropeoУ della sua scrittura. Altro cioи cheФ calligrafismo У, o polemica fra calligrafi e contenutisti; nella concezione, e soprattutto nell'uso, del barocco gaddiano c'entra tutta la grande cultura europea, non ridotta di univocitа da pratiche idealistiche e quindi capace di accogliere le voci piщ caratterizzanti quel processo di dissociazione dell'uomo che и il punto verso cui sembrano convergere anche esperienze fra loro contrastanti quali la УfranceseУ e la УmitteleuropeaУ. Nella Cognizione insomma -- preparate, s'intende, dai frammenti di conoscenza e d'applicazione che abbiamo visto--ci sono, come ad esempio nell'Uomo senza qualitа musiliano, non solo le У avanguardie У, ma le УneoavanguardieУ.

Anche l'elemento nativo del mondo gaddiano, il suo У lombardismoУ, va collocato in tale contesto: a vanificare ogni tentativo di collegare le scritture gaddiane a quelle degli Scapigliati; i quali, anche nei momenti piщ felici, restarono sempre provinciali, persino nei casi piщ interessanti, quale potrebb'essere quello del Dossi. In Gadda la polemica contro le Уbaggianate della ritualistica borghese У, che si esercita fondamentalmente in sede lombarda e milanese al momento-culmine della Cognizione, и subito e propriamente agente con la forza storica degli universali.

Quale puт essere, piщ in particolare, la scaletta di lettura della Cognizione. (38) Proviamo: guerra (la guerra non piщ avventura vitale e virile che tante volte s'и rammemorato per la storia sentimentale di Gadda, ma la guerra con la delusione, la caduta nella У non vita У, le conseguenze; per cui fra Maradagаl e Parapagаl la guerra chi l'abbia vinta non si sa, ma si sa dei Уreduci di guerra У, dei mutilati, degli У scemi di guerra Уe del loro impiego, a compenso di una promessa rigenerazione mai avvenuta, in funzione di vigilanza, come si sa delle У pensioni di guerra У e di mutilazione o invaliditа, e di vantate fasulle imprese eroiche guerresche, di azioni di quota У131Ф, come nel caso di Pedro Mahagones, in realtа Gaetano Palumbo; e di quote У ce n'erano state a bizzeffe У); rituale borghese della villa o villetta, fino a quello della Villa Pirobutirro, la malattia e il rituale della visita medica; la burocrazia e il rituale delle scartoffie e degli УarchiviУ. La prima parte della Cognizione procede analiticamente su questi temi, mediante la difficoltosa tecnica gaddiana delle divagazioni, degli improvvisi accostamenti di piani e di mondi diversi, delle innumeri allusioni ora sentimentali ora satiriche a moduli longobardici d'esperienza; senza catastrofi, come a costituire un fondale animato e mosso su cui si levi poi, in un silenzio, in una solitudine, in una follia di forza incredibile, quella seconda parte del romanzo, che и la cosa piщ alta che Gadda abbia mai scritto, la piщ agghiacciante prosa di tutta la nostra letteratura moderna e no.

Tra l'inizio, il tema ossessionante di questa figura animata e tragica della madre (У Vagava, sola, nella casa У), e la conclusione (У E dalla torre, dopo desolati intervalli, spiccavasi il numero di bronzo, l'ora buia o splendente У o, nella nuova edizione, la У solitudine della campagna apparita У), il filo rosso dell'autobiografia, che ritorna dai lontani giorni del diario di guerra, sdipana tutta la materia accumulata e sofferta dalle esperienze di una У solitudine orrenda У~: la morte del fratello, l'incapacitа della madre di comprendere e di amare i figli rimasti, l'ossessione in lei della У onorabilitа У borghese, la villa, l'У ideale-villa У, l'Уordine e la caritа domesticaУ. Il Уmale oscuroУ.

Passeranno diversi anni, sarа solo nel 1946 che Gadda affronterа ... il tema dei rapporti fra psicanalisi e (39) letteratura, e inizierа in questo caso il suo discorso con l'osservazione di un luogo comune per tanto tempo dominante fra noi--nй ancora debellato del tutto--che consiste nell'affermazione che У tende a respingere i metodi di ricerca e i risultati della psicanalisi al di lа dei confini del mondo e del pensiero cosiddetto latino У. Potrebb'essere una affermazione indiretta, questa, della conoscenza da parte di Gadda, a tempo debito, dell'opera freudiana? Certo и che Gadda aveva consuetudine con quelle scienze moderne che nella cultura europea suscitavano fervidi e spesso produttivi dibattiti e che da noi l'idealismo crociano e la pratica, oltretutto maldestra, di esso nelle nostre scuole contribuм a spazzar via non meno dell'azione del У figlio del fabbro schiccherone У, autopromossosi У zelatore perpetuo У del У decoro latino У. A parte che si и visto come quelle scienze erano abbastanza di casa nel gruppo dei solariani: non ignote a Umberto Saba, erano state componente fondamentale della critica di Giacomo Debenedetti. Si aggiunga poi che il recupero solariano di Svevo si riferiva anche a fatti di cultura diversi ed estranei alla corrente У tradizione У italiana.

Di questa У estraneitа У di formazione deve tener conto il lettore di Gadda in genere, della Cognizione in particolare, per rendersi conto che anche il descrittivo gaddiano, anche il patetico gaddiano, non sfugge all'indagine, all'analisi condotta avanti con strumenti che non sono letterari, o soltanto letterari. Come, esempio forse sufficiente, questo brano:

Rientrт, dal terrazzo, nella grande stanza. Le mosche avevano ripreso, dileguata la tempesta, a sorvolare la tavola: dov'erano i giornali, coi nuovi avvenimenti, che erano succeduti ad altri. Cosм d'anno in anno, di giorno in giorno: per tutta la serie degli anni, dei giorni. E i fogli, ben presto, ingiallivano.

Quando le mosche, per un momento, si ristavano dal loro carosello, e anche il moscone verde, un attimo, allora nel cosmo labile di quella sospensione impreveduta udiva piщ distinto il tarlo ...cricchiare affaticatamente, con piccoli strappi, nel vecchio sйcretaire di noce che ella non riusciva piщ a disserrare. Il giuoco della chiave si era smarrito nella successione dei tentativi, o, forse, nelle ombre dolorose della memoria.

Per quanto riguarda poi il tema particolare, del rapporto padre (madre) figli, esso и senza dubbio una delle componenti di fondo del mondo gaddiano, della sua cultura: dalle lontane esperienze giovanili, dalle note ultime del Giornale di guerra, quante volte egli cТи ritornato su, fino ad oggi, in certe brevi note, ad esempio, che toccano particolarmente il Manzoni (vedasi УParagoneУ, n. 224 dell'ottobre 1968).

Di questa У estraneitа У deve tener conto il lettore anche a proposito del manzonismo gaddiano e riconsiderare con attenzione l'analisi gaddiana del grande lombardo, rileggendo magari, nella tecnica se vorrа del У testo a fronte У, un passo sintomatico della tante volte citata Apologia manzoniana, del 1924:

Dapoi che i mali palesi ed esterni, quali sono l'arbitrio, la derisione, le percosse, il saccheggio, la contumelia, il patteggiamento, la prepotenza, la miseria la paura; da poi che i mali profondi e interiori, costituenti il germane oscuro dei primi, quali sono l'ignavia dell'anima e i suoi nefandi errori nel conoscere e nell'eleggere, il credere possibile il bene d'uno senza quello di tutti, l'amare il suo figlio e non la sua figlia, il seppellire vivente chi и nato come noi (e la luce deve arrivare ad ognuno), l'accettare come vita una chiusa dabbenaggine come saggezza e onestа di lavoro solo dei muscoli e l'abnegazione della campestre fatica, l'affidare la propria storia e il destino al volere di altri, il limitare il proprio pensiero secondo una regola imposta da altri e perciт non sentita il proprio senno rivangarlo fuori da vecchi detriti; da poi che questi mali e queste abominazioni non sono palesi alle anime, ebbene ultimo male a cui consentire: la fame; ultimo sbocco di una vita dissociale: la peste.

Il commento del '63 alla Cognizione sembra riprendere il discorso a quel punto:

La ossessione di Gonzalo non sembra avere per limite, per punto di deflagrazione, un Уdelirio interpretativo della realtа У o un sogno gratuito alla Don Quijote: nasce e discende invece У dagli altriФ, procede dagli altrui errori di giudizio e delle altrui, singole o collettive, carenze di contegno sociale.

A siglare il У recupero У della Cognizione, Gadda ha proposto la salvezza d'una sua poesia, della quale non ci и consegnata datazione precisa ma che certi toni fra dannunziani e crepuscolari fanno ritenere precedente all'elaborazione del romanzo. S'intitola Autunno, ed и composizione che, oltre l'immagine iniziale della caduta delle foglie, sfocia nel simbolismo piщ evidente. SicchйВ modi quali У la torre У, il У rattoppato maniero У, il У feudoФ, la У nenia del campanile У, il Уplenipotenziario sconfortatoФ, ed altri che sempre pencolano fra estenuata dolcezza ed evidente satira non altro appaiono che una nuova trascrizione diaristica. Di non facile resa, al di lа della diretta lettura, il linguaggio di questo inusitato Gadda: noteremo soprattutto che il grottesco и anche in questi versi la molla che muove tutta la composizione; mentre tipicamente gaddiani sono certi azzardi extra-tradizione: tipo У il diretto decede / verso cittа lontane У, la У domenicata popolare У, che spande gusci d'ovo e У carte gorgonzoloidi У, il У pensoso elettrotecnico У, e simili. Quanto alle cadenze dannunziane, specialmente le due fondamentali (У dal plаtano al prato У e Уdalla brughiera al prato У) non sai fino a che punto sia vigile la trascrizione in ironia se non in satira. Senza dubbio, a У tristezza У e УdolcezzaУ и affidata la Stirnmung decisiva.

Una nota dell'autore ci richiama all'accenno alla У nenia del campanile У, rimandandoci ancora all'ossessionante citazione oraziana e soprattutto al ritorno del soldato congedato al paese, alla casa. E s'intende, allora, che il У feudo У и la nota villa e idea-villa, che il У ritorno У и ancora quello, drammatico, dell'anno 1919.

Prima della pubblicazione dei У disegni У L'Adalgisa (1944), Gadda non raccolse in volume se non elzeviri, prose di viaggio e di memoria, talora del tutto indipendenti dalle opere maggiori, talora У tratti У o prefigurazioni di esse: uscirono, ancora in edizioni numerate, da amatori -- e questa situazione durerа fino all'Adalgisa compresa Ц Le meraviglie d'Italia (1939) e Gli anni (1943), nella collana editoriale di У Letteratura У: di questi scritti, mentre le prose raccolte nel secondo volume saranno da tener presenti nel loro complesso per una storia dell'arte gaddiana, del primo indicheremo particolarmente al lettore (42) i capitoli milanesi o lombardi: lo studio sulla Borsa di Milano, ad esempio, le Ville verso l'Adda, la Pianta di Milano-Decoro di Palazzi, e in modo tutto speciale la Ronda al Castello, che, uscendo dalla quasi astrazione tecnicistica degli altri scritti del volume, и giа un disegno milanese (un pezzo della novella Adalgisa, poi non utilizzato nella redazione 1944 della stessa), con una nota che, oltre che fornirci ragione della terminologia militaresca adoperata nel brano in questione, ci dа notizia dell'estrazione sociale non solo di quel Bruno che appare quasi personaggio simbolico ormai nella definitiva redazione della novella, ma della Elsa che in apertura di novella troviamo colloquiante, o meglio ascoltante, di Adalgisa. (У Bruno, il protagonista, и un lavorante-macellaio: Elsa appartiene a meno ruvida categoria della societа У). Ma cТи di piщ: nella citata Nota, ricordando che il brano riprodotto nelle Meraviglie era primamente apparso nell'almanacco Il Tesoretto У (dove furono pubblicati i pezzi principali della novella), si dichiara che esso era espunto У dal romanzo inedito che si intitola Un fulmine sul 220У.

Non и notizia da trascurare: Gadda--s'и visto--cercт il romanzo fino dai suoi esordi di scrittore; non riuscм a portare a termine nessuno dei romanzi annunciati e intrapresi, ognuno dei quali--accettato o rifiutato che fosse--portт sempre l'etichetta dell'У incompiuto У.

Si puт dire, ad ogni modo, che la Cognizione sia nella sostanza incompiuta? O che tale risulti, e non diciamo all'esperto ma anche al normale lettore, il Pasticciaccio? (Qualche critico autorevole ha voluto vedere in questa serie di У incompiuti У una sorta di prassi solariana). A parer nostro, Ia Cognizione и romanzo compiuto, tale и il Pasticciaccio. Che poi Gadda sl sia portato e si porti dentro un ideale di romanzo che probabilmente non riuscirа mai a realizzare: и un dato questo della sua personalitа, forse un prodotto della sua poetica della У deformazione У. Anche lТorganismo У romanzo У и una realtа esterna, и il blocco di marmo che il cavatore apuano si trova davanti, и un'entitа da ridurre alla propria misura di scavatore-artista.

Si dirа, se mai, che tutto il lavoro di scavo, che giunge fino alla ricostruzione filologica talora degli ambienti, compiuto nella materia У societа milanese-lombarda У, и sotteso non solo al Gadda dei У disegni Уe dei racconti milanesi, ma al Gadda altresм della eccezionale invenzione del Parapagаl, e allo stesso Gadda УliricoУ.

Chi legga anche soltanto la lunga nota n.8 della novella L'Adalgisa, si renderа conto dell'attenzione che lo scrittore portava al dato ambientale, da porre sotto gli occhi del lettore ampi quadri analitici della multiforme realtа associativa della vecchia Milano e dei fatti di costume, dall'abbigliamento alla pratica sportiva; tanto da ricostruire una visione quotidiana diremmo dei riflessi dell'epoca positivistica sulla vita sociale popolare e della piccola e media borghesia. Si tratta di una documentazione ricchissima, che talora si ribalta con una certa immediatezza sugli stessi Уdisegni milanesiУ, che allora assumono, come ci avverte lo stesso autore a proposito di Quattro figlie ebbe e ciascuna regina, il carattere di un disegno su Уcartone vecchio У; ma che costituisce generalmente un materiale di laboratorio che opera attivamente sulla memoria, sulla recherche gaddiana. Nostalgia (per la patria lombarda perduta in partenza) ed ironia, o satira addirittura, si colorano e vivono per questa esplorazione compiuta sugli oggetti e sui dati della cronaca e del costume, dove trova giusta collocazione anche l'esplorazione dei dati di una cultura lombarda, anche essa presente come paradigma d'una grande civiltа e insieme soggetto e oggetto d'una deformazione ironico-grottesca.

Forse per aiutare il lettore a entrare dentro il suo У garbuglio У. Gadda ha ritenuto opportuno che nella Cognizione entrassero i У disegni milanesi У: ad impedire che qualche critico gli facesse lo scherzo di separare l'unitа della sua ispirazione e del suo mondo, distinguendo un Gadda legato alla Lombardia da un Gadda astratto da essa. Quando Gadda vorrа affrontare una diversa realtа, riprenderа quei quadri d'ambiente romano che dall'Apologia manzoniana a certe pagine del Castello di Udine abbiamo giа indicato, e scriverа il Pasticciaccio; uscendo, ma volontariamente, dalla patria Уperduta di LombardiaУ.

In altre parole, i Уdisegni milanesiУ--e non solo quelli pubblicati (44) in volume nel '44--con le note relative sono tra di loro strettamente collegati. uniti: costituiscono nel loro complesso un altro lavoro non compiuto У di Gadda: se all'accennato repertorio di costume e di vita quotidiana il lettore aggiunge le serie dei casati ritornanti, delle famiglie УbeneУ, della buona borghesia lombarda e milanese, avrа di ciт una non secondaria e non inutile riprova: di У disegno У in УdisegnoУ ritornano come eco ad eco quei nomi, coinvolti in una vicenda finanziaria (naturalmente negativa), nel dramma del У trasloco У, negli intrecci dei matrimoni nell'abitudine del У concerto У o nelle manie piщ gelosamente coltivate, ed ogni personaggio che si stacca in primo piano. Ogni У protagonista У и condizionato da quel mondo, da quella realtа sociale.

E per tutte queste considerazioni che le copie dell'Adalgisa, pubblicate nel 1944 nella collezione derobertisiana dei УQuaderni di letteratura e d'arteУ, segnano un altro momento fondamentale nella storia della produzione gaddiana.

Il fitto volume del '44--osserviamo qui che Gadda, anni dopo, ha dato una diversa collocazione a questa materia, raccogliendo nel '55, sotto il titolo I sogni e la fтlgore, La Madonna dei filosofi, Il Castello di Udine e L'Adalgisa--contiene, oltre i У tratti У giа indicati della Cognizione, almeno tre У disegni У che valgono un'analisi particolare: Quando il Girolamo ha smesso, Quattro figlie ... e ciascuna regina, Un УconcertoУ di centoventi professori, piщ la grande novella che dа il titolo al volume.

Il primo У disegno У prende l'avvio dall'improvviso, inatteso fallimento di una celebre impresa di pulizie domestiche, la У ConfidenzaУ (come chi dicesse, oggi, la У Fulgida У) e dal subbuglio e disastro che esso ingenera nel clan dei Cavenaghi. Detto fallimento, riflesso immediato di un caso di bancarotta fraudolenta coinvolgente una У Banca di MilanoУ rompe una consuetudine che и non solo pratica ma УspiritualeУ nella buona borghesia della vecchia Milano; cosм come la crisi seguita ai fatti della banca sommuove il sottomondo, quello dei servizi, spezzando una pigrizia di 6enessere nel mondo dei padroni, inselvatichendo il sottomondo nei meandri della disoccupazione.

Il dato cronachistico mette in movimento l'estro barocco-grottesco gaddiano, a delineare la УcrisiУ forse d'una УciviltаУ:

Oh confortevole aura, salubre terra e clima dell'Olona e del Lambro! oh, Sиveso! oh, pioppi! Oh! plasma germinativo della gente! Dove tu, per quanto minchione te tu sia, o anzi proprio e precisamente per quello, che ci hai nella testa un bel turacciolo, te tu ti senti tenuto a galla come un papa senta neanche darti pena nuotare: da un clima unto e fraterno, da una pиgola vivicatrice.

Come una sagace broda: o lardo sfriggente, che si strugga nelle opere, e nella padella de' civili soccorsi. Come feeders (barre alimentatrici) da cui ogni derivato circuito ripeta il flusso metallopermeante dell'elettrico. Oh! terra e aura nei mattini di lavoro! A polmoni pieni, udendo battere cianfrini lontani, te tu vi respiri e vi sguazzi in un etere elisio, perт sanguigno e luganegone, una specie di etere-lardo. Velato di fantasiose nebbie, o d'una allegante calura: tale una pittura di Tosi. Lieto di ceci e verze. Che bollono e aggallano, passato appena San Carlo, contubernali ad alcune costole di veridico porco, in pentola. Un misto di ideologie di terza mano e di calci in culo autentici, ai tempi di Spagna o di Francia: e a' miei anni la sana fatica avente nel suo punto focale un ' giambтn ', o un ' motore con valvole in testa ', e con l'osso da rosicolare, dentro, il giambone: e anche tutt'e due alla volta. Un guazzabuglio di tram, un'epifania di meringhe un rinascimento Bartesaghi, una quasi civile convivenza di salumai uricemici, di bozzolieri onesti, di elettrotecnici mazzinani: e di sballati architetti! Una bischeraggine generosa e totale, una vena romantica e brodolona, una antica luce delle torri e dei tamburi delle cupole sui poveri morti. Oh' sangue e gente delle stragi e delle ibridazioni lontane, tra ligure e gallico e langobardo e minchione, con quello spruzzo di bugie curuli in coppa a dargli il sapore e la parvenza d'una civiltа, quasi polvere di cannella sulla panna frullata!

Il Уmanzonismo У gaddiano (la У contaminazione grottesca У di cui diceva nell'Apologia) trova qui il proprio trionfo, nel delineare ingorghi e incrostazioni di У storiaУ, nel dichiarare--sotto l'aspetto formale della rievocazione esclamativa affettuosamente tesaurizzante ma nello stesso tempo ironicamente denegante--una guerra aperta alla retorica, all'untume della falsa storia, degli orpelli della tradizione, delle vittoriose sintesi sulla (46) gloria di un passato (sottolineiamo, almeno, il passo sul misto di ideologie di terza mano e di calci in culo autentici, e quello sul sapore e la parvenza d'una civiltа).

EТ un avvio, questo, che costituirа il fondale generale di tutto il volume У milanese У, quasi a dargli unitа d'ispirazione e a consentire una direttrice di lettura non frammentaria, non impressionistica, vтlta invece a recuperare dal Gadda sempre У incompiuto У la compiutezza d'un disegno, d'una concezione della vita e della storia, di cui oggi hai il precedente appoggio piщ autorizzato nel giovanile Giornale di guerra: quando ancora le spinte native sono vergini, ma giа al di sotto balena quel lampo di sospetto sulle virtщ della У stirpe У, che mette in movimento la satira gaddiana.

Come a dire, dunque, che, avendo appreso nel profondo la lezione manzoniana, Gadda seppe fin dall'inizio ricercare nella Milano in cui si muovono i personaggi dei У disegni У e di altri racconti un universale che sostenesse il suo discorso generale sulla civiltа e sulla storia. Si puт ricordare che in un elzeviro del 1936 (ora raccolto nelle Meraviglie d'Italia col titolo Pianta di Milano - Decoro dei palazzi) lo scrittore aveva tratteggiato una favoletta a dichiarare l'aspetto della cittа, chiamando a protagonisti l'Uggia e il Cattivo Gusto, e aprendo la pagina a vitalitа e umanitа solo davanti all'irrompere delle У veritа di natura У (le cibarie, il loro succo, la loro fastositа) nell'ambizioso cerchio degli У insulsi poggiтli У, dei У piщ macrocefali timpanoni di chiesa, i piщ cionchi o stenti aborti di dromedari che il secolo abbia mai visto У.

Anche nel У disegno У di cui stiamo trattando la pagina si scalda di fronte agli aspetti У minori У della vita della cittа, soprattutto di fronte alla dichiarazione dei veri У succhi vitali У:

Oh, vada, vada la nera Olona delle tintorie gallaratesi a intrefolarsi nel fiotto decumano della Vettabbia, cui rugginosi pitali decorano, alle due sponde d'un fiore- il verde e tenero fiore del basilico. Vada il Sиveso color caffи a scolarsi in trincera, nella fossa buia e profonda del Redefossus, piщ profonda del riposo de' morti: il riscavato, il re-de'-fossi. Vada, deceda lungo il settembre l'elegia lenta del I'ambro, con guardia de' suoi pioppi su specchianti ambagi, verso i pascoli rintronati di Marignano. Qui и il groppo, il nodo, qui c il plasma valido vitale della gel]te, come un coаgulo di peccati e di ... o bruna terra, sposa al seme: che ha coltre di neve, o di grani: o di fuminante letame. Popolo di pioppi meditabondi, corona di intangibili nevi.

