Forse lo spron ti move
che di scritte ti pruove
di far difensa e scudo;
ma se’ del tutto niudo,
ché tua difensïone
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somente di ragione,
e fàllati drittura:
ch’una propia natura
ha dritta benvoglienza,
che riceve crescenza
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d’amore ogni fïata;
e lunga dimorata
né paese lontano
di monte né di piano
non mette oscuritate
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in verace amistate.
Dunque pecca e disvia
chi bono amico obria,
ché ’ntra li buoni amici
son li diritti ofici
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volere e non volere
ciascuno, e atenere,
quello che l’altro vuole
in fatto ed in parole.
Questa amistà è certa;
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ma de la sua coverta
va alcuno amantato
come rame indorato.
Così in molte guise
son l’amistà divise,
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perché la gente invizia
la verace amicizia:
ch’amico che maggiore
vuol essere a tutt’ore,
parte come leone;
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amor bassa e dispone,
perché in fin’ amanza
non cape maggioranza.
Dunque riceve inganno,
non certo sanza danno,
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l’amico, ciò mi pare,
ch’è di minore affare,
ch’ama veracemente
e serve lungiamente,
donde si membra rado
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quelli ch’è in alto grado.
Ben sono amici tali
che saettano istrali,
e dànno grande lode
quando l’amico l’ode,
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ma null’altro piacere
si può di loro avere.
Così fa l’ausignuolo:
serve del verso solo,
ma già d’altro mistero
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sai che non vale guero.
In amico m’abatto
che m’ama pur a patto
e serve buonamente,
se vede apertamente
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com’io riserva lui
d’altretanto o de plui.
Altretal ti redico
de lo ritroso amico,
ched a la comincianza
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mostra grande ’bondanza,
poi a poco a poco alenta,
tanto che aneenta,
e in detto ed in fatto
già non aserva patto.
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Così ho posto cura
ch’amico di ventura
come rota si gira,
ch’ello pur guarda e mira
come Ventura corre:
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e se mi vede porre
in glorïoso stato,
servemi di buon grato;
ma se cado in angosce,
già non mi riconosce.
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Così face l’augello
ch’al tempo dolce e bello
con noi gaio dimora
e canta ciascun’ ora;
ma quando vie la ghiaccia,
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che non par che li piaccia,
da noi fugge e diparte.
Ond’io n’ho presa un’arte:
che, come la fornace
prova l’oro verace,
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e la nave lo mare,
così le cose amare
mostran veracemente
chi ama lealmente.
Certo l’amico avaro,
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come lo giocolaro,
mi loda grandemente
quando di me ben sente;
ma quando no lli dono,
portami laido sòno.
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Questi davante m’unge,
ma di dietro mi punge,
e come l’ape in seno
mi dà mele e veleno.
E l’amico di vetro
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l’amor getta di dietro
per poco afendimento,
e pur per pensamento
si parte e rompe tutto
come lo vetro rotto.
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E l’amico di ferro
ma’ non dice «Diserro»
infin che può trappare;
ma el no vorria dare
di molte erbe una cima:
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natur’ è de la lima.
Ma l’amico di fatto
è teco a ogne patto,
e persona ed avere
puo’ tutto tuo tenere,
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ché nel bene e nel male
lo troverai leale:
e se fallir ti vede,
unque non se ne ride,
ma te stesso riprende
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e d’altrui ti difende:
se fai cosa valente,
la spande fra la gente
e ’l tuo pregio radoppia.
Cotal è buona coppia:
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ch’amico di parole
mi serve quando vole
e non ha fermamento
se non come lo vento.
Or, che ch’i’ penso o dico,
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a te mi torno, amico
Rustico di Filippo,
di cui faccio mi’ ceppo.
Se teco mi ragiono,
non ti chero perdono,
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ch’i’ non credo potere
a te mai dispiacere:
ché la gran conoscenza
che ’n te fa risedenza
fermat’ a lunga usanza,
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mi dona sicuranza
com’io ti possa dire
e per detto ferire.
E ciò che scritto mando
è cagione e dimando
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che ti piaccia dittare
e me scritto mandare
del tuo trovato adesso:
ché ’l buon Palamidesso
mi dice, ed ho creduto,
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che se’ ’n cima saluto;
ond’io me n’allegrai.
Qui ti saluto ormai:
e quel tuo di Latino
tien’ per amico fino
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a tutte le carrate
che voi oro pesate.