ANTONIO TABUCCHI
SOSTIENE PEREIRA (1994)
1
Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno
d'estaнte. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona
sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il
direttore era in ferie, lui si trovava nell'imнbarazzo di mettere su la pagina
culturale, perché il "Lisboa" aveva ormai una pagina
culturale, e l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte.
Quel bei giorno d'estate, con la brezza atlantica che accarezzava le cime degli
alberi e il sole che splendeva, e con una città che scintillava,
letteralнmente scintillava sotto la sua finestra, e un azzurro, un azzurнro mai
visto, sostiene Pereira, di un nitore che quasi feriva gli occhi, lui si mise a
pensare alla morte. Perché? Questo a Peнreira è impossibile
dirlo. Sarà perché suo padre, quando lui era piccolo, aveva
un'agenzia di pompe funebri che si chiaнmava Pereira La Dolorosa,
sarà perché sua moglie era morta di tisi qualche anno prima,
sarà perché lui era grasso, soffriнva di cuore e aveva la
pressione alta e il medico gli aveva detнto che se andava avanti così
non gli restava più tanto tempo, ma il fatto è che Pereira si
mise a pensare alla morte, sostieнne. E per caso, per puro caso, si mise a
sfogliare una rivista. Era una rivista letteraria, che però aveva anche
una sezione di filosofia. Una rivista d'avanguardia, forse, di questo Pereira
non è sicuro, ma che aveva molti collaboratori cattolici. E Pereira
era cattolico, o almeno in quel momento si sentiva cattolico, un buon
cattolico, ma in una cosa non riusciva a credere, nella resurrezione della
carne. Nell'anima sì, certo perché era sicuro di avere un'anima;
ma tutta la sua carne, quella ciccia che circondava la sua anima, ebbene,
quella no, quella non sarebbe tornata a risorgere, e poi perché?, si
chieнdeva Pereira. Tutto quel lardo che lo accompagnava quotiнdianamente, il
sudore, l'affanno a salire le scale, perché doнvevano risorgere? No, non
voleva più tutto questo, in un'alнtra vita, per l'eternità,
Pereira, e non voleva credere nella reнsurrezione della carne. Così si
mise a sfogliare quella rivista, con noncuranza, perché provava noia,
sostiene, e trovò un articolo che diceva: лDa una tesi discussa il mese
scorso all'Università di Lisbona pubblichiamo una riflessione sulla
morte. L'autore è Francesco Monteiro Rossi, che si è laureaнto in
Filosofia a pieni voti, e questo è solo un brano del suo saggio,
perché forse in futuro egli collaborerà nuovamente con noi╗.
Sostiene Pereira che da
principio si mise a leggere distratнtamente l'articolo, che non aveva titolo,
poi macchinalmente tornò indietro e ne ricopiò un pezzo.
Perché lo fece? Questo Pereira non 'è in grado di dirlo. Forse
perché quella rivista d'avanguardia cattolica gli dava fastidio, forse
perché quel giorno era stufo d'avanguardie e di cattolicismi, anche se
lui era profondamente cattolico, o forse perché in quel momenнto, in
quell'estate sfavillante su Lisbona, con tutta quella moнle che gli pesava
addosso detestava l'idea della resurrezione della carne, ma il fatto è
che si mise a ricopiare l'articolo, forнse per poter buttare la rivista nel
cestino.
Sostiene che non lo
ricopiò tutto, ne ricopiò solo alcune righe che sono le seguenti
e che può documentare: лII rapнporto che caratterizza in modo più
profondo e generale il senso del nostro essere è quello della vita con
la morte, perнché la limitazione della nostra esistenza mediante la
morte e decisiva per la comprensione e la valutazione della vita╗. Poi prese
l'elenco telefonico e disse fra sé e sé: Rossi, che nome strano,
più di un Rossi non ci può essere sull'elenco, sostiene che fece
un numero, perché di quel numero si ricorda bene, e dall'altra parte
sentì una voce che disse: pronto. Pronto, disse Pereira, qui è il
"Lisboa". E la voce disse: sì? Bene, soнstiene di aver detto
Pereira, il "Lisboa" è un giornale di Liнsbona, è nato
qualche mese fa, non so se lei lo ha visto, siamo apolitici e indipendenti,
però crediamo nell'anima, voglio dire che abbiamo tendenze cattoliche, e
vorrei parlare con il signor Monteiro Rossi. Pereira sostiene che dall'altra
parte ci fu un momento di silenzio e poi la voce disse che Monteiro Rossi era
lui e che non è che pensasse troppo all'anima. Peнreira a sua volta
mantenne qualche secondo di silenzio, perнché gli pareva strano,
sostiene, che una persona che aveva firmato riflessioni così profonde
sulla morte non pensasse all'anima. E dunque pensò che ci fosse un
equivoco, e subito l'idea gli andò alla resurrezione della carne, che
era una sua fissa, e disse che aveva letto un articolo di Monteiro Rossi sulla
morte, e poi disse che anche lui, Pereira, non credeva alla resurrezione della
carne, se era questo che il signor Monнteiro Rossi voleva dire. Insomma,
Pereira si impappinò, soнstiene, e questo lo irritò, lo
irritò principalmente con se stesнso, perché si era preso la
briga di telefonare a uno sconosciuнto e di parlargli di quelle cose delicate,
anzi, così intime, coнme l'anima e la resurrezione della carne. Pereira
si pentì, soнstiene, e lì per lì pensò anche di
riattaccare la cornetta, ma poi, chissà perché, trovò la
forza di continuare e così disse che lui si chiamava Pereira, dottor
Pereira, che dirigeva la pagina culturale del "Lisboa" e che, certo,
per ora il "Liнsboa" era un giornale del pomeriggio, insomma un
giornale che non poteva certo competere con gli altri giornali della capitale,
ma che era sicuro che avrebbe fatto la sua strada, prima o poi, e era vero che
per ora il "Lisboa" dava spazio soprattutto alla cronaca rosa, ma
insomma, ora avevano deнciso di pubblicare una pagina culturale che usciva il
sabato e la redazione non era ancora completa e per questo aveva bisogno di
personale, di un collaboratore esterno che facesse una rubrica fissa.
Sostiene Pereira che il signor Monteiro Rossi farfugliò
suнbito che sarebbe andato in redazione quel giorno stesso, disнse anche che il
lavoro lo interessava, che tutti i lavori lo inteнressavano, perché, eh
sì, aveva proprio bisogno di lavorare, ora che aveva finito
l'università e si doveva mantenere, ma Pereira ebbe la precauzione di
dirgli che in redazione no, per ora era meglio di no, magari si trovavano
fuori, in città, e che era meglio darsi un appuntamento. Disse
così, sostiene, perché non voleva invitare una persona sconosciuta
in quella squallida stanzetta di Rua Rodrigo da Fonseca, dove ronzava un
ventilatore asmatico e dove c'era sempre puzzo di fritto a causa della
portiera, una megera che guardava tutti con aria sospettosa e che non faceva
altro che friggere. E poi non voнleva che uno sconosciuto si accorgesse che la
redazione culнturale del "Lisboa" era solo lui, Pereira, un uomo che
sudava dal caldo e dal disagio in quel bugigattolo, e insomma, soнstiene
Pereira, gli chiese se potevano incontrarsi in città, e lui, Monteiro
Rossi, gli disse: stasera, in Praca da Alegria, c'è un ballo popolare
con canzoni e schitarrate, io sono stato inнvitato a cantare una romanza
napoletana, sa, io sono mezzo italiano ma il napoletano non lo conosco,
comunque il proнprietario del locale mi ha riservato un tavolino all'aperto,
sul mio tavolino c'è un cartellino con scritto Monteiro Rossi, che ne
dice se ci vediamo là? E Pereira disse di sì, sostiene,
riattaccò la cornetta, si asciugò il sudore, e poi gli venne una
magnifica idea, di fare una breve rubrica intitolata "Ricorнrenze", e
pensò di pubblicarla subito per il prossimo sabato, e così, quasi
macchinalmente, forse perché pensava all'Italia, scrisse il titolo: Due
anni fa scompariva Luigi Pirandello. E poi, sotto, scrisse l'occhiello: лII
grande drammaturgo aveva presentato a Lisbona il suo Sogno ma forse no╗.
Era il venticinque di luglio del
millenovecentotrentotto, e Lisbona scintillava nell'azzurro di una brezza
atlantica, soнstiene Pereira.
2
Pereira sostiene che quel pomeriggio il tempo
cambiò. All'improvviso la brezza atlantica cessò, dall'oceano
arrivò una spessa cortina di nebbia e la città si trovò
avvolta in un sudario di calura. Prima di uscire dal suo ufficio Pereira
guardò il termometro che aveva comprato a spese sue e che aveva appeso
dietro la porta. Segnava trentotto gradi. Pereiнra spense il ventilatore,
trovò la portiera sulle scale che gli disse arrivederci dottor Pereira,
annusò ancora una volta l'odore di fritto che aleggiava nell'atrio e
uscì finalmente all'aperto. Davanti al portone c'erano i mercati rionali
e la Guarda Nacional Republicana vi stazionava con due camioнnette. Pereira
sapeva che i mercati erano in agitazione, perнché il giorno prima, in
Alentejo, la polizia aveva ucciso un carrettiere che riforniva i mercati e che
era socialista. Per questo la Guarda Nacional Republicana stazionava davanti ai
cancelli dei mercati. Ma il "Lisboa" non aveva avuto il coнraggio di
dare la notizia, o meglio il vicedirettore, perché il direttore era in
ferie, stava al Bucaco, a godersi il fresco e le tenne, e chi poteva avere il
coraggio di dare una notizia del genere, che un carrettiere socialista era
stato massacrato in Alentejo sul suo barroccio e aveva cosparso di sangue tutti
i suoi meloni? Nessuno, perché il paese taceva, non poteva fare altro
che tacere, e intanto la gente moriva e la polizia la taнceva da padrona.