Piщ avanti, il У vecchio facchino dal berretto scarlatto У, il У garzone del salumiere Freguglia У, il У sangue vivente delle lavandaie nei mattini gelati У, i У porcelli senza frode della cassina Mornaga У, le У materne vacche У, i У tremuli brumisti У, i У bigliettai У, le У pollivendole furbe У, i Уbovisi У. Il miscuglio delle ideologie di terza mano, gli stessi calci in culo, quella У polvere di cannella У, sono travolti dalla У veritа umana У di questi aspetti della vita quotidiana: attraverso i quali, oltre tutto, si disegna un У panorama У affettuoso della vecchia Milano, un possibile ricordo grato della cittа dell'infanzia e dell'adolescenza e, piщ tardi, del tenebroso isolamento; un tracciato che avrа il suo trionfo nella rievocazione della sua У svergognata Milano У nel racconto L'Adalgisa, quando il narratore, ospite della cantante lirica che era stata il mito povero della adolescenza si incanta, non osa Уguardarla troppo a lungoУ:

УPerchй avevo gli occhi di fuori, alla sera: sui tegoli e sui comini della mia svergolata Milano; tra i camini e i fili e i pali sbirolenti dei tetti arrossati dal tramonto caldo del luglio, o, poi, del settembre; o nell'ombre, giщ tra le viventi, cicalanti immagini di alcuni terrazzini У piщ prossimi, o lungo le ringhiere dei terrazzi sui tetti: vicini, lontani, fino al lontano tramonto. Vecchie marmitte bleu, rugginose, di ferro smaltato, fiorivano ivi di basilico la bontа perenne dei coppi: che и il ruvido, lo scuro mantello del nostro essere, del nostro vivere antico. O li ingemmavano del rifiorire d'una rosa: bianca; o rossa, piщ rossa d'ogni fastigio sforzesco. Dimesse per acciacchi e ruggine, dopo anni, dal loro ufficio minestrante. Il gran pavese delle mutande, con bindelli, e delle camiciole ad asciugare magnificava la sera, gioioso nel vento; che era uno spirare di Maestro. Galliche lame delle nubi, giа cenere, nel tumultuato occidente: cirri d'oro: di fuoco. Lontani monti parevano carovane azzurrine, chiudevano il paese della vita. Guardavo ancora, dall'altro lato, ai vecchi coppi d'un tempo, al campanile delle Ore: e, a fianco, ultimo, il sogno alabastrino della mole farsi madreperla ed ombra, sorgere e spiccarsi dall'ombra, come fiamme, le rosse (48) aguglie coi Santi: pretestati dell'ultima porpora.

Se si voglia cercare precedenti, oltre la grande lezione manzoniana per questo Gadda milanese, non и davvero necessario ricorrere agli У scapigliati У, non alla prima ondata, neppure--noi diremmo--alla seconda (quella Lucini-Dossi-Linati); e non perchй visioni nostalgico-ironiche della capitale lombarda non manchino negli scapigliati o in genere nei manzoniani minori (anche Rovani soccorrerebbe); ma perchй in questi scrittori l'idillio и limite forte, invalicabile anche dall'ironia e dalla satira. Il nome che si puт fare и quello del Porta, in cui il rapporto vita-storia и reale, come in Gadda, e la Milano diventa universo e l'intreccio invettiva-satira-ironia affettuosa si fa, come in Gadda, universale veritа.

In questa У realtа У milanese universalizzata, i personaggi gaddiani tengono in genere soltanto dell'aspetto di chi riceve, nelle pigre abitudini e attitudini d'una vita prosperosa e senza scosse, solo i momenti retorici della У civiltа У, di quella parvente che s'и visto prima. I personaggi, borghesi o У gentiluomini У e У gentildonne У, colti per lo piщ negli interni delle vecchie case milanesi, aventi come interlocutori, le gentildonne le fantesche o i garzoni o i lucidatori della У Confidenza У, gli uomini i loro affari o i loro passatempi; fermi come su un fastigio conquistato, dispensanti filantropia e gentilezza, in terrore, magari speranzoso, le gentildonne, di fronte alle cose terribili che accadono nel mondo di oggi; privi assolutamente di intelligenza, di capacitа creativa, di serietа; e naturalmente in preda al terrore, nella piщ assoluta incapacitа di reagire di fronte a qualsiasi imprevisto, fosse pure la chiusura dell'impresa di lucidatura dei parruets, o la mancanza del personale di servizio, figurarsi poi le nozze del У povero Carlo У con la cantante Adalgisa; la У povera gente, d'altra parte, immersa nel proprio mondo subalterno, accedente con furberia alla falsa e condiscendente familiaritа con le grandi famiglie. Nulla che assomigli, dunque, all'antitesi netta e pulita che poneva il Parini fra il У giovin signore У e il У villano У, sano e parco; ma anche in questo caso piuttosto un richiamo al Porta, alla dialettica portiana fra signore e popolano, il primo sempre У beccato У, ma il secondo mai idealizzato.

Nel disegno milanese di cui ragioniamo hai giа tutto quel mondo: (49) Gadda penetra nel meccanismo di quella У vecchia Milano У, sia fra le У distinte famiglie У e le У ragionative signore У, sia nel mondo degli a ari (la bancarotta della Banca di Milano), sia negli interni dove si svolge il УdialogoУ signori-popolo, sia infine nel garbuglio intricato di botteghe e garzoni e cameriere, e loro amori. Nel meccanismo del У divertimento У l'unghiata, vorremmo quasi dire l'unghiata della interpretazione della storia di tipo manzoniano, scatta ad ogni momento, attraverso la pienezza o l'inattesa sopravvivenza di un aggiunto, di un inciso: secondo la nota tecnica gaddiana per cui il Уcoro У и collocato sia per lunghe divagazioni, sia per frequenti brevissimi interventi (basti citare le У piщ ragionative signore della vecchia Milano У, le У illibate case У, l У onorato nome della cittа laboriosa У, У l'austera semplicitа palatale del nobile Gian MariaФ, la sua Уlarga veduta sociologica У). Casa Cavenaghi и, insomma, un micromondo, come le altre consimili case che nei У disegniУ troviamo e nelle quali l'aneddotica quotidiana diventa, al modo che s'и detto, storia; e dalle quali puт sempre derivarsi, motivo ossessionante autobiografico, il segno della У prudenza e della demenza domesticaУ.

Il У Nobilis Homo Cipriano de' Marpioni У и al centro del disegno milanese che reca un titolo esemplato su un verso dantesco: Quattro figlie ebbe e ciascuna regina: attorno al nobile la famiglia e l'abbondante gliolanza, ma, soprattutto, punto focale del dramma, la casa (che vuol dire il fabbricato vero e proprio, il trasloco, l'organizzazione della vita domestica), e il pensiero della procreazione dell'erede. Questo У disegno У verte su una vita d'interno assai piщ del precedente: la famiglia di Cipriano, allargatasi nella figliolanza, deve traslocare in un appartamento piщ vasto, che riuscirа a trovare in un vecchio palazzo (ma nobile, e storico) riattato: in questo interno assistiamo alla crescita delle figlie, fino al chiudersi У storico У del У disegno У con l'apparizione--finalmente--dell'erede maschio. Lo scrittore s'indugia fra i personaggi coinvolti nella casata, particolarmente sulla piccola Mapeppa (Maria Giuseppa) e sulla moglie di cipriano, dorma Giulia de' Marpioni, nel cui prospetto anagrafico avvertito una delle costanti gaddiane piщ caratterizzanti:

Donna Giulia de' Larpioni nata Periccati, e cugina Е Novati, che sono anche miei lontani parenti, dopo tutto, dato che ' la ' mia bisnonna era una Novati, mentre per parte di madre era legata ai Cavallazzi [ ] la ciccia, risoluta, ' energica, ben piantata in terra e ammanigliata anche sala d'oro, poi: corteggiatrice avveduta: oh! quanto a questo.. ' Ahimи! fanno! '. Di proporzioni enormi, purtroppo: ma questo non ne aveva col lei, poverina. Sposa e madre esemplare. Ed espertissima allevatrice di pollame (' indispensabile a una famiglia del nostro rango, diceva).

I coniugi Marpioni sono uniti fondamentalmente dal У sogno У dellТerede maschio: У un bel bersaglierone di quattro chili e mezzo У, in cui ripongono tutti gli ideali e del permanere del casato e dell'ardore patriottico (il figlio al servizio del re e della patria). E dopo le Marie, il figlio finalmente arriva: sul suo battesimo il У disegno У si chiude con i casati, le УfamiglieФ -, le ritrovi tutte, elencate e brevemente caratterizzate, nei tipi delle У rassegne У dei capitani e degli eserciti nei poemi narrativi (Ariosto, Tasso), al У Concerto dei centoventi professori:

Questi, nel giorno di domenica 28 aprile 1931 di Nostro Signore alle ore ..... , i Rusconi, i, Barnbergi, i Gadda, i Caviggioni, i Trabattoni i e l Gnocchi, I Gnecchi, i Recalcati, i Ghiringhelli, i Cavenaghi, i Pini, i Tantardini, i Comolli, i Consonni, i Repossi, i Freguglia. Coniugati fra loro, imparentati fra loro, associati fra loro. Con le fedeli domestiche Е in quel momento verso liberi ippocаstani e cieli sui bastioni di Porta Orientale, Е verso i caporaleschi madrigali della domenica: con balie, ampie e costose veli dТoro insignite dТarmille di corallo o da,taergde ambra o di filigrana, dТargento o due lobi e festante addobbo di merletti e di gale sopra il velluto color pavone del corsetto, sopra lo scarlatto grigio delle lor gonne.

Con le cuoche, gli autisti, i portinai, moglie marito e prole, con le signorine i commessi, el fatorin de studi, e i vecchi struscioni della ' Confidensa ' da lustrare i parquets, un paio di volte la settimana. Con le levatrici diplomate, (51) specialiste in Е di mano e di volto, voce e d'anima. Е

Ed ora con la 'mаchina', secondo bravamente dicono, ad aspettarli di fuori.

Li ritrovi, immediatamente portati o riflessi attraverso il parlare della protagonista, nell'Adalgisa (le У cagne У, che erano poi le У parenti acquisite У dell'Adalgisa: У cognata, suocera, donna Eleonora Vigoni ecc. У) e, piщ in generale, i Cavigioli, i Cavigioni, Biandronni, Perego, Lattuada, Maldifassi, Caviignoni, Gnocchi, Gnecchi, Borella, Ghiringhelli, Pessina, Trabattoni, Recalcati У ecc. ecc. ecc. ecc. У, e la nuova generazione: i Consonni, i Carugati, i Gadda, i Roncoroni, i Brambilla.

Attraverso le immagini della vecchia Milano, il ritornare come motivo ripetuto dei traffici, dei negozi, dei servizi, della vita spicciola quotidiana della cittа, attraverso le referenze anagrafiche e genealogiche delle famiglie e dei personaggi, con l'insistente ripetersi di quei nomi, si crea anche formalmente, esteriormente, una unitа dei diversi У disegni У, che implica anche le vicende dei Bertoloni, inserite, come s'и visto, nella Cognizione, a tentarci con la definizione per il libro tutto dei У disegni У, di frammenti, o momenti, di un romanzo, o di romanzi mai condotti a termine. Quella di scrivere il gran romanzo У milanese У era, evidentemente, l'ambizione gaddiana fondamentale fin dagli anni '30: alla costruzione del romanzo, o dei romanzi, lo scrittore veniva preparandosi attraverso una recherche confortata da rigorosi studi di costume, da analisi storiche, da esplorazioni su usi e costumi, piщ in generale sulla societа civile dell'epoca. La ricerca in appoggio alla recherche si materializza in maniera diretta ed evidente nelle note, ampie e numerose apposte ai У disegni milanesiУ, (52) nelle quali sul tracciato narrativo ed evocativo del testo spicca fondamentalmente il tracciato УideologicoУ delle persone, della societа dei tempi In questa direzione, la lunga nota n. 8 all'ultimo dei dieci У disegniФ e -- s'и visto --sintomatica: in essa Gadda, dopo averci comunicato che il marito morto di Adalgisa, il У povero Carlo У ha У radici nell'epoca positivistica У, traccia un quadro estremamente particolare di ciт che tale epoca significava nelle strutture civili di una cittа come Milano. dall'Universitа Popolare alle biblioteche circolanti, all'Unione Cooperativa, alla Banca Popolare Cooperativa Anonima di Milano; la traccia si estende qui a У costume У: divertimenti, bevande, sports, mezzi di illuminazione e i trasporto, abbigliamento maschile e femminile; in particolare son a notare i passi dedicati alle У conferenze pubbliche su tutti un po' gli argomenti dello scibile umano У, all'uso vulgato delle ricerche scientifiche, ai riflessi che costume e divulgazione culturale avevano sugli interni delle abitazioni. Ma non meno significative, per approfondire il metodo di lavoro di Gadda, appaiono le note di carattere storico, topografi

Il personaggio gaddiano nasce e prende forma da questa analisi continua, ossessionante, da questa esplorazione di una cittа e di una societа civile che costituiscono un vero e proprio micromondo nel quale le referenze intime, psichiche perfino, del personaggio trovano luce e chiarezza. Di questa pratica delle note, Gadda scriverа, nel '57, illustrando la genesi del Pasticciaccio, che esse (si riferiva, naturalmente, alle note apposte ai primi capitoli del romanzo pubblicati nel '46 sulla rivista У LetteraturaУ quasi tutte soppresse poi nella pubblicazione in volume) У orchestravano di significazioni e di motivazioni laterali, marginali, il referto schematico per quanto minutamente scenografato, del giallo У. Sulla veridicitа della definizione affidata ai due aggiunti si puт affermare che sia accettabile per il Pasticciaccio (una sola nota fu salvata, inclusa nel racconto direttamente: quella relativa al У fermo У del commendatore Angeloni). Per quanto riguarda i У disegni milanesi У, le note appaiono essenziali, come lo erano state per il Castello di Udine. Non si dimentichi, ad ogni modo che per i piщ antichi lettori di Gadda, le У note У erano sempre state un punto di riferimentoФ) preciso e produttivo anche di applicazioni alle cose (53) del tempo; e dir У nota gaddiana У significava riferirsi ad una precisa posizione verso le cose, a un modo particolare di conoscenza della realtа.

Dicevamo che il personaggio dei У disegni milanesi У nasce e si forma dalle divagazioni in nota: compresa l'Adalgisa, che, nella galleria dei personaggi gaddiani, и fra quelli che spiccano con maggior rilievo. Il lungo discorso contenuto nella prima parte del У disegno У vive, in effetti, del sottile intreccio fra il compianto della vedova e i piaceri della ricerca del povero Carlo У, i quali piaceri apparirebbero al lettore che non ricorresse alle note come una follia puramente individuale, anzichйВ legata a un uso e a un costume sociale e di ambiente: senza questo sottofondo, la significazione del personaggio Adalgisa sfuggirebbe all'indagine, e la stessa conclusione del racconto ne risulterebbe meno perspicua. D'altra parte, la forza sentimentale e ironica del personaggio Adalgisa consiste in gran parte sul fatto che le sue nozze col У povero Carlo У costituiscono una rottura del cerchio abbastanza chiuso e definito delle casate: un'estranea, popolana e cantante lirica di terz'ordine, che penetra in quell'atmosfera che abbiamo visto disegnata con singolare efficacia nel УdisegnoУ sul fallimento dell'impresa di pulizie e lucidatura, dove il rapporto col У popolo У и affidato esclu3ivamente al benevolente paternalismo e oculata degnazione delle У donne У verso il sottobosco dei bravi lavoratori e lavoratrici. Penetra liberatrice delle inclinazioni del У povero Carlo У, disegnandone come un secondo tracciato, riflesso, delle sue innocenti manie.

Ora, tutto ciт puт avvenire con la grande credibilitа affidata alla pagina solo perchй Gadda ha creato nella sua esplorazione di Milano il senso di una storicitа reale, inerente ad ogni attimo o gesto del personaggio.

L'Adalgisa va letta, insomma, come un libro unitario: abbiamo prima detto come un Уromanzo У compiuto, testo e note. Nella titolografia gaddiana, che costituisce si potrebbe ben dire uno dei garbugli piщ evidenti del gaddismo, il libro dei У disegni milanesi У и stato unito, nell'anno 1955, alla Madonna dei Filosofi e al Castello di Udine, a formare un solo libro intitolato I sogni e la fтlgore. Il collegamento istituito dall'autore, (54) per simiglianza o antitesi, non vuol essere ignorato, allusivo com'и di una condizione autobiografica storicizzata con accanita ricerca all'interno degli umori personali, della personale malinconia, della rabbia, della follia irruente, e all'esterno, nella realtа da deformare, nei miti da dissacrare, nella memoria da riconquistare a storia. Della У storia У nemico, dunque, come s'и detto piщ volte, cioи della pseudo-storia, Gadda riconquista una storia autentica, di sapore e valore manzoniano, distrugge la realtа liberandosi dalle ambagi del sogno, e sogno e realtа supera nel raccontare degli altri come di sй attraverso una capacitа analitica mai repressa o reprimibile, che lavora, con un fiato senza pari, sulla memoria.

Il decennio che separa la prima edizione dell'Adalgisa dalla pubblicazione delle Novelle dal Ducato in fiamme, grosso modo corrispondente alla continuazione del periodo della permanenza fiorentina (che durт fino al 1950) e ai primi anni di quella romana, puт essere indicato come quello della maturazione del Gadda piщ noto, piщ celebre, l'autore dei racconti e del Pasticciaccio. In termini piщ propri lo indicheremo come il periodo della preparazione del У giallo У di Via Merulana, della ripresa e conclusione di un racconto fra i maggiori, San Giorgio in Casa Brocchi (1931-52) e della pubblicazione, nel '49, dello scritto Come lavoro, la piщ autorevole prefazione a tutta l'opera gaddiana.

In questi anni '50, tuttavia, prima delle Novelle dal ducato, giunge a compimento (1952) Il primo libro delle favole, una raccolta assai diluita nel tempo, da cui conviene prendere le mosse per proseguire il nostro discorso. Le У favole У, infatti son da datare 1939-52: dal primo saggio che l'autore ne fornм per l'almanacco letterario Il Tesoretto all'uscita del volume, che esattamente s'intitola Il primo libro delle favole, particolarmente notevole quest'ultimo per un'ampia nota bibliografica in stile У italiano antico У--lo stesso delle favole--che costituisce un secondo momento importante d'autobiografia gaddiana, carico d'umori non meno di quanto lo fosse la scrittura premessa al Castello di Udine. (55)

Qui, al di lа del gustoso divertimento affidato alla scrittura, troverete un riflesso evidente della vita e delle consuetudini dell'autore durante il corso della permanenza fiorentina. Che assomiglia molto--come s'и prima accennato--ad un У esilio У; che e la selvatica dimora di Via Emanuele Repetti 11, tante volte negli anni successivi rievocata da Gadda, e insieme la civile frequenza di un ambiente di cultura quale non s'и piщ avuto in nessun centro del nostro Paese. Quest'ambiente era in primo luogo, come raccolta abbastanza eclettica ma unita da una comune fede nei valori letterari e artistici, e soprattutto da una fedeltа, se volete abbastanza aristocratica ma senza dubbio solida e operante, a valori civili, a quei valori civili che il fascismo aveva calpestato e tentato in ogni modo di distruggere, la rivista У Letteratura У. Non a caso la redazione della rivista aveva la sua sede al Gabinetto Scientifico-letterario Vieusseux; dove Eugenio Montale, cacciato dal regime dalla direzione, era tuttavia cТи casa, con la direzione del solariano Alessandro Bonsanti: e dove spesso potevi trovare i non fiorentini, come Gianfranco Contini, Giuseppe Raimondi ed altri. Un'estensione di quest'ambiente l'avevi in un celebre caffи fiorentino, che pareva avesse riassunto almeno in parte la funzione che aveva avuto ai tempi della У Voce У, le У Giubbe Rosse У centro di riunione, oltre che degli scrittori di У Letteratura У, di quelli dell'ermetico У Campo di Marte У (dove altre favole gaddiane uscirono nel gennaio del '39), e dove spesso conveniva Giuseppe De Robertis, dal '39 alla cattedra di letteratura italiana della facoltа di lettere, con gli allievi piщ fedeli. Questa linea di civiltа letteraria doveva proseguire al momento della liberazione della cittа dai nazifascisti: ancora per impulso di Bonsanti e con la collaborazione di Montale e di Gadda, apparve Un giornale letterario У Il mondo У (poi У Il mondo europeo У), dove gli stessi nomi si ritrovarono, e perfino fu tentata la fondazione di un circolo culturale, У Il lauro У, per il quale Gadda tenne la conferenza su У Psicanalisi e letteratura У.

In questo ambiente, prima e dopo il disastro della occupazione e dei cannoneggiamenti tedeschi, Gadda ritrovava forse un clima che, seppure (56) non poteva placare i suoi umori e i suoi scatti di lucida rabbia, li creava attorno almeno un ambiente di comprensione e quasi di gelosa adozione. A questo ambiente si richiama non solo l'assunzione in senso autobiografico di modi del fiorentino parlato, cui giа accennammo, ma nel loro complesso le Favole. Il fiorentino antico, in un'accezione generica che va dal Tre al Cinquecento, и per l'appunto la lingua delle Favole, cosм come il loro taglio sta fra il Novelli1lo e Leonardo da Vinci.

Qual и l'intenzione У morale У del Gadda favolista? Tenendo presente il periodo di composizione, il lettore vedrа da sВ come naturalmente gli umori gaddiani si rivolgessero sia alle viltа e alle piaghe del ventennio fascista, sia alle piaghe e alle viltа del periodo '44-'45; ma soprattutto alle viltа, di cittadini semplici e di letterati, ed anche alle У disgrazie У degli uomini di cultura di fronte ai giuochi dei politici. Dal punto di vista della composizione, addirittura, le Favole rendono distintamente i due momenti, separati dagli anni piщ difficili, da una incapacitа, tante volte in diversi luoghi rilevata da Gadda, di lavorare (У E da ultimo io vi dirт che per piщ anni, allora che venne a piaga ogni gavтcciolo, ch'io non potetti avere animo a le favole poi che di detta pestilenza io n'ebbi doglia non piщ creduta et angoscia, e tribulazione infinita: e non ho genio a ciт calar di quelle, o memoria, e si le tolga 'l dimonio У).

Frammento su frammento, insomma, quegli anni gaddiani si ricostruiscono, e le Favole segnano il punto d'un comporre abbastanza distratto e svagato, e paiono quasi fatalmente accettare un destino di scrittore per pochi, per quei pochi У intendenti У che per l'appunto circolavano attorno a Gadda negli anni fiorentini. Anche l'interruzione del San Giorgio in Casa Brocchi significava qualcosa; infine, anche il Pasticciaccio nella sua prima redazione pareva dovesse tener dello stesso destino: frammentario, incompiuto, di scarsa circolazione fra lettori amici e У intendenti У.

