Piotr Krauchanka
LA POLONESE DELLA SPERANZA
(Mikhal Oghinski, 1765-1833)
I piщ vivi sono i ricordi dell'infanzia. Rimangono davanti agli occhi, risuonano come una incantevole musica della spensieratezza e di una gioia infinita, come se tutto fosse stato ieri. Anche a me, con stupefacente precisione, a volte vengono e se ne vanno le immagini degli anni d'infanzia. Piccola cittadina di nome Svir. Ho 6 o 7 anni. Inverno con tanta neve e bufere. Tutta la nostra famiglia si prepara alla festa di Capodanno. Odore di abete e di pasticcio fatto in casa. Una particolare sensazione di comfort, di calore, di gioia. E, all'improvviso, dalla radio attaccata alla parete, nella mia mente irrompe una musica, particolarmente toccante, tragica ed emozionante, incredibilmente bella. Rimango stupito ed ascolto con attenzione. E sembra che ci si possa rimanere cosм infinitamente. "Mamma! Che cosa и ?" --- "La Polonese di Oghinski", polonese dell'addio
Poi ci fu la scuola musicale, e la mia propria esecuzione di quest'opera formidabile. "Gli incontri" con essa nei vari angoli del nostro pianeta, eppure ogni volta quando sento suonare questi accordi emozionanti, mi si stringe qualcosa dentro, mi viene voglia di chiudere gli occhi ed ascoltare senza che la melodia finisca. Per l'effetto che produce, la Polonese di Oghinski potrebbe essere paragonata, forse, solo con "La bufera di neve" di Sviridov, una delle piщ geniali melodie del Novecento. Certo, non sono tanto particolare nelle mie considerazioni. Facendo il confronto, avevo domandato ad altre persone, e bisogna riconoscere che sono in molti ad avere la stessa percezione della polonese "Addio alla Patria" composta dal nostro connazionale.
Allora, che cosa mi ha spinto a scrivere oggi queste parole ?
Facciamo un sondaggio e poniamo, ad esempio, ad un centinaio degli abitanti della capitale (non della provincia) la domanda: "Dove sono morti e sepolti Franzisk Skarina e Mikhail Oghinski?" Vi garantisco che tra queste cento persone nel migliore dei casi solo una potrа rispondere alla domanda. "E allora ? - si opporrebbe con irritazione il nostro contemporaneo appesantito dalla vita di oggi - Che differenza c'и, dove e quando и morto un tizio o un caio ? Che importanza ha ? Svegliati e guarda intorno invece, che cosa succede adesso "
E svegliamoci, guardiamo e cerchiamo di capire che cosa in effetti succede a noi.
O forse и il caso di tornare un po' indietro e tentare di capire e rispondere alle domande: "Chi siamo ? Chi siamo stati ? Dove andiamo ? Esistiamo realmente o no ?" Ossia noi siamo semplicemente un fantasma incorporeo e non un popolo con le proprie tradizioni, con il proprio sistema dei valori, con la coscienza dei piщ eminenti connazionali che sono anima, gloria e orgoglio della nazione ?
Poniamoci, a primo sguardo, un'elementare domanda: Di che nazionalitа era Mikhail Oghinski ? Polacca, bielorussa, lituana, russa ? "Come chi era? - reagiranno con irritazione e offesa i nostri amici polacchi. - Certamente polacco. Perchй и nato nel 1765 a Gozтw nei pressi di Varsavia, parlava e scriveva in polacco, partecipт ai combattimenti per la Patria insieme a Tadeusz Kostiuszko". Tuttavia, non avrebbe potuto parlare in bielorusso perchй giа alla fine del Seicento nella Rzecz Pospolita la nostra lingua fu eliminata dalla documentazione ufficiale e in seguito allontanata anche dai salotti della nobiltа dal polacco, dal francese o dal russo. La nobiltа locale (szlachta), come non di rado succedeva nella storia, ha tradito il proprio popolo, essendo passata da una fede a un'altra e avendo rinnegato la lingua degli avi.
A molte cose fa pensare anche la scritta sul sarcofago di M.Oghinski dove fu inciso il doppio cognome: "Principe Kozelski-Oghinski". Pure qui, mio curioso lettore, non sarа superfluo dire che la famiglia degli Oghinski ebbe le radici in Russia e fu direttamente legata alla storia eroica della cittа di Kozelsk e alla stirpe dei principi Kozelski. Quindi, non era forse Oghinski russo di sangue ? Tuttavia, non lasciamoci portare per questo fatto dalla troppa esaltazione che in questi tempi va tanto alla moda.
Non faremo di Mikhail Oghinski un bielorusso per non seminare malintesi tra noi ed i polacchi. Negli anni venti i bielorussi giа fecero "risuscitare" Stanislaw Moniuszko, Adam Mickiewicz, Jan Czaczot e molti altri. Ma non "cederemo" neanche, a titolo gratuito, ad altri popoli Franzisk Skarina e alcuni altri gloriosi figli della nostra Patria.
Semmai ascoltiamo direttamente M.Oghinski il quale non una volta chiamт se stesso "litvino", cioи figlio di questa terra, uno del posto, in bielorusso - "tuteji".
Nel terzo volume delle "Memorie della Polonia e dei polacchi dal 1788 al 1815" scritte dal poeta e pubblicate a Parigi nel 1826-27 troviamo delle considerazioni estremamente interessanti e importanti per noi. Citerт alcuni tra i suoi giudizi: "Le piщ eminenti famiglie in Polonia sono legate prevalentemente alla Lituania. I Czartoryjski, i Radziwill, gli Oghinski, i Sapega, i Tyszkiewicz, i Pac, i Sanguszka sono litvini". "Orgogliosi della propria origine, i litvini, anche se hanno unito le loro terre alla Polonia, hanno comunque conservato i loro costumi, il loro ordine sociale, le loro istituzioni, e fino all'ultima spartizione le assemblee si svolgevano a turni a Varsavia e a Grodno, esisteva l'esercito polacco e quello litvino ". Con dignitа e orgoglio M.Oghinski sottolineava diverse volte che le sue origini discendono da "una stirpe litvina " la quale "insieme alle altre era cosм strettamente attaccata alle proprie prerogative e diritti che, indipendentemente dagli sforzi e proposte dei funzionari dello Stato , era impossibile persudere i litvini ad abbandonarli".