Pereira cominciò a sudare, perché pensò di nuovo alla
morte. E pensò: questa città puzza di morte, tutta l'Europa puzza
di morte.
Si recò al
Café Orquidea, che era lì a due passi, dopo la macelleria
ebraica, e si sedette a un tavolino, ma dentro il loнcale, perché almeno
c'erano i ventilatori, visto che fuori non si poteva stare dalla calura.
Ordinò una limonata, andò alla toilette, si sciacquò mani
e viso, si fece portare un sigaro, orнdinò il giornale del pomeriggio e
Manuel, il cameriere, gli portò proprio il "Lisboa". Non aveva
visto le bozze, quel giorno, perciò lo sfogliò come se fosse un
giornale sconoнsciuto. La prima pagina diceva: лOggi da New York è partiнto
lo yacht più lussuoso del mondo╗. Pereira guardò a lungo il
titolo, poi guardò la fotografia. Era un'immagine che riнtraeva un
gruppo di persone in paglietta e camicia che stapнpavano bottiglie di
champagne. Pereira cominciò a sudare, sostiene, e pensò di nuovo
alla resurrezione della carne. Coнme, pensò, se risorgo dovrò
trovarmi con questa gente in paнglietta? Pensò davvero di trovarsi con
quella gente del panfilo in un porto non precisato dell'eternità. E
l'eternità gli parнve un luogo insopportabile oppresso da una cortina di
calura nebbiosa, con gente che parlava in inglese e che faceva dei brindisi
esclamando: oh oh! Pereira si fece portare un'altra limonata. Pensò se
era il caso di andarsene a casa sua a fare un bagno fresco o se non era il caso
di andare a trovare il suo amico parroco, don Antonio della Chiesa das
Mercés, dal quale si era confessato alcuni anni prima, quando era morta
sua moglie, e che andava a trovare una volta al mese. Pensò che era
meglio andare a trovare don Antonio, forse gli avrebнbe fatto bene.
E così fece. Sostiene
Pereira che quella volta si dimenticò di pagare. Si alzò con
noncuranza, anzi, senza pensarci, e se ne andò, semplicemente, e sul
tavolo lasciò il suo giornale e il suo cappello, perché forse con
quella calura non aveva voglia di metterselo in testa, o perché lui era
fatto così, che si dimenticava gli oggetti.
Padre Antonio era distrutto, sostiene Pereira. Aveva
delle occhiaie che gli arrivavano fino alle guance, e un'aria sfinita, come di
chi non ha dormito. Pereira gli chiese cosa gli era successo e padre Antonio
gli disse: ma come, non hai sapuнto? hanno massacrato un alentejano sulla sua
carretta, ci soнno scioperi, qui in città e altrove, ma in che mondo
vivi, tu che lavori in un giornale?, senti Pereira, vai un po' a inforнmarti.
Pereira sostiene che uscì turbato da questo
breve colloнquio e dalla maniera in cui era stato congedato. Si chiese: in che
mondo vivo? E gli venne la bizzarra idea che lui, forse, non viveva, ma era
come fosse già morto. Da quando era scomparsa sua moglie lui viveva come
se fosse morto. O meнglio: non faceva altro che pensare alla morte, alla
resurrezioнne della carne nella quale non credeva e a sciocchezze di questo
genere, la sua era solo una sopravvivenza, una finzioнne di vita. E si
sentì spossato, sostiene Pereira. Riuscì a traнscinarsi fino alla
più vicina fermata del tram e prese un tram che lo portò fino al
Terreiro do Paco. E intanto, dal finestriнno, guardava sfilare lentamente la
sua Lisbona, guardava l'Avenida da Liberdade, con i suoi bei palazzi, e poi la
Praca do Rossio, di stile inglese; e al Terreiro do Paco scese e prese il tram
che saliva fino al Castello. Discese all'altezza della Cattedrale,
perché lui abitava lì vicino, in Rua da Saudade. Sali
faticosamente la rampa di strada che portava fino a casa sua. Suonò alla
portiera perché non aveva voglia di cercare le chiavi del portone, e la
portiera, che gli faceva anche da donнna di servizio, venne ad aprirgli. Dottor
Pereira, disse la porнtiera, le ho preparato una braciola fritta per cena.
Pereira la ringraziò e salì lentamente la scala, prese la chiave
di casa da sotto lo zerbino, dove la teneva sempre, ed entrò. Nell'inнgresso
si soffermò davanti alla libreria, dove c'era il ritratto di sua moglie.
Quella fotografia l'aveva scattata lui. nel millenovecentoventisette, era stato
durante una gita a Madrid, e sullo sfondo si vedeva la sagoma massiccia
dell'Escorial. Scusa se sono un po' in ritardo, disse Pereira.
Sostiene Pereira che da un po' di tempo aveva preso
l'abiнtudine di parlare al ritratto della moglie. Gli raccontava quello che
aveva fatto durante il giorno, gli confidava i suoi pensieri, chiedeva
consigli. Non so in che mondo vivo, disse Pereira al ritratto, me lo ha detto
anche padre Antonio, il problema è che non faccio altro che pensare alla
morte, mi pare che tutto il mondo sia morto o che sia in procinto di morire. E
poi Pereira pensò al figlio che non avevano avuto. Lui sì, lo
avrebbe voluto, ma non poteva chiederlo a quella donna gracile e sofferente che
passava notti insonni e lunghi periodi in sanatorio. E si dispiacque.
Perché se ora avesse avuto un figlio, un figlio grande col quale sedersi
a tavola e parlare, non avrebbe avuto bisogno di parlare con quel riнtratto che
si riferiva a un viaggio lontano del quale quasi non si ricordava più. E
disse: beh, pazienza, che era la sua formuнla di commiato dal ritratto di sua
moglie. Poi andò in cucina, si sedette alla tavola e tolse il coperchio
che copriva la padelнla con la braciola fritta. Era una braciola fredda, ma non
aveнva voglia di scaldarla. La mangiava sempre così, come gliela aveva
lasciata la portiera: fredda. Mangiò rapidamente, andò in bagno,
si lavò le ascelle, si cambiò la camicia, si mise una cravatta
nera e si dette un po' di profumo spagnolo che era rimasto in un flacone che
aveva comprato nel millenovecentoventisette a Madrid. Poi indossò una
giacca grigia e uscì per andare in Praca da Alegria, perché ormai
erano le nove di sera, sostiene Pereira.
3
Pereira sostiene che la città sembrava in
mano alla polizia, quella sera. Ne trovò dappertutto. Prese un taxi fino
al Terreiro do Paço e sotto i portici c'erano camionette e agenti con i
moschetti. Forse avevano paura di manifestazioni o di concentrazioni di piazza,
e per questo presidiavano i punti strategici della città. Lui avrebbe
voluto proseguire a piedi, perché il cardiologo gli aveva detto che gli
ci voleva del moнto, ma non ebbe il coraggio di passare davanti a quei militari
sinistri, e così prese il tram che percorreva Rua dos Fanqueiros e che
finiva in Praca da Figueira. Qui scese, sostiene, e trovò altra polizia.
Questa volta dovette passare di fronte ai drappelli, e questo gli
procurò un leggero malessere. Passanнdo sentì un ufficiale che
diceva ai soldati: e ricordatevi ragazнzi che i sovversivi sono sempre in
agguato, è bene stare con gli occhi aperti.
Pereira si guardò intorno, come se quel
consiglio fosse stato dato a lui, e non gli parve che bisognasse stare con gli
occhi aperti. L'Avenida da Liberdade era tranquilla, il chioнsco dei gelati era
aperto e c'erano delle persone ai tavolini che prendevano il fresco. Lui si
mise a passeggiare tranquilнlamente sul marciapiede centrale e a quel punto,
sostiene, cominciò a sentire la musica. Era una musica dolce e
malinconica, di chitarre di Coimbra, e trovò strana quella coniugazione,
di musica e polizia. Pensò che venisse da Praca da Alegria e infatti
così era, perché man mano che si avvicinava la musica aumentava
di intensità.
Non sembrava proprio una piazza da città in
stato d'asseнdio, sostiene Pereira, perché non vide polizia, anzi, vide
solo una guardia notturna che gli parve ubriaca e che sonnecchiaнva su una
panchina. La piazza era abbellita con festoni di carta, con lampadine colorate
gialle e verdi che pendevano su dei fili tesi da una finestra all'altra.
C'erano alcuni tavolini all'aperto e qualche coppia ballava. Poi vide uno
striscione di stoffa teso da un albero all'altro della piazza dove c'era
un'enorme scritta: Onore a Francisco Franco. E sotto, in letнtere
più piccole: Onore ai militari portoghesi in Spagna.