E proprio in questi anni, per di piщ in quell'ambiente circoscritto di Уgente seriaУ che abbiamo indicato--la cui esistenza e presenza sembra quasi voler indicare alla rabbia costante di Gadda piщ forte il peso ... del У fascismo У e del suo peso determinante nella distruzione dei valori che ci sarebbero -- che si matura un nuovo (57) grande sfogo gaddiano, che troveremo ben delineato, prima che nella trasposizione fantastica del Pasticciaccio edizione definitiva, nello scritto Come lavoro, ultimato nel 1949 e pubblicato sulla rivista di Roberto Longhi, У Paragone У, nel febbraio del '50.

La risposta gaddiana alla proposta longhiana porta, nei confronti della replica che vedemmo al referendum solariano, il peso di una nuova tragica esperienza, che ha messo molte cose in chiaro circa le pseudo-storie e le retoriche e i У buoni sentimenti У, e che consente allo scrittore, puт partendo da notazioni d'autobiografia, di allargare il discorso, e il giudizio, a un'epoca, di piщ a una У condizione umana У. Il discorso, all'inizio, riprende per l'appunto ancora dall'infanzia, dai vecchi sogni, dalle tragiche delusioni, che abbiamo visto in prima fase annotati nel giornale di guerra, in seconda fase, piщ matura, addotti a disciplina conoscitiva eccezionale nella Cognizione. E delinea in se stesso la У vicenda oscillante d'uno spirito fuggitivo e aleatorio, chiamato dall'improbabile altrettanto e forse piщ che dal probabile: da una puerizia atterrita e dal dolore e dalla disciplina militare e di scuola delibante poi verso il nulla, col suo tesoro d'oscuritа e d'incertezze У; aggiungendo che У il deflusso parallelo della mia vita e non vita ha reliquato, sм sм reliquato, frusaglia piщ o meno inutile, alle sponde del tempo consunto У, concludendo la proposizione per la propria dichiarazione su come lavora con una malinconica allusione al suo Уtascapane di soldato, di ferito У. Il discorso sui condizionamenti che la realtа esterna pone al libero sviluppo dello spirito raggiunge in questa prosa di Come lavoro il piщ alto momento di consapevolezza, offrendo la chiave piщ autorevole per una lettura non superficiale del romanzo che stava nascendo in quegli anni, il Pasticciaccio:

"Ognun di noi mi appare essere un groppo, o nodo, o groviglio, di rapporti fisici e metafisici: (la distinzione ha valore d'espediente). Ogni rapporto и sospeso, и tenuto in equilibrio nel ' campo ' che gli и proprio: da una tensione polare. La quale, и chiaro, puт variare d'intensitа nel tempo, e talora di segno: puт spegnersi. Accade che tanto l'operazione conoscitiva, cioи lo stabilirsi del suddetto rapporto, quanto gli impulsi (espressivi) che ne vengano liberati alla (58) pagina, siano perturbati dal sistema storico (e gnoseologico) ambiente, da accadimenti del tutto esterni al processo analitico-sintetico che costruisce il testo, che intesse il tessuto del testo. In parole povere: i fatti registrati da una biografia esterna e, in modo piщ lato, da una storiografia dell'ambiente, sovvertono in misura orrenda, fino qualche volta ad annientarle, nobili costellazioni d'agganciamenti interni, dovuti all'operositа nativa dello spirito. Fatti fisici urti e strappi, lacerazioni del sentire, violenze e pressioni dal ' di fuori ', ingiurie e disturbi del caso, dagli ' altri', coartazioni del costume, inibizioni ragionevoli e irragionevoli, estetiche ed etiche, dal mondo non nostro eppure divenute nostre come per contagio, voi vedete, pesano siffattamente sull'animo, sull'intelletto, che l'uscire indenni dal sabba non ci и dato. Non mi и dato affermare. La limpiditа naturale dell'affermazione piщ nostra, piщ vera, и devertita ed imbrattata in sul nascere. Una mano ignota, come di ferro, si sovrappone alla nostra mano bambina, regge senza averne delega, il calamo: lo conduce ad astinenti lettere e pagine, e quasi alle menzogne salvatrici.

Di qui la precisa posizione che l'atto espressivo non и unilaterale, У non и concepibile per sйУ, и bensм il sintomo У У di quella polarizzazione che ho detto: quella che si determina fra l'io giudicante, la cosa giudicata: fra l'io rappresentatore e la rappresentata У; e conseguentemente: У l'attore del giudizio e la cosa giudicata, lo scrittore e la scritta, il narratore e la narrata, e' stanno fra loro come combattenti in duello di cui l'uno si creda aver sospinto al muro (acculВ au mur) il rivale. Il giudizio, la rappresentazione, la Vorstellung (il duello) non puт celebrarsi, и ovvio, senza il coesistere e il convenire dei due У. E nel duello, non sempre vince l'autore del giudizio, lo scrittore, il narratore; spesso vince l'altro contendente.

Un'impostazione del genere fa giustizia in primissimo luogo del concetto dello scrittore--vate (У Era attribuito al vate, volo d'aquila sopra le miserie degli uomini: piщ raramente di falco. Cigno era di diritto, per nascita. Talvolta era salutato leone. Le stesse qualitа morali, vere o supposte, dello scrittore-leone venivano orchestrate da un biografismo solerte, cosм felicemente cieco le piщ volte, che il suo zelo riusciva ad accreditare l'esistenza, nel leone, d'una particolare quadratura, magnanimitа di senso, fermezza di proposito, e incoercibile tendenza a sacrificar la pelle alla patria У), fa giustizia ugualmente di qualche momento di debolezza nei confronti (59)del Carducci che abbiamo visto in certo Gadda; si rivolge in polemica contro la У retorica dei buoni sentimenti У, che и У l'erba fine che induce la nostra lingua in salive e mena per pagina le penne У, e che gli appare non altro У se non il relitto, il guscio voto, d'una storia bugiarda: quando non addirittura d'una storia mancata У. Il barocco gaddiano deriva e discende da queste premesse: У la falsitа frusta o melensa d'alcuni ideogrammi regolamentari mi astringe a tentar d'inscriverne altri sulle pareti dello speco, piщ adeguati a conoscenza: tali, almeno, che non appaiano menzogna in sul nascere У.

Storicamente, questa tranche di poetica gaddiana s'inscrive sotto il segno della rinuncia ad inventare la chiarezza nelle cose quando la chiarezza non cТи, la solaritа quando il sole non и presente in cielo; e quindi nel segno della polemica contro chi vede sempre e tutto chiaro, in se stesso e nelle cose, che s'inventa una stabilitа nell'instabile, una forma tutta perт fetta nell'informe, una normalitа nell'anormale.

Una impostazione come quella qui proposta da Gadda muove ugualmente in polemica contro gli idoli della У normalitа У e dell'У equilibrio У; e consente all'autore di riprendere in modo insieme piщ deciso e piщ maturo quell'inizio di discorso, anzi piщ che discorso impressione diaristica, sul У male oscuro У, sulla У nevrosi У, che aveva iniziato, sperimentando su se stesso, negli anni del Giornale di guerra.

Gioverа a questo punto ricordare che questo discorso era giа stato portato ad eccezionale livello nella Cognizione: in Come lavoro Gadda ci offre di esso le premesse e la consapevolezza scientifica, scendendo in campo decisamente contro la concezione dell'esistenza dell'uomo normale, e con estrema felicitа d'espressione indicando che ... il cosiddetto ' uomo normale ' и un groppo, o gomitolo o groviglio o garbuglio, di indecifrate (da lui medesimo) nevrosi, talmente incavestrate (enchevetrйes), talmente inscatolate (emboitйes) le une dentro le altre, da dar - coаgulo finalmente d'un ciottolo, d'un cervello infrangibile: sasso-cervello o sasso-idolo: documento probante, il migliore si possa avere, dell'esistenza della (60) normalitа: da fornire ai miei babbioni ottimisti, idolatri della norma, tutte le conferme e tutte le consolali di cui vantio in cerca non una tralasciata.

Tra queste, l'idea-madre che quel sasso, o cervello normale, sia una formone cristallina elementare, una testa d'angelo di pittore preraffaellita: mentre и molto piщ probabilmente, un testicolo fossili2:zato. In realtа, la differenza tra il normale e lo anormale и questa qui: questa sola: che il normale non ha coscienza, non ha nemmeno il sospetto metafisico, dei suoi stati nevrotici o paranevrotici . . .

Nella conferenza Psicanalisi e letteratura, del 1956, Gadda aveva tentato, in relazione a questi problemi, una difesa della psicanalisi, che in quella data acquista un valore notevolissimo (quando ancora la frequenza dei maestri della psicanalisi non era ancora diffusa in Italia, quando non ancora era diventata--come oggi ci pare lo sia--una moda, troppo spesso corrispondente ad un'orecchiatura di Freud e compagni), insistendo sia in generale sul fatto che la psicanalisi non и pericolosa per la societа come scienza in se stessa, che la societа non и infelice perchй la psicanalisi esiste, ma perchй la psicanalisi smonta il fantoccio e lo dimostra pieno di segatura; sia in modo piщ particolare affrontando il rapporto genitori-figli (su cui ritornerа in uno scritto del '68, giа citato, apparso su У Paragone У e precisando che esso non и mai idillico come У certa edificazione semplificante vorrebbe darci a puт bere У, e aggiungendo che il У sentimento У non si fonda sulla У retorica dei buoni sentimenti У, ma su quell'aggrovigliato complesso di cause e concause biologiche e mentali che Freud ha tentato appunto di sgrovigliare, di portare sulla tavola e sotto il riflettore spietato dell'analisi. Anche in quell'occasione, la polemica gaddiana si volgeva contro la У tarda paviditа della mente У, la У mora esosa del pensiero У, che si travestono spesso da У decoro У, che diviene У inane ritrosia, stucchevole accademia У. E ricordava, lo scrittore, come У le tragiche esperienze, le risultanze neurologiche di due guerre... hanno riconfermato la sostanziale veridicitа У delle dottrine darwiniane, della У teoria delle localizzazioni cerebrali affacciata da Gall У.

Nei due casi, dunque, nei due scritti, un'identica foga polemica contro la У retorica dei buoni sentimenti У: un malanno che lo scrittore aveva (61) sperimentato su se stesso, un dato negativo sul quale finiva per riposare il dato positivo della instancabile ricerca di conoscenza, che i recenti avvenimenti tragici della guerra e del nazismo e del fascismo avevano comprovato esser piщ necessaria che mai.

Questa carica culturale gaddiana, questa sua poetica che da lontano si prepara (non sarа inopportuno ricordare ancora quell'inizio sintomatico dell'ormai lontana Apologia manzoniana: У La mescolanza degli apporti storici e teoretici piщ disparati, di cui si finse e si finge tuttavia il nostro bizzarro, imprevedibile vivere, egli ne avverti la contaminazione grottescaФ) e che negli anni decisivi del Pasticciaccio si presenta come definita e maturata dall'esperienza, esplode nello scrittore non solo in differenti momenti, ma a livelli diversi: finora--anni '46--i livelli У alti У e forse и meglio dire У decisivi У sono stati e sono il giovanile Giornale di guerra, 1'Adalgisa, la Cognizione del dolore, il Pasticciaccio. Ma и difficile, impossibile forse, comunicare sempre alla pagina la tensione di quella carica, innestare il duello scrittore-realtа in un contesto di permanente tensione, nВ si puт pretendere che l'esercizio della memoria non abbia le sue intermittances, che sempre resista attivo vuoi nei modi della У lirica У, vuoi in quelli della satira.

Ecco perchй Gadda ritenta, in tempi diversi, la prova del racconto alla maniera resa classica da una tradizione europea ottocentesca e di primo Novecento: esempi non molto numerosi, vediamo, anche se spesso di altissima resa,--e Gadda, sia nella raccolta del '53, Novelle dal Ducato in fiamme, sia nella posteriore del '63, non separerа mai questi momenti dai frammenti di romanzo tratti da La meccanica e dalla Cognizione, nй mai rinuncerа a inserire nelle sue raccolte narrative pagine o impressioni piщ direttamente autobiografiche o almeno ispirate alla grande avventura giovanile della guerra: come a voler riproporre al lettore, che rischiasse per conto suo evasioni dalle direttrici di fondo dell'evoluzione dell'arte gaddiana; il filone unitario del suo sviluppo, le ragioni univoche della sua poetica; invitarlo a non separare il narrato oggettivamente concluso (62) in sй e come tale perfettamente riuscito da tutto il giuoco У saggistico У delle allusioni, delle divagazioni, dei ritorni su se stesso. Ed и opportuno avvertimento, questo: chй potrebbe capitare al lettore che si lascia irretire dalla misura narrativa perfetta di certi racconti di restar perplesso, o incapace di capire a fondo, di fronte a una allusione che improvvisa gli balena, magari due righe velocissime, nel corso di una vicenda che in modi classici di narrato si sta sviluppando. Con ciт non vogliamo affatto affermare che il racconto gaddiano non si possa leggere a sй, pezzo in sй compiuto, con la sua logica e il ritmo studiato e talora perfetto dei suoi sviluppi; ma che, a capire meglio, a entrare piщ a fondo nelle ragioni del narrare gaddiano, quella poetica che egli stesso ha delineato, quella sua carica culturale che s'и detto, и indispensabile.

Anche in un racconto come San Giorgio in Casa Brocchi, che nel genere и tra i perfetti, dietro le immagini della stupenda apertura del narrato, che sono dell'anno У 1928 p.C.n. У, non cТи tutto il discorso che Gadda ha precisato, come artista e come uomo--poetica ed esperienza-- fin dai suoi inizi di scrittore У milanese У? E il tracciato della cultura e delle abitudini di lettura del conte Agamennone--tra una giovanile lettura dei Miserabili e un suo bazzicare la letteratura delle Уresponsabilitа sociali У e il У piщ maturo У approdo alle idee della У PerseveranzaУ--non richiede l'aiuto delle note, e piщ e meglio del senso e significato di esse, dell'Adalgisa? Per non dire della contessa У filantropa У e degli studi classici del contino Gigi.

Perder di vista questa necessitа di non separazione puт significare, alla fine, un ritorno della tentazione di collegare direttamente almeno questo Gadda alla tradizione milanese e lombarda degli scrittori di racconti, dai primi Scapigliati al Verga; perfino il senso piщ riposto della vena satirica gaddiana (si pensi al libro o У trattato У che il conte Agamиnnone Brocchi sta scrivendo come guida all'entrar della vita per i giovani delle piщ cospicue famiglie) puт finire per perdersi. Anche se l'evento racchiuso nel ritmo del racconto puт rientrare in quella tradizione: e si capisce benissimo che il connubio fra il contino Gigi, archetipo del giovane delle piщ cospicue famiglie, e la cameriera Jole, ragazza degli anni '30, и fatale e ineluttabile. Ma si guardi soprattutto alla diva,,.. ione di tipo gaddiano piщ importante del San Giorgio, quella su Cicerone, e l'incontro assurdo del De Robertiis con la У pettinata У traduzione di Giulio Carcano dell'Amleto shakespeariano.

Quel che dа carattere diverso al Gadda scrittore di racconti и, se mai, l'accettazione della tradizione del fatto, dell'azione dei personaggi: che non sono piщ colti nell'immobilitа del loro monologare, pensare, tutt'al piщ dialogare, che era tipico soprattutto dei У disegni milanesi У; ma che si muovono, compiono atti, in un intreccio che a volte sembra respingere in margine le divagazioni. Ma queste riprendono subito la loro funzione primaria, innestate nel ramo principale di quella che abbiamo indicato come carica culturale gaddiana. Si veda, altro esempio, il racconto Socer generque, del 1947: si rifletta alla caratterizzazione У divagante У e Уletteraria У della signorina Eleonora:

"Garbo, gentilezza, spirito, erano in lei: parlava molto bene le tre lingue, magnificamente il francese. Aveva soggiornato fuori, sin da bambina, per anni. Leggeva Colette, Gide, Proust, Mauriac: qualunque discorso era possibile con lei, riguardose perifrasi non erano neppure da mettere in cantiere, salvo il caso d'altre, gentili o minorili presenze. Con lei si poteva parlare imeramente del duce, del re, del papa, di Oscar Wilde, del general C.aneva, del naso della duchessa d'Aosta madre o delle idiosincrasie sessuali ..., senza incorrere nella censura nemmeno d'uno sguardo, d'una parola di sdegno simulato l'opposto proprio di quell'accademico d'Italia che avendo udito, nel suo studio alla Farnesina, il nome di Freud, sbirciт da sopra gli occhiali in abbandono il pericoloso ospite, sospirт: ' bbи, cambiamo discorso. La scarcassata macchina aveva preso allora l'abbrivo, come un'auto che saetti giщ senza freni da o Stelvio o giщ dal Mandriolo in profondo: bи, con lei, con la signorina Eleonora, si poteva dirlo ' mi pare che stiamo andando a remengo ', senza tema e senza rischio di offendere al suo 'amor patriottico, o di qualunque altro chiodo che ne facesse le veci. Gli argomenti mauriacchiano proustiano-gidiano-freudiano, poi, erano all'ordine del giorno un po' tutti i giorni, e d'un allegro sorriso...

La collezione gaddiana dei У raccontiФ si arricchisce negli anni del secondo dopoguerra di testi importanti, e vede in essi coinvolte tutte e (64) tre le residenze gaddiane: Milano, Firenze, Roma, anche se il titolo della raccolta del '53 vuol sottolineare la preminenza della residenza fiorentina, il У ducato in fiammeФ appunto (le fiamme della seconda guerra mondiale). Ne il riferimento alle У residenze Уи casuale, o puramente indicativo: nei racconti scritti in anni diversi e nelle diverse sedi puoi infatti osservare la capacitа dello scrittore di riflettere non solo l'epoca in cui il racconto и collocato, ma il У clima У della sede in cui esso ha svolgimento.

Anche nei racconti prosegue, instancabile, l'ostinata, talora rabida, analisi gaddiana della Уrealtа У; i momenti di distrazione, rari, gli ritornano, se mai, dal ricordo dell'ormai giovanile e lontana esperienza di vita militare.

La realtа contro la quale Gadda, il У duellante У, si incontra e scontra и ancora, nei racconti, una realtа meschina, borghese: и stato piщ volte osservato dai critici. Puт essere osservazione esatta, se si tien conto di quanto lo scrittore ha dichiarato a proposito dello scrittore--vate e del suo opposto nello scritto Come lavoro. Certo, nel corso degli anni, di racconto in racconto, gli У interni У non mutano, come non mutano i personaggi: gli interni sono la casa, il villino, la У pensione famigliare У, i personaggi sono commendatori e conti, capitani, distinte signore e gentildonne, o, nel popolo, garzoni e servitori, bruni ragazzi romani che ricordano У i piumati bravi la cui adolescenza risfolgora e le sottili spade posano, alla tavola del gioco, nella tela secreta del Caravaggio У. Ma --sembra replicare Gadda--dov'и la misura dell'eroismo? non si trasforma essa, incessantemente, nella У retorica dei buoni sentimenti У? E non и essa retorica che semina rovina e lutto? L'azione demistificatoria gaddiana unisce e raccorda, in base a queste veritа, il meschino del contemporaneo col meschino del classico: ne derivano quegli inserti dello У scherzo У sui classici, anche quelli amatissimi, nella meschinitа contemporanea: dal citato Cicerone padre dell'Уetica У che abbiamo visto nel San Giorgio in Casa Brocchi si puт passare, con un salto di anni, ai due inserti contenuti in Accoppiamenti giudiziosi (1958), dedicati l'uno a donna Giulia Manzoni de' Beccaria sulla effettiva paternitа del У suo diletto Lisandrino У--si tratta di un inserto velocissimo, per paragone con una situazione contemporanea--, l'altro al Foscolo, assai ampio, dov'и giа lo spiritaccio (67) che, nel '67, lo condurrа a portare sulle scene quella У( conversazione a tre voci У intitolata Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo, dove lo scambio continuo fra retorica del passato e retorica del presente и condotto al massimo di efficacia e di satira. Il nemico principale и ancora la pseudo-storiaЕ

Anche nel giuoco dei rapporti umani la dissacrazione gaddiana и evidente, quasi in ogni racconto; e se vi и eccezione, la trovi soltanto lа dove non si tratta di rapporti famigliari, di parentela, come nel Club delle ombre (1949), dove la vicenda, inusitata, di una insegnante di storia dell'arte che trova il У bacio di giovinezza У, la giovinezza verde, in un innocente rapporto con tre suoi allievi, libera un Gadda rasserenato e come fuori del mondo. Ma in questa vicenda non vi sono nй conti, nй cavalieri, nй commendatori, nй ragionieri, nй madri ambiguamente idolatranti il figlio, nВ padri cretini che pensano di sistemare l'avvenire dei figli con secchi schemi di luoghi comuni. Ci sono dei giovani: soli, come se fossero fuori del mondo. La У retorica dei buoni sentimenti У ancora non esiste, e lo scrittore puт ritrovare il candore di certi suoi appunti giovanili dei primi quaderni del diario di guerra.

