ECCO CH'UN'ALTRA VOLTA, O VALLE INFERNA
Ecco ch'un'altra volta, o valle inferna,
o fiume alpestre, o ruinati sassi,
o spiriti ignudi di virtute e cassi,
udrete il pianto e la mia doglia eterna.
Ogni monte udirammi, ogni caverna,
ovunqu'io arresti, ovunque io muova i passi;
ché Fortuna, che mai salda non stassi,
cresce ognora il mio male, ognor l'eterna.
Deh, mentre ch'io mi lagno e giorno e notte,
o fere, o sassi, o orride ruine,
o selve incolte, o solitarie grotte,
ulule, e voi del mal nostro indovine,
piangete meco a voci alte interrotte
il mio piú d'altro miserando fine.
SCRISSI CON STILE AMARO, ASPRO E DOLENTE
Scrissi con stile amaro, aspro e dolente,
un tempo, come sai, contro Fortuna,
sí che niun'altro mai sotto la luna
di lei si dolse con voler piú ardente.
Or del suo cieco error l'alma si pente,
che in tai doti non scorge gloria alcuna,
e se dei beni suoi vive digiuna,
spera arricchirsi in Dio chiara e lucente.
Né tempo o morte il bel tesoro eterno,
né predatrice e violenta mano
ce lo torrà davanti al Re del cielo.
Ivi non nuoce già state né verno,
ché non si sente mai caldo né gielo.
Dunque, ogni altro sperar, fratello, è vano. |