Sostiene Pereira che solo in quel momento
capì che quella era una festa salazarista, e per questo non aveva
bisogno di essere presidiata dalla polizia. E solo allora si accorse che molte
persone avevano la camicia verde e il fazzoletto al colнlo. Si fermò
atterrito, e in un attimo pensò a varie cose diverнse. Pensò che
forse Monteiro Rossi era uno dei loro, pensò al carrettiere alentejano
che aveva macchiato di sangue i suoi meloni, pensò a quello che avrebbe
detto padre Antonio se lo avesse visto in quel luogo. Pensò a tutto
questo e si sedette sulla panchina dove sonnecchiava la guardia notturna, e si
lasciò andare ai suoi pensieri. O meglio, si lasciò andare alla
musica, perché la musica, nonostante tutto, gli piaceva. C'erano due
vecchietti che suonavano, uno la viola e l'altro la chitarra, e suonavano
struggenti musiche di Coimbra della sua gioventù, di quando lui era
studente universitario e penнsava alla vita come a un avvenire radioso. E anche
lui a quel tempo suonava la viola nelle feste studentesche, e era magro e
agile, e faceva innamorare le ragazze. Tante belle ragazze che andavano matte
per lui. E lui invece si era appassionato di una ragazzina fragile e pallida,
che scriveva poesie e spesнso aveva mal di testa. E poi pensò a altre cose
della sua vita, ma queste Pereira non vuole riferirle, perché sostiene
che sono sue e solo sue e che non aggiungono niente a quella sera e a quella
festa in cui era capitato suo malgrado. E poi, sostieнne Pereira a un certo
punto vide alzarsi da un tavolino un giovane alto e snello con una camicia
chiara che andò a metнtersi fra i due vecchietti musicanti. E,
chissà perché, sentì una fitta al cuore, forse
perché gli sembrò di riconoscersi in quel giovanotto, gli
sembrò di ritrovare il se stesso dei tempi di Coimbra, perché in
qualche modo gli assomigliava, non nei tratti, ma nella maniera di muoversi, e
un po' nei capelli, che gli cadevano a ciocca sulla fronte. E il giovane
cominciò a cantare una canzone italiana, O sole mio, di cui
Pereira non capiva le parole, ma era una canzone piena di forza e di vita,
bella e limpida, e lui capiva solo le parole "o sole mio" e non
capiva altro, e intanto il giovanotto cantava, si era alzata di nuovo un po' di
brezza atlantica e la serata era fresca, e tutto gli parve bello, la sua vita
passata di cui non vuole parlare, Lisbona, la volta del cielo che si vedeva
sopra le lampadine colorate, e sentì una grande nostalgia, ma non vuole
dire per che cosa, Pereira. Comunque capì che quel giovanotto che cantava
era la persona con la quale aveva parlato per telefoнno nel pomeriggio,
così, quando costui ebbe finito di cantaнre. Pereira si alzò
dalla panchina, perché la curiosità era più forte delle
sue riserve, si diresse al tavolino e disse al giovaнnotto: il signor Monteiro
Rossi, immagino. Monteiro Rossi fece la mossa di alzarsi, urtò contro il
tavolino, il boccale di birra che era davanti a lui cadde e lui si
macchiò completaнmente i bei pantaloni bianchi. Le chiedo scusa,
farfugliò Pereira. Sono io che sono sbadato, disse il giovanotto, mi sucнcede
spesso, lei è il dottor Pereira del "Lisboa", immagino, la
prego si accomodi. E gli tese la mano.
Sostiene Pereira che si accomodò al tavolino
sentendosi imbarazzato. Pensò fra sé che quello non era il suo
posto, che era assurdo incontrare uno sconosciuto a quella festa naнzionalista,
che padre Antonio non avrebbe approvato il suo comportamento; e che
desiderò di essere già di ritorno a casa sua e di parlare al
ritratto di sua moglie per chiedergli scusa. E fu tutto questo che pensava che
gli dette il coraggio di fare una domanda diretta, tanto per aprire la
conversazione, e senza pensarci più di troppo chiese a Monteiro Rossi:
questa è una festa della gioventù salazarista, lei è della
gioventù salazarista?
Monteiro Rossi si ravviò la ciocca di capelli
che gli cadeva sulla fronte e rispose: io sono laureato in filosofia, mi
interesнso di filosofia e di letteratura, ma questo cosa c'entra con il
"Lisboa"? C'entra, sostiene di aver detto Pereira, perché noi
facciamo un giornale libero e indipendente, e non ci vogliaнmo mettere in
politica.
Intanto i due vecchietti ricominciarono a suonare,
dalle loro corde malinconiche traevano una canzone franchista, ma Pereira,
nonostante il disagio, a quel punto capì che era in gioco e che doveva
giocare. E stranamente capì che era in grado di farlo, che aveva in mano
la situazione, perché lui era il dottor Pereira del "Lisboa" e
il giovanotto che gli stava di fronte pendeva dalle sue labbra. E così
disse: ho letto il suo articolo sulla morte, mi è parso molto
interessante. Ho fatto una tesi sulla morte, rispose Monteiro Rossi, ma lasci
che le dica che non è tutta farina del mio sacco, quel pezzo che la
rivista ha pubblicato l'ho copiato, glielo confesso, in parte da Feuerbach e in
parte da uno spiritualista francese, e anche il mio professore non se
n'è accorto, sa, i professori sono più ignoranti di quanto non si
creda. Pereira sostiene che ci penнsò due volte a fare la domanda che si
era preparato per tutta la sera, ma alla fine si decise, e prima ordinò
una bibita al giovane cameriere in camicia verde che li serviva. Mi scusi,
disse a Monteiro Rossi, ma io non bevo alcolici, bevo solo liнmonate, prendo
una limonata. E sorseggiando la sua limonaнta chiese a bassa voce, come se
qualcuno potesse udirlo e censurarlo: ma a lei, scusi, ecco, vorrei chiedere
questo, a lei interessa la morte?
Monteiro Rossi fece un largo sorriso, e questo lo
imbaнrazzò sostiene Pereira. Ma che dice dottor Pereira, esclamò
Monteiro Rossi a voce alta, a me interessa la vita. E poi contiнnuò a
voce più bassa: senta, dottor Pereira, di morte sono stufo, due anni fa
è morta mia madre, che era portoghese e che faceva l'insegnante,
è morta dall'oggi al domani, per un aneurisma al cervello, parola
complicata per dire che scopнpia una vena, insomma, di un colpo, l'anno scorso
è morto mio padre, che era italiano e che lavorava come ingegnere navale
nei bacini del porto di Lisbona, mi ha lasciato qualcoнsa, ma questo qualcosa
è già finito, ho ancora una nonna che vive in Italia, ma non la
vedo da quando avevo dodici anni e non ho voglia di andare in Italia, mi pare
che la situazione sia ancora peggio della nostra, di morte sono stufo, dottor
Peнreira, scusi se sono franco con lei, ma poi perché questa doнmanda?
Pereira bevve un sorso della sua limonata, si
asciugò le labbra col dorso della mano e disse: semplicemente
perché in un giornale bisogna fare gli elogi funebri degli scrittori o
un necrologio ogni volta che muore uno scrittore importanнte, e il necrologio
non si può fare da un momento all'altro, biнsogna averlo già
preparato, e io cerco qualcuno che scriva neнcrologi anticipati per i grandi
scrittori della nostra epoca, imнmagini se domani morisse Mauriac, io come me
la caverei?
Pereira sostiene che Monteiro Rossi ordinò
un'altra birra. Da quando era arrivato il giovanotto ne aveva bevute almeno tre
e a quel punto, secondo la sua opinione, doveva essere già un po'
brillo, o almeno un po' caricato. Monteiro Rossi si ravviò la ciocca di
capelli che gli cadeva sulla fronte e disse: dottor Pereira, io parlo bene le
lingue e conosco gli scrittori della nostra epoca; a me piace la vita, ma se
lei vuole che parнli della morte e mi paga, così come mi hanno pagato
stasera per cantare una canzone napoletana, io posso farlo, e per doнpodomani
le scrivo un elogio funebre di Garcia Lorca, che ne dice di Garcia Lorca?, in
fondo ha inventato l'avanguardia spagnola, così come il nostro Pessoa ha
inventato il moнdernismo portoghese, e poi è un artista completo, si
è occuнpato di poesia, di musica e di pittura.
Pereira sostiene di aver risposto che Garcia Lorca
non gli sembrava il personaggio ideale, comunque si poteva tentare,
purché se ne parlasse con misura e cautela, facendo riferiнmento
esclusivamente alla sua figura di artista e senza toccaнre altri aspetti che
potevano essere delicati, data la situazioнne. E allora, con la maggiore
naturalezza possibile, Monteiro Rossi gli disse: senta, scusi se glielo dico,
io le faccio l'elogio funebre di Garcia Lorca, ma lei non mi potrebbe
anticipare qualcosa?, ho bisogno di comprarmi dei pantaloni nuovi, questi sono
tutti macchiati, e domani devo uscire con una raнgazza che mi viene ora a
cercare e che ho conosciuto all'uniнversità, è una mia compagna e
a me piace molto, vorrei porнtarla al cinema.
4
La ragazza che arrivò, sostiene Pereira,
portava un capнpello di refe. Era bellissima, chiara di carnagione, con gli ocнchi
verdi e le braccia tornite. Indossava un vestito con delle bretelle che si
incrociavano dietro la schiena e che mettevaнno in risalto le sue spalle dolci
e ben squadrate.
Questa è Marta, disse Monteiro Rossi, Marta
ti presento il dottor Pereira del "Lisboa", mi ha ingaggiato questa
sera, da ora sono un giornalista, come vedi ho trovato lavoro. E lei disse:
molto piacere, Marta. E poi, rivolta a Monteiro Rossi, gli disse: chissà
perché sono venuta a una serata come queнsta, ma già che ci sono
perché non mi fai ballare, mio tonto, che la musica è invitante e
la serata magnifica?