La situazione esterna dei racconti di Gadda puт esser cosм schematizzata (ci basiamo sull'edizione definitiva del 1963: I racconti. Accoppiamenti giudiziosi):

Giunti a questo punto, dovremo notare l'assoluta assurditа di un discorso generale sulla tecnica compositiva del У racconto У gaddiano: le figure compositive sono le piщ varie e diverse: la tentazione, se mai, sarebbe quella di distinguere il racconto vero e proprio, ben organizzato in tutte le sue parti, con precisi rapporti fra personaggi, intreccio, catastrofe, dal frammento di romanzo. Tuttavia, attraverso le diverse sistemazioni editoriali della materia narrativa non figurabile come У romanzo У, Gadda ha sempre di proposito impedito il passare d'una simile distinzione: facendo in modo, intanto, che la linea della Cognizione trascorresse dall'Adalgisa alle Novelle dal Ducato in fiamme ad Accoppiamenti giudiziosi, autorizzando in un certo senso una definizione di У raccontoУ per i suoi elaborati che andasse al di lа dello schema tradizionale: ammettendo, in altre parole, che gli ingredienti У intreccio У, У catastrofe У e simili potessero aver luogo sia nella costruzione piщ composita e У tradizionale У del У raccontoФ in terza persona (senza mai, come s'и vistoФ-in due personaggi. )Е

(59) Anche il libro che doveva fare di Carlo Emilio Gadda uno scrittore di successo apparve su una rivista di pochi lettori e fu lettura di pochi per un decennio: Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana, infatti, fu ancora pubblicato nella rivista УLetteraturaФ, che, dopo la seconda guerra mondiale, aveva ripreso con grande coraggio, e con la fiducia e l'abnegazione tipiche di Alessandro Bonsanti, le proprie pubblicazioni Il romanzo gaddiano apparvero dal fascicolo di gennaio-febbraio 1946 al fascicolo novembre-dicembre dello stesso anno: cioи nei fascicoli 26, 27, 28, 29, 31 (quest'ultimo, in realtа, fu stampato solo nei primi mesi del 1947). Il silenzio attorno a questo nuovo prodotto dell applicazione gaddiana ..., se 51 pensa alle polemiche e alle discussioni che negli anni '46-'47 si accesero attorno al rapporto fra arte e realtа, alla questione della letteratura narrativa, al realismo e al neorealismo posti a confronto e conflitto con la letteratura pura e l'arte pura e il decadentismo Neppure le ipotesi gaddiane sul linguaggio, che abbiamo visto espresse in anni giа lontani e che col Pasticciaccio venivano calate, perт (68) cosм dire, nella realtа della creazione artistica trovarono echi nell'accennato contesto di discussioni: e furono forse primi i vecchi e fedeli lettori di Gadda a pensare che anche la nuova produzione dello scrittore lombardo dovesse restare У segreta У, come era accaduto alle grandissime pagine della Cognizione del dolore. E forse pochi ancora s'erano accorti che il romanzo У giallo У d'ambiente romano proseguiva, sotto forma diversa, con diversi ingredienti, il discorso iniziato, o portato ad eccezionale altezza, nel romanzo precedente. Il Pasticciaccio era nato in quegli anni che videro al trionfo della bestialitа fascista seguire la disastrosa guerra, la distruzione delle cittа, la fame, il freddo, la doppia paura delle bombe dal cielo e della deportazione per opera dei nazisti. Lo scrittore stesso ha rievocato la pena di quegli anni, nel 1957, quando il Pasticciaccio uscм in volume e conquistт i lettori:

Non si udiva ancora il cannone, a Firenze, nel marzo del '44. La sua voce si sarebbe approssimata a grado Q grado piщ tardi, ogni notte un poco piщ, nel giugno. I bombardamenti a tappeto, tappetini lungo la ferrovia avevano mezzo diroccato certe case, polverizzato altre, nei dintorni immediati di via Repetti [la via dove Gadda abitava durante il soggiorno fiorentino e che и una traversa di Viale Mazzini, a pochissimi metri dalla ferrovia Firenze-Roma, all'altezza della stazione del Campo di Marte]. Il mio misero terzo piano tre locali pieno di libri e dl polvere, con le piastrelle giа bilicanti da sempre sotto i passi era stato rintronato a dovere: il tetto reso a crivello dai sassi, dalle schegge. Una scheggia di ventidue chili di ferro tutta sfrangiata, e tutta arricciolata la frangia dalla diruzione esplosiva, s'era posata sul letto ove avrei dovuto esser io, se non avessi preso ll due di coppe dopo la prima volta, voglio dire dopo il primo di codesti scherzi (23 settembre 1943). Avevo, nel marzo '44, avevo cinquant'anni sonati: ventisei di piщ di quanti ne aveva lo sposo novello Giosuи Carducci nel marzo del 1859: di quanti ne avevo avuto io stesso nel Carso o in riva all'Isonzo, durante la villeggiatura del 1917. Uscivo di villa che erano le sette: cercavo nella solitudine paurosa della campagna, in direzione di Ponte a Ema, di Badia a Ripoli, o verso il cimitero dell'Antella, uno scampo al pericolo sempre incombente (tutti i giorni, alle undici, Liberatori nel cielo, diciotto o trentasei, o settantadue) nonchйВ a quell'altra minaccia, di certe facce. Male affagottato in un vecchio soprabito, denutrito, esausto, dopo pochi chilometri posavo su dl un rialzo del terreno in cui si affossava la strada o la stradiccia respiravo nel sole, quasi implorandone alcuna medicina alla fame, al gelo della (69) persona delle ossa. Mi pareva che Dio, dopo aver visto fucilare i miei fratelli, dopo avermi concesso di udire, atterrito, il crepitio delle scariche, gridasse dall'alto: Уdove vai, imbecille? УL'Annona del Comune, a onore del vero, mi largiva un ovo fradicio ogni due mesi, l'unico mezzo di cui il Comune disponeva per farmi rivomitare, con un po' di succhi verdastri, quel nulla di cui durante due mesi di funzionamento della carta annonaria, mi aveva opinato lo stomaco.

Nella rabbia, nella disperazione, sognavo tartufini: pollo in gelatina sognavo. Macchй. Dalle mie scarpe rotte, dalle stanche, lente, acciabattate fughe di allora, и nato forse a contrasto il pezzo dei sandali e degli alluci apostolici nel giallo pasticcio dell'edizione in volume. E poi un problema estetico, ed etico, mi ha sempre scavato l'anima: a me, sм, che verini imputato di calligrafismo, di barocchismo. Qual и il grado di adesione interna, di accensione intima nei confronti del tema, che induce ad opera l'artista, che gli guida la mano sulla tela?

Questa voce di Уcalligrafismo У e di У barocchismo У puт essere, forse, una delle cause che spiegano il silenzio attorno alla nuova grande operazione gaddiana che stava nascendo: solo nel '57, quando il Pasticciaccio uscм in volume, molti critici e lettori si accorgeranno che in fronte a questo nuovo libro, come giа in fronte alla Cognizione, stava scritto У L'obolo che pagherт a Caronte si chiama dolore У.

La storia esterna del Pasticciaccio, dunque, и tutt'altro che secondaria e trascurabile: intanto, secondo l'uso gaddiano, alcune delle puntate del romanzo quali apparvero su У Letteratura У erano accompagnate di note, che secondo l'opinione dell'autore, У nel suo intento, o ad onore del vero in una sorta di incontenibile ed esplosiva urgenza del suo animo 1945-1946, orchestravano di significazioni e di motivazioni laterali, marginali, il referto schematico, per quanto minutamente scenografato, del giallo У; anche tali note dovevano forse perpetuare nel lettore o nel critico la tesi di un Gadda scrittore difficile, e nient'affatto romanziere. Quando il libro fu preparato per l'edizione del '57, tutte le note, meno una, furono soppresse: quell'una incorporata nel contesto della narrazione и quella dedicata al commendator Angeloni, l'indimenticabile personaggio celibe e malinconico del romanzo, il У periodico visitatore, in ora chiara, della cappella Contarelli (70) a San Luigi de' Francesi a la Scrofa, dove le tre tele del Caravaggio sembrano vivere in un tempo sospeso, in un attimo eterno У; un intero capitolo apparso nel fascicolo 29 di У Letteratura У fu del tutto soppresso; esperti furono chiamati a collaborare alla revisione dei tre dialetti che figurano nel romanzo (romanesco, napoletano, molisano). Con una fermezza insolita, dunque, Gadda s'imponeva il libro compiuto: sottoponeva se stesso, le sue divagazioni, i suoi vari e diversi inserti, la sua stessa esperienza di cognizione del dolore alle esigenze della formula scelta, che recava impressi i distintivi del У gialloФ e della У suspense У.

Ma non si deve dimenticare che gestazione e prima espressione del libro avvennero nella solitudine, nello squallore della miseria e nell'angoscia della guerra, e che solitudine, miseria e angoscia riportavano continuamente gli scatti d'ingegno gaddiani a quella linea maestra di sviluppo che fu, malgrado l'autore-personaggio, la У cognizione del dolore У appunto.

Del resto, anche altri sono i segni della continuitа: la trasposizione, ad esempio, del Уgarbuglio У nei modi d'espressione popolaresca del dottore Francesco Ingravallo (У nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo У) non cancella l'origine lontana se non del termine della sostanza di esso, che risale almeno all'Apologia manzoniana; la Roma del Pasticciaccio ci rimanda, come s'и detto altrove, e al tema caravaggesco e alla storia del Papareschi; la tecnica del giallo ci ricorda che in modi di giallo doveva puт concludersi, nelle intenzioni dell'autore, la Cognizione del dolore.

La novitа, di cui troppo pochi si accorsero al primo apparire del romanzo, consisteva invece nella trasposizione, appunto, di temi gaddiani giа sofferti e sperimentati in un registro di epica popolare, che finora la lezione manzoniana di Gadda non aveva saputo esprimere e liberare e per il quale, di fronte ai risultati eccezionali raggiunti nel Pasticciaccio, i precedenti di quel sottomondo dei У poveri У e dei У servitori У che s'и visto in azione fin dagli inizi della narrativa gaddiana, appaiono cosa diversa o quanto meno non portata in primo piano come nel romanzo У giallo У.

La storia del Pasticciaccio и ambientata a Roma nella primavera del 1927, quando Mussolini si sta trasformando da presidente del consiglio dei ministri in У duce del fascismo У e si appresta a varare le leggi eccezionali, che consolideranno il regime. Ma nel momento in cui scatta la vicenda del romanzo gaddiano ci troviamo ancora in un periodo di transizione. Topograficamente la Roma del Pasticciaccio и ancora la Roma del primo Novecento. e la Roma nuova и ancora quella umbertiana o post-umbertiana, quella dei grandi viali fiancheggiati da grigi palazzi nei quali, fra la presenza dei portieri e la numerosa folla delle servette, dei maggiordomi, delle camerierine e dei garzoni, vive una borghesia agiata, di uomini d'affari, di proprietari, di professionisti e di dame, titolate o borghesi, dedite al culto dell'У erede У e alle pratiche di pietа. Famiglie e consorterie che il popolino definisce di У pescicani У. Via Merulana, fra Piazza Santa Maria Maggiore e Piazza di San Giovanni, ove s'inizia la storia del Pasticciaccio, и quasi un simbolo di quella Roma, e in essa il У palazzo dell'Oro У oФ dei pescicani che fusse У una cifra eloquente: У cinque piani: piщ grigio e piщ stigmatizzato che mai. A giudicare da quel tetro alloggio, e dalla coorte delle finestre, gli squali dovevano essere una miriade, pescecanucoli di stomaco ardente, quest'и certo, ma di facile contentatura estetica. Vivendo sott'acqua d'appetito e di sensazioni fagiche in genere, il grigiore o certa opalescenza superna del giorno era luce, per loro: quel po' di luce di cui avevano necessitа. Quanto all'oro, be', sм, poteva darsi benissimo che avesse l'oro e l'argento. Una di quelle grandi case dei primi del secolo che t'infondono, solo a vederle, un senso d'uggia e di canarizzata contrizione: be', il contrapposto netto del color di Roma, del cielo e del fulgido sole di Roma У. L'epoca che abbiamo detto di transizione и precisamente delineata:

"Erano i primi boati, i primi sussulti, a palazzo, dopo un anno e mezzo de' novizzio, del Testa di Morto in stiffelius, o in tight: erano giа l'occhiatacce, er vomito de li gnocchi: l'epoca de la bombetta, de le ghette color tortora stava se po' dм pe conclude: co quele braccette corte corte de rospo, e queli dieci detoni che je cascaveno su li fianchi come du rampazzi de banane, come a un negro co li guanti. I radiosi destini non avevano avuto campo a manifestarsi, come di poi accadde, in tutto il loro splendore. La Margherita, di ninfa Egeria (72) scaduta a Didone abbandonata, varava ancora il Novecento, el noeufcВnt, l'incщbo dei milanesi di allora. Vacava alle mostre, ai lanci, agli oli, agli acquerelli agli schlzzi, quanto puт vacarci una gentile Margherita. Lui s'era provato in capo la feluca, cinque feluche. Gli andavano a pennello Gli occhi spiritati dell'eredoluetico, oltrechйВ luetico in proprio, le mandibole da sterrareЕ

Е del rachitoide acromegаlico riempivano di giа l'Italia Illustrata: giа principiavano invaghirsene, appena untate de cresima, tutte le Marie Barbise d'Italia, giа principiavano invulvarselo, appena discese d'altare, tutte le Magde, le Milene, le Filomene d'Italia: in vel bianco, redimite di zаgara, fotografate dal fotografo all'uscire dal nartece, sognando fasti e roteanti prodezze del manganello educatore. Le dame, a Maiano o a Cernobbio, giа si strangultavano ne; su' singhiozzi venerei all'indirizzo der potenziatore d'Italia. GiornalistiЕ quali lo andavano intervistare a palazzo Chigi, le sue rare opinioni, ghiotti ghiotti, le annotavano in un'agendina presto presto, da non lasciarne addietro un sol micolo. Le opinioni del mascelluto valicavano l'oceano, la mattina a le otto erano giа un cable, desde l'Italia, su la prensa dei pionieri, dei venditori di vermut. La flotta ha occupato Corfщ! Quell'uomo и la provvidenza d'Italia ' La mattina dopo er controcazzo: desde la misma Italia. Pive ner sacco. E le Magdalene, dаi: a preparare Balilli a la patria."

In questa fase di transizione, tuttavia, lo scrittore scorge giа i segni di quella che sarа l'azione di Mussolini quando, dopo il celebre discorso in Parlamento del 3 gennaio 1925 (dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti) il capo dei fascisti dichiarerа a tutte lettere finita l'epoca della democrazia parlamentare e instaurata quella della dittatura fascista. Interessa soprattutto all'autore del pasticciaccio porre in rilievo la politica di У moralizzazioneФ, che Mussolini instaurт per cattivarsi la simpatia della piccola borghesia e per preparare l'accordo con la chiesa di Roma.

Se gli strilloni della capitale gridano У Orribile delitto a via Merulana )Ф, i giornali non dedicano al fatto che У una colonnina asciutta asciutta У: infatti, iniziandosi l'azione moralizzatrice o di У richiamo all'ordine )Ф, dovevano esser posti in secondo piano i У fattacci У, che finiranno presto per essere banditi del tutto dalla cronaca nera dei giornali italiani: quando ogni suicidio diverrа o un colpo di pistola partito accidentalmente durante la pulitura della stessa o un precipitare per disgrazia nel fiume o dall'alto di una finestra d'un palazzo; quando la У mala У e le sue azioni appariranno come completamente tramontate e scomparse, quando il furto, (73) lo stupro, la violenza, la rapina non esisteranno piщ. Si stava insomma preparando quell'immagine ideologica del fascismo, propria degli anni Trenta, in cui predominano i Уbuoni sentimentiУ, l'amore e la cura della famiglia, il lavoro sereno e senza turbamenti di lotte e discussioni politiche, e soprattutto senza che venisse data notizia della disoccupazione montante, la capitale in feste e in parate, le sfilate delle coppie degli sposi novelli:

"La moralizzazione dell'Urbe e de tutt'Italia insieme, er concetto d'una maggiore austeritа civile, si apriva allora la strada. Se po dм, anzi, che procedeva a gran passi. Delitti e storie sporche erano scappati via pe sempre da la terra d'Ausonia, come un brutto insogno che se la squala. Furti, corte late, puttanate, rumanate, rapina, cocaina, vetriolo, veleno de tossico d'arsenico per acchiappа li sorci, aborti manu armata, glorie de lenoni e de bari, giovenotti che se fanno pagа er vermutte da una donna, che ve pare? la divina terra d usonia manco s'aricordava piщ che robba fusse. Е

In questo clima propagandato dal fascismo, la borghesia alta e bassa, l'aristocrazia vivente di rendita, trovavano, nella У sicurezza У, una loro possibile continuitа con la Roma umbertina e pre-fascista: scomparso il Уpericolo rosso У, assicurata la У proprietа privata У, anche il borghese che non era attivamente fascista troverа il suo spazio attivo, nella (74) riconoscenza che si doveva al restauratore dell'ordine e della legge, della morale e della У pietas У laica e religiosa; trovavano il loro spazio attivo non solo le У dame У fasciste, quelle che si entusiasmavano di fronte alla У virilitаФ del У duce У, ma anche le dame dabbene, le piщ, le caste, che coltivavano in silenzio solo i sogni erotici destinati a compensare la mancata propagazione del nome e delle fortune della famiglia e che, magari, come la protagonista uccisa del Pasticciaccio, si circondavano, a compensazione, di У nipoti У.

Tutto ciт rende possibile anche a Gadda di riprendere senza soluzione di continuitа quasi il suo studio di interni famigliari e di personaggi iniziato fin dagli inizi stessi della sua carriera di scrittore e particolarmente sviluppato nei У disegni milanesi У. S'и visto allora che uno dei temi piщ frequenti nelle scritture gaddiane era per l'appunto quello della generazione dell'erede: nel Pasticciaccio ripresono al limite ossessivo che turba la mancata maternitа della Liliana Balducci:

"Е follicoli maturati si aprivano, come ciche d'una melagrana e rossi chicchi, pazzi d'un'amorosa certezza, ne discendevano ad urbe a incontrare l'affiato maschile, l'impulso vitalizzante, quell'aura spermatica di cui favoleggiavano gli ovaristi del Settecento. E a via Merulana 219, scala A, piano terzo, ci rifioriva la nipote, nel meglio grumolo proprio, del palazzo dell' roЕ"

Oppure i furto dei gioielli, paventato--ma forse desiderato come atto aggressivo--dalle nobildonne milanesi del disegno. Quando il Girolamo ha smesso. Una realtа chiusa in interni, insomma, nella trista menzognera realtа del momento storico.

Gadda entra in questa realtа secondo il suo metodo: con una catastrofe iniziale, e nel Pasticciaccio c'entra di forza, d'impeto, assumendo m modo chiaro--che sviluppa proposte e tentativi precedenti--le tecniche del У giallo У e della У suspense У. Il furto di gioielli con sparatoria il misterioso assassinio di Liliana Balducci: due fatti che avvengono nello (76) stesso palazzo, fra gli stessi protagonisti, e che forse sono congiunti, forse sono separati, con un'inchiesta che non risolverа, e non perchйВ esternamente, formalmente, anche questo romanzo gaddiano, come il precedente, incompiuto, ma perchй trasposta la vicenda su un piano extra-reale, divenuta macchina di studio di sentimenti e di ricerca conoscitiva del reale, la conclusione non puт darsi. O, se volete, la soluzione consiste nella forza ideologica che guida il racconto. Si rifletta al fatto che furto e delitto significano la non esistenza della У sicurezza У, e ci richiamano perciт alla linea di sviluppo della Cognizione del dolore: non esiste cioи la sicurezza in generale dell'uomo nei confronti d'una realtа varia e imprendibile: l'uomo и violentato dalla realtа, dalla storia, qualunque la realtа sia, e puт se la storia sia pseudo-storia Di piщ, nel У garbuglio У, cТи questa volta un personaggio-chiave, che rappresenta la coscienza critica del fatto narrato: un grande personaggio, il dottor Francesco Ingravallo (nella prima stesura del romanzo: Ingrаvola), funzionario investigativo alla У mobile У di Roma. La caratterizzazione del tutto estravagante di Ingravallo rispetto ad una pura e semplice funzione investigativa tipica del У giallo У и tracciata fin dall'inizio del romanzo: intanto la descrizione fisica lo pone giа fuori di un attivismo da У commissario У: il meridionale (molisano) salta su di botto, da quel suo esser У piuttosto rotondo della persona У e di У media statura У, dai suoi capelli У neri e folti e cresputi У, ma soprattutto da quella sua aria У un po' assonnata, un'andatura greve e dinoccolata, un fare un po' tonto come di persona che combatte con una laboriosa digestione У; ma questa descrizione fisica si adatta a pennello alla УsaggezzaУ di Ingravallo: У saggezza e povertа molisana У, dalla quale esce abbastanza spesso, ad interrompere il У sonno У, quella enunciazione di У qualche teoretica idea (idea generale s'intende) sui casi degli uomini: e delle donne У. I1 teorizzare di Ingravallo dev'essere tenuto ben presente dal lettore di Gadda, insieme all'avvertenza che lo scrittore prepone all'enunciazione delle teorie generali del commissario (У A prima vista, al primo udire, sembravano banalitа. Non erano banalitа У):

Sosteneva, fra l'altro, che le inopinate catastrofi non sono mala conseguenza e l'effetto che dir si voglia d'un unico motivo, d'una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicitа di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo. Ma il termine giuridico У le causali, la causale У gli sfuggiva preferentemente di bocca: quasi contro sua voglia. L'opinione che bisognasse ' riformare in noi il senso della categoria di causa ' quale avevamo dai filosofi da Aristotele o da Emmanuele Kant, e sostituire alla causa le cause era in lui una opinione centrale e persistente: una fissazione quasi... La causale apparente la causale principe, era sм, una. Ma il fattaccio era l'effetto di tutta una rosa di causali che gli eran soffiate addosso a molinello (come i sedici venti della rosa dei venti quando s'avviluppano a tromba in una depressione ciclonica) e avevano finito per strizzare nel vortice del delitto la debilitata ' ragione del mondo '.

Riconosciamo in questo saggio del teorizzare di Ingravallo, nell'accenno al Уpunto di depressione ciclonica У, il Gadda in prima persona: УOgnun di noi mi appare essere un groppo, o nodo, o groviglio, di rapporti fisici e metafisici: (la distinzione ha valore d'espediente). Ogni rapporto и sospeso, и tenuto in equilibrio nel ' campo' che gli и proprio: da una tensione polare У. Oppure: У Fatti fisici, urti e strappi, lacerazioni del sentire, violenze e pressioni dal ' di fuori ', ingiurie e disturbi del caso, dagli ' altri ', coartazioni del costume, inibizioni ragionevoli e irragionevoli, estetiche ed etiche, dal mondo non nostro, eppure divenute nostre come per contagio, voi vedete, pesano siffattamente sull'animo, sull'intelletto, che l'uscire indenni dal sabba non ci и dato У (Da Come lavoro, del 1949). Ad allargare l'esemplificazione, rinviamo ancora il lettore a quella straordinaria formulazione ad inizio dell'Apologia manzoniana che s'и avuta occasione di citare, e al piщ recente Уgarbuglio У posto a titolo di uno scritto sui rapporti genitori-figli (1968, nella rivista У Paragone У, n. 221).

Cosм non и trascurabile, per il riferimento al Gadda in prima persona, quella che per Ingravallo и definita come una У tarda riedizione italica del vieto ' cherchez la femme ' У e che vien meglio specificato come un certo У quanto di erotia У, al quale nessun delitto sfugge. Ma soprattutto sarа da porre attenzione alla origine, secondo le voci correnti, delle teorizzazioni di Ingravallo: У Qualche volta un tantino invidioso delle sue trovate, qualche prete piщ edotto dei molti danni del secolo, alcuni subalterni, certi uscieri, i superiori, sostenevano che leggesse dei libri strani: da cui cavava tutte quelle parole che non vogliono dir nulla, o quasi nulla, ma servono come non altre ad acciaccare gli sprovveduti, gli ignari. Erano questioni un po' da manicomio: una terminologia da medici dei matti У; e riandare sia a tutta la conferenza su Psicanalisi e letteratura, sia alla breve, ma fondamentale notazione sul У male oscuro У di Gonzalo, nella Cognizione del dolore: УQuesta perturbazione dolorosa, piщ forte di ogni istanza moderatrice del volere, pareva riuscite le occasioni e ai pretesti da una zona profonda, inespiabile, di celate veritа: da uno strazio senza confessione. Era il male oscuro di cui le storie e le universe discipline delle gran cattedre persistono a dover ignorare la causa, i modi: e lo si porta dentro di sй per tutto il fulgurato scoscendere d'una vita, piщ greve ogni giorno, immedicato.

Un detective, dunque, involto in fumi e in filosoficherie: ritenuto dai colleghi e superiori di Ingravallo un dato negativo; che Ingravallo non perciт dimette, continuando a У filosofare a stomaco vuoto У. L'introduzione di un simile personaggio-chiave, che tuttavia и veramente personaggio vivo e vivente nei suoi modi di espressione e nel suo muoversi attraverso il Уgarbuglio У che gli tocca per ufficio di chiarire, permette allo scrittore di sottendere alla narrazione degli eventi del У giallo У una linea ideologica o, se preferite, un tracciato di У poetica У che regge le sorti del libro dalle prime all'ultima pagina, e che и funzionalmente presente nel Pasticciaccio negli incontri e negli interrogatori dei vari personaggi, fino a sfociare in termini di quasi assoluta pietа umana nella conclusione del romanzo.

