Libro per la sera della domenica
Sera della domenica
per Alberto Tarchiani
Ora che li organi
di Barberia singhiozzano al
Crepuscolo
li ultimi balli e le ultime
canzoni
anche una volta, quasi una paura
folle di rimanere
soli nell’imminente ombra li
tenga;
ora che i poveri
amanti hanno sepolta
nel cuore, senza piangere, la
piccola
loro felicità domenicale,
e vanno muti
per il noto viale
al convegno dell’ultima
tristezza;
ora che il pianto in maschera
di Sorriso
affetta ancora un’aria
disinvolta
prima che scada il facile
noleggio
dell’abito di gala;
ora che ne’ conventi e ne’
collegi
abbassano le lampade,
asciugano le lagrime,
e s’imagina che nel Paradiso
ogni giorno sarà
domenica;
ora che nei postriboli
le femine si lasciano baciare
cantando
il breve elogio funebre
della verginità;
il Poeta, ebro di morte,
viene a patti
con la Disperazione
che gli offre il domani con
tutte
le sue piccole ire sorde,
le sue facili rassegnazioni,
mentre gli ride in faccia
perché non seppe ancora
morire di fame!
La
liberazione
a Carlo Scialoia
Cantarellando, senza
tremare, la prigioniera
dalle mani logore
raccolse tutte le vecchie cose
polverose, i suoi denari
di un’altra epoca,
riguardò nelli angoli ove la
sera
già tesseva le sue tele d’ombra
e tentò la porta vigilata
dai ragni centenari.
Seguivano con aria
di danza
un loro monotono giro le foglie
davanti alla casa
della Melanconia,
donde la Speranza affamata
fuggiva indisturbata.
Elemosina nel sonno
a
Guido Milelli
Piccolo vecchio lebbroso,
tu sogni, le mani sul ventre,
nell’ombra della via suburbana
odorata di gelsomini,
sogni
che ti hanno incoronato re dei
re!
È dunque la tua reggia
meravigliosa, questa che
fiammeggia
come un rogo?
Sono tue queste logge sul mare?
E quei vascelli
d’oro?
Vengono a te
da favolosi reami
li omaggi stupendi?
E quel buffone gobbo,
vestito di campanelli
d’argento,
narra a te un’originale
storia sentimentale
per farti singhiozzare
a tradimento?
Piccolo vecchio lebbroso,
non sorridere così!
L’alba grida da un’ora per la
via.
Destati! Non vedi
che taluno s’è fermato a
guardare
quel tuo sorriso muto d’idiota,
mentre
tu seguiti a sognare,
le mani sul ventre,
quella tua grande felicità
ignota?
Le
illusioni
per Antonello
Caprino
Non piangere così! Lascia
che se ne vadano in silenzio
prima che accendano i fanali!
Se taluna sopporta a malincuore
il suo fardello di stracci,
aiutala!
perché non si soffermi e voglia
sedersi sulla soglia!
Non ti torcere le mani!
Lascia che se ne vadano
senza sapere che tu piangerai
fino a domani!
Chiudi bene le porte e non udire
le loro efimere parole!
Se ne vanno cantando tutte sole,
in cerca d’amore.
Non singhiozzare così!
Perché le chiami? Speri
che tornino? Oh, allora,
tu non hai cercato a bastanza
nell’ombra della sera,
non hai chiuso bene la porta
su la via!
Taluna rimase: quella
che ti sarà sorella,
che ti sarà infermiera
nell’agonia.
Dialogo di Marionette
per André
Noufflard
— Perché, mia piccola regina,
mi fate morire di freddo?
Il re dorme, potrei, quasi,
cantarvi una canzone,
ché non udrebbe! Oh, fatemi
salire sul balcone!
— Mio grazioso amico,
il balcone è di cartapesta,
non ci sopporterebbe!
Volete farmi morire
senza testa?
— Oh, piccola regina, sciogliete
i lunghi capelli d’oro!
— Poeta! non vedete
che i miei capelli sono
di stoppa?
— Oh, perdonate!
— Perdono.
— Così?
— Così...?
— Non mi dite una parola,
io morirò...
— Come? per questa sola
ragione?
— Siete ironica... addio!
— Vi sembra?
— Oh, non avete rimpianti
per l’ultimo nostro convegno
nella foresta di cartone?