Pereira restò solo al tavolino, sostiene,
ordinò un'altra liнmonata e se la bevve a piccoli sorsi guardando i
ragazzi che ballavano lentamente guancia a guancia. Sostiene Pereira che in
quel momento pensò ancora alla sua vita passata, ai fiнgli che non aveva
mai avuto, ma su questo argomento non vuole fare ulteriori dichiarazioni. Dopo
il ballo i ragazzi venнnero a sedersi al tavolino e Marta, come se parlasse
d'altro, disse: oggi ho comprato il "Lisboa", purtroppo non parla
dell'alentejano che la polizia ha massacrato sul carretto, parнla di uno yacht
americano, non è una notizia interessante, credo. E Pereira, che
sentì un ingiustificato senso di colpa, rispose: il direttore è
in ferie, è alle terme, io mi occupo solo della pagina culturale,
perché sa, il "Lisboa" dalla prossima settimana avrà
una pagina culturale, la dirigo io.
Marta si tolse il cappello e lo posò sul tavolo. Dal cappello uscì una cascata di capelli castani che avevano riflessi rossi, sostiene Pereira, dimostrava qualche anno in più del suo compagno, forse ventisei o ventisette anni, e così lui le chieнse: e lei cosa fa nella vita? Scrivo lettere commerciali per una ditta di import-export, rispose Marta, lavoro solo la mattina, così il pomeriggio posso leggere, passeggiare e qualche volta vedere Monteiro Rossi. Pereira sostiene che trovò strano che lei chiamasse il giovanotto Monteiro Rossi, col cognome, coнme se fossero solo colleghi, comunque non obiettò e cambiò discorso e disse, tanto per dire: pensavo che lei fosse della gioventù salazarista. E lei?, replicò Marta. Oh, fece Pereira, la mia gioventù se n'è andata da un pezzo, quanto alla politiнca, a parte che non me ne interesso molto, non mi piacciono le persone fanatiche, mi pare che il mondo sia pieno di fanaнtici. Bisogna distinguere tra fanatismo e fede, rispose Marta, perché si possono avere degli ideali, per esempio che gli uoнmini siano liberi e uguali, e anche fratelli, mi scusi, in fondo sto recitando la rivoluzione francese, lei crede nella rivoluнzione francese? Teoricamente sì, rispose Pereira; e si pentì di quel teoricamente, perché avrebbe voluto dire: praticamente sì; ma aveva detto in fondo quel che pensava. E a quel punto i due vecchietti della viola e della chitarra attaccarono a suoнnare un valzer in fa, e Marta disse: dottor Pereira, mi piaceнrebbe ballare questo valzer con lei. Pereira si alzò, sostiene, le tese il braccio e la condusse fino alla pista da ballo. E ballò quel valzer quasi con trasporto, come se la sua pancia e tutta la sua carne fossero sparite per incanto. E intanto guardava il cielo sopra le lampadine colorate di Praca da Alegria, e si sentì minuscolo, confuso con l'universo. C'è un uomo grasso e attempato che balla con una giovane ragazza in una piazzetta qualsiasi dellТuniverso, pensò, e intanto gli astri girano, l'universo è in movimento, e forse qualcuno ci guarda da un osservatorio infinito. Poi ritornarono al loro tavolino e Pereiнra sostiene, pensava: perché non ho avuto dei figli? Ordinò un'altra limonata, pensando che gli facesse bene perché quel pomeriggio, con quel caldo atroce, aveva avuto dei problemi di intestini. E intanto Marta chiacchierava come se fosse completamente a suo agio, e diceva: Monteiro Rossi mi ha parlato del suo progetto giornalistico, mi sembra una buona idea ci sarebbero un sacco di scrittori che sarebbe l'ora che se ne andassero, per fortuna quell'insopportabile Rapagnetta che si faceva chiamare D'Annunzio se n'è andato qualche mese fa, ma anche quella beghina di Claudel, anche di lui baнsta, non le pare?, e certo il suo giornale, che mi sembra di tendenza cattolica, ne parlerebbe volentieri, e poi quel furнfante di Marinetti, quel brutto tipo, dopo aver cantato la guerra e gli obici si è schierato con le camicie nere di Mussolini, sarebbe bene che ci lasciasse anche lui. Pereira cominciò a sudare leggermente, sostiene, e sussurrò: signorina, abbassi la voce, non so fino a che punto si rende conto del luogo in cui ci troviamo. E allora Marta si rimise il cappello e disse: beh, io di questo posto sono stufa, mi sta dando ai nervi, veнdrà che fra poco cominceranno a intonare marce militari, è meglio che la lasci con Monteiro Rossi, sicuramente avrete cose da discutere, intanto io vado fino al Tago, ho bisogno di respirare aria fresca, buonanotte e arrivederci.
Sostiene Pereira che si sentì più
sollevato, finì la sua limoнnata e fu tentato di prenderne un'altra, ma
era indeciso, perнché non sapeva quanto tempo Monteiro Rossi voleva
ancora trattenersi. Così domandò: che ne direbbe se prendessimo
un'altra bibita? Monteiro Rossi acconsentì, disse che aveva tutta la
serata a disposizione e che avrebbe avuto voglia di parlare di letteratura, lui
ne aveva così poche occasioni, di solito parlava di filosofia, conosceva
solo gente che si occuнpava unicamente di filosofia. E a quel punto a Pereira
venne in mente una frase che gli diceva sempre suo zio, che era un letterato
fallito, e la pronunciò. Disse: la filosofia sembra che si occupi solo
della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letнteratura sembra che
si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità. Monteiro Rossi
sorrise e disse che gli sembrava una bella definizione per le due discipline.
Così Pereira gli doнmandò: e cosa ne pensa di Bernanos? Monteiro
Rossi semнbrò un po' disorientato, da principio, e chiese: lo scrittore
cattolico? Pereira assentì con un cenno della testa e Monteiro Rossi disse
a bassa voce: senta, dottor Pereira, io, come le ho detto oggi al telefono, non
è che pensi molto alla morte, e non penso neanche troppo al
cattolicesimo, sa, mio padre era ingegnere navale, era un uomo pratico, che
credeva nel progresso e nella tecnica, mi ha dato un'educazione di queнsto
tipo, era italiano, è vero, ma forse mi ha educato un po' all'inglese,
con una visione pragmatica della realtà; la letteraнtura mi piace, ma
forse i nostri gusti non coincidono, per lo meno per quanto riguarda certi
scrittori, però io ho un gran bisogno di lavorare e sono disposto a fare
i necrologi anticiнpati di tutti gli scrittori che lei desidera, anzi che
desidera la direzione del suo giornale. Fu allora che Pereira, sostiene
Pereira, ebbe un moto d'orgoglio. Trovò seccante che quel giovanotto gli
facesse una lezione di etica professionale, inнsomma, lo trovò
arrogante. E allora decise di scegliere lui un tono arrogante e rispose: io non
dipendo dal mio direttore nelle mie scelte letterarie, la pagina culturale la
dirigo io e io scelgo gli scrittori che mi interessano, perciò decido di
affiнdarle il compito e le lascio campo libero, avrei voluto suggeнrirle
Bernanos e Mauriac, perché mi piacciono, ma a questo punto non decido
niente, a lei la decisione, faccia quello che le pare. Sostiene Pereira che sul
momento si pentì di esporsi così tanto, di rischiare col
direttore per lasciare via libera a quel giovanotto che non conosceva e che gli
aveva candidaнmente confessato di aver copiato la sua tesi di laurea. Per un attimo
si sentì intrappolato, capì che si era messo in una situazione
stupida con le sue stesse mani. Ma per fortuna Monteiro Rossi riprese la
conversazione e cominciò a parlare di Bernanos che apparentemente
conosceva assai bene. E poi disse: Bernanos è un uomo coraggioso, non ha
paura di parlare dei sotterranei della sua anima. E a quella parola, anima,
Pereira si sentì riavere, sostiene, fu come se un balsaнmo lo avesse
sollevato da una malattia e così chiese un po' stupidamente: lei crede
nella resurrezione della carne? Non ci ho mai pensato, rispose Monteiro Rossi,
non è un probleнma che mi interessa, le assicuro che non è un
problema che mi interessa, potrei venire domani in redazione, le potrei anнche
fare un necrologio anticipato di Bernanos, ma francaнmente preferirei un elogio
funebre di Garcia Lorca. Certo, disse Pereira, la redazione sono io, sto in Rua
Rodrigo da Fonseca numero sessantasei, vicino alla Alexandre Herculano, a due
passi dalla macelleria ebraica, se trova la portiera sulle scale non si
impressioni, è una megera, le dica che ha un appuntamento con il dottor
Pereira, e non le parli tropнpo, deve essere un'informatrice della polizia.
Pereira sostiene che non sa perché disse
questo, forse perнché semplicemente detestava la portiera e la polizia
salazarista, il fatto è che gli andò di dirlo, ma non fu per
creare una complicità fittizia con quel giovanotto che ancora non conoнsceva:
non fu per questo, il motivo esatto non lo sa, sostiene Pereira.