E l'applicazione di quelle teorizzazioni e il frutto di quelle letture sospette e non ufficiali che consente ad Ingravallo di entrare nel У groviglio У prima ancora che si siano verificati i due fatti (il furto e l'assassinio) che mettono in movimento la macchina dell'inchiesta. Fin dal primo (78) capitolo, anzi dalla prima parte di esso, al pranzo in casa dei Balducci, l'investigatore ha giа intuito il garbuglio e i complessi che seguono da vicino i protagonisti della sua storia e in particolare il complesso che affligge la Liliana Balducci: attorno al tavolo domenicale di Via Merulana giа si intravedono le У causali У del misterioso assassinio di Liliana Balducci: a quel tavolo, assieme a lui, vi sono, oltre ai due Balducci, prima la УnipoteУ Gina (Ginetta), piщ tardi il cugino Valdarena. Oltre alla nuova domestica Assunta (Tina). Prima ancora che l'ampia deposizione del parroco Don Lorenzo faccia sfilare dinanzi al lettore le immagini delle diverse У nipoti У a volta a volta adottate da Liliana Balducci (cfr. cap. quinto)--la Milena, la Ines, la Virginia, che avevano preceduto la quarta: la citata Gina o Ginetta--, prima delle rivelazioni del testamento, Ingravallo fiuta giа la traccia di una situazione imbrogliata, il garbuglio: cioи il complesso della mancata maternitа e l'adozione di quelle ragazze alle quali si guarda con la cura con cui si vorrebbe allevare una figlie che non viene; il rapporto fra le У nipoti У e il Balducci Уcacciatore in utroqueУ, il possibile rapporto col giovane e aristocratico cugino Valdarena (УLa signora Liliana, non potendo scodellare del proprio... Cosм ogni anno: il cambio della nipote doveva di certo valere nel suo inconscio come un simbolo, in sostituzione del mancato scodellamento. Come per sua madre, che ne aveva fatti otto, il figlio vero a ogni nuova primavera... D'anno in anno... una nuova nipote: quasi a simboleggiare, nel cuore, i successivi natali della prole У). Un viluppo erotico e una precisa presenza del sesso: ecco che cosa scorge l'irregolare e fumoso investigatore di polizia nutrito di strane letture (nell'anno '46--epoca della prima stesura, s'и visto, del Pasticciaccio --, quand'era ancora fresco un УpensieroУ del У superiore У delle lettere e delle filosofie italiche, Benedetto Croce, che, nel '43, aveva sentenziato: У Tendenza nella scienza e nel filosofare odierni, in corrispondenza con la decadentistica letteratura ad ampliare i confini del rapporto sessuale sino a farlo non soltanto dominatore ma addirittura generatore di quella che si chiama la vita dello spirito. Ma perchйВ non si tenta un capovolgimento, perchйВ non si prende il cammino inverso, anche se la letteratura decadentistica e la congiunta (79) pseudopoesia debbano... riceverne un forte scotimento nella fiducia di se stesse e andare a rischio di perdersi?... E che cos'и... il rapporto fisiologico dei sessi se non il bisogno di creare, di generare nuova vita, mercй del necessario ritmo della distinzione, dell'opposizione e del congiungimento?У, Ingravallo, che teorizza il У garbuglio У e che sa bene, come non sapeva Benedetto Croce, che la У normalitа У non esiste se non come concetto, fiuta, dunque, nel pranzo dai Balducci, l'esistenza di tutte le componenti--le У causali convergenti У--che avrebbero potuto provocare il vortice, il punto di depressione ciclonica.

Il tessuto ideologico che muove l'investigatore non uccide--s'и detto --il personaggio Ingravallo, molisano, saggio e povero, che ama il vino di Marino (sarа inutile ricordare La festa dell'uva a Marino, nel Castello di Udine), la vacanza e la gita ai Castelli: il У dolce У della vita, che perт egli sa, come sa lo scrittore, di continuo insidiato da una realtа che ti preme e ti condiziona dall'esterno, che ti costringe al duro duellare con essa. Che ti dа esperienza e che ti porta, come porta Ingravallo, a non trascurare il У mah! У sospirato due o tre volte da Liliana Balducci, fino a riferirlo a un detto popolare: У Chi dice ma, cuore contento non ha У.

L'interno della casa У borghese У s'и come arricchito e affinato, mercй la presenza del personaggio-chiave Ingravallo, da quello che abbiamo visto ritornante costantemente nei У disegni milanesi У: cosi la stessa arma della ironia e della satira giuoca in modi diversi: si fa pesante nei confronti del Balducci maschio irritante, si fa sottile e vorremmo dire comprensiva nei confronti di Liliana, dotata di una У nobile malinconia У che fa ricordare un antico personaggio femminile gaddiano: la Ripamonti della Madonna dei filosofi.

Perchй il УcomplessoУ che affligge la figura femminile centrale del Pasticciaccio и una cosa ben seria, l'ironia gaddiana resta in equilibrio fra il Уmancato scodellamentoУ dei figli e l'ammirazione, intenerimento con cui Ingravallo pensa e guarda alla Balducci; cosм come il complesso della mancata maternitа della Liliana si equilibra nel contrasto con il culto della maternitа, la proliferazione comandata e pagata, del fascismo, il fecondare e l'esser fecondate assurti a segni di amor patrio e di dedizione alle splendide sorti del regime. E un'operazione per contrasti quella attraverso cui l'Ingravallo inquadra la figura della Balducci e fiuta i segni di un possibile УgarbuglioУ:

УUna strana mestizia pareva soffonderle il viso, nei momenti in cui non parlava o non guardava ai commensali. Una idea, una preoccupazione la teneva celandosi dietro alla cortina dei sorrisi, o delle attenzioni gentili? e dei discorsi non giа voluti o studiati, ma per sempre molto garbati, di cui amava inghirlandare il suo ospite? Il dottor Ingravallo a quei sospiri, a quel modo di porgere, a quegli sguardi che talora divag0vano tristi, e parevano tentare uno spazio o un tempo irreali da lei sola presagiti, si sarebbe detto, a poco a poco aveva preso a farci caso: ne aveva dedotti altrettanti indizi, non forse di una disposizione originaria ma di un0 condizione attuale dell'animo, di uno scoramento crescente. E poi qualche mezza parola: del Balducci stesso: quel maritone rubizzo tutto affari e tutto lepri che ora cianciava cosм fragorosamente, sotto lauta inspirazione albana.

Dal quadro generale, dunque, d'una societа giа amitta dal У prevalere di un cupo e scempio Eros sui motivi di Logos У, dal livello di abbrutimento che caratterizza la piщ parte degli abitanti del palazzo dell'Oro di Via Merulana, il personaggio di Liliana Balducci prende corpo all'insegna di una УtristezzaУ mal definita e mal definibile--che talora fa coppia con l'agginuto УdolceУ o УdolcissimaУ --che и forse, nel mondo gaddiano, uno dei modi di riscattare la non esistenza. Tristezza, o malinconia: У Donna quasi velata ai piщ cupidi, di timbro dolce e profondo: con una pelle stupenda: assorta, a volte, in un suo sogno: con un viluppo di bei capelli castani che le irrompevano dalla fronte; vestiva in modo ammirevole... Aveva occhi ardenti, soccorrevoli, quasi, in una luce (o per un'ombra?) di malinconica fraternitа... У. Un personaggio verso il quale s'appunta la pietа gaddiana, fino alla descrizione della Balducci uccisa: dove domina il bianco, il УpalloreУ, la Уbianchezza estrema della carne У. Vittima designata, la diresti, fin dal momento in cui appare sulla scena del romanzo.

Si direbbe quasi che lo scrittore abbia creato un rapporto fra la vittima e il saggio Ingravallo, per tentare una possibile ipotesi positiva del personaggio (81): certo и che la breve apparizione della Liliana Balducci и sufficiente a farne una persona viva, con tratti ben definiti, sм da impedirci la tentazione di vedere in essa, nei suoi tratti, nella sua fine una figura delle tesi ingravvalliane sulle У concause У che mettono in movimento i garbugli.

Ma l'ipotesi della malinconia non puт andare disgiunta da quella della solitudine: cosм, accanto ad Ingravallo e alla Liliana Balducci, Gadda ha posto, in una condizione di isolamento perfetto che si spezza soltanto per le ragioni del garbuglio, per il groppo di causa e con cause appunto, la figura del commendator Angeloni, il malinconico scapolo solitario e ghiottone, verso il quale Gadda ha dimostrato in prima persona la propria particolare simpatia: e anche in questo caso l'azione piщ efficace per il contrasto con la storia o pseudo-storia и evidente: l'essere scapoli in regime mussoliniano giа era stravaganza e colpa (o quanto meno un lusso segnato da particolare imposizione fiscale); ma l'esser malinconici era addirittura considerato un insulto alle esaltanti fortune dell'era. Giustificando la ragione dell'inserimento nel testo definitivo del romanzo di una nota esistente nella prima redazione, Gadda osserva:

У[...] lo integerrimo se pure un tantino malinconico funzionario statale che appare ghiotto a carciofini sott'olio, a tartufini, oltrechйВ peregrino, all'or dl notte, verso il ' gentile elefante ' di Piazza Santa Maria sopra Minerva, che il popolo romano suol chiamare ' er purcin de la Minerva ': e periodico visitatore, ln ora chiara, della cappella Contarelli a San Luigi de' Francesi a la Scrofa, dove le tre tele del Caravaggio sembrano vivere in un tempo sospeso, in un attimo eterno. Se mi и permessa una battuta autoesegetica dirт che codesto fermo un ghiottone solitario, celibe e malinconico, soggetto a crisi di ipotimia ciclica, codesto fermo risponde pienamente, in misura un po' caricata, и vero, al clima eroico dell'epoca sitibonda di prole; epoca ove il celibe era schedato a spregio, fosse pure Gesщ Cristo, Michelangelo, Beethoven o Mazzini Giuseppe: e pagava una speciale tassa, quasi una multa infamante, come se la condizione di celibato costituisse--dopo che frode continuata nei riguardi del santo numero (quarantaquattro milioni, allora)--anche una fonte di reddito. In un mondo in cui bisognava ' credere ' per forza era proibito essere malinconici. Talchй il ritrattino del commendatore prosciuttofilo ridonda anche a uno scherno, da parte mia, di quell'entusiasmo alquanto verbale e fittizio, di quel buonumore fresconcello, di quel (82) dinamismo scenico e meramente teatrale, di che lo zelo clamoroso dei commossi, o degli pseudo commossi, in ogni stagione della patria. s'и fatto vanga e zappa da tirar IТacqua al n1olinuccio.

Se и vero che un tratto del testo originale, della prima stesura, riguardante il commendator AngeIoni e la sua reclusione a Regina Coeli, и stato eliminato dalla stesura definitiva del romanzo: и altrettanto vero che, in un certo senso, tale eliminazione mette piщ fortemente in rilievo il tratto distintivo essenziale del personaggio, il suo essere solo (ed esser solo in quel genere di societа che era il У regime У).

Da queste impostazioni di УsentimentiУ fondamentali, dall'indovinato УgarbuglioУ ad apertura del romanzo, l'indagine poliziesca, sia sulla rapina dei gioielli sia sull'assassinio della Balducci apre su un quadro complesso, intricatissimo, di personaggi e d'ambienti: dalla cittа alla provincia dei Castelli, dai luoghi ove vive il borghese al sottomondo della piccola malavita, dove il raccontare gaddiano dispiega tutta la sua capacitа di penetrazione, tutta la sua forza di rappresentazione e d'interpretazione. Ma ad inizio della nostra analisi abbiamo posto proprio quell'impostazione, che puт sembrare anche schematica, perchйВ la detta forza gaddiana deriva in gran parte, se non fondamentalmente, dalla capacitа che lo scrittore dimostra di ritrovare il У complesso У, la tristezza, la malinconia, la solitudine, anche nei personaggi presentati soltanto di scorcio o nei soggetti non appartenenti al mondo borghese di Via Merulana, ma ad esso apparentati e collegati per effetto di quel У complesso У, di quella tristezza, di quella solitudine. Le pagine esemplari, a tale proposito, son costituite dall'interrogatorio della Ines Cionini, nel corso del quale il УcoroУ gaddiano irrompe con esiti altissimi:

УLe si addensavano al di sopra del nasetto i contristati sopraccigli un corruccio che sembrт ira e non era: lacrime brillarono, splendide repentinamente sotto I lunghissimi cigli dorati (traverso il di cui pettine, un tempo, al suo sguardo di bimba, si frangeva e si iridava nei mattini di luce, la fulgida luce albana). Discesero lungo le gote, lasciandovi, o parve, due gore bianche, discesero fino alla bocca: il cammino della umiliazione, dello sgomento. Non aveva di che soffiarsi il naso, riasciugarsi quel pianto: levт la mano come per contenere col solo gesto ciт che dalla solitudine immiserita del suo volto avrebbe potuto sgorgare, a render perfetta la crudeltа degli attimi, il gelo e l'irrisione dell'ora che ne и la somma. La pareva d'esser nuda, sprovveduta, avanti a chi ha facoltа d'inquisire la nuditа della vergogna e, se puт non la irride, la giudica: nuda, sprovveduta: come sono i figli e le figlie senza ricovero e senza sovvento, nell'arena bestiale della terra [...]. Chinт il capo, che, ricadendo sul volto, i capelli aridi e impastati misero in ombre, e a momenti nascosero. Le sue spalle parvero affilarsi, ischeletrirsi, quasi, nei sussulti di un tacito singhiozzo. Si rasciugт il volto, e il naso: con la manica. Levт il braccio: volle nascondervi il pianto, ripararvi il suo sgomento, il pudore. Una sdrucitura, all'attacco della manica, un'altra della sottostante maglietta, scoprirono il biancheggiare della spalla. Nulla aveva piщ, per celarsi, che quello strappato e scolorato avanzo d'un indumento di povera.Ф

Soltanto nella seconda parte della Cognizione del dolore Gadda aveva raggiunto altezze simili.

L'esplorazione del sottomondo popolare и, forse, la grande novitа del Pasticciaccio rispetto al Gadda precedente: assieme alla scoperta--o riscoperta--di Roma, cielo e luce e paesaggio: esempio e citazione d'obbligo la grande У alba У vista dall'Appia, per la quale sarebbe da studiare che forza d'urto sia stata per Gadda--anche in questa zona di ricerca, la lezione manzoniana:

УEra l'alba, e piщ. Le vette dell'Algido, dei Carseolani e dei Velini inopinatamente presenti, grigie. Magia repentina il Soratte, come una rocca di piombo, di cenere. Di lа dai goghi di Sabina, per bocchette e portelli che interrompessero la lineatura del crinale, il rivivere del cielo si palesava lontanamente in sottili strisce di porpora e piщ remoti ed affocati punti e splendori, di solfo giallo, di vermiglione: strane Lacche: nobili riverberi, come da un crogiuolo del profondo. Spentasi la tramontana il giorno innanzi, ecco, ad alternare gli auspici, la beve calda, sulla pelle e sul viso, l'alito gratuito e ormai cadente d'una strapazzata di scirocco. Di lа, da dietro a Tivoli e a Carsoli, flottiglie di nubi orizzontali tutte arricciolate di cirri, con falsi-fiocchi di zafferano, s'avventavano l'una dopo l'altra a battaglia, filavano gioiosamente a sfrangiarsi, indove? dove? chissа! ma di certo indo' l'ammiraglio loro le comandava a farsi fottere, come noi il nostro, con tutti i velaccini in tiro nel vento. Labili cangevoli fuste, bordeggiavano a quota alta e irreale, in quella specie di sogno capovolto che и il (84) nostro percepire, dopo il risveglio ad alba, bordeggiavano la scogliera cinerina delle montagne degli Equi, la nuditа dealbata del Velino...Ф

Nel Pasticciaccio--e ciт costituisce la sua esemplaritа--all'interno della storia dell'arte gaddiana--tutte le qualitа a volta a volta dimostrate dallo scrittore, tutti i suoi centri d'interesse, sono convogliati al fine di creare un organismo reale, alla maniera classica: cТи la satira e il lirismo la saggistica morale e il senso della storia, il romanzo e l'antiromanzo; cТи l'analisi attenta e spesso sconvolgente ogni schema degli ambienti e dei gruppi sociali; cТи la oggettivitа del У reale У e la soggettivitа dell'autobiografismo; la ricerca degli effetti dell'Eros e la nostalgia, meglio l'invocazione, del Logos. In altre parole, potremmo dire che и la Уcognizione del doloreУ esemplata su una materia in movimento: nessuna comparazione di valori, cioи, fra il primo e il secondo romanzo, ma, se cosм possiamo esprimerci, la forza conoscitiva del primo romanzo connessa con la capacitа, esercitata nei У disegni milanesi У e in tanti racconti, di non mettere mai il УrealeУ negli schemi in cui lo presentano le pseudo-storie e di analizzarlo, con amore o con denegante rabbia, ma sempre con luciditа indubbia. Perciт il libro sfugge anche esso ad ogni possibilitа di classificazione in schemi: in esso ci trovi il realismo e l'antirealismo, la misura classica e la rottura di essa, la ricerca di moduli narrativi, dell'organizzazione del У romanzo У e la polemica nei fatti contro ogni modulo narrativo.

Un riferimento particolare va fatto alla viva presenza, in tutto il corso della narrazione, del Уsenso della storiaУ. Ricordate tutte le dichiarazioni gaddiane, che anche noi abbiamo di volta in volta annotato, sulla menzogna che ogni storia rappresenta; le polemica quasi continua in Gadda sui limiti e sugli inganni della storiografia, sul falso oggettivismo degli storici; e la sostituzione che lo scrittore opera, decisamente, della pseudo-storia con una storiografia che punti all'etica. A dieci anni di distanza dalla pubblicazione in volume del Pasticciaccio, ritornando su tale tema a lui particolarmente caro, Gadda scriverа:

У... non so concepire una storiografia, nВ una teleologia, cioи una speculazione (85-86) de' passati eventi e nй una perscrutante divinazione de' futuri, se non a patto che una dispietata analisi la precorra a ogni storia, a ogni teleologia politica.

Il male deve essere noto e notificatoФ.

EТ questa У dispietata analisi У che costituisce il senso della storia che pervade il Pasticciaccio; nВ si tratta soltanto della capacitа indubbia di definire la natura del regime mussoliniano in modo da farne fondale continuo alla narrazione dei fatti, ma di immergere ogni personaggio, maggiore o minore--se pure la distinzione ha senso per uno scrittore come Gadda e per un libro come il Pasticciaccio--in un ambito, vorremmo dire in una natura, in cui opera la stratificazione e la confusione anche delle ideologie, gli apporti i piщ vari e diversi a evitare la semplificazione degli schemi. SicchйВ, se volessimo definire con la maggiore proprietа possibile, i risultati raggiunti dal Pasticciaccio in questa direzione, lo faremmo citando ancora una volta quel passo illuminante e folgorante della ormai lontana Apologia manzoniana:

УLa mescolanza degli apporti storici e teoretici piщ disparati, di cui si finse e si finge tuttavia il nostro bizz0rro, imprevedibile vivere, egli ne avverti la contaminazione grottesca. Egli fissт con il genio del narratore e piщ dell'esegeta e dell'analista le autorappresentazioni dominatrici di quegli spiriti: e noi sappiamo che 01tre rappresentazioni, egu01mente passibili di errore, ma egualmente dotate di una forza direzionale quale che sia, conducono lo spasimo vano della nostra vita verso il necessario camminoФ.

E, quasi a riprova, e per assicurare il lettore che la citazione ricorrente del vecchio scritto su Manzoni non vuole essere nВ celebrativa della grandezza di Gadda, nй emblematica e sostitutiva di referti critici chiari, potremmo aggiungere un'altra citazione relativa al Manzoni, al suo senso della storia e al ripudio, in Gadda come in Manzoni, delle pseudo-storie. Si tratta di un articolo (pubblicato sul quotidiano У Il giorno У di Milano il 26 luglio 1960) relativo al noto scritto, ancora del '60, di Alberto Moravia su Manzoni o l'ipotesi di idealismo cattolico. Scrive dunque Gadda:

УNon tutto, un romanzo, e non il meglio, d'un romanzo, discende [...] da una premeditazione concettuale, da una pianificazione dialettica. Mi pare che l'intento propaganda sia soltanto un aspetto (forse il piщ povero) dell'alta e vasta creazione manzoniana, ricca d'interdipendenze e contrasti che hanno valore di realtа combinatoria, [...] di realtа logica quasi discendente da un superno decreto, e significato ironico-logico profondo: e attingono agli strati fondi e veritieri del conoscere, del rappresentare.

Ciт che incanta, in quel libro, e incanta massimamente un lombardo, si puт dire per elenco. Annotata, cioи riconosciuta, la veritа dei rapporti di fatto (non del rapporti sistematizzati, quali ci potrebbe dare un utopista, un engagй, o un arrabbiato): tra poveri e poveri, che tirano spesso, oltretutto, o... beccarsi fra loro, come gli immort01i capponi; tra umili e potenti, tra sposo in Уlieta furiaУ e curato in fifa ragionevolissima fifa. Amore illuminato al documento e alla storia: ironizzazione signorile del documento balordo, bravi, gride per il pane e della storia sbagliata cioи del male У inutile Уtermine illuministico a sua volta sbagliato): da leggersi, perciт, alla rovescia, l'uno e l'altra. Incredibile felicitа e suprema nettezza descrittiva, la scena У vedut0 У, il personaggio che У ti viene incontro У, le vie di Milano e i bravi e il lazzeretto ricostituiti in prosa italiana ma con l'arte antica e nuov0 d'un Carav0ggio d'un Canaletto. Forse il vecchio genio italiano non ancora sfibrato dalla verbositа e dalla violenza polemica, dalla fregola del vaticinio.

Chi ha creduto, o crede, di poter implicare il Pasticciaccio nel discorso sul У realismo У o У neorealismo У, tenga presente questa seconda citazione, particolarmente le indicazioni sui У rapporti di fatto У e sulla storia vera e la У storia sbagliata У. In effetti, anche la forza ideale e il sottofondo ideologico del romanzo gaddiano s'appuntano al riconoscimento, e alla capacitа di rappresentazione, della realtа di fatto, dei dati; e la stessa concezione etica della storia agisce in quanto lo scrittore si trova dinanzi quella realtа data e quella data falsificazione della storia.

Per questa ragione, del resto, Gadda ha potuto sopprimere, come s'и visto, quasi del tutto-- tranne un'eccezione-- dall'edizione definitiva del romanzo le У note У; e le stesse У divagazioni У o inserti gaddiani sono ridotti al minimo, di fronte al fondale su cui si muovono i personaggi e si sdipana l'azione; che и la realtа У maledetta У di un regime che diverge dalla natura, dalla logica, soprattutto dall'etica.