Quindi, con un cordone ombelicale invisibile e visibile la famiglia degli Oghinski era notevolmente piщ legata alla Bielorussia e alla Lituania che non alla Polonia coronale. Puт darsi, questo и il piщ produttivo e oggettivo approccio all'argomento, e cercare la "purezza" delle radici sarebbe un'impresa ingrata e spesso pericolosa.
Tuttavia, M.Oghinski fu legato alla Bielorussia non soltanto geograficamente. C'и qualcosa di molto piщ significativo nel fatto che il paesino di Zalessie non era semplicemente il suo amato podere, non un angolo del paradiso, un golfo romantico, una Nuova Atene verso la quale precipitava sempre per nascondersi dalle tempeste della vita. E' indubbio che natura, fiumi, gente, ritmi, balli e musica che circondavano il poeta e musicista a Zalessie, per molti versi lo formarono cosм come lo conobbe poi l'Europa dell'Ottocento. Il fior fiore della nostra terra lo impregnarono e allevarono e lo misero su una lunga via. La via sulla quale non sarebbe mai tornato indietro.
Non mi importa chi fosse Oghinski e quale sangue sentisse nelle vene. E' molto piщ importante che non dimenticт mai, fermatosi sul Ponte Vecchio sopra il burrascoso Arno, il lento fruscio del Vilia, il formidabile profumo dei campi e delle selve della natia Zalessie, il grido delle gru, la bianchezza intatta della neve appena caduta, il verde smeraldo dei boschi. Ogni nota, ogni accordo dell'"Addio alla Patria" ne parla, anzi, ne grida.
Capii tutto ciт il 31 marzo 1996, quando di tarda sera, piuttosto di notte, la nostra piccola delegazione si fermт al parapetto di questo ponte, variopinto dai secoli, davanti al monumento di Benvenuto Cellini. Quasi contemporaneamente smettemmo di parlare e per alcuni minuti rimanemmo in silenzio ad ammirare lo specchio lunare dell'Arno ancora calmo, sentendo quasi fisicamente le realtа di quell'esistenza la quale - no, ancora non se ne andт, non si sciolse, non svanм. Sono convinto che proprio in quel posto stette M.Oghinski il quale al tramonto della vita era abituato spesso ad andare a spasso in compagnia di un amico di Aleksandr Pushkin, futuro cancelliere e ministro degli affari esteri della Russia principe A.M.Gorchakov che da Benkendorf era sospettato di avere contatti con i dekabristi. L'eminente diplamotico russo, in quegli anni incaricato d'affari della Russia presso la corte toscana, era molto amico e spiritualmente vicino al compositore. Appassionati dalla conversazione, potevano parlare per ore e ore su argomenti piщ disparati, discutevano animatamente, evitando perт con attenzione una sola cosa : Sua Maestа la Politica. Nel caso contrario quello che era al servizio dello Stato avrebbe dovuto presentarne relazioni scritte a Nicola I Il comune codice di gentiluomini era nell'Ottocento piщ forte del dovere di servizio.
Siamo andati, perт, un po' troppo avanti, mentre il protagonista del nostro racconto ha davanti a sй ancora tutta la vita. Favorito della fortuna, prediletto dei genitori circondato dalla loro attenzione e calore, dalla cura di tutti che lo circondavano, - cosм ci si presenta il giovane Mikhail. Dal paffuto, "sgraziato e timido orsacchiotto", grazie ai genitori, maestri e governanti, ed anche alla ginnatistica che era molto popolare nel Settecento, egli si trasforma in giovane alto, snello, con sorprendente eleganza, sul quale ancora sedicenne lanciano gli sguardi le bellezze di alta societа. Per le sue doti brillanti, un interesse molto precoce per la musica, storia, economia, lingue classiche M.Oghinski ricevette una formazione fondamentale e molto vasta. Un ruolo particolare nella sua vita ebbero i suoi maestri, il francese Jean Rolley, il polacco Jozef Kozlowski, l'italiano Giovanni Albertrandi. E proprio quest'ultimo, essendo l'istitutore di suo fratellastro e nello stesso tempo il bibliotecario reale, svegliт nel giovane Mikhail l'amore per la storia e la numismatica, gli fece conoscere i classici antichi come Platone, Cicerone, Polibio, Sallustio, Virgilio, Orazio, Tacito, Ovidio, Catullo, Giovenale.
Il successo e la fortuna all'inizio della vita lo accompagnarono in tutto. A 23 anni fu elletto deputato dell'Assemblea Polacca, a 28 anni grande tesoriere (ministro delle finanze) della Lituania, a 25 anni ambasciatore in Inghilterra e in Olanda, ricevette le piщ alte onorificenze statali dalle mani del re Stanislao Augusto II con il quale ebbe avuto rapporti di amicizia suo padre e con il quale egli anche era in buoni rapporti impegnato nei suoi incarichi diplomatici confidenziali. A dire il vero, tutto ciт non gli impediva di valutare oggettivamente il sovrano, vedere le sue debolezze e criticarle spietatamente, scrivere con dolore dello Stato che si scioglieva sulla mappa politica dell'Europa come la neve nel mese di marzo. E' lecito ricordare le parole del filosofo illuminista del '700 Hugo Collontai: "Non c'и una cosa piщ terribile dello stato di una nazione che scopre di morire e di perdere il proprio nome".