— Io non ricordo, mio
dolce amore... Ve ne andate...
Per sempre? Oh, come
vorrei piangere! Ma che posso
farci
se il mio piccolo cuore
è di legno?
Stazione sesta
a Fausto Maria
Martini
Tu vedi: che cosa rimane?
Se n’è andata davvero, questa
volta.
Adesso puoi sospirare
i tuoi madrigali alla Tristezza.
Se n’è andata davvero...
Non la ricordi cantarellare
le canzonette napoletane
fuori di moda?
La cerchi nelle sue cose?
Ritrovi le sue dita in quelle
rose
di carta gialla o lungo la
tastiera
di quel suo vecchio pianoforte a
coda?
Ma non vedi? Nessuno comprende
questo tuo ricercare,
questo tuo sollevare
improvviso di tende,
questo sentirti morire
udendo battere alla postierla
della sua casa melanconica!
Nessuno imagina che il tuo volto
piangevole e doloroso
in quel piccolo specchio
polveroso
somigli quello di Cristo sul
lino
della Veronica!
L’ultimo sogno
per
Alfredo Tusti
Io sono giunto alla città
nel mezzo del bosco.
Batto alla porta, nessuno
domanda,
batto a tutte le porte
della città muta; non odo
che fontane cantare
canzoni senza ritornelli
a la Monotonia.
Io grido: «non saprò
domani tornare
per la stessa via!
Sono un fanciullo bianco
ed è fiorita per i miei capelli
una ghirlanda!
Le mie piccole mani sono pure
come quelle dei santi di cera;
amo le creature
non so che una povera
preghiera».
Le fontane cantano sempre
nella città muta dei sogni.
Io mi allontano
e la mia veste bianca
se la dividono i rovi,
e la mia ghirlanda s’è mutata
in una corona di spine,
le mie piccole mani sanguinano
senza fine
e l’anima è triste come
li occhi
di un agnello che sia per
morire.
E le fontane cantano
dietro le bianche porte.
Ah! sono io dunque colui
che non dormirà più
che non sognerà più
fino alla morte?
Castello in aria
a G. W.
Sbordoni
Oh! piangi ancora, mia
piccola tenerezza!
Piangi, fosse anche per un’ora!
che t’importa? Sarà questa
l’ultima grazia... Non sai
che me ne voglio andare?
Ma se tu non piangerai,
come allora, per una
improvvisa tristezza,
per una melanconia
senza causa, mia
piccola tenerezza,
come potrò questa sera,
mentre tu dormi e sogni
la mia bocca, fuggire?
Andarmene a morire nel castello
della Nostalgia?
Scena comica finale
a
Guglielmo Genua
L’ultimo Desiderio traballando
nell’ombra della porta
d’un postribolo fa
la serenata alla Disperazione.
Ma dai tegoli goccia
la pioggia sul balcone, a quando
a quando:
forse la Bella non apparirà.
Che sia morta di fame? che un
amante
le offra tutte le sue lagrime
con un bel gesto galante?
Ma non trapela
per le chiuse imposte lume
di candela.
Converrà cercarla altrove:
peregrinare
per tutte le taverne della via,
strisciare lungo i muri
come una spia
prima che l’alba ruffiana torni
e conduca alla sua casa li
umani.
L’ultimo Desiderio
con la logora
chitarra a bandoliera
cerca per ore e ore
la Disperazione.
Ma non la trova... né la
troverà,
ché gli è la Bella fino dalla
sera
nel cuore.
Bando
a Giorgio
Lais
Avanti! Si accendano i lumi
nelle sale della mia reggia!
Signori! Ha principio la vendita
delle mie idee.
Avanti! Chi le vuole?
Idee originali
a prezzi normali.
Io vendo perché voglio
raggomitolarmi al sole
come un gatto a dormire
fino alla consumazione
de’ secoli! Avanti! L’occasione
è favorevole. Signori,
non ve ne andate, non ve ne
andate;
vendo a così poco prezzo!
Diventerete celebri
con pochi denari.
Pensate: l’occasione è
favorevole!
Non si ripeterà.
Oh! non abbiate timore di
offendermi
con un’offerta irrisoria!
Che m’importa della gloria!
E non badate, Dio mio, non
badate
troppo alla mia voce
piangevole!