Del resto, Gadda s'era trovato a contatto con personaggi della storia, e con tentazioni pseudo-storiche, con ben'altra e piщ illustre materia e con epoche diverse dalla contemporanea allude principalmente ai ritratti dei tre maggiori Luigi di Francia (XIII, XIV, XV): per i quali и da notare non soltanto l'accuratezza con cui Gadda si rivolge alle У cronache У, quasi a voler meglio far risaltare la giustezza del suo metodo dissacratore della storia a illustre У o У aulica У (come avrebbe detto il Rovani); ma anche l'abitudine di illustrare la ricerca particolare con proposizioni di carattere generale, nelle quali la concezione che abbiamo detto etica della storia risalta in modo evidentissimo. Alcuni esempi: У:~i spiacevole dover parlare di avvenimenti spiacevoli: ma la chiarezza и la prima qualitа di un racconto. Molti avvenimenti si vorrebbero eliminare dalla Storia: non si possono eliminare dalla veritа У; У [Luigi XV] di geografia si interessт tutta la vita. E scienza umanistica e, per eccellenza, regale: и lontana da noi, oggigiorno, l'umanitа essendo un lusso, e le Indie e la Cina pressochй proibite У. У La paternitа, non meno della maternitа, и un fiore portato dall'Angelo, un dono della clemenza di Dio. Non si puт esigerla per legge, nй insultarne l'effetto e neppure il semplice proposito coi ragionamenti finalistici della ragion di Stato У.

Ma l'esempio piщ probante и proprio il ritratto che Gadda traccia di Luigi XV: l'attenzione che egli porta, con mano maestra, alla ricostruzione della fisionomia spirituale del personaggio, la malinconia dell'adolescente descritta con le capacitа acquisite dalla creazione di tanti personaggi dei racconti e dei romanzi gaddiani; la precisione quasi rabbiosa con cui certe consuetudini vengono portate sotto gli occhi del lettore moderno:

A sette anni il Re fanciullo venne tolto di mano alle donne e dato in custodi agli uomini. Lo piazzarono ignudo nel mezzo di una stanza: davanti a lui sfilт tutta una processione di medici, chirurghi, farmacisti, dentisti, membri del Parlamento di Parigi, dottori alla Sorbona, principi, principesse, signori e dame della Corte: che dopo averlo palpato, visitato, auscultato, osservato e controllato pezzo per pezzo, firmarono un verbale, certificando: che il Re era un maschio: che non aveva cicatrici in nessuna parte del corpo: che appariva in istato ~8 di eccellente nutrizione e conservazione, diritto, sano, pulito, intero, incolume.

In altre parole; di fronte alle ragioni della storia У aulica У e della pseudo-storia, Gadda ristabilisce, anche per personaggi consegnati ai fasti della tradizione da tutta una pesante ereditа di cultura, i diritti del l'umanitа di fronte alle gabbie della ragion di stato У. Che poi l'umanitа e i suoi diritti siano sconfitti di fronte a quelle gabbie e a quella У ragione У, и realtа che pesa sui personaggi illustri non meno che sugli umili, sui realmente esistiti e su quelli scaturiti dalla capacitа d'invenzione dello scrittore.

Gadda, dunque, non nega la storia come tale; rifiuta se mai la У dialettica storica У che si и sostituita alla storia: come puт provare una piщ analitica ricerca che abbia per obbietto quello che abbiamo definito il У senso della storia У gaddiano; e che dovrebbe muovere da testi come la lunga У nota У su Napoleone Bonaparte e la sua incoronazione milanese (numero 10 di Quando il Girolamo ha smesso, nei У disegni milanesi У) per giungere al giа citato dialogo fra autore ed editore preposto al У recupero della Cognizione del dolore; includendo in primo piano l'anti-napoleonismo gaddiano (che s'intreccia con tutta l'argomentazione sul У barocco У insito nella realtа e nella storia), quindi il suo anti-foscolismo (come dissacrazione della retorica), infine la prova positiva dei ritratti dei tre Luigi di Francia. E, naturalmente, il Mussolini del Pasticciaccio e il mondo del УregimeУ. E, logicamente alla rovescia, il manzonismo di Gadda.

Che, a parer nostro, и qualcosa di tutto diverso dal manzonismo rovaniano e degli scapigliati lombardi; cosм come il suo У senso della storia У va bene al di lа dell'amore sia della prima che della seconda Scapigliatura per la У stampa У storica.

Il fatto и che il senso della storia cozza violentemente, nell'epoca in cui lo scrittore ha vissuto e operato, con la presenza della pseudo-storia, con lo sfrenarsi delle retoriche storiche, con la realtа delle dissociazioni e delle formazioni asociali.

Nel Pasticciaccio tutto ciт confluisce nei modi piщ tipici del linguaggio gaddiano: vi confluiscono apporti ideologici diversi, le stratificazioni della realtа e della storia; vi spiccano, sotto l'impulso di una analisi che piщ и spietata piщ risulta umana, i riflessi di quelle У carenze di contegno (89) sociale У, degli У altrui errori di giudizio У sulla vita e sul destino delle persone che non hanno storia, che non fanno storia (la storia aulica, ufficiale, s'intende). Non a caso, la conclusione della vicenda del Pasticciaccio и affidata alla У servetta У Tina Crocchiapani, al suo grido di difesa e al suo corrucciato aspetto di fronte all'ossessiva violenza dell'Ingravallo:

--No, sor dottт, no, no, nun so' stata io!--Implorт allora la ragazza, simulando, forse, e in parte godendo, una paura di dovere: quella che un poco sbianca il visetto, e tuttavia resiste a minacce. Una vitalitа splendida, in lei, a lato il moribondo autore de' suoi giorni, che avrebbero ad essere splendidi: una fede imperterrita negli enunciati di sue carni, che ella pareva scagliare audacemente all'offesa, in un subito corruccio, in un cipiglio:--No, nun so' stata io.-- Il grido incredibile bloccт il furore dell'ossesso. Egli non intese ciт che la sua anima era in procinto d'intendere. Quella piega nera verticale tra i due sopraccigli dell'ira, nel volto bianchissimo della ragazza, lo paralizzт, lo indusse a riflettere: a ripentirsi, quasi.

La condanna della storia aulica e ufficiale, della dialettica storica, la proposta redatta in modo organico di una storia У etica У che contrapponga alle falsificazioni storiche il diritto della У veritаУ, emerge con forza e violenza eccezionali in Eros e Priapo (da furore a cenere), pubblicato nel 1967, ma anticipato parzialmente nel 1955 sulla rivista У Officina У, col titolo Il libro delle Furie. La proposizione, invero, di questo У saggio У --che nella storia personale di Gadda vuole avere una funzione di vera e propria У abreazione У -- и chiaramente indicata, ad apertura di libro, in due motivi, che saranno i fili conduttori di tutta l'analisi compiuta sul regime fascista e sui suoi obbrobrii: 1) la falsitа delle storie ufficiali e della dialettica storica; 2) l'accettazione, persuasa da fatti У collettivi У, della tesi che vede alle origini dell'aggregarsi umano l'Eros (o, secondo precise parole di Freud, della tesi che le У pulsioni sociali У У sono emerse dal l'unificazione di componenti egoistiche e componenti erotiche У).

(90) Per quanto attiene al citato processo abreattivo--cioи le ragioni personali dello sfogo rabbioso--lo scrittore и abbastanza esplicito: У Il mi' rospo, tre giorni avanti di tirar le cuoia, devo puт principiare a buttarlo fuora: il rospaccio che m'ha oppilato lo stomaco trent'anni: quanto una vita! У. Per i due motivi indicati, si veda almeno:

1) У Dimando interpretare e perscrutare certi moventi del delinquere non dichiarati nel cornune discorso, le secrete vie della frode camuffata da papessa onoranda, interpellato dei nomi della patria, della giustizia, del dovere, del sacrificio: (della pelle degli altri). Mi propongo annotare ed esprimere... ciт che a pena и 'ntravisto, e sempre e canonicamente и taciuto, in ne' nobili cicalari delle perzone da bene: que' modi e que' procedimenti oscuri, o alquanto ingrovigliati e intorti, dell'essere, che pertengono alla zona ove l'errore si dа vestito in penziero... Non palese o per piщ meglio dire non accetto alla sublime dialessi di alcuni pensatori ed istorici un putrido lezzo redole, su dal calderone della istorio: al rabido, al livido, allo spettrale dipanarsi della tesi, dell'antitesi, della sintesi. Tesi vana, antitesi barocca, e ruffiana sintesi. Che ci ballano, a stratti, la loro ossitona e zoccolata giga d'attorno: d'attorno al sangue, alla vergogna e al dolore: come le tre verziere shakespeariane da torno il caldaro de' loro malefizi: Уdouble, double toil and trouble / fire, burn, and cauldron bubble У. 2) Latenze erotiche subsistono, operatrici indefesse, al nostro vivere e cl nostro morire d'ogni giorno: ai modi, agli atti, a' penzieri, a' sogni, a le mestizie, a le angosce, a le brame: vo' vu' me lo potete impertire: e non osate. Movono i diportamenti ' normali ' de le genti ' norrnali ', delle persone ragionevoli e della societа ragionevole. Eros и alle radici della vita del singulo e della mente individua: ed и fonte all'istinto plurale e Q la sociale pragmatica d'ogni socialitа e d'ogni associazione di fatto, e d'ogni fenomeno qual vo' vu' dite ' collettivo '. I rapporti in tra ' l'uno' e ' gli altri ' sono eros, quando magari contratto, quando magari trasfigurato e sublimato: e taciuto o detto, o rinficuzzito o poema.

Una veridica istoria degli aggregati umani e de' loro appetiti, dico una storia erotica dell'uman genere e degli impulsi fagici e de' venerei che lo suspingono ad atti, e delle sublimazioni o pseudo-sublimazioni pragmatiche di quelli, io mi credo rivelerebbero le cose inaudite.

Dunque, non dialessi storica, ma conoscenza (la Уcausa di LogosУ) che affonda le radici nella У veritа У: ecco la storia vera contrapposta alla pseudo-storia; storia vera--atto di conoscenza in genere--che У ha da radicarsi nel vero, cioи in quel] quid che и stato vivuto, e non sognato, da le (91) genti У. La Уteoretica pigriziaФ, и nemica e del vero e della vera storia.

La condanna dell'idealismo и qui chiara e decisa: come chiaro e deciso и il necessario riacquisto, recupero, delle scienze positive. Gadda, ponendosi--come il suo personaggio Ingravallo--alla ricerca della У causale del delitto У, cioи dei У torbidi moventi У che hanno costituito il primo impulso a tutta quella serie di azioni criminali che distinsero Mussolini e il suo regime, e decidendo che la causale и prevalentemente erotica, che segna cioи У il prevalere di un cupo scempio Eros sui motivi di LogosФ, annota:

A una disаmina esterna, tutta la ventennale soperchieria и contraddistinta dai caratteri estremi della scempietа, della criminalitа puerile, della mancanza di senso e di cultura storica: non diciamo del senso etico e religioso. Essa una netta retrogressione da quel notevole punto di sviluppo a cui la umanitа era giunta ~in sullo spegnersi dell'epoca positivistica) verso una fase involutiva, bugiarda, nata da imparaticci, da frasi fatte, dalla abitudine di passioni sceniche, da un ateismo sostanziale che vuole inorpellarsi di una ' spiritualitа ' e ' religiositа ' meramente verbali.

Sulla base di queste premesse, la spietata analisi gaddiana del УventennioФ postula non solo una prevalenza dell'Eros Уnelle sue forme inconscie e animalescheФ; ma, progressivamente, una totale uscita di scena del Logos, e infine, attraverso il У narcisismo У mussoliniano, una chiara degenerazione dell'Eros in Priapo. Da tale taglio dell'indagine, l'opera di dissacrazione dei У miti У si volge coerente e persuasiva, nella rabbia che mette in movimento tutta la macchina--che и rabbia razionale--di pagina in pagina: la famiglia, la religiositа, il patriottismo sono le insegne dietro le quali si celano i delitti della УbandaФ mussoliniana:

Una lubido, una foja pittorica e teatrale ha condotto l'Italia al sacrificio durante il catastrofico ventennio, uno una ratio, un `.101)5 una coscienza etica, uno spirito religioso. Religione non и l'accomodarsi col Papa per l'averne o sperarne licenza o assistenza alle sbirrerie e alle ladrerie non и il battezzare le navi da guerra con l'asperges, non и il berciare da i' balcone ' la santitа della famiglia ' per poi sparapanzarsi adultero ai tardi indugi di un sonno (92) lento tramonto. ' Religio, religiones ' (scrupoli o perplessitа che ciтФ rilиgano al mistero) muovono a meditare sui destini umani e sulle fortune civili: non sono pratica che si esaurisce nell'inquadrare cappellani militari e vescovi castrensi da tenerli pronti e buoni per il dм della strage, nel comandare la Messa al campo, il presentat'arm al Santissimo co' fucili mitragliatori nell'invocare Cristo a benedire il siluro. No. Religione и una profonda attitudine a meditare sui destini umani e a servire la causa infinita che alcuni eletti (non io) hanno sortito da Dio. un sottomettersi a quel misterioso ignoto cioи non sempre razionalmente consapevole che sospettiamo essere, nella deserta luce delIa vanitа, la presenza invisibile di Dio. Questa presenza di troppo supera l'arbitrio di taluni birri o delle loro spie dissiminate fra il popolo.

L'indagine и strutturata nella forma del trattato, attraverso i seguenti capitoli o paragrafi: УLatenze e non latenze della erotia normale У Ц La collettivitа subisce l'incanto non piщ del maestro, nel seno delle arti e mestieri, ma d'un istrione millantatore У- У Erotia narcissica o autoerotia У - У Narcisismo giovanile e pedagogia. Teorica del modello narcissico У - У Rapporto fondamentale tra narcisismo e sessualitа. Disciplina narcissica У - У Dei ' danni ' recati alla personalitа del singolo e alla societа morale degli uomini da una carica ipernarcissica non infrenata У - e si conclude con i У Teoremi centrali У e alcune У Giuntarelle al dettato. Corollari e lemmi У. Questi punti citati nei quali l'indagine vuol toccare la generalizzazione dei concetti sono intercalati a capitoli o paragrafi numerati, piщ specificamente dedicati alla descrittiva dei delitti commessi dalla У banda У.

In una struttura del genere Gadda si trova a suo agio: come in una commistione delle forme di storia, romanzo, saggio. La forza della sua invettiva puт liberamente alternarsi, intrecciarsi, talora immedesimarsi al racconto dei fatti, al У divertimento У trattatistico, all'uso quasi corrente di un linguaggio arcaico aulicizzante e popolaresco.

Di fronte a questo libro gaddiano--che ancora una volta vuole esser definito inconsueto, inatteso forse, certo strabiliante--ci si possono porre, in via di metodo, due questioni: la prima relativa alla posizione che esso ha nei confronti dell'opera gaddiana in generale, la seconda sulla sua logica--o non logica--storica: che и quanto dire attualitа o inattualitа del discorso che nell'Eros e Priapo vien portato avanti.

Circa la prima questione, si noterа anzitutto che i richiami alla Cognizione del dolore sono evidenti ed estrinseci, proposti dall'autore stesso; inoltre lo stile e il taglio dei capitoli o paragrafi di carattere generale richiamano da vicino certi inserti trattatistici della Cognizione; per non dire della presenza del personaggio У storico У De Madrigal e delle sue memorie e ricordanze, oltrechйВ delle sue teorizzazioni; tanto che buona parte di Eros e Priapo potrebbe sembrare addirittura una prosecuzione o amplificazione della prima parte della Cognizione.

Ma il discorso sui rapporti con gli altri esemplari della produzione gaddiana deve spostarsi piщ a monte: addirittura a pagine del Giornale di guerra e di prigionia, specialmente a quello di prigionia, lа dove l'autoanalisi che Gadda compie su se stesso giа prefigura almeno certa rabida insofferenza per le retoriche, per le autoesaltazioni, quale s'и vista trattando inizialmente di quel libro e quale in Eros e Priapo si colloca in primo piano. In altre parole, diremo che, nonostante che 1'Eros e Priapo tenda a una visione dei riflessi collettivi della asocialitа, la vena autobiografica non per questo и meno evidente e presente nell'invettiva-trattato. Ancora alla Cognizione possono rinviare tante pagine divertenti dell'Eros e Priapo --come quelle sull'У oscuramento У durante l'ultima guerra, sulle sue pittoresche conseguenze, sulla straordinaria УfinzioneУ della Уdistintissima e dimolto agiata donna e signora У in piazza Santa Maria del Fiore a Firenze--, corrispondenti agli inserti milanesi della prima parte del romanzo di Gonzalo.

Ma non meno utile и fissare un raccordo per opposizione al Gadda У nazionalista У e УmilitaristaУ del Castello di Udine: al Gadda, cioи, del УsognoФ, alla sua У retorica У che col tempo gli si manifesterа anti-storica; all'anti-giolittiano, cui addirittura si contrappone, in Eros e Priapo, la saggezza e la misura dell'oratoria di Giolitti, ora contrapposta al parlare vociante e inconcludente, e pericoloso, di Mussolini. Alle possibilitа di raccordi con il Pasticciaccio и sufficiente appena accennare, data l'evidenza della cosa. In conclusione, dunque, lo У sfogo У abreattivo У postumo У (94) gaddiano contro il fascismo e il suo fondatore puт essere assunto dal lettore di Gadda come un punto di riferimento costante e necessario a un approfondimento interpretativo di tutta l'opera gaddiana.

Quanto alla seconda questione, alle ragioni cioи di un libro contro il fascismo pubblicato nel 1967, alla sua attualitа, dunque, dovremmo rispondere non soltanto indicando al lettore tutta l'eloquenza attiva del motto del generale Charles de Gaulle posto epigraficamente in testa al corsivo d'introduzione all'Eros e Priapo (У Che abbia a spegnermi и certo: quando, non so У); ma rinviare piщ in generale a tutta la carica simbolica che assume la descrizione dei delitti della У banda У mussoliniana e al profilo del tiranno narcisista qual и tratteggiato specialmente nelle ultime pagine. Come a dire che il fascismo и veleno e malattia che opera tuttora, non solo nelle forme manifeste ma anche nell'operare quotidiano; che и morbo di cui sia il singolo sia la collettivitа debbono completamente guarire perchйВ il Logos, la ragione, torni a dominare la societа. Il successo di diffusione riportato da Eros e Priapo (la prima edizione si esaurм in meno di un mese) и, del resto, elemento non trascurabile dell'attualitа del libro, dei possibili riferimenti a una situazione odierna della societа umana. In altre parole, il Mussolini dell'Eros e Priapo assume significazione generale, di simbolo, non meno di quanto fosse avvenuto per il УNabulioneФ dei У disegni milanesiФ.

Ma l'attualitа dell'Eros e Priapo и da ricercare, al di lа dei contenuti, nella sicurezza con cui Gadda affronta il problema del romanzo d'idee, del romanzo-saggio, o, se cosм vogliamo esprimerci, dell'anti-romanzo.

Intanto, fra tanti amoreggiamenti a mezza strada fra una psicanalisi orecchiata e una assai spesso non meno orecchiata sociologia, che costellano gli annali piщ recenti delle nostre lettere, Gadda affronta di petto il problema e adotta, con tutta chiarezza, i modi di un'indagine che non si vergogna di adire il freudismo, e non arretra in ambiguitа di fronte ai comportamenti collettivi e sociali. Nello stesso tempo Gadda non ha rinnegato quella che altra volta ebbe a definire la sua У grammatica У: il ricorso ai classici latini и frequentissimo, solo che oggi non gli occorrono piщ come puntelli per la sua particolare retorica nazionalista e patriottarda, (95) ma come saggi di provata esperienza da interpretare a diritto e a rovescio in funzione di una diagnosi delle tecniche У erotiche У del tiranno e del comportamento del УcollettivoФ. Sicchй non meraviglia che in questo straordinario libro gli oggetti-simbolo, mutuati nel loro significato dalla base freudiana, diventino oggetti reali di una У narrativa У di concetti: si pensi alla capacitа rappresentativa e simbolica assieme che sviluppano le immagini del У podio У, del У balcone У, del У cavallo У, del Уtorso nudoУ; che fanno, nel loro complesso, una rappresentazione che и poi la vita (quella vita) e la politica (quella politica). Di modo che diresti che il libro nel suo complesso appaia come la У scena У di un teatro dove tutto и rappresentato e dove domina, centrato dalla violenza della satira dell'invettiva dell'ironia, l'istrione. La scena, del resto, si apre anche a ipotesi che le avanguardie teatrali generalmente oggi adottano, e porta davanti agli spettatori l'immagine, ad esempio, delle Уpupe di gommaУ, finalitа probabile di un esercizio sessuale dominato da un Eros УscempioУ e non confortato da una sublimazione erotica. A guardar bene, e collocando il libro gaddiano nell'attualitа, al di lа del riferimento specifico a Mussolini e al fascismo, da queste pagine sgorga una carica У anarchica У d'una violenza ben superiore a certe proposte che ci vengono dalle neoavanguardie; una carica contestataria che il lettore deve collocare nel contesto della cultura piщ recente, un esemplare di letteratura della protesta, non teorizzata, ma realizzata.

Per fornire a questo esperimento un linguaggio che non risultasse freddo modulo mutuato dalle mode correnti, Gadda ha fatto ricorso al fiorentino arcaico, giа sperimentato nella nota bibliografica alla raccolta delle Favole; scompaginando per una sua via originale i moduli del linguaggio ispirato al senso comune e sparando violenza o ironia o satira fin d'entro il giuoco delle storpiature del linguaggio comune.

Certo, di contro alle tesi dell'etica implicita, che и tipica dei prodotti della letteratura di protesta, l'etica gaddiana и esplicita, viene da lontano, dalle giovanili note del diario di guerra e di prigionia: dal grottesco e dal barocco (96) che la denegazione d'una follia richiede come norma quasi dello scrivere, la pagina gaddiana si fa seria e tocca i modi della lirica, dello sfogo lirico.

A le femmine e ai figli, ai sacrificati figli d'Italia, lui non ebbe amore per nulla, se non simulato e teatrale: e meno ancora d'un mimico sine istrione il quale s'investa tutto della rappresentata scena e pianga lacrime, se non vere, tuttavia bagnate e scenicamente accettabili. Lui non conobbe quelle angosce, quelle vigilie, quelle speranze sacre, quelle preghiere, quel dolore che formarono il solo pane delle anime, negli anni lontani: e nemmeno la disperata certezza della ruma, e l'alito della tenebra, che dissero da poi destruzione d'ogni vita e della comune speranza a' dм nostri tenebrosi e assanguinati da le belve.

[...] Quando penso ' amo la mia gente ', cioи i poveri esseri che mi precedettero e m'accompagnano e mi seguiranno nel nulla, di certo io non dico frase da teatro, tanto и vero che nй meno mai la proferisco sui labbri: nй la inserisco in poetici parti che l'и pensiero giщ: prigione soltanto dell'anima.

E in un'ansia continua di lei per le incerte fortune, e in un torbido furore per la frustrata spene, e in poca e pura gioia per l'eccellenza d'alcune eterne bellezze dell'arte sua trascorro quel che rimane, ormai, della mia misera notte.