Molto presto N.Oghinski acquisм notorietа non soltanto politica, ma anche quella musicale. Sembrava non ci fosse una capitale europea, un salotto di alta societа dove non risuonassero i divini accordi della polonese in la minore, la quale solamente dopo la sconfitta dell'insurrezione degli anni 1830-31 fu intitolata "L'Addio alla Patria", quando furono crollate tutte le speranze di rinascita della Lituania. Gli capitт di incontrare, svolgere trattative, avere corrispondenza con Napoleone Bonaparte, Morris, Giorgio III, il primo ministro inglese William Pitt, Paolo I, Alessandro I, Nicola I, il sultano Suleiman III, marescialli della Francia Murat, Duroc, Davou. Conosceva molto bene anche la donna amata di Napoleone Maria Walewska, nella cui casa parigina sentм le parole per lui micidiali di Talleyrand che il governo francese non avrebbe appoggiato le aspirazioni di quelli a cui apparteneva anche Oghinski.
Ricevette onorificenze a volte non idonee al suo rango di ambasciatore. Cosм, al parlamento inglese in segno di particolare rispetto fu messo seduto accanto all'arcivescovo di Canterbury. Favorito della fortuna, sembrava che fosse destinato ad avere successi continui, ad una vita senza pericoli e ostacoli. Ancora da giovane, attorno al suo nome venne creata un'aura di romanticismo, di enigma e mistero. Appena messo piede dalla nave sulla terra inglese, subito lesse a Douvres notizie dei giornali che lo davano per morto in un naufragio appena avvenuto. Tra l'altro, sentм e lesse ancora tante volte la notizia della propria morte. La versione della morte tragica e precoce dell'autore della polonese popolare e alla moda era molto diffusa in Europa e, secondo quelli che la diffondevano, dava un fascino particolare al nome del compositore. Quindi, ancora vivo, Oghinski divenne un uomo-leggenda.
Perт, nella vita reale avvenivano molte altre cose, non solo successi. Ci furono sconfitte, problemi della vita quotidiana, l'emigrazione, persino la miseria. L'audacia dello spirito, lo slancio del patriottismo e della romanticitа, le imprese elevate si alternavano con i cupi periodi di disperazione, scoraggiamento e malinconia. Attivo partecipante all'insurrezione di Kostiuszko nel 1794, egli senza indugiare sacrificт alle necessitа della rivoluzione una notevole parte dei suoi beni, con i propri soldi equipaggiт un reparto di 480 bersaglieri e lo comandт. Dopo vennero le nere giornate dell'emigrazione, quando a Venezia per sei settimane non potи pagare l'albergo e il vitto. All'improvviso si ammalт gravemente, e solamente una lontana parente, principessa Radziwill, lo salvт e guarм a Roma. Per il voler del destino M.Oghinski dovette svolgere funzioni non soltanto del diplomatico, ma anche dell'agente segreto della corte del sultano Suleiman III.
La stella nascente di Napoleone sembrava far ritornare le forze nuove al compositore. E se la rinascita della Lituania arriverа dall'Occidente? Fu presentato al primo console della Francia, musicт in sua presenza. E di nuovo ci fu un'amara delusione. Oghinski scrisse a Napoleone una lettera, ma senza risposta. E per quante volte non mettesse la divisa del colonnello dell'esercito polacco, per quante volte non giurasse la fedeltа e l'amore ai polacchi, per quanto non ammirasse il loro eroismo nel salotto di Maria Walewska, Oghinski giа lo sapeva che Napoleone faceva il furbo, maliziava, li ingannava. Qualche anno dopo Napoleone, con una micidiale franchezza e violenza scriverа al re della Prussia: " I polacchi non sono degni nй capaci essere un popolo libero". Mentre essi con il suo nome e il sorriso sulle labbra morivano sulle rive del Nilo, del Reno, del Danubio, nelle acque glaciali del Berezina, sull'isola Haiti, dovunque lanciasse il suo sguardo quest'uomo afflitto dalla smisurata vanagloria e assetato del potere.
La delusione in un uomo politico portт Ghinski tra le braccia di un altro. Nel 1802, a Grodno, egli prestт giuramento all'imperatore Alessandro I, ricevette il titolo di senatore e in seguito quello di cosigliere. Gli fu restituita una parte considerevole dei suoi poderi. In quegli anni dedicт molto tempo a Zalessie, si occupт della musica, si esibм in veste di attivo curatore dell'Universitа di Vilno. Nel 1811 presentт al giudizio dello zar il progetto della costituzione del Gran Ducato della Lituania nell'ambito dell'impero russo (per analogia con il ducato di Varsavia il quale si trovava sotto il protettorato di Napoleone). Non и da escludere che tale svolta nella vita di Mikhail Oghinski fosse considerato dai suoi contemporanei come dimostrazione della sua inconseguenza e persino come tradimento degli ideali della sua giovinezza. Non fu facile viverlo nй farlo passare attraverso il cuore.
La guerra patriottica del 1812 divise il suo paese in due parti: alcuni, nel corpo di Stanislav Poniatovski, combattero da parte di Napoleone; altri, come Oghinski stesso, rimasero fedeli ad Alessandro I e partirono per San Pietroburgo. Ma le speranze riposte nell'imperatore russo, furono deluse. Nel 1814 a Fontainbleu ebbe luogo l'incontro di Alessandro I con Tadeusz Kostiuszko il quale chiarм molte cose. Proprio dopo quell'incontro Oghinski compose la sua "Marcia funebre". Le illusioni a poco a poco svanirono. Le manovre politiche di Alessandro I legate al atto della firma della Costituzione del Regno della Polonia nel 1815 e al dover nominare in carica di governatore il generale Jуzef Zajaczek (compagno delle armi di M.Oghinski) non poterono ingannare un uomo cosм esperto e perspicace come Oghinski. I seccessivi arresti degli amici piщ intimi nel 1822 fecero solamente precipitare la sua partenza per l'estero la quale fu motivata dal compositore come necessitа di curare la gotta. Alessandro I capм perfettamente tutto, ma cercт di evitare la scandalosa pubblicitа di questo fatto. Fino alla morte Mikhail Oghinski rimase senatore e suddito dell'Impero Russo.