5
L'indomani mattina, quando Pereira si alzò,
sostiene, trovò una frittata al formaggio fra due fette di pane. Erano
le dieci, e la donna delle pulizie veniva alle otto. Evidentemenнte gliela
aveva preparata perché la portasse in redazione per l'ora di pranzo, la
Piedade conosceva benissimo i suoi gusti, e Pereira adorava la frittata al
formaggio. Bevve una tazza di caffè, fece un bagno, indossò la
giacca ma decise di non metнtere la cravatta. Però se la mise in tasca.
Prima di uscire si fermò davanti al ritratto di sua moglie e gli disse:
ho trovato un ragazzo che si chiama Monteiro Rossi e ho deciso di assuнmerlo
come collaboratore esterno per fargli fare i necrologi anticipati, credevo che
fosse molto sveglio, invece mi pare un po' imbambolato, potrebbe avere
l'età di nostro figlio, se avessimo avuto un figlio, mi assomiglia un
po', gli cade una ciocca di capelli sulla fronte, ti ricordi quando anche a me
cadeva una ciocca di capelli sulla fronte?, era al tempo di Coimbra, beh, non
so che dirti, vedremo, oggi viene a troнvarmi in redazione, ha detto che mi
porta un necrologio, ha una bella ragazza che si chiama Marta e che ha i
capelli color rame, però fa un po' troppo la spigliata e parla di
politica, pazienza, staremo a vedere.
Prese il tram fino alla Rua Alexandre Herculano e
poi risalì faticosamente a piedi fino alla Rua Rodrigo da Fonseca.
Quando arrivò davanti al portone era inzuppato di sudore, perché
era una giornata torrida. Nell'atrio, come al solito, trovò la portiera
che gli disse: buongiorno dottor Pereira. Pereira la salutò con un cenno
del capo e salì le scale. Appeнna entrato in redazione si mise in
maniche di camicia e acceнse il ventilatore. Non sapeva che fare e era quasi
mezzogiorнno. Pensò di mangiare il suo pane e frittata, ma era ancora
presto. Allora si ricordò della rubrica "Ricorrenze" e si mise
a scrivere. лTre anni or sono scompariva il grande poeta Fernando Pessoa. Era
di cultura inglese, ma aveva deciso di scriнvere in portoghese perché
sosteneva che la sua patria era la lingua portoghese. Ci ha lasciato bellissime
poesie disperse su riviste e un poemetto, Messaggio, che è la
storia del Portoнgallo visto da un grande artista che amava la sua patria.╗ Riнlesse
quello che aveva scritto e lo trovò ributtante, la parola è
ributtante, sostiene Pereira. Allora gettò il foglio nel cestino e
scrisse: лFernando Pessoa ci ha lasciato da tre anni. Pochi si sono accorti di
lui, quasi nessuno. Ha vissuto in Portogallo come uno straniero, forse
perché era straniero dappertutto. Viveva solo, in modeste pensioni o
camere d'affitto. Lo riнcordano gli amici, i sodali, coloro che amano la
poesia╗.
Poi prese il pane e frittata e gli dette un morso. A
quel punto sentì bussare alla porta, nascose il pane e frittata nel
cassetto, si pulì la bocca con un foglio vergatino della macнchina per
scrivere e disse: avanti. Era Monteiro Rossi. Buonнgiorno dottor Pereira, disse
Monteiro Rossi, mi scusi, forse sono in anticipo, ma le ho portato qualcosa,
insomma, ieri seнra, quando sono tornato a casa, ho avuto un'ispirazione, e poi
pensavo che forse qui al giornale si poteva mangiare qualcosa. Pereira gli
spiegò con pazienza che quella stanza non era il giornale, era solo una
redazione culturale distaccaнta, e che lui, Pereira, era la redazione
culturale, credeva di averglielo già detto, era solo una stanza con una
scrivania e un ventilatore, perché il "Lisboa" era un piccolo
giornale del pomeriggio. Monteiro Rossi si accomodò e tirò fuori
un foнglio piegato in quattro. Pereira lo prese e lo lesse. Impubblicabile
sostiene Pereira, era un articolo davvero impubblicabile. Descriveva la morte
di Garcia Lorca, e cominciava così: лDue anni fa, in circostanze oscure,
ci ha lasciati il grande poeta spagnolo Federico Garcia Lorca. Si pensa ai suoi
avversari politici, perché è stato assassinato. Tutto il mondo si
chiede ancora come sia potuta avvenire una simile barbarie╗.
Pereira alzò la testa dal foglio e disse:
caro Monteiro Rosнsi, lei è un perfetto romanziere, ma il mio giornale
non è il luogo adatto per scrivere romanzi, sui giornali si scrivono
cose che corrispondono alla verità o che assomigliano alla
verità, di uno scrittore lei non deve dire come è morto, in quali
circostanze e perché, deve dire semplicemente che è morto e poi
deve parlare della sua opera, dei romanzi e delle poesie, e fare sì un
necrologio, ma in fondo deve fare una criнtica, un ritratto dell'uomo e
dell'opera, quello che lei ha scritto è perfettamente inutilizzabile, la
morte di Garcia Lorнca è ancora misteriosa, e se le cose non fossero
andate così?
Monteiro Rossi obiettò che Pereira non aveva finito
di leggere l'articolo, più avanti parlava dell'opera, della figura,
della statura dell'uomo e dell'artista. Pereira, pazientemente, andò
avanti nella lettura. Pericoloso, sostiene, l'articolo era pericoloso. Parlava
della profonda Spagna, della cattolicissiнma Spagna che Garcia Lorca aveva
preso come obiettivo per i suoi strali nella Casa di Bernarda Alba,
parlava della "Barraca", il teatro ambulante che Garcia Lorca aveva
portato al popolo. E qui c'era tutto un elogio del popolo spagnolo, che aveva sete
di cultura e di teatro, e che Garcia Lorca aveva soddisfatto. Pereira
alzò la testa dall'articolo, sostiene, si ravнvio i capelli, si
rimboccò le maniche della camicia e disse: caнro Monteiro Rossi, mi
permetta di essere franco con lei, il suo articolo è impubblicabile,
davvero impubblicabile. Io non posso pubblicarlo, ma nessun giornale portoghese
poнtrebbe pubblicarlo, e nemmeno un giornale italiano, visto che l'Italia
è il suo paese di origine, ci sono due ipotesi: o lei è un
incosciente o lei è un provocatore, e il giornalismo che si fa oggigiomo
in Portogallo non prevede ne incoscienti ne provocatori, e questo è
tutto.
Sostiene Pereira che mentre diceva questo sentiva un
filo di sudore che gli colava lungo la schiena. Perché cominciò a
sudare? Chissà. Questo non sa dirlo con esattezza. Forse perché
faceva un gran caldo, questo è fuori di dubbio, e il ventilatore non era
sufficiente a rinfrescare quella stanza anнgusta. Ma anche perché,
forse, gli faceva pena quel giovanotнto che lo guardava con aria imbambolata e
delusa e che aveнva preso a rosicchiarsi un'unghia mentre lui parlava.
Così che non ebbe il coraggio di dire: pazienza, era una prova ma non ha
funzionato, arrivederci. Invece restò a guardare Monteiro Rossi con le
braccia incrociate e Monteiro Rossi disse: lo riscrivo, per domani lo riscrivo.
Eh no, trovò la forнza di dire Pereira, niente Garcia Lorca, per favore,
ci sono troppi aspetti della sua vita e della sua morte che non si addiнcono a
un giornale come il "Lisboa", non so se lei si rende conto, caro
Monteiro Rossi, che in questo momento in Spagna c'è una guerra civile,
che le autorità portoghesi la pensaнno come il generale Francisco Franco
e che Garcia Lorca era un sovversivo, questa è la parola: sovversivo.
Monteiro Rossi si alzò come se avesse avuto
paura di quelнla parola, indietreggiò fino alla porta, si fermò,
avanzò di un passo e poi disse: ma io credevo di avere trovato un
lavoro. Pereira non rispose e sentì che un filo di sudore gli colava
lungo la schiena. E allora che devo fare?, sussurrò Monteiro Rossi con
una voce che sembrava implorante. Pereira si alzò a sua volta, sostiene,
e andò a collocarsi di fronte al ventilatoнre. Restò in silenzio
per qualche minuto lasciando che l'aria fresca gli asciugasse la camicia. Deve
farmi un necrologio di Mauriac, rispose, o di Bernanos, a sua scelta, non so se
mi faccio capire. Ma io ho lavorato tutta la notte, balbettò Monнteiro
Rossi, mi aspettavo di esser pagato, in fondo non è che chieda molto,
era solo per potere pranzare oggi. Pereira avrebbe voluto dirgli che la sera
precedente gli aveva già anнticipato i soldi per comprarsi un paio di
pantaloni nuovi, e che evidentemente non poteva passare la giornata a dargli
soldi, perché non era suo padre. Avrebbe voluto essere ferнmo e duro. E
invece disse: se il suo problema è il pranzo di oggi, ebbene, posso
invitarla a pranzo, anch'io non ho pranнzato e ho un certo appetito, mi
andrebbe di mangiare un bei pesce alla griglia o una scaloppa impanata, lei che
ne dice?
Perché Pereira disse così? Perché
era solo e quella stanza lo angosciava, perché aveva veramente fame,
perché pensò al ritratto di sua moglie, o per qualche altra
ragione? Questo non saprebbe dirlo, sostiene Pereira.
