Carlo Emilio Gadda

Teatro

Rimasi al buio.

Non vidi piщ Giuseppina, ne i Biassonni, ne i Pizzigoni, ne il grand'ufficiale Pesciatelli.

In preda a un leggero batticuore, mi chiedevo che stesse accadendo, allorchй apparvero delle rocce, percorse da un fremito: si gonfiavano come la vela toccata dal marezzo: come per bonaccia poi si abbiosciavano. Qualche metro piщ in lа il cielo dell'alba, con lo zaffiro richiesto dal caso: da un lato aveva assunto un aspetto lievemente verdastro in seguito a una riparazione.

Da dietro le rocce sbucarono, suscitando la curiositа generale, un uomo corpulento e una donna assai pingue, stretta per altro nella ritenutezza d'un robusto fasciame cosparso di vetruzzi.

C'era per aria un vecchio dispiacere.

Presero difatti a rinfacciarsi l'un l'altra i loro diportamenti: ella con lodoleschi trilli e occhi di ex-vipera. Egli bofonchiт truce le piщ spropositate assurditа. Parevano dapprima un po' timidi, oh! ma si rinfrancarono tosto.

Inorgogliti dalle luci color indaco, violetto e giallo canarino che gli aiuti-elettricisti proiettavano sopra di loro, eccitati dall'invidia e dall'ammirazione che venivan suscitando in tutti gli altri, rimasti cosм miseramente al buio, essi tranghiottivano a tratti, nelle pause, la tenue saliva del loro magnifico “io”.

Egli, poi, andava giustamente superbo d'un elmo dorato e d'una scimitarra argentata dal tintinnio metallico come di posateria presso l'acquaio.

Vestiva lo smagliante costume dell'ammiraglio persiano, con calzari di cuoio al cromo riccamente adorni di gemme di vetro; aveva vinto Sardanapalo e i suoi temibili congiunti Agamennone e Pigmalione: si esprimeva concitatamente, mediante settenari sdruccioli e tronchi.

I piщ significativi provocavano dei violenti starnuti in ottanta uomini ordegni che un signore in frack teneva a disposizione dell'ammiraglio.

La donna, una faraтnide, vestiva a sua volta in modo superiore a ogni previsione.

Dodici lunghi pennacchi, rigidi ed aperti a ventaglio, corroboravano di un'aureola facchinesca il santuario della pettinatura.

Per diademi e collane fascinanti barbagli, come ai bastioni Genova, con altri timpani, quella che il serpente carezza.

Diademi, collane; occhiaie bleu. L'abito rosa trapunto di stupende pagliuzze metalliche; lo strascico una scopatri-ce stradale.

Raccontт del suo crin e ci forni elementi circostanziati sulle principali peripezie del suo sen; non trascurт l'alma;

illustrт le forme piщ tipiche del verbo gire, coniugandolo al participio, all'imperfetto, al passato remoto e al trapassato imperfetto; propose alcuni esempi di quella parte del discorso detta dai grammatici interiezione, scegliendoli con gusto e opportunitа fra i piщ rari della nostra letteratura, quali “ orsщ ” e “ ahi! lassa ”.

Tutto questo con gutturazioni impeccabili; le ultime, le piщ acute erano addirittura l'i, f, i d'una porta malvagiamente irrugginita, che si chiuda a scatti, nella beffa d'un ragazzo malvagio.

Quando l'ultima vibrazione dell 'ultimo ghirigoro si spense nel sepolcro notturno, un raggio di speranza arrideva ai nostri cuori fascinati: ma l'ammiraglio, che non aspettava altro (avendo nel frattempo ripreso fiato) scoppiт nelle piщ truculente vociferazioni.

Rimasi esterrefatto. Mi spiegai per altro la gravita del caso, di fronte al quale le mie modeste preoccupazioni di ingegnere elettrotecnico dovevano necessariamente passare in seconda linea: la pericolante successione al trono d'Egitto, cui portavano inciampo gli amorazzi della ben nota regina Semiramide, veniva a complicarsi ulteriormente per effetto delle mire ambiziose di Giocasta e di Maria Teresa.