Depresso e deluso in tutto, Oghinski indirizzт il suo sguardo verso l'Italia tanto cara al suo cuore. Un certo ruolo per la sua decisione ebbe anche il fatto che egli era sposato di seconde nozze con un'italiana di nome Maria de Gthb e aveva da questo matrimonio il figlio Irineo Kleofas (musicista, come suo padre) e tre figlie: Emilia, Emma ed Ida. Cominciт il periodo fiorentino, finale nella sua vita, e durт per 10 anni. Fu dipinto dalle sfumature dei ricordi, dalle sensazioni della giovinezza. Cosм apparvero "Lettere sulla musica" con valutazioni sorprendentemente precise e chiare di questi o di quelli fenomeni musicali, videro luce le sue "Memorie " in quattro volumi che suscitarono un'irritazione aperta di Nicola I. Nelle "Memorie " si trattava degli avvenimenti cui Oghinski partecipт e di cui era testimone dal 1788 al 1815. Un poco dopo apparvero "Integrazioni alle memorie" le quali rimasero incompiuti. Nel 1828 Oghinski bruciт una parte dei materiali ed alcuni frammenti della corrispondenza personale avendo paura che potessero far nascere complicazioni di carattere politico ai suoi amici.
Cercando di sfruttare l'ultima chance scrisse una lettera all'imperatore Nicola I esponendo il suo vecchio progetto per la rinascita della Lituania, ma non ricevette alcuna risposta.
Bisogna riconoscere che Mikhail Oghinski in veste di storico non и stato ancora apprezzato da noi nel suo giusto merito ed aspetta ancora i suoi riconoscenti studiosi. Sono convinto che le sue brillanti memorie bisogna pubblicare a Minsk al piщ presto possibile in lingua bielorussa o russa. E' sorprendente, ma il libro che leggeva appassionatamente tutta l'Europa e che Adam Mickiewicz consigliт all'eminente storico francese Jules Michelet mentre egli scriveva la sua classica opera "Il popolo", tuttora non и conosciuto da noi.
Sulla vastitа delle conoscenze di Mikhail Oghinski testimonia anche il suo interesse per la decodificazione dei geroglifici egizi, la chiave per i quali fu scoperta da Champollion. "L'apostolo" di questa scoperta, usando le parole dello stesso Champollion, fu un amico di Oghinski, diplomatico e storico S. Kossakovski, funzionario dell'ambasciata russa a Roma.
Nell'ottobre 1833, nella lontana Firenze, si spegneva lentamente il nostro conterraneo. Gi' gli erano di peso persino le passeggiate per la dorata cittа, sempre innondata di sole. La delusione, il crollo degli ideali della giovinezza, delle illusioni dell'etа matura e la disperazione senza uscita, la malinconia -, tutto questo come una pietra pesante stava sul cuore del compositore negli ultimi giorni della sua vita. Il regno di Aido inghiottм i suoi amici, il mostro della guerra e degli sconvolgimenti rivoluzionari distrusse il suo benessere, il destino crudele lo privт della Patria. E proprio quest'ultima cosa gli provocava il dolore piщ forte. No, non vedrа mai piщ Vilno tanto cara al suo cuore, la strada maestra per Smorgon, il viale dei tigli del suo amato Zalessie. Non vedrа mai piщ l'ampio salotto del suo palazzo a Zalessie con ritratti dei suoi avi ove si radunarono tanti dei suoi amici, nй sentirа mai suonare al clavicembalo un'incantevole melodia del prediletto Mozart. Sic transit gloria mundi.
Il 15 ottobre (secondo altri dati, il 18 dicembre) 1833 il compositore si spense. Fu sepolto al cimitero monastico della chiesa domenicana di Santa Maria Novella, non lontano dal palazzo dove soggiornт. Piщ tardi le sue ceneri furono portate nella medioevale chiesa-pantheon di Santa Croce.
Giа i contemporanei di M.Oghinski comprendevano e apprezzavano la sua singolaritа ed il suo talento. Oramai и riconosciuta da tutti l'influenza di Oghinski sulla formazione dell'opera del giovane Chopin. La morte del nostro coterraneo ebbe risonanza nel cuore di Ferenc Liszt il quale sentм profondamente nella sua opera le immagini "delle tombe accanto alle quali si spengono l'orgoglio ed il riso". Stanislaw Moniuszko, alla fine degli anni 50 dell'800, pubblicт le proprie trascrizioni concertistiche delle sei polonиse di Oghinski. Nel famoso quadro di Ilia Repin "I compositori slavi" dipinto negli anni 70 del secolo scorso, tra i 22 compositori fu immortalato anche M.Oghinski. E' da notare che a Repin consigliт di farlo il noto compositore e violinista russo Nikolai Rubinstein. Il 10 dicembre 1871, nel pieno lavoro sul quadro, Repin scrisse a Stassov a proposito di Oghinski: "Il suo nome и cososciuto in tutta la Russia, ed io sentito suonare un valzer e una polacca da lui composti , e persino leggende sulla sua morte romantica, mentre i musicisti a cui mi sono rivolto, parlano di lui come di una persona mitica". Cosм, alcuni decenni dopo la morte, il nome di Oghinski divenne leggenda, una leggenda romantica che puт istruire, ispirare, far nascere una speranza per il futuro. Mentre noi, invece, torniamo alle cose terrene.