6
Eppure Pereira lo invitò a pranzo, sostiene,
e scelse un riнstorante del Rossio. Gli parve una scelta adatta a loro, perнché
in fondo erano due intellettuali, e quello era il caffè e il ristorante
dei letterati, negli anni venti era stato una gloria, ai suoi tavolini si erano
fatte le riviste di avanguardia, insomнma, ci andavano tutti, e forse qualcuno
ci andava ancora.
Discesero in silenzio l'Avenida da Liberdade e
arrivarono al Rossio. Pereira scelse un tavolino all'interno, perché
fuori, sotto la tenda, faceva troppo caldo. Si guardò intorno, ma non
vide nessun letterato, sostiene. I letterati sono tutti in feнrie, disse per
rompere il silenzio, forse sono in vacanza, chi al mare e chi in campagna, in
città siamo restati solo noi. Forse stanno semplicemente in casa loro,
rispose Monteiro Rossi, non devono avere molta voglia di andare in giro, con i
tempi che corrono. Pereira sentì una certa malinconia, sostiene,
pensando a quella frase. Capì che erano soli, che non c'era nessuno in
giro col quale potessero condividere la loro anguнstia, nel ristorante c'erano
due signore con il cappellino e quattro uomini dall'aria sinistra in un canto.
Pereira scelse un tavolo isolato, si sistemò il tovagliolo nel colletto
della caнmicia, come faceva sempre, e ordinò del vino bianco. Ho voнglia
di prendere un aperitivo, spiegò a Monteiro Rossi, di solito non bevo
alcolici, ma ora ho bisogno di un aperitivo. Monteiro Rossi ordinò una
birra alla spina e Pereira gli chieнse se non gli piacesse il vino bianco.
Preferisco la birra, rispoнse Monteiro Rossi, è più fresca e
più leggera, e poi di vini non me ne intendo. Peccato, sussurrò
Pereira, se vuole diventare " un buon critico deve raffinare i suoi gusti,
deve coltivarsi, deнve imparare a conoscere i vini, i cibi, il mondo. E poi
aggiunнse: e la letteratura. E a quel punto Monteiro Rossi bisbigliò:
avrei una cosa da confessarle ma non ho il coraggio. Me la diнca pure, disse
Pereira, farò finta di non avere capito. Più tarнdi, disse
Monteiro Rossi.
Pereira ordinò un'orata ai ferri, sostiene, e
Monteiro Rossi un gazpacho e poi riso ai frutti di mare. Il riso arrivò
in un'enorme terrina di terracotta e Monteiro Rossi ne mangiò per tre
volte, sostiene Pereira, se lo finì tutto, e era una porнzione enorme. E
poi si ravviò la ciocca di capelli sulla fronte e disse: io mangerei un
gelato o anche semplicemente un sorbetto al limone. Pereira calcolò
mentalmente quanto gli saнrebbe costato quel pranzo e arrivò alla
conclusione che una buona parte del suo stipendio settimanale se ne andava a
quel ristorante dove aveva pensato di trovare i letterati di Liнsbona e dove
invece c'erano due vecchiette con il cappelline e quattro figuri sinistri a un
tavolo d'angolo. Ricominciò a sudare e si tolse il tovagliolo dal
colletto della camicia, orнdinò acqua minerale gelata e un caffè,
poi fissò Monteiro Rossi negli occhi e disse: e ora mi confessi quello
che voleva confessarmi prima di mangiare. Sostiene Pereira che Monнteiro Rossi
si mise a guardare il soffitto, poi lo guardò e schivò il suo
sguardo, poi tossicchiò e arrossì come un bamнbino e rispose: mi
sento un po' imbarazzato, mi scusi. Non c'è niente di cui vergognarsi a
questo mondo, disse Pereira, se non si è rubato e se non si è
disonorato il padre e la madre. Monteiro Rossi si asciugò la bocca col
tovagliolo come se voнlesse impedire alle parole di uscire, si ravviò la
ciocca di caнpelli sulla fronte e disse: non so come dire, lo so che lei esige
professionalità, che io dovrei pensare coi cervello, ma il tatto
è che ho preferito seguire altre ragioni. Si spieghi meglio, lo
incalzò Pereira. Beh, balbettò Monteiro Rossi, beh, la
verità è che, la verità è che ho seguito le ragioni
del cuore, forse non avrei dovuto, forse non avrei nemmeno voluto, ma è
staнto più forte di me, le giuro che sarei stato capace di scrivere un
necrologio su Garcìa Lorca con le ragioni dell'intelligenнza, ma
è stato più forte di me. Si asciugò di nuovo la bocca col
tovagliolo e aggiunse: e poi sono innamorato di Marta. E questo cosa c'entra?,
obiettò Pereira. Non so, rispose Monнteiro Rossi, forse non c'entra, ma
anche questa è una ragione del cuore, non le pare?, a suo modo anche
questo è un proнblema. Il problema è che lei non dovrebbe
mettersi in proнblemi più grandi di lei, avrebbe voluto rispondere
Pereira. Il problema è che il mondo è un problema e certo non
saremo noi a risolverlo, avrebbe voluto dire Pereira. Il problema è che
lei è giovane, troppo giovane, potrebbe essere mio figlio, avrebbe
voluto dire Pereira, ma non mi piace che lei mi prenda per suo padre, io non
sono qui per risolvere le sue contraddizioni. Il problema è che fra noi
ci deve essere un rapporto corretto e professionale, avrebbe voluto dire Pereiнra,
e lei deve imparare a scrivere, altrimenti, se scrive con le ragioni del cuore,
lei andrà incontro a grandi complicazioni, glielo posso assicurare.
Ma non disse niente di tutto questo. Accese un
sigaro, si asciugò col tovagliolo il sudore che gli colava sulla fronte,
si sbottonò il primo bottone della camicia e disse: le ragioni del cuore
sono le più importanti, bisogna sempre seguire le raнgioni del cuore,
questo i dieci comandamenti non lo dicono, ma glielo dico io, comunque bisogna
stare con gli occhi aperti, nonostante tutto, cuore, sì, sono d'accordo,
ma anche occhi bene aperti, caro Monteiro Rossi, e con questo il noнstro pranzo
è finito, nei prossimi tre o quattro giorni non mi telefoni, le lascio
tutto il tempo per riflettere e per fare una cosa per bene, ma proprio per
bene, mi chiami sabato prossimo in redazione, verso mezzogiorno.
Pereira si alzò e gli tese la mano dicendogli
arrivederci. Perché gli disse quelle cose mentre avrebbe voluto dirgli
tutt'altro, mentre avrebbe voluto rimproverarlo, magari liнcenziarlo? Pereira
non sa dirlo. Forse perché il ristorante era deserto, perché non
aveva visto nessun letterato, perché si sentiva solo in quella
città e aveva bisogno di un complice e di un amico? Forse per queste
ragioni e per altre ancora che non saprebbe spiegare, È difficile avere
una convinzione precisa quando si parla delle ragioni del cuore, sostiene Peнreira.
7
Il venerdì seguente, quando arrivò in
redazione con il suo pacchetto con pane e frittata, Pereira vide, sostiene, una
buнsta che faceva capolino dalla cassetta delle lettere del "Lisboa".
La prese e se la mise in tasca. Sul pianerottolo del priнmo piano trovò
la portiera che gli disse: buongiorno dottor Pereira, c'è una lettera
per lei, è un espresso, l'ha portata il postino alle nove, ho dovuto
firmare io. Pereira borbottò un grazie fra i denti e continuò a
salire le scale. Mi sono presa questa responsabilità, continuò la
portiera, ma non vorrei avere seccature, visto che non c'è il mittente.
Pereira ridisceнse tre scalini, sostiene, e la guardò in viso. Senta,
Celeste, disнse Pereira, lei è la portiera e tanto mi basta, lei
è pagata per fare la portiera e riceve uno stipendio dagli inquilini di queнsto
palazzo, fra questi inquilini c'è anche il mio giornale, ma lei ha il
difetto di ficcare il naso nelle cose che non la riguarнdano, dunque, la
prossima volta che arriva un espresso per me, lei non lo firmi e non lo guardi,
dica al postino di ripasнsare più tardi e di consegnarmelo
personalmente. La portieнra poggiò al muro la scopa con cui stava
pulendo il pianerotнtolo e mise le mani sui fianchi. Dottor Pereira, disse, lei
creнde di parlarmi in questo modo perché io sono una semplice portiera,
ma sappia che ho amicizie altolocate, persone che mi possono proteggere dalla
sua maleducazione. Lo supponнgo, anzi lo so, sostiene di aver detto Pereira,
è proprio questo che non mi piace, e ora arrivederci.