Libro, dunque, complesso, diciamo pure complicato, anche questo Eros e Priapo, e per il quale l'indagine sull'impasto linguistico deve tener conto del fatto che l'autore respinge il ragionamento elementare, l'uso generico dei termini, le generalizzazioni metafisiche; che il suo sperimentalismo, il suo positivismo diciamo pure, non gli permette di lasciare inesplorata nessuna delle molteplici pieghe che qualsiasi ragionamento non elementare offre fatalmente. У Termini generalizzanti У e У lemmi scolastici di banale ereditа У l'acume gaddiano rivelava anche in uno scrittore a lui per piщ rispetti congeniale, Francisco de Quevedo, di cui tradusse, nel 1941, un ampio brano per una nota antologia di narratori spagnoli. Questo rifiuto non ammette deroghe; il discorso del commissario Ingravallo sul У garbuglio У resta sempre una costante gaddiana.

Tuttavia, ai fini di una collocazione esatta di Eros e Priapo nella storia di Gadda, bisognerа accertare, sui manoscritti, se la data 1928, da Gadda indicata (in un'intervista del 1968 concessa a Dacia Maraini) come anno di composizione del libro, corrisponde a veritа. Se la ricerca si rivelasse positiva, il discorso, oggi al centro della nuova critica, sul fascismo e antifascismo di Gadda subirebbe notevoli variazioni.

(97) Il discorso sulla lingua e sul linguaggio gaddiani dovrebb'essere, logicamente, il punto d'approdo d'ogni saggio critico sullo scrittore lombardo: tanto piщ logico, in quanto la critica piщ valida ha puntato su di esso in modo prevalente. La storia nella lingua di Gadda fa centro, come del resto abbiamo giа avuto occasione di rilevare in singoli momenti del nostro discorso, sulle residenze gaddiane, sul suo entroterra culturale, sulla sua attenzione e passione per certi pittori o epoche della storia dell'arte.

Le УresidenzeУ sono tre fondamentalmente: la milanese e lombarda, la fiorentina, la romana. La prima, naturalmente, trattandosi della terra d'origine dello scrittore, appare in riflessi particolarmente netti, con un processo implicante la cittа e il paesaggio, la У societа У milanese e lombarda, i ricordi dell'infanzia, il tirocinio scolastico e la conoscenza particolare della cultura e letteratura della regione. Gadda stesso noterа, a distanza di anni, che У nell'infanzia e giovinezza fino a tutto il 1924-'25 ebbero importanza psichico-immaginativa per il Nostro le localitа di Milano, Monza: zona di campagna, e, in Pegli (Genova) per il 1896-'97-'98: la Brianza (Erba, Longone, Lago del Segrino Seegrun). Suo padre costruм una fottuta casa di campagna a Longone nel '99-'900 e questa strampalata casa gli rimase appiccicata fino al 1937. Panorama stupendo sui laghi brianzoli, Monte Resegone У. La sua cultura lombarda reca naturalmente in primo piano il nome di Manzoni; si aggiungano Pietro Verri, Carlo Cattaneo, Carlo Porta, il Dossi, il Linati; e si ponga in una particolare posizione la memoria quasi naturale, per tutti i post-manzoniani lombardi, del Parini. EТ questa una tradizione culturale che porta come conseguenza immediata da un lato l'uso del dialetto, dall'altro una spiccata attenzione alle questioni linguistiche. Le altre due residenze hanno invece contorni meno netti: i riflessi della residenza fiorentina, ad esempio, sono giа evidenti e vivi e operanti nel momento in cui predomina il lombardo e continuano la loro azione anche nel Gadda romano; d'altra parte abbiamo visto che (98) l'uso del dialetto romanesco и attivo nello scrittore molto prima del suo trasferimento a Roma: tanto и vero che il suo romanesco viene dichiarato dai critici abbastanza approssimativo, per la pubblicazione in volume del Pasticciaccio si rende necessaria la collaborazione di un gruppo di esperti.

Per quanto attiene all'entroterra culturale, notiamo in primo luogo la frequenza dei filosofi УclassiciФ (Leibniz, Spinoza: oltre, s'intende, agli antichi), di Darwin, Bergson, finalmente Freud: un'attitudine, dunque, alle costruzioni di pensiero dominate da un habitus matematico e un'attenzione particolare alle scienze sperimentali. In campo letterario, oltre i precedenti lombardi giа notati, segnamo nuovamente la sua frequenza dei classici latini--Orazio, Cesare, Virgilio, in primo luogo--la lezione abbastanza evidente di Dante e dell'Ariosto, la conoscenza di Cervantes. Per i francesi, abbiamo visto fare spicco i nomi di Rimbaud e Baudelaire, assurgere a presenza simbolica quella di Saint-Simon; fra i russi il nome di Tolstoм ritorna di frequente. Nel campo delle arti, abbiamo citato di continuo la sua passione per il Caravaggio. NВ mancano riferimenti, anche polemici a volte, a presenze effettive o presenze-simbolo extravaganti; come possiamo dedurre da un passo di Eros e Priapo, dove sono elencati i riferimenti letterari di un suo periodo di УnormaleУ narcissismo:

Il condiscepolo Alм Oco De Madrigal mi ha confidato di aver avuto per modelli narcissici il Corsaro Nero, Dante (a lungo), ' el famoso Ariosto i a lungo, Giulio Cesare, Nicola Dek (cacciatore-contadino valacco, personaggio di Le Chateau des Carpathes di Giulio Verne), il conte Franz di Telиk (del medesimo racconto?, lo Shakespeare; piщ tardi il Cervantes, il piщ grande degli inventori europei, Il monaco di Lepanto... In genere subisco il fascino della signorilitа, della vecchia macerazione culturale della Spagna, della pittura del Caravaggio: dei teologi e delle opere teologiche spagnole e delle persone magre ed alte: preferirei essere Don Quijote o Ignazio de Loyola anzichй un povero sagrestano. Anche dell'architettura romanica; della bizantina, e della Chiesa primitiva. Anche i miei gusti letterari (non le propensioni filosofiche ove di gusto non и questione) sono potentemente influenzati da coteste metafore ex narcissiche. Preferisco leggere la teodicea di Leibniz che un mezzo capitolo di Cronica.

A questa elencazione, ...naturalmente, senza pretesa alcuna di compiutezza, si aggiunga--in funzione se non altro del Gadda del Pasticciaccio--la conoscenza del Belli, al quale Gadda dedicт, nel 1945, un importante articolo (ora raccolto, col titolo del Belli, nel volume I viaggi la morte).

In genere, il discorso comune sul linguaggio gaddiano verte principalmente sugli intarsi dialettali e sulla deformazione barocca. Dei dialetti и noto che Gadda utilizzт fondamentalmente il milanese e il romanesco; come supporto espressivo autobiografico in genere il fiorentino; come supporto espressivo di personaggio (Ingravallo) il molisano e il napoletano; come pura funzione di caratterizzazione il veneziano in un personaggio femminile del Pasticciaccio. Ma ciт che importa non и tanto l'elencazione dei dialetti, la loro capacitа di resa espressiva, quanto il significato essenziale--etico in Gadda ---dell'uso: cТи in lui, come nel Belli, ma in condizioni storiche e ambientali, culturali, molto diverse e molto piщ complesse e difficili, un vero e proprio procedimento d'aggressione della lingua comune, o dell'uso, e della lingua У letteraria У, o dell'uso letterario, che esprime la prima il У senso comune У, la seconda il conformismo letterario, quando sia tratta dalle conquiste individuali dei singoli operatori artisti e divenga una media d'espressione di per se stessa falsa e ispirata ad ipocrisia. Naturalmente, l'uso del dialetto in se stesso non и liberatore, non produce di per se stesso quel processo di avviamento a una propria gnosi del reale e del mondo; quel che conta и il rapporto dialetto-lingua, che dal meccanico dell'utilizzazione strumentale al personaggio e al suo ambiente divenga vera e propria violenza linguistica, disfacimento, distruzione del linguaggio del parlante e ricostruzione di modi d'espressione che implicano una resa il piщ possibile vicina alla probabilitа del personaggio e una affermazione del mondo del narrante. Il barocchismo linguistico gaddiano и il chiaro risultato di un processo del genere: ed и tale che puт anche fare a meno del dialetto e volgersi--come abbiamo visto in (100) particolari occasioni--a un recupero del linguaggio anacronistico, addirittura a una riutilizzazione, in funzione denegante e deformante, del fiorentino antico.

Se questo и il discorso, diciamo, piщ frequente per il linguaggio gaddiano, non dobbiamo tuttavia dimenticare o passare in seconda posizione i riflessi di quello che abbiam detto l'entroterra culturale: la commistione, ad esempio, di terminologie sussunte dall'abito delle letture delle scienze sperimentali o delle filosofie, con moduli di lingua letteraria e con gli intarsi dialettali costituisce uno dei caratteri piщ spiccati del linguaggio gaddiano nei momenti piщ felici. Si puт anzi notare che inizialmente il linguaggio narrativo gaddiano sfrutta al massimo la terminologia curiale, talora raggiunge l'ironia attraverso un impiego di stilemi d'una precisione formale che fa spicco: si pensi, ad esempio, a certi passaggi di Papа e mamma (У I diversi componenti la famiglia Velaschi, genitori, fratelli, sorellanon addivennero ad alcuna definizione di programma, non tennero consigli di famiglia, non interpellarono persone autorevoli per cavarne verun oroscopo ecc.У; УSi trovarono perт tacitamente unanimi in un pensiero, istintivamente concordi in una condotta: cosм! una cosa naturale, non deliberata di concerto, non predisposta ecc. У). La forza del У parlatoУ -- che diverrа poi una costante del linguaggio di Gadda--cioи i У bи... i Уsм sмУ, Уno noУ, Уtoh!У e simili, s'innesta su tale fondo e, assieme all'uso abbastanza precoce dell'anacoluto di indubbia derivazione manzoniana, crea giа l'attesa dell'inserto dialettale: aggiungetevi l'impiego di certi modi tipici del novellare popolaresco (У che и, che non и У); il fondo iniziale notato resta tuttavia in vita anche negli sviluppi Adalgisa e post-Adalgisa: certe parole, che oggi tengono posizioni di primo piano non solo piщ nelle relazioni tecniche, ma anche nel gergo dei politici (evidenziare, evidenziato, ossidente, potenziare) fanno giа parte, in anni che si possono considerare remoti rispetto ad una loro circolazione У di massa У, del gergo gaddiano. Ed anche agli inizi del Gadda narratore risale l'uso abbastanza frequente di Favole arcaiche, che con un po' d'attenzione riesci a trovare anche lа dove la lingua utilizzata sembra scorrere con una voluta anonimitа.

(101)Una distinzione di momenti o di epoche, una sorta di storia del farsi, divenire, evolversi del linguaggio gaddiano non и semplice da proporre, oltrechй farebbe materia di un saggio a se stante. Ma agli effetti anche di una lettura a livello elementare, non scientifico diciamo, converrа mettere in rilievo che il punto di riferimento per i vari momenti consiste nella УconcitazioneУ, cioи nella constatazione che i vari ingredienti del УgergoУ si mischiano, si interpongono, quasi in un processo di immedesimazione soprattutto lа dove la concitazione tocca punti culminanti: per raggiungere in Eros e Priapo risultati in cui la districazione delle varie componenti e determinazione del punto di passaggio dalla lingua al linguaggio diventano cosм difficili da parere improponibili.

Di fronte a risultati del genere, si puт pensare addirittura ad una sorta di tecnica di registrazione, e di riproduzione simultanea, avendo l'occhio a procedimenti che oggi si usano di frequente in certo cinema d'avanguardia con le immagini e i fotogrammi. La tante volte notata inventivitа lessicale gaddiana va posta in questi termini: per esemplificare, non servirа molto indicare che Gadda per tradurre У coventrizzare У propone У milanare У, se non si osserva che tale invenzione lessicale и collocata in un periodo nel quale si ha effettivamente la riproduzione simultanea di stilemi desunti su vari piani e da diversi impulsi: У TalchйВ vu' vedete: quando i fiantatori ne furon sopra e principiorno isganciare, da liberarci d'ogni ambascia del mondo verso quel celeste o quello infernale ristoro che fussi piaciuto al Giudice di destinarne, vu' conoscete bene: bisognт puт barattare e' vocabuli: e coventrizzare lo potranno dire milanare, che per meglio memoria sarа У.

Il procedimento che abbiamo indicato raggiunge forse la fase piщ risoluta nel Pasticciaccio: dove la У concitazione У tocca momenti tipici, e l'accelerazione dei fatti svolgentisi deve trovare un raccordo naturale e logico, ad esempio, con la capacitа che il pensare, riflettere, rimuginare di Ingravallo dimostra di tenerle dietro, anzi di divenirle contemporanea: (102)

УLa personalitа femminileУ brontolт mentalmente Ingravallo quasi predicando a se stesso Уche vvulive diм?... a' personalitа femminile, tipicamente controgrevitato sugli ovarii, in tanto si distingue dalla maschile, in quanto l'attivitа stessa della corteccia, int' 'o cervello d' 'a femmena, si manifesta in un apprendimento, e in un rifacimento, d''o ragionamento dell'elemento maschile, si putimme chiamarle ragionamente, o addirittura in una riedizione scolastica delle parole messe in circolo dall'uomo che essa ci ha rispetto, da 'o professore, da 'o commendatore, da 'o dottore de 'e femmene, da l'avvucate 'e lusso, o da chillo fetente d' 'o balcone 'e palazzo ChiggeФ.

Forse, la critica ha eccessivamente concentrato le proprie ricerche attorno al linguaggio gaddiano sulla componente У dialetto У, dimenticando, a almeno prestandovi minore attenzione, che non minore forza di elaborazione, non minore operazione di laboratorio genera la pagina УliricaУ di Gadda. Sarebbe sufficiente un'analisi accurata sul testo che segna il vertice raggiunto dal Gadda У lirico У--cioи la seconda parte della Cognizione -- per rendersene conto appieno. Si pensi, non foss'altro, a ciт che cТи dietro gli У smemoranti cipressi У delle prime pagine del soliloquio-riflessione-ricordo della madre (У Il vento, che le aveva rapito il figlio verso smemoranti cipressi, ad ogni finestra pareva cercare anche lei, anche lei, nella casaУ); si ricordi che anche in uno scherzo come la Уconversazione a tre vociУ su Foscolo la battuta finale di De' Linguagi diventa seria (У Al viale dei cipressi, nel campo della dea silenziosa У); o si veda la collocazione particolare d'una similitudine barocco-polemica (У come nel guasto e nelle rapine un capitanaccio dei lanzi a gozzivigliare tra sinistre luci e spari У).

Certo, un'indagine linguistica esterna non serve in casi come questo o simili: per i quali bisogna aver presente in primo piano la lezione caravaggesca (non piщ soltanto l'ammirazione gaddiana per il pittore): una lezione di linguaggio, il giuoco di luci e ombre, la presenza dello specchio rilevata come fondamentale per comprendere il giuoco luci-ombre del Merisi.

Sul УcomicoУ gaddiano l'indagine и abbastanza complessa: risulta intanto improponibile una distinzione formale fra dati satirici, plessi ironici, comico tutto spiegato di tipo У popolaresco У, elementi caricaturali.

Certo, su questa voce, l'uso del dialetto incide in maniera molto determinante (103), unitamente alla piщ volte citata utilizzazione del fiorentino arcaico. Sarebbe tuttavia assurdo risolvere il problema qui posto concentrando tutta l'attenzione su precedenti letterari che possono andare da Rabelais al Cervantes all'Illuminismo alla tradizione lombarda da Parini a Porta, infine alla lezione del Belli per il romanesco; la forza popolaresca del comico e del comico-invettiva danteschi и certo dato non trascurabile, assieme a certi modi shakespeariani. E ad ogni modo importante osservare che, anche per questo aspetto del linguaggio gaddiano, и assolutamente improponibile una sua assimilazione ad esperienze veristiche, neoveristiche, realistiche o neorealistiche. Che l'esperienza У neo-realista У compiuta dalla narrativa italiana negli anni seguenti alla seconda guerra mondiale abbia aiutato assai il comune lettore a comprendere Gadda, che la sorte stessa, il successo, dell'edizione in volume del Pasticciaccio abbia subмto i riflessi del У neorealismo У и fatto indubbio; ma и altrettanto indubbio che il linguaggio gaddiano, anche nei limiti del solo Pasticciaccio, non ha niente a che vedere con esperimenti come i Ragazzi di vita di P. P. Pasolini, tanto per citare un testo che al romanzo gaddiano fu spesso avvicinato. D'altra parte и anche vero che l'esperimento gaddiano abbia giuocato in favore d'una ripresa dell'Italia dialettale, sugli esperimenti linguistici di diversi scrittori che si rifanno al fondo regionale (l'osservazione и di Gianfranco Contini): purchй si tenga presente che il У gergo У gaddiano ha tutt'altre derivazioni culturali, come s'и visto.

Gadda stesso ha offerto diversi contributi, in tempi diversi, allo studio del suo linguaggio: li rielenchiamo a questo punto, compresi quelli cui abbiamo giа fatto riferimento nel corso delle nostre note: Tecnica e poesia, 1940); Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche (1929); Lingua letteraria e lingua dell'uso (1942); Fatto personale... o quasi (1947); Arte del Belli (1945): l'ordine и quello in cui tali scritti sono ora raccolti nel volume I viaggi la morte.

Di particolare interesse, ad evitare equivoci di false classificazioni per il linguaggio e la lingua gaddiani, appare il terzo degli scritti citati, dove, quasi ad apertura di discorso colpisce questa asserzione: superstizione romantica (pervenutaci dal romanticismo) il darci a credere che la lingua nasca o debba nascere soltanto dal popolo. Nasce dal popolo come nasce anche dai cavalli, che col loro verso ci hanno suggerito il verbo nitrire, e i cani guaiolare e uggiolare. La lingua, specchio del totale essere, e del totale pensiero, viene da una cospirazione di forze, intellettive o spontanee razionali o istintive, che promanano da tutta la universa vita della societа, e dai generali e talora urgenti e angosciosi moti e interessi della societа.

E ancora, piщ avanti:

У[...] il popolo non deve essere idolatrato: e nemmeno la lingua del popolo. Amato sм. EТ ammirato e seguito lа dov'e' ci assegna la misura, la bellezza, la grazia, la esattezza, la puntuale esattezza! la forza: il che avviene, ahi non dimolto ma dimolto piщ spesso che uno scrittore tronfio non creda. Altrove non puт il popolo, e nemmeno il toscano, fornirci lume del suo, dato che la intrinseca ragione e direi il meccanismo del pensiero, fatto, o da farsi, и al di lа della sua cognitiva, sopravvanza l'avventato e l'improvvido, e richiede una disciplina allungata e pertinace, un corso di perfezionamento, di hautes йtudes.Ф

E circa l'uso della lingua letteraria in servizio del УcomicoФ:

УRifare il verso! quali sottili misure si dimandano per una cotanta operazione! Dire dassenno le proprie magre opinioni sulla piantatura del rabarbaro puт essere pratica d'ordinario mestiere. Ma lavorare ai sottili e congegnati equilibri cervantini vi par sapienza di nulla? Ora in codesti giochi e burle che io dico, la lingua illustre и talora adibita a predisporre l'orditura medesima della burla, il valido liccio di fondo a cui si appoggerа l'opera: dico il disegno del simulare, o del mordere.Ф

Nй vanno trascurate, di quello scritto, altre due proposizioni: l'una и quella che propone una tripartizione di distinzioni nella lingua: la popolare, l'illustre, la У piccolo-borghese У; l'altra и una rapida annotazione sui rapporti scrittore-parlante:

1) La lingua dell'uso piccolo-borghese, puntuale, miserarnente apodittica, stenta, scolorata, tetra, eguale, come piccoletto grembiule casalingo da rigovernare le stoviglie, va bene, concedo, и lei pure una lingua: un ' modo ' dell'essere. Ma non puт diventare la legge, l'unica legge. Ripudio un tale obbligo e

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una siffatta legge, quando и dettata dall'ortodossia degli inesperti o dei malati di pauperismo.

2) Il vario stato culturale e l'indole e la disposizione de' parlanti comporta varie gradazioni di colore, toni specifici, toni preferenziali nella scelta istinuva del vocabolo, nella pratica del linguaggio.

Lo scritto Fatto personale... quasi nasce come divagazione e replica ad una notazione di Contini relativa a У quel tanto di maccaronico cioи di deformante il simbolo idiomatico, o deforme con essoФ, di cui s'intride la scrittura gaddiana. Di esso occorre almeno porre in rilievo due passaggi:

1) La maccheronea polverizza e dissolve nel nulla ogni abuso che d'ogni modo e forma del ragionare e del dire venga fatto, per entro le parole della frode. Tanto dunque, l'aborrono, i gran lucumoni del nulla: i zelatori d'ogni 51- mutato entusiasmo. questa una funzione etica e gnoseologica: la maccaronea costituisce limite, e siepe, e rete, che recinge e assiepa e delimita l'imbecillitа del concetto, e con lei quella di chi ridice, ... vane gomerazioni di parole;

2) Dire per maccheronea и dunque, talvolta, un adeguarsi al comune modo e gusto, un rivendicare e un risolvere le istanze profonde contro i piati stanchi, un immergersi nella comunitа vivente delle anime, un prevenirne o un secondarne in pagina l'ingenito impulso a descrivere, la volontа definitrice del reale, per allegri segni. Tenui sfumature, sottili vincoli o precipitati trapassi, dalla satira alla maccheronea. Dalla malinconia alla maccheronea. In un senso ampio ed alto, resultano maccheronici dopo che lirici i grandi lombardi contro l'apparato rinascimentale: il Fossano, il Foppa, il Moretto, l'allucinante violenza del Caravaggio: i Fiamminghi della descrizione, del catalogo: l'animismo folle d'un Bosch.

Questa essenziale antologia sulla posizione gaddiana circa le questioni della lingua e del linguaggio--che dev'essere, logicamente, raccordata con quanto abbiamo osservato e riferito nei diversi momenti dello svolgersi dell'arte di Gadda--puт essere come completata e conclusa dall'importante esordio dell'articolo del '45 sull'arte del Belli:

УCostruire, definire le proprie modalitа espressive: raggiungere lo stile necessario: и il dramma di chi da prima ignora, poi percepisce, poi rompe i vincoli che avevano legato la sua forma insorgente. Le premesse esterne della edificazione e della abitudine: il grande sistema del mondo, la dottrina che si superordina all'io: la tradizione, la conservazione: la cascata delle idee e dei modi da un presupposto centrale che и a sua volta silloge ed epitome di un coacervo dl dati d'ogni origine, e talora contraddittori. E, da dentro, io irromperт degli impulsi immaginifici, rivendicatori d'una autonomia del discernereФ.

Le minime sollecitazioni dl una gnosi propria.