Anno 1993. Nella sala del Collegio del Ministero degli affari esteri ricevo l'ambasciatore d'Italia Gianluca Bertinetto a sua richiesta. Dopo la visita all'Universitа di Padova, dove fu inaugurata la lapide commemorativa di Francesco Skarina stabilimmo buoni e costruttivi rapporti l'uno con l'altro. Durante il nostro colloquio venne fuori il nome di Mikhail Oghinski dato che egli negli ultimi dieci anni della sua vita soggiornт e lavoro in Italia. Dissi di quest'idea all'ambasciator Bertinetto, e tutt'e due ce ne appassioniammo.
Si delinea il nuovo progetto il quale unisce, rende piщ vicini i nostri paesi ed i nostri popoli. Piщ racconto all'ambasciatore italiano della felice e nello stesso tempo tragica sorte del poeta e musicista, piщ mi convinco che quest'idea и necessaria, и venuta nel tempo giusto ed avrа grande risonanza sia in Italia che in Bielorussia. Dato che appartiene a quella categoria delle idee le quali fornamo, entusiamano i nostri giovani. Sul finire del nostro colloquio con l'ambasciatore siamo ormai "alleati", con passione discutiamo dei particolari, stiamiamo i tempi.
La casa dove visse e morм Mikhail Oghinski Risoltт che per chiarire questo fatto avremmo avuto dei problemi. Perт, procediamo passo per passo.
Quindi, il progetto per immortalare Mikhail Oghinski in Italia.
Finм il 1994, arrivт il 1995, ma il progetto non ebbe nessuno sviluppo, non si trovavano soldi. Rallegrava, forse, una sola cosa: la lapide di plastilina fu pronta. Fu fatta in brevissimo tempo dal noto scultore Valeri Janushkevich che io stimo molto per la sua illimitata devozione all'attivitа artistica, l'assiduitа nel lavoro, la sete del sapere e la scoperta delle cose nuove. Trattenendo il respiro guardai attentamente i lineamenti estremamente fini ed ispirati del volto del compositore, ammirai lo scorcio grazioso della sua figura sullo sfondo della strada che si perde lontana, una piccola figura simbolica nello vano della porta di un palazzo fiorentino, della porta che rimane aperta ... Nel centro, ci sono gli accordi maestosi della polonese "Addio alla Patria". Un pт piщ basso c'и un branco di lupi che sbranano un puledro. Tutto и armonioso, in una perfetta composizione e commuove con la sua tristezza penetrante, con la sua veluttа e finezza.
La cosa piщ straordinaria accadde quasi due anni piщ tardi quando andammo a Firenze. Si scoprм che Valeri, non avendo mai visto l'ultimo asilo del compositore, scolpм il portone del palazzo che nella sua forma corrispondeva completamente a quello realmente esistente.
Presentai le mie sincere congratulazioni a Valery per il suo nuovo successo. Sembrт allora che ci rimanesse poco per realizzare tutto: bisognava trovare soldi per fondere la lapide in bronzo e collocarla sul palazzo a Firenze. Incontri, lettere, viaggi, trattative e, alla fine, i conterranei di M. Oginski, cittadini di Molodechno e di Smorgon, mantennero la promessa: il progetto fu finanziato. Devo esprimere le parole di particolare gratitudine ai lavoratori della cittа di Smorgon e sopratutto al presidente del Comitato esecutivo della cittа Sig. Ilia Rak il quale diede il piщ grande contributo alla realizzazione del progetto. In agosto 1995 insieme all'ambasciator Bertinetto visitammo Molodechno, Smorgon, Zalessie: nell'arco di una sola giornata riuscimmo a cogliere la belleza straordinaria della "piccola patria" del compositore. Il palazzo, la diga sul lago, una passegiata attraverso il parco coperto di folta vegetazione, qualche minuto di silenzio e di reflessioni accanto al masso - simbolo dell'eternitа, con una toccante dedica
Gianluca Bertinetto ed io rimanemmo sbalorditi dal racconto della nostra guida, direttore del museo di Zalessie Serghei Veremeichik. Egli ci parlт di M. Oginski per quasi tre ore con una trepidazione particolare. Fece tantissimo quest'uomo straordinario, pittore di professione, musicista per vocazione, stupisce gli altri con la sua ricchissima, ispirata indole Ci fu del teatro per bambini con elementi di lirica, della ricerca scientifica in archivio, la composizione dell'albero genealogico di M.Oginski (primo, e come capisco io, affidabile dal punto di vista scientifico) e le numerose visite ad ognuna delle quali egli dona il tutto il calore della propria anima. Lasciare Minsk, venire a Zaiessie per dedicare tutta la vita ai bambini, alla musica, a M. Oginski fu una scelta degna dell'ammirazione e della venerazione. Vivrа la nostra Bielorussia se vicino a noi vivrа e creerа le proprie opere la gente cosм straordinaria.
Sembrava tutto ormai chiaro, i piani furono definiti e tutte le difficoltа superate. In realtа si scopr' dopo che non iniziarono nemmeno. L adelegazione formata, i biglietti comprati, i visti ricevuti, e all'improvviso si scoprм che non arrivт la conferma da Firenze. Piщ precisamente, che mancava l'ttendibile informazione sul palazzo dove soggiornт Oghinski negli ultimi anni della vita, cioи a chi appartiene e se il proprietario sarа darа il proprio consenso per collocare la lapide commemorativa.
