Premio Strega del 1963, “Lessico
famigliare” è un lavoro di pura, nuda, scoperta e dichiarata
memoria, oltre che la cosa più conosciuta di Natalia Ginzburg. “Non
so se sia il migliore dei miei libri: ma certo è il solo libro che
io abbia scritto in stato di assoluta libertà“: così l’autrice
ricorda la genesi della propria opera nella prefazione a “Cinque
romanzi brevi” del novembre 1964.
Romanzo del ricordo e racconto autobiografico, “Lessico famigliare”
ricostruisce, attraverso la voce narrante di Natalia, ultima di
cinque figli, le vicende della famiglia ebrea Levi nella Torino tra
gli anni Trenta ed i Cinquanta. La rievocazione delle vicende dei
propri cari si accompagna alla riproduzione fedele del linguaggio,
che è quanto di più intimo nella vita di una famiglia. Così la
figura del padre Giuseppe, professore d’anatomia, è ricordata
attraverso le sue urla e le sue risa, i fratelli attraverso i loro
litigi, la sorella Paola attraverso i primi amori. Il linguaggio,
evocativo ed allusivo, diventa lo strumento conoscitivo per
ripercorrere esperienze comuni in una giostra che tiene insieme
periodi storici differenti, attraverso un continuo gioco di
richiami. "Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse,
alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso” – annota
l’autrice nell’avvertenza -“Quando ci incontriamo, possiamo essere,
l'uno con l'altro, indifferenti o distratti, ma basta, fra noi, una
parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche,
sentite e ripetute infinite volte nella nostra infanzia”.
La parola è ricordo ed è quanto basta per mantenere vivi gli affetti
al di là del tempo, del dolore e della lontananza: questo il
messaggio di un’opera che è molto più di un’autobiografia e diventa
paradigma universale. Sullo sfondo avanza la Storia con l’ascesa di
Mussolini, le leggi razziali, la lotta antifascista: momenti che per
la famiglia Levi hanno significato prigionia, confino, morte, come
nel caso del primo marito della scrittrice, recluso e poi ucciso.
Tra le figure che hanno fatto parte della vita della famiglia Levi
spiccano tanti intellettuali e politici ricordati con naturalezza,
tra cui Filippo Turati, Cesare Pavese ed Eugenio Montale, che
accompagnava la “zia Drusilla”.