Esse andavano sobillando (l'una perт all'insaputa dell'altra) la celebre etаira Anassаgora, affinchи, attratto l'ammiraglio in una notte di piaceri durante il plenilunio imminente, volesse condividere secolui il pomo di Caffr, per buona parte avvelenato, lasciando quel grande nelle peggiori difficoltа.

Uomo e donna finirono per litigare: usarono, и vero, modi assai sconvenienti, ma nessuna maiolica fu portata in scena, come nel dozzinale cinematografo. Accorsero diverse persone.

Intanto l'ala aquilonare, vaga sempre nelle alte regioni atmosferiche, andava molestando una roccia, fra le maggiori costituenti quell'importante gruppo orografico.

Apparve un pompiere. Credevo intervenisse per sedare il battibecco, per ricondurre il vincitore di Agamennone a piщ miti propositi, avvalendosi assai opportunamente di disposizioni regolamentari. Ma, riflettendo meglio, capii che si era sporto per errore, forse attratto dal campo magnetico rotante di alcune danzatrici, i cui piedi sembravano volersi disfare, ora al nostro indirizzo ora al suo, di una molesta ciabatta.

Egli non faceva parte del capolavoro: и un pompiere, per spegnere “ il fuoco ”, se avviene “ l'incendio ”, poichй tutto и previsto nei moderni teatri. Qualche arrosto metropolitano non и che un'eccezione a confermare la regola; si tratta d'altronde della disciplinata solerzia dei vigili nel trattenere la folla dei salvatori troppo dilettanteschi.

Nel frattempo gli elettricisti avevano tramutate le loro luci in giallo limone ed arancione dacchй, secondo notizie raccolte e coordinate in appresso, all'alba era succeduto il giorno. Inseguirono con i riflettori l'ammiraglio e la faraтnide che si aggiravano sbraitando sull'impiantito: se miravano male, in quella specie di tiro al piccione, davano aureole e barbagli al pompiere.

Gli accorsi erano divenuti folla; si distinguevano agevolmente, ai vari e tipici costumi di tela stampata, pescatori, arcieri, peltasti, prefetti del popolo, mugnai assiro-babilonesi, indovini, legionari romani, navarchi, fabbricanti di vasi di Samo, chiromanti di Cirene, piloti mauri, il pretore d'Oriente con trй persone del seguito, pubblicani, farisei, dentisti, tornitori di gambe di seggiola, ex-ministri di Sardanapalo ed altre persone di moralitа indiscussa, dotate comunque di buona volontа mesopotamica o di solida cultura classica, come testimoniavano le varie fogge del loro abbigliamento.

Eppure presero a delirare tutti in una volta, inseguendo con laceranti unissoni i fonismi di quei due: urlavano a perdifiato le piщ roboanti stravaganze, le piщ imprevedibili assurditа, senza muoversi, senza guardarsi, rossi, gonfi, turgidi le vene del collo, il mastoide indafarato come un ascensore, le mani in mano: e come rivolti al nulla e a nessuno; e come assolti da ogni riferimento alla realtа delle cose. Ogni faccia, maschera della follia, defecava la sua voce totale nella cisterna vuota dell'insensatezza.

“Meraviglioso, meraviglioso....” mormoravano nel palco vicino i signori Biassonni. Anche il grande ufficiale Pesciatelli, che non si meraviglia mai di nulla perchй ci tiene a farsi prendere per un inglese, fu coinvolto nella stupefazione generale.

Il signore che, in frack, и sul podio, avrebbe potuto interporre i suoi buoni uffici e la sua autoritа per sedare tanto tumulto: e invece si sbracciava ad esacerbarlo, incurante degli insegnamenti del Vangelo e del progressivo rammollimento cui le parti inamidate della persona venivan soffrendo.

Si ebbe cosi un ben meritato castigo, dacchй le ridusse impresentabili, macerandole di acidi della serie aromatica e della serie grassa, di ammino-acidi, di composti albumi-noidi vari e di altre sostanze azotate.

Perchй si prestasse a ciт, la dirczione del Teatro gli aveva conferito un lauto onorario.

A un tratto, il buio cessт anche per me.

Lo sfolgorio dei lampadari avvolse di luce le piщ giovani dame della cittа, dicendo alto l'elogio di dolcissime curve o della “maigreur elegante de l'йpaule, au contour heurtй”. Alcune, come una goccia di sangue, avevano un rubino sulla bianchissima gola.