Le giornate passano in un'ansiosa attesa. Le trattative dell'ambasciator Bertinetto con il sindaco di Firenze non portarono un risultato: il palazzo и sconosciuto. Non chirм la situazione nemmeno l'intervento del nostro console generale a Roma Serghei Shylovich. Nessun risultato neanche dopo le consultazioni con i nostri storici della musica nй con quelli polacchi: non lo sa nessuno. Ma all'improvviso dalle latebre della mia memoria mi venne in mente che esisteva una quindicina di lettere che M.Oginski spedм da Firenze a Mosca. Decisi di chiedere all'Archivio statale degli atti pubblici antichi della Russia. Con l'aiuto del presidente del Comitato degli archivi bielorusso Sig. Aleksandr Mikhalchenko poche ore dopo tengo tra le mani un fax in cui viene communicato che "nel ondo N° 12 - Atti sulla Polonia e sulla Lituania" viene custodita la corrispondenza di M.Oghinski con diverse persone e sulle lettere a lui indirizzate и indicato il seguente indirizzo: casa (palazzo) Marioni, piazza Santa Maria Novella, Firenze. Nessun'altro indirizzo di Oginski a Firenze fu ritrovato". Trasmettiemmo la notizia a Firenze e di nuovo ci ritornт la risposta negativa: "E' impossibile stabilire chi oggi abiti nel palazzo".
Venne la disperazione. Il viaggio a Firenze dovette essere rinviato. Passavanono, anzi correvano un mese dopo l'altro.
Improvvisamente apparve una debole speranza. All'iniziativa del direttore dell'Istituto musicale "Mikhail Oghinski" di Molodechno Sig. G.Soroko fu fatta una copia della lapide "fiorentina" e venne l'idea di collocarla sull'edificio dell'Istituto. Chissа se il viaggio in Italia possa realizzarsi, - mentre qua, alla "piccola" patria del compositore, verrebbe inaugurato un magnifico segno commemorativo.
Il 26 novembre 1995 fu il giorno dell'inaugurazione della lapide commemorativa. Fu una copia precisa di quella che piщ tardi sarabbe stata collocata a Firenze. Nell'angolo destro ci fu una breve scritta in italiano "In questo palazzo dal 1823 al 1833 visse il grande compositore Mikhail Kleofas Oghinski". Nel angolo sinistro - lo stesso testo in lingua bielorussa e un'informazione appositamente per la cittа di Molodechno: "E' una copia della lapide commemorativa collocata a Firenze quanto dono della riconoscente Bielorussia". Fu una coraggiosa decisione in quanto venne dichiarato ciт che fu ancora realtа e in certe condizioni semplicemente non sarebbe mai potuto realizzarsi.
La lapide commemorativa di Oghinski a Firenze (autore V.Yanushkevich) |
Purtroppo,
Gianluca Bertinetto non potй venire a questa
manifestazione. Fu una coincidenza singolare: egli si
preparava ad inagurare, sull'edificio dell'ambasciata
italiana a Minsk, una lapide commemorativa in onore di
Skarina, una copia di quella che fi collacata nel ottobre
1992 all'Universitа di Padova. Fu un picere che non
mancasse l'attenzione verso questi due avvenimenti della
nostra vita culturale: nel telegiornale serale
"Panorama", all'inizio e alla fine
dell'edizione, uscirono due servizi, uno da Molodechno,
l'altro da Minsk. Era marzo, fuori si sentiva il gocciolare della primavera. Sulla scrivania trovai un biglietto dall'ambasciata italiana: "La prego di telefonare al piщ presto possibile. Sig.Bertinetto". Mi misi in contatto con lui e sentiм la notizia tanto attesa: и ritrovato il certificato di morte di M.Oginski in cui sono indicati la via e il palazzo, tutte le formalitа sono sistemate, ottenuto il consenso del proprietario del palazzo per collocarvi la lapide commemorativa e l'invito del sindaco di Firenze a visitare la cittа". Arrivт la fase conslusiva, la piщ importante di tutta la storia. Il 30 marzo 1996 la nostra piccola delegazione partм per Roma, e nel pomeriggio di domenica 31 marzo, attraversato il sobborgo di Certosa dove и situato il famoso monastero nmedioevale, arrivт a Firenze. Proprio davanti all'albergo ci fu la piazza della stazione. Su questo posto si trovava una volta il cimitero del monastero, e fino ad essere trasportato alla chiesa di Santa Croce lщ riposarono le spoglie di M.Oghinski. Adesso qui c'и un viavai di persone di una grande cittа italiana, e niente ricorda piщ l'ultimo l'estremo asoli del clero e dei laici di questa unica cittа. Che ha di unico ? Uno dei miei scrittori preferiti Henri Beyle, ufficiale dell'esercito di Napoleone, il quale, tra l'altro, visitт la Bielorussia, lasciт un bellissimo libro intitolato "Roma. Napoli. Firenze". Che lui sia la nostra guida volontaria. "22 gennaio 1817. L'altro ieri, mentre scendevo dagli Appennini e mi avvicinavo a Firenze, il cuore mio battevo forte |
Ho visto da lontano un vago e cupo colosso di Santa Maria del Fiore con la sua famosa cupola capolavoro del Brunelleschi. Qui vissero Dante, Michelangelo, Leonardo da Vinci ! - ho pensato. - Eccola, la nobile cittа, regina dell'Italia medioevale! Tra queste mura rinacque la civiltа, e fu proprio qui che Lorenzo de Medici cosм bene recitava la parte del sovrano, avendo creato la corte dove per la prima volta dopo Augusto vennero preferiti i meriti non guerreschi. Il mio cuore era traboccato di ricordi, non ero in grado di riflettere e mi sono abbandonato alla mia follia come se fossi accanto alla donna amata". Lasciamo da parte l'esaltazione di Sthendal facciamo certe correzioni considerando la pragmaticitа e il senso terreno della vita del Novecento, ma neanche noi riusimmo a sfuggire all'ammirazione che in ognuno di noi suscitт questa cittа, una delle piщ belle del mondo.