Quando aprì la porta della sua stanza Pereira
si sentiva spossato e era in un bagno di sudore. Accese il ventilatore e si
sedette alla sua scrivania. Depositò il pane e frittata su un foglio
della macchina per scrivere e prese la lettera di tasca. Sulla busta c'era
scritto: Dottor Pereira, "Lisboa", Rua Rodrigo da Fonseca 66,
Lisbona. Era una calligrafia elegante a inchiostro azzurro. Pereira posò
la lettera accanto alla frittaнta e accese un sigaro. Il cardiologo gli aveva
proibito di fuнmare, ma ora aveva voglia di tirare due boccate, magari poi
l'avrebbe spento. Pensò che avrebbe aperto la lettera più tarнdi,
perché per il momento doveva organizzare la pagina culнturale per
l'indomani. Pensò di rivedere l'articolo per la ruнbrica
"Ricorrenze" che aveva scritto su Pessoa, ma poi deciнse che andava
bene così. Allora si mise a leggere il racconto di Maupassant che aveva
tradotto lui stesso, per vedere se c'erano correzioni da fare. Non ne
trovò. Il racconto era perнfetto e Pereira si congratulò con se
stesso. Questo lo fece sentire un po' meglio, sostiene. Poi tirò fuori
dalla tasca della giacca un ritratto di Maupassant che aveva trovato in una riнvista
della biblioteca municipale. Era un ritratto a matita, fatto da un pittore
francese sconosciuto. Maupassant aveva un'aria disperata, con la barba incolta
e gli occhi persi nel vuoto, e Pereira pensò che era perfetto per
accompagnare il racconto. Del resto era un racconto di amore e di morte, ci
voleva un ritratto che pendesse verso il tragico. C'era bisoнgno di una
finestrina in mezzo all'articolo, con le basiche noнtizie biografiche di
Maupassant. Pereira aprì il Larousse che teneva sulla scrivania e si
mise a copiare. Scrisse: лGuy de Maupassant, 1850-1895. Con il fratello
Hervé ereditò dal padre una malattia di origine venerea, che lo
condusse prima alla pazzia e poi, giovane, alla morte. Partecipò a
vent'anni alla guerra franco-prussiana, lavorò presso il ministero della
marina. Scrittore di talento, di visione satirica, descrisse nelнle sue novelle
le debolezze e la vigliaccheria di una certa soнcietà francese. Scrisse
anche romanzi di grande successo coнme Bel-Ami e il romanzo fantastico Le
Horla. Colto da crisi di follia fu ricoverato nella clinica del dottor
Bianche, dove morì povero e derelitto╗.
Poi prese il pane e frittata e gli dette tre o
quattro morsi. Il resto lo buttò nel cestino perché non aveva
fame, faceva troppo caldo, sostiene. A quel punto aprì la lettera. Era
un articolo scritto a macchina, su carta velina, e il titolo diceva: È
scomparso Filippo Tommaso Marinetti. Pereira sentì un tuffo al cuore
perché senza guardare nell'altra pagina capì che chi scriveva era
Monteiro Rossi e perché capì subito che quell'articolo non
serviva a niente, era un articolo inutile, lui avrebbe voluto un necrologio di
Bernanos o di Mauriac, che probabilmente credevano nella resurrezione della
carne, ma quello era un necrologio di Filippo Tommaso Marinetti, che credeva
nella guerra, e Pereira si mise a leggerlo. Era proprio un articolo da
cestinare, ma Pereira non lo cestinò, chissà perché lo conservò,
ed è per questo che può produrlo come documento. Cominciava
così: лCon Marinetti scompare un violento, perché la violenza era
la sua musa. Aveva cominciaнto nel 1909 con la pubblicazione di un Manifesto
Futurista su un giornale di Parigi, manifesto in cui esaltava i miti della
guerra e della violenza. Nemico della democrazia, bellicoso e bellicista,
esaltò poi la guerra in uno strambo poemetto intiнtolato Zang Tumb
Tumb, una descrizione fonica della guerra d'Africa del colonialismo
italiano. E la sua fede colonialista lo portò a esaltare l'impresa
libica italiana. Scrisse fra l'altro un manifesto ributtante: Guerra sola
igiene del mondo.- Le fotografie ci mostrano un uomo con pose arroganti, i
baffi arнricciati e la casacca da accademico piena di medaglie. Il faнscismo italiano
gliene ha conferite molte, perché Marinetti He è stato un
accanito sostenitore. Con lui scompare un losco personaggio, un
guerrafondaio...╗.
Pereira smise di leggere la parte battuta a macchina e passò
alla lettera, perché l'articolo era accompagnato da una letнtera scritta
a mano. Diceva: лEgregio dottor Pereira, ho seнguito le ragioni del cuore, ma
non è colpa mia. Del resto lei stesso mi ha detto che le ragioni del
cuore sono le più importanti. Non so se è un necrologio
pubblicabile, e poi magari Marinetti camperà altri vent'anni,
chissà. A ogni modo, se volesse mandarmi qualcosa gliene sarei grato. Io
per ora non posso passare in redazione, per ragioni che non le sto a spieнgare.
Se vuole mandarmi una piccola somma a sua discrezioнne può infilarla in
una busta a mio nome e indirizzarla alla casella postale 202, Posta Centrale,
Lisbona. Io mi farò vivo per telefono. I migliori saluti e auguri dal
suo Monteiro Rosнsi╗.
Pereira infilò il necrologio e la lettera in
una cartellina dell'archivio e sulla cartella scrisse: Necrologi. Poi
indossò la giacca, numerò le pagine del racconto di Maupassant,
racнcolse i suoi fogli dal tavolo e uscì per portare il materiale in
tipografia. Sudava, si sentiva a disagio e sperava di non inнcontrare la
portiera sulle scale, sostiene.
8
Quel sabato mattina, a mezzogiorno in punto,
sostiene Pereira, il telefono squillò. Quel giorno Pereira non si era
portato in redazione il suo pane e frittata, da una parte perнché
tentava di saltare ogni tanto un pasto come gli aveva consigliato il
cardiologo, d'altra parte perché, se non avesse resistito alla fame,
avrebbe sempre potuto mangiare un'omeнlette al Café Orquidea.
Buongiorno dottor Pereira, disse la voce di Monteiro
Rosнsi, sono Monteiro Rossi. Aspettavo la sua telefonata, disse Pereira, dove
si trova? Sono fuori città, disse Monteiro Rosнsi. Scusi, insistette
Pereira, fuori città ma dove? Fuori città, rispose Monteiro
Rossi. Pereira sentì una leggera irritazione, sostiene, per quella
maniera di parlare così cautelosa e forнmale. Avrebbe desiderato da
Monteiro Rossi una maggiore cordialità e anche una maggiore gratitudine,
ma contenne la sua irritazione e disse: le ho mandato del denaro alla sua caнsella
postale. Grazie, disse Monteiro Rossi, passerò a ritirarнlo. E non disse
altro. Allora Pereira gli chiese: quando ha inнtenzione di venire in
redazione?, forse sarebbe opportuno parlare direttamente. Non so quando mi
sarà possibile passare da lei, replicò Monteiro Rossi, per la
verità le stavo giuнsto scrivendo un biglietto per fissare un
appuntamento in un posto qualsiasi, ma non in redazione, possibilmente. Fu alloнra
che a Pereira parve di capire che c'era qualcosa che non andava, sostiene, e
abbassando la voce, come se qualcun alнtro oltre a Monteiro Rossi potesse
udirlo, chiese: ha dei proнblemi? Monteiro Rossi non rispose e Pereira
pensò che non avesse capito. Ha dei problemi?, ripetè Pereira. In
qualche modo sì, disse la voce di Monteiro Rossi, ma non è il
caso di parlarne per telefono, ora le scrivo un biglietto per fissare un
appuntamento per metà settimana, in effetti ho bisogno di lei, dottor
Pereira, del suo aiuto, ma questo glielo dirò a voнce, e ora mi scusi,
sto telefonando da un luogo scomodo e devo riattaccare, abbia pazienza, dottor
Pereira, ne parlereнmo a voce, arrivederla.
Il telefono fece clic e Pereira riattaccò a
sua volta. Si sentiнva inquieto, sostiene. Meditò sul da farsi e prese
le sue deciнsioni. Intanto sarebbe andato a prendere una limonata al
Café Orquidea e poi si sarebbe trattenuto per mangiare un'omelette. Poi,
nel pomeriggio, avrebbe preso un treno per Coimbra e avrebbe raggiunto le terme
di Bucaco. Certo avrebbe incontrato il suo direttore, questo era inevitabile, e
Pereira non aveva nessuna voglia di parlare con lui, ma avrebbe avuto una buona
scusa per non stare in sua compaнgnia, perché alle terme c'era il suo
amico Silva che stava faнcendo le vacanze e che lo aveva invitato
ripetutamente. Silva era un suo antico compagno di corso a Coimbra, ora inseнgnava
letteratura all'università di quella città, era un uomo colto,
sensato, tranquillo e scapolo, sarebbe stato un piacere passare due o
tré giorni con lui. E poi avrebbe bevuto quell'acqua benefica delle
terme, avrebbe passeggiato nel parco e forse avrebbe fatto qualche inalazione,
perché la sua respirazione era penosa, specie quando saliva le scale
doveva respirare a bocca aperta.
Lasciò un biglietto attaccato alla porta:
лTornerò a metà settimana, Pereira╗. Per fortuna non
incontrò la portiera sulнle scale e questo lo confortò.
Uscì nella luce abbagliante del mezzogiorno e si diresse verso il
Café Orquìdea. Quando passò davanti alla macelleria
ebraica vide un capannello di gente e si fermò. Notò che la
vetrina era in frantumi e che la facciata era imbrattata di scritte che il
macellaio stava cancelнlando con vernice bianca. Forò il capannello di
gente e si avнvicinò al macellaio, lo conosceva bene, il giovane Mayer,
aveнva conosciuto bene suo padre con il quale spesso andava a bere una limonata
ai caffè del lungofiume. Poi il vecchio Mayer era morto e aveva lasciato
la macelleria a suo figlio David, un giovanottone corpulento con una pancia
promiнnente nonostante la giovane età, e l'aria gioviale. David, chieнse
Pereira avvicinandosi, cosa è successo? Lo vede da sé, dottor
Pereira, rispose David asciugandosi al grembiule di macellaio le mani sporche
di tinta, viviamo in un mondo di teppisti, sono stati i teppisti. Ha chiamato
la polizia?, chiese Pereira. Figuriamoci, fece David, figuriamoci. E
ricominciò a cancellare le scritte con la tinta bianca. Pereira si
diresse al Café Orquìdea e si sistemò all'interno, davanti
al ventilatore. Ordinò una limonata e si tolse la giacca. Ha sentito
cosa sucнcede, dottor Pereira?, disse Manuel. Pereira sgranò gli occhi e
interloquì: la macelleria ebraica? Macché macelleria ebraiнca,
rispose Manuel andandosene, ce n'è di peggio.