Le attendono i cuscini dal disegno ignorato; ora il genio del melodramma disseta le loro anime con la linfa della eterna bellezza.

Ero sprovveduto di occhiale madreperlaceo: cosi le guardai a occhio nudo, dato che ci vedo abbastanza bene anche cosм.

Lo spettacolo fu indescrivibile: quella sera la piщ colta societа babilonese s'era data convegno al Ponchielli. Il fondo del ferro di cavallo era percorso da signori serissimi. Nei palchi piщ costosi, gli sparati perfetti, le attillate bande dei frack, i polsi immacolati, un distratto sussiego dicevano:

“ Noi conosciamo i retroscena della vita! Le spole scerete del mondo noi siamo a passarle per mezzo l'ordito della grossezza plebea. La nostra scienza, il nostro ingegno, il nostro potere, i nostri denari permettono al genio che ci divaghi, come un giullare. Poichй questo и genio autentico ”. Difatti i buongustai, i cultori, i critici si congratulavano gli uni con gli altri. In alto si sentiva gridare aranciata. Bacche di perle sui seni burrosi della seconda giovinezza: stille di brillanti. Non s'era mai vista una cosa simile.

Un diffuso profumo di paste e di farine da tavoletta mi faceva pensare a un favoloso gineceo, dove purtroppo и proibito entrare, se non a speciali personaggi un po' grassocci.

Si udirono tuoni lontani: Sardanapalo era diretto verso le porte del Tartaro.

L'impiantito fu zoccolato da un nщgolo di diavoli, con code di cartone e tridenti di legno rinvolto nella stagnola;

le anche, come quelle degli antichi fauni, erano avvolte di pelli caprine, le gambe protette da calze rosse. Erano le tempie provvedute di conetti di panno rosso imbottiti, a raffigurare le emergenze cornee proprie di questi temibilissimi spiriti.

Mentre li ritenevo assai vivaci e sprizzanti dagli occhi una perversa malizia, con la quale e con cenni della coda inducono le ragazze alle piщ rischiose disubbidienze, furono quella sera oltremodo melensi e sbugiardarono altresм quel turista fiorentino, che li fotografт in attitudini poco contegnose e li dice facili alle peggiori scurrilitа.

“Fatti piщ lа, lasciami un po' di posto”, pareva dire ciascuno al suo simile, quando apparvero alquanto rattrappiti attardandosi e urtandosi, come dei collegiali dal fotografo.

Un'aria fredda doveva tirare da qualche porticina di servizio del Tartaro con disagio dell'ambiente plutonico: perchй, con la coda dell'occhio, guardavan tutti da una parte quasi per dire: “Chiudila!”

C'era poi, bisogna riconoscerlo, quel sordo mormoramento, come di grattugia, che l'uomo in frack andava ora suadendo ai suoi compiici; l'ex-frenetico sembrava istupidito dalla valeriana. Con le brache lente, con un sorriso imbelle, con la mimica del lestofante che avverta sopra di sй i due occhi implacabili del sospetto, andava implorando da tutti il piщ prudente contegno. Abbadava ora agli ottoni e ai contrabbassi: e con un rattrappire la spalla sinistra e con un richiamar la mano a casa e un distenderla, pareva dire:

“Andiamo, via!”; poi con la destra infrenava i temuti scarti dei fagotti e le impennate de' violini, de' clarinetti e dell'oboe. Con le ginocchia faceva della ginnastica da camera.

Seppi di poi che tutto quel lavorio era inteso a procurarci la sensazione della corrente acherontea.

Le lampade ad arco aiutarono la bisogna, poichй, sottoposte all'accurato controllo degli elcttricisti, presero a fare dei friggimenti e dei gargarismi carbureggianti: volevano sputare una resca, ma non gli veniva. La grattugia fece su tutti la piщ favorevole impressione: “Meraviglioso, meraviglioso....” andavano dicendo i Biassonni.

И il connubio delle arti. Nove muse intrecciate fra di loro.

Perchй un piacere alla volta?