Ed ecco il tanto atteso pantheon, la chiesa di Santa Croce. Fermiamoci ed ascoltiamo con attenzione le parole di Sthendal. "Lа, a destra dal portone, il sepolcro di Michelangelo. Poi il sepolcro di Alfieri fatto da Canova: riconobbi subito la maestosa figura dell'Italia. In seguito vidi il sepolcro di Machiavelli, mentre di fronte a Michelangelo riposa Galileo. Che uomini! E tutta la Toscana averebbe potuto unire ad essi Dante, Boccaccio, Petrarca. La mia emozione era talmente forte che si trasformava nella venerazione L emie forze vitali erano sfinite, mi muovevo a malapena avendo paura di cadere."
Un'emozione particolare provammo anche noi avvicinandoci al sarcofago di M.Oghinski che si trova nell'ala destra della cattedrale, non lontano dall'altare. In sostanza, и una cappella a parte, quella di Castellani, con tre tombe. In essa, a destra, si trova l'estremo riposo terreno del compositore. Il monumento sepolcrale и piuttosto umile, senza pompa, scolpito di bianco marmo di Carrara, con l'effigie di Oghinski al centro. Vi и una scritta in latino - come chiedeva la tradizione: principe Kozelski-Oghinski. Lo sapevo, ero pronto a vedere, ma rimasi comunque colpito dal doppio cognome della famiglia. Con ciт si voleva sottolineare l'antichitа dell'origine, l'appartenenza alla famiglia dei principi che discendeva dal Duecento.
A lungo, per piщ di quattro ore passeggiammo per la cittа oramai dormiente, rimanemmo in silenzio davanti al "David" di Michelangelo a piazza della Signoria, trattenendo fiato guardammo dal Ponte Vecchio sulle lente onde dell'Arno cercando di immaginare come tutto poteva essere avvenuto. Sм,proprio qui stettero una volta e discussero Leonardo e Michelangelo, Benvenuto Cellini e Ghirlandaio, Oghinski e il principe A.Gorchakov.
Tornammo in albergo acquietati e taciturni. Ed il 1 aprile cominciа a piovere e piovve per due giorni di seguito. Un fenomeno raro per la soleggiata Firenze in primavera.
La giornata era faticosa, piena di nervosismo, passт nelle ulteriori trattative per stabilire il posto dove collocare la lapide. Noi volevamo collocarla, com'и di uso da oi, al livello dello sguardo. Perт, ci fu spiegato che il piano terreno и una zona funzionale, la zona dei vivi destinata alle insegne degli uffici, studi degli avvocati, negozi, mentre l'altezza di 3-4 metri и la tradizionale per Firenze zona commemorativa, zona della memoria alla quale, poi, non sarebbe facile arrivare neanche per i teppisti. A Firenze come in ogni cittа europea, il vandalismo giovanile non и una cosa rara.
Nel corso di quelle trattative conoscemmo e facemmo amicizia con una delle proprietarie del palazzo dove visse e morм M.Oghinski, signora Caterina Adorni Brancesi, un'italiana buona e gentile di circa 70 anni. Era tanto preoccupata che gli ospiti dovettero aspettare mentre l'architetto del comune non veniva mai. Ci raccontт che il palazzo appartiene non solo a lei ma anche alle sue due sorelle e alle tre figlie. Sei donne proprietarie del palazzo lo davano in affitto ad un negozio di lusso e a varie societа ed enti. L palazzo и situato in una zona molto prestigiosa, vicino al famoso pallazzo Strozzi e fu costruito, secondo le informazioni della signora Caterina, attorno al 1500. Secondo alcuni dati, prima nello stabile potevano aver abitato i segretari della famiglia Strozzi, e fino ad oggi la facciata del palazzo и ornata con tre mezzelune, stemma di questa famosa famiglia fiorentina. Non trascurт quest'angolo della cittа neacnhe la nostra guida Sthendal: "In molti luoghi di Firenze, ad esempio sulla discesa dal ponte della Trinitа e vicino al Palazzo Strozzi, al viaggitore potrebbe sembrare di vivere nel 1500."
Ed ecco arrivт il giorno tanto atteso, il 2 aprile 1996. La mattina eravamo tutti un po' emozionati. Aspettammo Gianluca Bertinetto e Serghei Shylovich che vennero da Roma. Tutti insieme ci avviammo al pantheon. Fummo accolti dai funzionari del comune. Nella cappella Castellani dove riposano le spoglie di M.Oghinski giа aspettavano gli studenti ed i docenti dell'Accademia della musica di Firenze in abiti ufficiali di color nero, con camicie bianche. Alle 11 in punto deponemmo una cesta di fiori al monumento sepolcrale di M.Oghinski. Minuto di silenzio. Mi passт per la testa: "Dio mio, con quanto entusiamo e fanatismo Oghinski amava i fiori ! Proprio per questo, fino a tardo autunno, Zalessie fu sempre innondato di fiori."
Poi ci fu un concerto commemorativo composto dalle opere di Oghinski e di Haydn. Nel finale sotto la volta della chiesa risuonт la polonиse "Addio alla Patria", e centinaia di persone sconosciute lo ascotavano in piedi. La polonиse chiamata dal compositore sempre come "molto amata" risuonт maestosa, tragica e orgogliosa, come un avvertimento alla gente di oggi. E' difficile rendere in parole il sentimento che noi, connazionali del compositore, provammo in quel momento, tant'и che tra di noi furono presenti anche Grigori Soroko e Viacheslav Rak nati nel paesino Turez-Boiari a sette chilometri da Zalessie. Secondo alcuni dati di archivio, tra i contadini vissuti a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento a Zalessie molto spesso si poteca trovare per sone di cognome Rak. Tra quelli, per esempio, chi all'inizio dell'Ottocento partecipт all'edificazione del palazzo a Zalessie ci fu un Jakov Rak. Non и da esacludere che poteva essere uno dei bisnonni di Viacheslav Rak il quale secondo quanto dicono le leggende della famiglia sapeva anche suonare il violino. Quanto si intreccia tutto in questo mondo !