Ci sembra che qui, preludendo al Belli, Gadda dica anche di se stesso, della sua formazione, del suo processo liberatorio; che implica logicamente anche il capitolo relativo al linguaggio; un capitolo dalla cui lettura deriva ancora una volta quella che si и chiamata piщ volte УunicitаФ dell'esperienza gaddiana nella letteratura italiana del suo tempo; che lo fa У classico ed УeuropeoУ, che lo toglie naturalmente ad ogni possibilitа di classificazione negli schemi d'una storia letteraria per tendenze. Nel 1959, rispondendo ad un'inchiesta di Carlo Bo sul УneorealismoУ, Gadda diceva:

УLe mie naturali tendenze, la mia infanzia, i miei sogni, le mie speranze, il mio disinganno sono stati, o sono, quelli di un romantico: di un romantico preso a calci dal destino, e dunque dalla realtа ovvio che io abbia chiesto e chieda al romanzo, al dramma, e perfino alla cronaca, alla ' memoria ', quel tanto di fascinoso mistero e di appassionata pittura dei costumi e delle anime che soli potevano aiutarmi a perseverare nella lettura; una probabilitа e una improbabilitа bilanciate nella mia ansia di lettore, e finalmente precipiti verso una soluzione, una liberazione impreveduta... E poi, cose oggetti, eventi, non mi valgono per sй, chiusi nell'involucro di una loro pelle individua, sfericamente contornati nei loro apparenti confini (Spinoza direbbe modi): mi valgono in una aspettazione, in una attesa di ciт che seguirа, o in richiamo di quanto li ha preceduti e determinati...

Del neorealismo osservava che:

У...ne risulta al racconto quel tono asseverativo che non ammette replica, e che sbandisce a priori le meravigliose ambiguitа di ogni umana cognizione... l'ambiguitа, l'incertezza, il ' puт darsi che io sbagli ', il ' puт darsi che da un altro punto di vista le cose stiano altrimenti ', a cui pure devono tanta parte del loro incanto le pagine dl cert1 grandi moralisti, di certi grandi romanzieri... Nell'inferno dantesco si incontrano uomini che credevamo in paradiso: e nel purgatorio, avviati al paradiso, uomini che credevamo sicuramente all'inferno.Ф

E concludeva chiedendo alla poetica del neorealismo che У si integrasse di una dimensione noumenica У.

Parrа forse semplicistico che, a conclusione del nostro discorso, e in relazione anche alla citata testimonianza, riprendendo un motivo che piщ volte abbiamo cercato di porre al confronto--positivamente--con le resultanze della produzione gaddiana, teniamo ad affermare che tale УunicitаУ, quella reluttanza ad una classificazione in schemi o tendenze, и particolarmente dovuta, oltre s'intende che al genio dello scrittore, all'esser egli uno dei pochi scrittori italiani che non si sia nutrito soltanto di letteratura; che non abbia messo nel novero delle cose liceali da liberarsene una volta fatto adulto la frequentazione dei filosofi, del pensiero scientifico, che si sia portato il suo Spinoza o il suo Leibniz nel bagaglio culturale attivo, che abbia letto Darwin e Freud; che abbia rivendicato, di fronte a quella che и parsa la schiavitщ obbligata dell'idealismo, che ha pesato negativamente su tutto lo sviluppo della nostra letteratura della prima metа del secolo, una sua libertа di esplorazione, di meditazione, di sperimentazione: -- cosм, mentre l'influsso pesante dell'idealismo incatenava la piщ parte degli scrittori italiani alla У provincia У, egli si и trovato sempre, anche negli anni piщ difficili, collegato all'Europa: da un isolamento costretto dal peso della realtа У esterna У, dal suo stesso volontario isolamento in polemica con una realtа politica e sociale che egli rifiutava, ha costruito con caparbia volontа e con applicazione culturale costante una sua dimensione noumenica.

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NOTE BIBLIOGRAFICHE

OPERE DI C.E.GADDA

- Apologia manzoniana (composta nell'agosto 1924; pubblicata nella rivista У SolariaФ, Firenze nel 1927: vedi ora Antologia di У Solaria У~, a cura di Enzo Siciliano, Milano, Lerici 1958, pp. 175-84)

- La Madonna dei filosofi, Firenze, Edizioni di У Solaria У, 1931 (comprende: Teatro, Manovre di artiglieria da campagna, Batteria in manovra, Studi imperfetti, Cinema La Madonna dei Filosofi giа pubblicati in УSolariaФ)

- Il Castello di Udine, Firenze, Edizioni di У Solaria У, 1934 (comprende Avviso al lettore, Sinossi delle abbreviazioni, Tendo al mio ..., Il Castello di Udine, Crociera mediterranea, Polemiche e pace nel direttissimo)

- Le Meraviglie d'Italia, Firenze, Parenti, 1939, Collezione di У Letteratura У Gli Anni, Firenze, Parenti, 1943, Collezione di У Letteratura У.

- L'Adalgisa, disegni milanesi, Firenze, Le Monnier, 1944, У Quaderni di letteratura e d'arte raccolti da G. De Robertis У (comprende: Notte di luna, Quando il Girolamo ha smesso, Claudio disimpara a vivere, Quattro ...ebbe e ciascuna regina, Strane dicerie contristano i Bertoloni, I ritagli di tempo, Navi al Parapagаl, Un concerto di centoventi professori Al Parco, in una sera di maggio L'Adalgisa; i У disegni У nn. 5 e 7 sono tratti dal romanzo La cognizione del dolore, pubblicato a puntate su У Letteratura У fra il 1938 e il '41).

- Il primo libro delle favole, Venezia, Neri Pozza, 1952.

- Novelle dal Ducato in fiamme, Firenze, Vallecchi, 1953 (comprende 14 racconti, fra cui La mamma e Una visita medica, tratti da La cognizione del dolore).

- Giornale di guerra e di prigionia, Firenze, Sansoni, 1955.

- I sogni e la fтlgore, Torino, Einaudi, 1955 (comprende: La Madonna dei filosofi; Il Castello di Udine; L'Adalgisa).

- Il libro delle furie, nella rivista У Officina У, 1955-56, nn. 1, 2, 3, 5.

- Quer Pasticciaccio brutto de Via Merulana, Milano, Garzanti, 1957 (giа apparso a puntate in una prima redazione nella rivista УLetteratura У, Firenze, negli anni 1946-47).

- I viaggi la morte, Milano, Garzanti, 1958 (comprende: Come lavoro, Meditazione breve circa il dire e il fare, Psicanalisi e letteratura, Tecnica e poesia Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche Lingua letteraria e lingua dell'uso, Fatto personale... o quasi, Intervista al microfono, Il Pasticciaccio, Il terrore del dаttilo, Je meurs de seuf au prиs de la fontaine, Rappresentare la Celestina?, Amleto al Teatro Valle, Arte del Belli, I viaggi la morte, Una mostra di 1 У9

- Ensor, Il mondo di ieri, Anime e schemi, Agostino, di Alberto Moravia, 11

faut d'abord etre coupable, II premio di poesia УLe Grazie У, Un'opinione sul neorealismo, Emilio e Narcisso, L'egoista).

- Verso la Certosa, Milano, Ricciardi, 1961.

- La passeggiata autunnale, in У Letteratura У, 1963, n. 61.

- I racconti. Accoppiamenti giudiziosi, Milano, Garzanti, 1963 (comprende anche i racconti giа pubblicati in Novelle dal Ducato in fiamme).

- La cognizione del dolore, Torino, Einaudi, 1963 (giа pubblicato У a tratti У nella rivista У Letteratura У, 1938-41; precede un saggio introduttivo di G. Contini e un dialogo gaddiano intitolato L'Editore chiede venia del recupero chiamando in causa l'Autore).

- I Luigi di Francia, Milano, Garzanti, 1964 (Luigi XIII, Luigi XIV, Luigi XV - Entr'acte. Le Bourgeois gentilhomme).

- Giornale di guerra e di prigionia, Torino, Einaudi, 1965 (edizione definitiva). Il guerriero, I'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo: conversazione a tre voci, Milano, Garzanti, 1967 (rappresentata la prima volta a Roma, al teatrino di Via Belsiana, il 16 febbraio 1967).

- Eros e Priapo da furore a cenere, Milano, Garzanti, 1967.

- La Meccanica, Milano, Garzanti, 1970.

- La cognizione del dolore, con due capitoli inediti, Torino, Einaudi, 1970.

- Novella seconda, Milano, Garzanti, 1971 (comprende: Novella seconda, Notte di luna, La casa, a cura e con note di P. Gelli).

- Meditazione milanese, a cura di G. C. Roscioni, Torino, Einaudi, 1973.

TRADUZIONE ARTICOLI

A.-J. de Salas Barbadillo, Il viaggio di saggezza, in Narratori spagnoli, a cura di Carlo Bo, Milano, Bompiani, 1941, pp. 167-223- Francisco de Quevedo, Il mondo com'и, in op. cit., pp. 260-262.

J.- R. de Alarcon. La veritа sospetta, in Teatro spagnolo del secolo d'oro, Torino

Manzoni diviso in tre dal bisturi di Moravia, nel quotidiano У Il Giorno У, Milano, 26 luglio 1960 (parzialmente riprodotto in L.Caretti, Manzoni e la critica, Bari, Laterza, 1969, assieme allo scritto di Moravia).

Divagazioni e garbuglio, in У Paragone У, Firenze, ottobre 1968, n. 224, pp. 3-6.

1l0 УO mi(l buon genioФ, in У MenabтФ (1963), n. 6, pp. 7-11.

SCRITTI SU CARLO EMILIO GADDA

La critica piщ autorevole a Gadda nasce nell'ambito stesso di У Solaria У, la rivista in cui lo scrittore lombardo pubblicт le sue prime prove di lavoro: nel fascicolo di gennaio-febbraio 1934 della rivista fiorentina apparve il primo saggio di Gianfranco Contini su Gadda, intitolato Carlo Emilio Gadda, o del pastiche, successivamente ripubblicato in Esercizi di lettura, Firenze, Parenti, 1939, sotto il titolo Note sul У Castello di Udine, Si puт dire che fin da quel suo primo approccio al suo scrittore italiano contemporaneo preferito, Contini adombrasse la tesi di una У funzione Gadda У, sviluppata in interventi successivi: sia mettendo in primo piano, ad apertura di discorso, la У grande importanza teorica У del У caso Gadda У, sia concludendo che lo scrittore lombardo a sta in quell'inquieta regione dove l'uomo non sceglie ancora tra il filosofo e il poeta; sua vocazione и di non abbandonare il bivio, suo compito и non decidersi; sotto pena di finire teoriqueur У; sia osservando acutamente, a proposito del Castello che У l'autocritica, e sia pure la semplice storia del proprio stile, и un momento essenziale in Gadda У. Contini affronta anche la questione dei rapporti di Gadda con la У scapigliatura У, asserendo che fare il nome di Dossi (a proposito della Madonna dei filosofi e, piщ, del Castello) У и risorsa che tiene, giа appena nascendo, del luogo comune У e puntando, se mai, sulla seconda У scapigliatura У: Lucini e soprattutto Linati. (Notiamo che nella ristampa degli Esercizi di lettura, Le Monnier, 1947, il saggio mutт ancora titolo: Primo approccio al УCastello di UdineФ).

Dei successivi interventi di Contini, ricorderemo in modo particolare l'ampio saggio introduttivo premesso, nel 1963, al У recupero У della Cognizione del dolore (Torino, Einaudi). Qui il giuoco dei paragoni con Proust, Musil и sviluppato con sottigliezza e cautela, fino alla conclusione che У Gadda troverа la salvezza che gli и propria, quel tanto di purgatio animi che gli compete, in altro che nella catarsi della pura teoresi, nella contemplazione esaltante dei veri. Per conto suo, lo scatto d'un felice automatismo lo sottrae alla spira dei rimorsi e della disperazione, rettificandola abruptamente in un'umoristica casticitа di rappresentazione, nella quale per giunta non si percepisce neppur piщ lo strido della caricatura amara, ma il riso, appoggiato com'и a un'intensa fiducia nel reale, appare esaurientemente liberatorioФ. Particolarmente importanti son le pagine dedicate alla ricerca di un entroterra italiano per Gadda e all'influsso gaddiano sulla ripresa, nel secondo dopoguerra, di una letteratura che si fonda sull'ambito regionale.

Del Contini si deve anche citare l'introduzione alla ristampa dell'Adalgisa, Torino, Einaudi, 1963.

LТesordio УufficialeФ di Gadda--la Madonna dei filosofi--aveva attirato subito l'attenzione della critica piщ valida: Alfredo Gargiulo, scrivendone nella УNuova AntologiaФ (ora nel vol. Letteratura italiana del Novecento, Firenze, Le Monnier, 1940), si diffondeva soprattutto nel parallelo con Dossi: У non il Dossi eventualmente idillico, o satirico per forza; bensм il piщ autentico Dossi, il litteratissimo spirito bizzarro У (probabilmente l'osservazione continiana che abbiamo prima notato и riferita a questo testo gargiuliano, apparso nel 1931). Giuseppe De Robertis scrisse, nel '31 e nel '35, e della Madonna e del Castello; per il primo libro osservando che i pregi piщ ricchi di questo У scrittore ricco У nulla hanno a che fare У con gli studiati effetti verbali di riso che puт tornano insistenti, ma cadono cosм spesso inutili e senz'accenti. A volergli indovinar la faccia dietro questi divertimenti, si pensa un momento a Buster Keaton, con quella sua presenza idiota e assente; ma и un momento. Un che di corrusco, un lampo, il corrugarsi della fronte dicono altra forza e altra vita e, sopra tutto, altra passione: lo dicono descrittore lirico tra i piщ perentorii, e interprete umano che va in profondo У, per il secondo puntando con forza sulla felicitа del Gadda descrittore della guerra, ma facendo ampie riserve sul У secentismo У gaddiano e ponendo in secondo piano non solo Crociera mediterranea, ma anche il racconto У romanesco У sul Papareschi. (Cfr. Scrittori del Novecento, Firenze, Le Monnier, 1940, pp. 325-34). Ai citati Gargiulo e De Robertis aggiungeremo il Pancrazi che recensм le Meraviglie d'Italia.

Fra i critici che si occuparono di Gadda prima dell'esplosione del Pasticciaccio--la pubblicazione, cioи, in volume, nel 1957--citeremo ancora: l'articolo di Emilio Cecchi sui У Racconti У (Novelle dal Ducato in fiamme), poi raccolto nel volume Di giorno in giorno, Milano, Garzanti, 1954: dove, dopo una ripresa dall'osservazione fatta dal Pancrazi (articolo prima citato) sulla musa gaddiana come Уmusa oggettivaУ, votata alla Уrealtа effettualeУ, si prospetta un radicale mutamento nell'indirizzo dell'arte gaddiana, ponendo come proposta di definizione della nuova produzione di Gadda--era giа uscito il Pasticciaccio a puntate e Cecchi lo conosceva--Ф l'impressione di un odio, di un livore, d'un furore indiscriminabile ed incontenibile, d'una sorta di ritorsione metafisica У ed osservando che У la prosa piщ recente di Gadda ha ormai portato ad un grado di sottigliezza, di legatezza e al medesimo tempo di violenza suprema, quelle virtщ che la segnalarono e caratterizzarono dal primo principio У;--sono le due proposizioni fondamentali che Cecchi svilupperа poi, recensendo, nel '57 (nel УCorriere della seraУ del 30 agosto), il Pasticciaccio; io studio di Giacomo Devoto sul Castello di Udine, ora in Studi di stilistica, Firenze, Le Monnier, 1950 pp. 57-91, di indubbio interesse linguistico; il limpido articolo di Geno Pampaloni (112) sul giornale di guerra e di prigionia (La guerra di Gadda, nell'У Espresso У del 13 novembre 1955); e un saggio di Leone Piccioni su L'arte di Gadda, nel volume Sui contemporanei, Milano, Fratelli Fabbri, 1953, pp. 39-52.

La critica tornт ad occuparsi di Gadda con la pubblicazione in volume nel '57, del Pasticciaccio: fra i contributi allora forniti, citeremo: Attilio Bertolucci, Conoscete l'ing. Gadda, in У Palatina У, luglio-settembre 1917- Carlo Bo, La lente di Gadda, nella У Stampa У, Torino, 24 agosto 1957- GiuIio Cattaneo, in УBelfagorФ, 1958, I; Pietro Citati, ne УL'ApprodoУ, Torino, gennaio-marzo 1958; P. P. Pasolini, in УVie NuoveУ, 18 gennaio 1958 - Adriano Seroni, nell'Unitа У del 3 settembre 1957 (ora nel vol. Esperimenti critici sul Novecento letterario, Milano, Mursia, 1967); Francesco Squarcia, in УParagoneУ, Firenze, ottobre 1957, n. 90.

Ma, al di lа di una semplice elencazione, che qui tuttavia abbiamo prodotto anche ad indicare l'attenzione suscitata dalla pubblicazione in volume del У giallo gaddiano, conviene soffermarsi su alcuni contributi che toccano piщ in generale della produzione gaddiana. In particolare: l'indagine di P. P. Pasolini sul linguaggio gaddiano, in Passione e ideologia, Milano, Garzanti, 1960, le pagine di G. Barberi Squarotti, nel vol. La narrativa italiana del dopoguerra, Bologna Cappelli, 1965; il saggio di Angelo Guglielmi, ne I contemporanei, volume di vari autori, Milano, Marzorati, 1963, pp. 1051-67; Giuliano Manacorda, in Storia della letteratura italiana contemporanea, Roma, Editori Riuniti, 1967, pp.

244-49. Si puт osservare che con questi studi il discorso punta fondamentalmente sul linguaggio gaddiano, tentandone o analisi che cercano di scomporlo alla ricerca dei confluenti apporti costitutivi (Pasolini), o definizioni perentorie (Уla sollecitazione estrema delle cose per mezzo della sollecitazione esasperata del linguaggio У, Barberi Squarotti) o proponendo una collocazione dell'arte gaddiana negli Уsviluppi del realismoФ (Manacorda); o distinguendo l'atteggiamento Уartigianale, sperimentale nei riguardi della linguaФ tipico di Gadda in contrapposizione a quello Уispirato e messianico degli scrittori antichiФ (Guglielmi).

Il recupero della Cognizione del dolore ha prodotto un notevole saggio di P. Citati, Il male invisibile, nel УMenabтФ, 1963, n. 6.

Ma il piщ importante contributo recente allo studio dell'opera gaddiana и il saggio di J.C.Roscioni, La disarmonia prestabilita, Torino, Einaudi, 1969, volto a un'indagine acuta e precisa del pensiero di Gadda. Su tale saggio e sulla prima edizione del presente volumetto, si veda l'interessante articolo di A. Beretta, Due libri su Gadda, in УParagoneФ, 1970, n. 244.

Del tutto insufficiente ci sembra ancora l'attenzione degli storici della letteratura: per i quali, al citato Giuliano Manacorda, possiamo fare le sole eccezioni di Carlo Salinari (Sommario di storia della letteratura italiana, Napoli, Edizioni Glaux, s. d., pp. 383-85) e Natalino Sapegno, in Storia letteraria delle regioni (113) d'Italia (in collaborazione con W. Binni, Firenze, Sansoni, 1968), dove l'opera gaddiana и cosм sintetizzata: У... и milanese il piщ grande dei nostri narratori contemporanei, Carlo Emilio Gadda, con il suo umore bizzarro, irto di motivi polemici e satirici, il suo acre ed intenso lirismo, la sua ansiosa e tenace esigenza di puntigliosa ricerca linguistica, che si riallaccia alla tradizione dialettale e al travaglio formale del Manzoni e degli scapigliatiФ.

Segnaliamo infine uno studio di Piero Gelli: Sul lessico di Gadda, in УParagoneФ, XX, aprile 1969, n. 230, pp. 52-77; e, fra gli altri contributi recenti, l'attenta monografia di M. Gersbach, C. E. G. Wirkliehkeit und Verzerrung, Bern 1969; il discusso saggio di G. Baldi, C. E. Gadda, Milano 1972, che tende a contestare la tesi del Gadda УeuropeoФ, riconducendone l'opera a un intelligente bozzettismo; I'ottimo Invito alla lettura di C. E.G., di E. Ferrero, Milano 1972 e il notevole saggio di E. Flores, Accessioni gaddiane, Napoli 1973.

Una segnalazione tutta particolare vuole il libro di G. Cattaneo, Il gran lombardo, Milano 1973, singolare indagine, dal vivo, della complessa personalitа gaddiana. Nй si puт trascurare l'intervista che Gadda concesse, nel 1968, a Dacia Maraini, ora raccolta nel vol. E tu chi eri, Milano 1973.

NOTIZIE BIOGRAFICHE

Carlo Emilio Gadda nacque a Milano il 14 novembre 1893 (Уquattordici giorni avanti la caduta del ministero Giolitti, del primoФ) da genitori lombardi: il nonno materno era ungherese, УGiovanni Lehr, funzionario dell'Impero austro ungaricoФ; nella sua ascendenza paterna ha il sangue dei Ripamonti in quella materna quello dei Luini. Il padre era un piccolo industriale della seta, la madre insegnante di materie letterarie nelle scuole magistrali (Уconosceva il latino e aiutт il Nostro nei compiti del ginnasioФ), il fratello del padre, senatore Giuseppe Gadda, fu prefetto del Regno d'Italia, ministro dei Lavori Pubblici nel ministero Lanza-Sella; come prefetto di Perugia, ebbe l'incarico di arrestare Garibaldi a Sinalunga (Siena), dopo Mentana. A Milano, Gadda compм gli studi elementari e liceali (al Parini); intraprese quindi gli studi di ingegneria, dal 1912 al 1920, con l'intervallo della prima guerra mondiale, durante la quale combattй in reparti alpini e di fanteria: fu prigioniero dei tedeschi a Rastatt e a Celle Lager in Germania. Della vita militare, della guerra e della prigionia, poi del difficile ritorno a Milano (in guerra morм un suo fratello carissimo, Enrico), Gadda scrisse un preciso diario (Giornale di guerra e di prigionia). Dopo la laurea, si dedicт alla professione di ingegnere, lavorando in Sardegna e in Lombardia (fino al 1922), in Argentina (1922-24), piщ tardi a Roma, poi in Lorena, nella Ruhr, tra il 1925 e il 1931. Nel 1924-25 insegno matematica al Liceo Parini di Milano e frequentт i corsi di filosofia teoretica di Piero Martinetti all'Universitа di Milano, senza riuscire, per ragioni economiche, ,a laurearsi. Nel 1931 lasciт la carriera di ingegnere (che riprese saltuariamente per pressanti ragioni economiche nel '32 e nel '36-'37), dedicandosi alla letteratura. Nel 1926 aveva giа cominciato a collaborare alla rivista fiorentina УSolariaФ, dove pubblicт i primi suoi scritti e nella cui collana di edizioni apparvero i primi due libri, La Madonna dei filosofi e Il Castello di Udine. Nel 1940 si trasferм da Milano a Firenze, dove, salvo una parentesi, nel '445 risiedette fino al 1950, quando si trasferirа a Roma, dove, fino al '55 collaborт alla redazione del Terzo Programma della Radio Italiana. Da allora visse stabilmente a Roma, dove и morto nel 1973. Dopo la citata collaborazione a УSolariaФ, collaborт assiduamente a УLetteraturaФ (dove uscirono a puntate i due capolavori: la Cognizione del dolore e il Pasticciaccio); nel 1945, a Firenze, fondт, con Alessandro Bonsanti, Arturo Loria ed Eugenio Montale, la rivista У Il Mondo У, divenuta poi УIl mondo europeoФ; collaborт dalla fondazione alla rivista У Paragone У, di Roberto Longhi.

FINE.



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