Qui l'occhio vede, l'orecchio sente, il muscolo freme, preso nell'йmpito della mimesi terpsicorea. Oh! ma l'olfatto e il gusto e il tatto e il resto, perchй assisteranno negletti al tripudio dei favoriti?

In un ulteriore stadio evolutivo del glorioso melodramma a questo vizio sarа fatto riparo. Per il tatto un bagno tepido ai piedi, con rubinetto di regolazione; a richiesta, un apparecchio cinesiterapico, giovevolissimo alla salute. Per l'olfatto, un odorino iniziale di cetrioli sott'aceto darа la stura a una successione fantasmagorica di altri odorini. Essi verranno dal basso: una batteria di potenti aspiratori li tirerа di cucina, un gioco di valvole li immetterа nella sala secondo schemi sinfonici: esaleranno poi dall'alto, a lor comodo, in virtщ della nota legge fisica del tiraggio.

L'importante и che Melpomene ed Euterpe si sposino, l'importante и il connubio: anche se un po' audace. Ne rimangano inoperose dio, Erato e Talfa e le altre della portentosa “ йquipe ”: diano opera anzi ad un sщn formidabile e definitivo.

Quanto allo scorticatore di Marsia, l'attivitа di tutte le polizie letterarie europee lo ha costretto a rendersi irreperibile.

Eppure il suo divino coltello potrebbe rendere ancora dei preziosi servigi.

Ai diavoli melensi si mescolarono ben presto delle perfide, vermiglie creature, con ali di libellule assiro-babilonesi: esse diedero espressione geometrica a un vortice di piroette, levando altissime le gambe nervose, calzate da maglie rosa stinto.

A quell'ora alcuni fra i maggiorenti de' palchi, detti dai franceschi gagа, dovevano sicuramente impallidire. Il ritmo del balletto era tutto un ottonario tronco: ralla lillа trilla rм -- rondinella pellegrin.

I tuoni raddoppiarono di violenza: fumi sulfurei promanт la terra, mediante bтtole: e si levavano fino alle sandaline del cielo.

“ Ecco Sardanapalo ”, mi disse Giuseppina, in preda a uno spiegabile orgasmo.

Ma questo rи corrottissimo stentava a giungere: e se ne intuм la ragione. Arrivava a cavallo: disfatto dall'angoscia e dal rimorso, perseguito dalla maledizione divina, madido di un sudore diaccio; ma il cavallo procedeva piano piano, come se avesse i piedi di cioccolato, tenuto da un bei valletto alla briglia. Di quest'ultimo si avevano ottime referenze; credulone, fu perт coinglutito nel vortice Sardanapalesco ed appariva angustiato non soltanto dalla dannazione eterna, ma anche dalla piega che quel cavallo avrebbe potuto prendere.

Il rи, accasciato sulla sella come un fagotto, volontа spenta, levava a intervalli un'occhiata implorante verso l'uomo in frack: “ Adagio con le trombe, in nome de' tuoi poveri morti!”

Com'и vero che la sventura rende umili anche i piщ superbi e crudeli potentati!

Ma chi tiene l'uomo in frack? Egli и valletto alla rиdina dell'alato ippogrifo.

Tutto, per altro, andт nel migliore dei modi: quel quadrupede, dovevamo capirlo prima, non era pericoloso.

Stavo pensando come il nostro spirito potrebbe evadere quel laberinto di cartone, di rи mesopotamici, di scudi di latta, di proterve lussureggianti regine, di maglie stinte, di notizie tendenziose, di guerrieri antichi e valorosissimi, che accennava a distendersi nell'eternitа.

Provvide a ciт un angelo, inviato dall'Onnipotente. “L'angelo, l'angelo.... eccolo, eccolo....”, mi fece Giuseppina.

II messo celeste arrivava, com'и logico, dal soffitto, ma lo ravvisai subito. Era Carlo, proprio Carlo, il garzone del nostro fornitore di latte, a cui feci jer l'altro una solenne lavata di capo, perchй va trescando e incidendo a graffito i muri della scala di servizio, con immagini che turbano la modestia del personale.

Il gancio al quale era appeso lo depositт al suolo fra il sollievo degli astanti. И un bei ragazzo. Come angelo и muto (mentre con Silvia parla diverse lingue): cosi non ci fu dato conoscere nemmeno in questa rara e favorevolissima congiuntura le inflessioni della voce celestiale, riflesso de' mondi superni.