Un ora dopo cominciт la cerimonia dell'inaugurazione della lapide commemorativa in onore di Mikhail Oghinski. Feci un breve discorso, dopo di me parlarono il vice sindaco di Firenze signor Alberto Brasca, Gianluca Bertinetto, Serghei Shylovich lesse un messagio di saluto del governo bielorusso alle autoritа di Firenze. Con un piacere particolare presentai l'autore della lapide Valeri Janushkevich e gli passai la parola. Poi, insieme al vice sindaco togliemmo il telo e inaugurammo la lapide. Seguirono applause, sorrisi, congratulazioni , e tutto ciт sotto una pioggia a dirotto. I nostri amici italiani fecero attenzione alla scritta nell'angolo sinistro della lapide perchй и in bielorusso. Fu difficile credere che tutto fosse stato superato. Senza parlare, un po' esauriti salimmo al secondo e al terzo piano del palazzo, visitammo le camere, ammirammo la volta dipinta del secondo piano.
Ore 13: nel Palazzo della Signoria (Palazzo Vecchio) fummo ricevuti dal sindaco della cittа di Firenze signor Mario Primicerio. Dopo uno scambio di saluti e di souvenir il dirigente della cittа ci consegnт, in un'atmosfera solenne, la copia del certificato di morte di Mikhail Oghinski (N°90 firmato da un certo Califfo Corelli). Lessi attentamente il testo. Sм, tutto era vero: Oghinski morм il 15 ottobre 1833 e soggiornт negli ultimi giorni della vita nel palazzo con numero civico 1014 in via Legnaiuoli. In un'altra rubrica fu scritto che il padre del defunto faceva di nome Andrei Oghinski, la madre contessa Paulina Shembek. Tutto coincise. Mi immaginai quanto si sarebbe rallegrato Serghei Veremeichik, perchй il documento sarebbe stato consegnato al museo di Zalessie.
In seguito ci proposero di visitare la stupenda sala dei ricevimenti nota nella storia della pittura mondiale sotto il nome di "campo di battaglia" tra Michelangelo e Leonardo da Vinci che ricevettero l'incarico di affrescare le pareti con le scene di battaglie. Il caso volle che i vincitoti non furono comunque loro ma un loro contemporaneo piщ giovane di nome Giorgio Vasari, l'autore de "Le vite dei piщ eccellenti pittori, scultori e architetti". Ed ecco la galleria del palazzo da dove il furioso Michelangelo gettava giщ le pietre e versava catrame bollente sui soldati del papa Leone X, e con una delle pietre ruppe il braccio della sua opera piщ amata - David in marmo bianco, modello dell'armonia, simbolo della vittoria sulla tirannide. Ci si puт immaginare che cosa provava il Maestro quando dovette fare il restauro della scultura!
L'ultimo, conclusivo tratto della nostra visita a Firenze fu, purtroppo, una brevissima visita alla Galleria degli Uffizi, per una sola ora. Avevo sognato da sempre, tutta la vita di vedere il quadro di Botticelli "La nascita di Venere". Ed ecco che ne siamo davanti. Guardai a lungo e senza parlare ciт che potrebbe essere descritto con poche parole: Armonia. Eterno Femminile. Bellezza Immutabile.
Alle 7 di mattina successiva partimmo dall'aeroporto Leonardo da Vinci a Fiumicino per tornare a casa. Sotto le ali dell'aereo scintillava di sole dopo la pioggia primaverile la purissima, benedetta Italia dove rimase il cuore di M.Oghinski, rimase anche una parte del cuore di ognuno di noi.
Apriм il libro di Sthendal e immediatamente trovai per intuito ciт che cercavo, ciт che corrispondeva allo stato d'animo dell'oumo che lascia la Mecca spirituale dell'umanitа. "Due giorni dopo i ricordi di tutto ciт che avevo provato mi suscitт un pensiero audace: per esseri felici, mi dicevo, meglio avere il cuore insensibile". Chiusi gli occhi, vidi di nuovo la chiesa, Zalessie, e un'ondata felice e calda dei suoni della polonиse "Addio alla Patria" mi avvolse. Che non sia piщ, - pensai, - il simbolo della separazione dalla Patria dei suoi migliori figli. E che mai piщ pittori e scienziati, scrittori e scultori, musicisti e ingegneri la lascino per andare altrove a cercare un destino migliore e felicitа.
Ce ne andremo da questo mondo, vi arriveranno altri e, puт darsi, per essi non sarа solo una tenera, dolce melodia malinconica, ma diventerа simbolo della Fede, della Speranza, dell'Amore. Diventerа l'Inno della Rinascita Nazionale.
Il progetto del quale ci occupammo per tre anni, non costт un soldo al nostro Stato. Tutti i soldi furono raccolti dalla gente. Ed и lecito ricordare qui una storia sorprendente accaduta in Cechia (Bohemia), a Praga. Tre volte subм incendi il Teatro Nazionale, e tre volte la gente raccolse soldi per far rinascere dalle ceneri il rifugio dello spirito nazionale. E quando il teatro fu ricostruito definitivamente, sul frontone fu incisa le parole: "Il popolo - a se stesso".
© Traduzione dal bielorusso revisionata da S.Loguich, 2000. Ultimo aggiornamento al 14.11.2004
Tratto da: P.Krauchanka. Gli eletti dell'eternitа. Minsk, 1999.