Elegia
Elegia
Frammento
Tu piangi, ma non sai, piccola
cara,
dove, nell’ombra, piangano le
morte
cose quel tuo, dolcezza, ultimo
addio,
non sai dove le tue lagrime,
dove
le tue povere lagrime salate
piangere, se non anche il più
diletto
amante, oggi, le beva per i
lunghi
cigli e i capelli ti componga,
piano
e tenero, su le arse tempie e
voglia,
ad uno ad uno, dalle guance,
tutte
bagnate, liberarli, indugiando
nella piccola cura in fin che un
lume
dolce ti rida nei piangevoli
occhi.
Lagrimi e vuoi che ti racconti
alcuna
favola antica, mentre ti sarebbe
dolce un imaginare di lontani
giorni che la tristezza esiliò
con le favole, cara anima, poi
che nessuno te le racconta più,
quelle povere favole soavi
senza amarezze e pure, adesso,
tanto
tristi che, quasi, piangi per
averle
in cuore, tutte, come le figure
di quei piccoli santi con la
palma
che tu appuntavi, con gli
spilli, al muro.
Piangi pur anche la malinconia
mortale d’una piccola bottega
nera, di vecchi mobili, di
vecchi
abiti, in una triste via,
nell’ora
crepuscolare, e tutte quelle
cose
imagini che siano per morire
in uno specchio, simili a dei
fiori
obliati in un vaso? Ma non devi
piangere. Lascia ch’io ti
asciughi, povera
anima, piano, quasi il
fazzoletto,
raccogliendo le tue lagrime,
possa
domani, ancora, s’io lo voglia,
tutte
alla mia bocca renderle,
dolcezza.
Sorriderai: se dolorosamente
sorriderai, mi basterà. Che
importa
se non t’è il cielo,
all’improvviso, tutto
nel cuore? Avrà tempo. Non è già
questo
l’ultimo pianto! Io sarò dolce e
tu
sarai fragile e tenera e serena.
Verrà la pace con le mani
giunte,
ma non la udrai tu, piccola,
venire.
Tornerà, sai, quotidianamente
un poco, senza dirti nulla; e,
vedi,
sarà come se tu cantassi una
preghiera incomprensibile, per
lungo
volger di tempo, in fin che in
una sera,
forse più dolce e triste,
all’improvviso
t’avvenisse, così, senza sapere,
di comprenderla intera. Cento
volte
passeremo per quella via che più
diletta a non so che malinconie
nostre avremo. Lungo i chiari
fiumi
canteremo le più vecchie canzoni
e sarà dolce non seguirne il
senso.
Le canteremo solo perché possano
inavvertite piangervi le nostre
anime, un poco. Tu vedrai; la
bella
Vita imagineremo in una chiara
morte. Come se tu fossi, ogni
giorno,
per giungere ad un mio primo
convegno,
ti vorrò bene, e come tu,
dolcezza,
giungere mai dovessi, io ti
vorrò
tanto bene. Sorridi, ora. Non
piangi
quasi più. Ce ne andremo in una
casa
piccola e sola. Se vorrai, nei
giorni
di festa, porteremo a tutti i
piccoli
infermi alcuni di quei dolci,
quei
poveri dolci delle suore, quasi
bianchi, senza sapore, avvolti
in carte
celesti e in fili d’oro. Se
vorrai,
questo; se non vorrai, se ti
sembrasse
troppo triste, andrò solo, senza
piangere,
anima cara, e tornerò alla
nostra
piccola casa e, come fossi
anch’io
malato, sognerò le tue parole
tenere, bianche, senza senso
quasi,
come quei dolci, quei piccoli
dolci
delle povere suore malinconiche.
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