Le ali del cherubino hanno il difetto di rimaner prese costantemente in una strana rigidezza, sia che egli fenda i diafani ed apertissimi cieli, sia che cammini le vie peccaminose ed anguste di nostra terra: mentre и notorio che tutti i piщ provetti volatili le dispiegano durante il volo, per raccoglierle non oltre si posino. Sono ali, queste di questo cherubino Carlo, fisse: se le porta con sй come una valigia, anche quando vola appeso al gancio. Non le sparnazza mai.

Il vispo agnolotto ha comunque la virtщ di far ricadere il telone sugli avvenimenti del secondo episodio, cui, scoccando la mezzanotte, seguita il terzo.

Non ne ho afferrato compiutamente lo spirito informatore poichй, durante la prima parte, mi accadde ciт che non mai altra volta, al conspetto di un capolavoro del genio umano: mi appisolai!

Tentarono le bombarde orchestrali di strapparmi al sopore in cui ero incorso. Gli ottanta sono malvagi.

Non gli riusci a riscotermi se non verso l'una, col rinnovare tali scoppi concomitanti de' loro utиnsili, che sembrava ne meditassero l'esplosione, presi in un'orgia di annientamento. Bisogna far calcolo che si tratta di diverse decine di diplomati, tutti nel vigore dell'etа.

Mi destai allucinato. L'ammiraglio agonizzava, disteso sur un tappeto, nel folto della selva paradisiaca: era quello di quel primo battibecco con la donna obesa. Si abbandonт per l'ennesima volta a delle gravissime affermazioni sul conto di costei, nel mentre una costernazione profonda si dipingeva nel volto di tutti gli astanti.

La sua agonia si protrasse quarantaquattro minuti, ricordo come fosse stamane, durante i quali gli venne fatto di declamare altri centodтdici endecasillabi e trentatre quinari, di cui altri ripetuti due volte, altri fugati, altri sillabati in ripresa, altri mormorati a recitativo. L'indigesto pomo di Cafмr aveva sortito evidentemente l'effetto previsto e consegnava il tragico spirito dell'ammiraglio a quella baritonale agonia.

La sua fibra eccezionalmente robusta ci consentм tuttavia di venire a integrale conoscenza delle di lui disposizioni testamentarie, avanti che il sudario della notte avesse a distendersi sulle pupille ancor fervide del lampo di tante battaglie, e avesse a privarci di un solo emistichio.

Nessuno era preparato a una simile sciagura. La morte di tanto Uomo и una perdita irreparabile per l'umanitа tutta. Un'angoscia ci prende al pensiero che domattina il commercio dei pneumatici, dei medicinali, dei latticini, dei tessuti, dei materiali da costruzione riprenderа puntualmente alle otto e mezza: alle dieci nuovamente avran quotazione i saccariferi, i minerarм, i meccanici, i metallurgici, gli immobiliari, gli elettrici, i tessili: ed Egli ora si spegne fra inenarrabili difficoltа! Dissapori coniugali, imbarazzi finanziari, complicazioni dinastiche, infedeltа di luogotenenti, trono vacillante, Giocasta e Maria Teresa alle soglie del trionfo; tormentosi dubbi della grande anima, cambiali false, ingratitudine del capo contabile!

O virtщ! non sei che un vano nome!

C'и poi da aggiungere, cosa non improbabile, che l'astio di Sardanapalo gli avrа arrecato sciagura, perchй corre voce che costui, specie da defunto, induca gramo.

Con la dipartita dell'anima eletta ebbero fine tutti i suoni le luci ed i suffumigi di quella notte memoranda.

I signori e gli psicopompi, un cartoncino alla mano, si accalcarono e gomitarono come plebei per riavere la pelliccia al piщ presto.

Il generale dei pompieri (che ha un elmo con un pennacchio speciale) ragunт i suoi otto e, arringаtili, tutti insieme si avviarono per andare a nanna; in ciт imitati da un inappuntabile drappello di carabinieri bergamaschi. Fortunatamente non si era avvertito, in tutta la meravigliosa serata, il benchй minimo odore di bruciaticcio.



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