Pereira ordinò un'omelette alle erbe
aromatiche e la manнgiò con calma. Il "Lisboa" sarebbe uscito
solo alle diciassetнte, ma lui non avrebbe avuto il tempo di leggerlo
perché si sarebbe trovato sul treno per Coimbra. Magari poteva farsi
portare un giornale del mattino, ma dubitava che i giornali portoghesi
riportassero l'avvenimento a cui si riferiva il caнmeriere. Semplicemente le
voci correvano, andavano di bocнca in bocca, per essere informati bisognava
chiedere nei caffè, ascoltare le chiacchiere, era l'unica maniera per
essere al corrente, oppure comprare qualche giornale straniero in una rivendita
di Rua do Ouro, ma i giornali stranieri, quanнdo arrivavano, arrivavano con tre
o quattro giorni di ritardo, era inutile cercare un giornale straniero, la cosa
migliore era niente a nessuno, voleva andarsene semplicemente alle terme,
godersi qualche giorno di tranquillità, parlare con il professor Silva
amico suo e non pensare al male del mondo. Orнdinò un'altra limonata, si
fece portare il conto, uscì, si diresнse alla posta centrale e fece due
telegrammi, uno all'albergo delle terme per prenotare una camera e uno al suo
amico Silнva. лArrivo a Coimbra con il treno della sera. Stop. Se puoi venirmi
a prendere in macchina tè ne sarei grato. Stop. Un abbraccio Pereira.╗
Poi si diresse a casa sua per preparare la valigia.
Pensò che il biglietto lo avrebbe fatto direttamente in stazione, tanto
C'era tutto il tempo, sostiene.
9
Quando Pereira arrivò alla stazione di
Coimbra sulla città c'era un tramonto magnifico, sostiene. Si
guardò intorno sul binario ma non vide il suo amico Silva. Pensò
che il teleнgramma non fosse arrivato oppure che Silva avesse già abнbandonato
le terme. Invece, quando entrò nell'atrio della stazione, vide Silva
seduto su una panchina che fumava una sigaretta. Si sentì emozionato e
gli andò incontro. Era già un po' di tempo che non lo vedeva.
Silva lo abbracciò e gli prese la valigia. Uscirono e si diressero alla
macchina. Silva aveva una Chevrolet nera con le cromature scintillanti, comoda
e spaziosa.
La strada per le terme attraversava una fila di
colline piene di vegetazione e era tutta curve. Pereira aprì il
finestrino perнché cominciò a sentire un po' di nausea, e l'aria
fresca gli feнce bene, sostiene. Durante il tragitto parlarono poco. Come
tè la passi?, gli chiese Silva. Così così, rispose
Pereira. Vivi solo?, gli chiese Silva. Vivo solo, rispose Pereira. Secondo me
ti fa male, disse Silva, dovresti trovarti una donna che ti facesse compagnia e
che ti rallegrasse la vita, capisco che tu sia molto legato al ricordo di tua
moglie, ma non puoi passaнre il resto della tua vita coltivando memorie. Sono
vecchio, rispose Pereira, sono troppo grasso e soffro di cuore. Non sei affatto
vecchio, disse Silva, hai la mia età, e quanto al reнsto potresti fare
una dieta, concederti delle vacanze, pensare di più alla tua salute.
Beh, disse Pereira.
Pereira sostiene che l'albergo delle terme era
splendido, un edificio bianco, una villa immersa In un grande parco.
Salì in camera sua e si cambiò di abito. Indossò un
vestito chiaro e una cravatta nera. Silva lo aspettava nella hall sorнseggiando
un aperitivo. Pereira gli chiese se aveva visto il suo direttore. Silva gli
strizzò l'occhio. Cena sempre con una siнgnora bionda di mezza
età, rispose, una cliente dell'albergo, pare che abbia trovato
compagnia. Meglio così, disse Pereiнra, questo mi esime da conversazioni
formali.
Entrarono nel ristorante. Era una sala ottocentesca,
affreнscata con festoni di fiori sul soffitto. Il direttore stava cenanнdo a un
tavolo centrale in compagnia di una signora in abito da sera. Il direttore
alzò la testa e lo vide, sul suo viso si diнpinse un'espressione
meravigliata e con una mano gli fece cenno di avvicinarsi. Pereira si
avvicinò mentre Silva ragнgiungeva un altro tavolo. Buonasera dottor
Pereira, disse il direttore, non mi aspettavo di vederla qui, ha abbandonato la
redazione? La pagina culturale è uscita oggi, disse Pereira, non so se
ha ancora potuto vederla perché il giornale forse non è arrivato
a Coimbra, c'era un racconto di Maupassant e una rubrica di cui mi sono fatto
carico intitolata "Ricorrenнze", a ogni modo mi trattengo solo un
paio di giorni, mercoнledì sarò di nuovo a Lisbona per preparare
la pagina culturaнle del prossimo sabato. Signora, mi scusi, disse il direttore
riнvolto alla sua commensale, le presento il dottor Pereira, un mio
collaboratore. E poi aggiunse: la signora Maria do Vale Santares. Pereira fece
un inchino con la testa. Signor direttoнre, disse, volevo comunicarle una cosa,
se lei non ha niente in contrario avrei deciso di assumere un praticante che mi
dia una mano giusto per fare i necrologi anticipati dei grandi scrittori che
possono morire da un momento all'altro. Dotнtor Pereira, esclamò il
direttore, sto qui cenando in compagnia di una gentile e sensibile signora con
cui stavo intrattenendo una conversazione di cose amusantes e lei mi
viene a parlare di persone in procinto di morire, mi pare poco fine da parte
sua. Scusi, signor direttore, sostiene di aver detto Pereira, non volevo fare
una conversazione professionale, ma nelle pagine culturali bisogna anche
prevedere che scomнpaia qualche grande artista, e se costui scompare all'improvнviso
è un problema fare un necrologio da un giorno all'altro, del resto lei
si ricorda che, tré anni fa, quando scomparve T.E. Lawrence nessun
giornale portoghese ne parlò in temнpo, fecero tutti il necrologio una
settimana più tardi, e se voнgliamo essere un giornale moderno bisogna
essere tempestiнvi. Il direttore masticò lentamente il boccone che aveva
in bocca e disse: va bene, va bene, dottor Pereira, del resto le ho lasciato
pieni poteri per la pagina culturale, vorrei solo saнpere se il praticante ci
costa molto e se è una persona di fiduнcia. Se è per questo,
rispose Pereira, mi sembra una persona che si accontenta di poco, è un
giovane modesto, e poi si è laureato con una tesi sulla morte
all'università di Lisbona, di morte se ne intende. Il direttore fece un
gesto perentorio con la mano, bevve un sorso di vino e disse: senta, dottor
Pereira, non ci parli più di morte per favore, altrimenti ci rovina la
cena, quanto alla pagina culturale faccia pure di testa sua, di lei mi fido, ha
fatto il cronista per trent'anni, e ora buonasera e buon appetito.
Pereira si diresse al suo tavolo e si sedette di
fronte al suo compagno. Silva gli domandò se voleva un bicchiere di vino
bianco e lui fece cenno di no con la testa. Chiamò il camerieнre e
ordinò una limonata. Il vino non mi fa bene, spiegò, me lo ha
detto il cardiologo. Silva ordinò una trota con le manнdorle e Pereira
un filetto di carne alla Strogonoff, con un uoнvo m camicia sopra. Cominciarono
a mangiare in silenzio, poi, a un
certo punto, Pereira chiese a Silva cosa ne pensava di tutto questo. Tutto
questo cosa?, chiese Silva. Tutto, disse Pereira, quello che sta succedendo in
Europa. Oh, non ti preoccupare, replicò Silva, qui non siamo in Europa,
siamo in Portogallo. Pereira sostiene di avere insistito: sì, aggiunse,
ma tu leggi i giornali e ascolti la radio, lo sai cosa sta succeнdendo in
Germania e in Italia, sono fanatici, vogliono mettere il mondo a ferro e fuoco.
Non ti preoccupare, rispose Silva, sono lontani. D'accordo, riprese Pereira, ma
la Spagna non è lontana, è a due passi, e tu sai cosa succede in
Spagna, è una carneficina, eppure c'era un governo costituzionale, tutto
per colpa di un generale bigotto. Anche la Spagna è lontana, disse
Silva, noi siamo in Portogallo. Sarà, disse Peнreira, ma anche qui le
cose non vanno bene, la polizia la fa da padrona, ammazza la gente, ci sono
perquisizioni, censure, questo è uno stato autoritario, la gente non
conta niente, l'opinione pubblica non conta niente. Silva lo guardò e
posò la forchetta. Stai bene a sentire, Pereira, disse Silva, tu credi
ancora nell'opinione pubblica?, ebbene, l'opinione pubblica è un trucco
che hanno inventato gli anglosassoni, gli inglesi e gli americani, sono loro
che ci stanno smerdando, scusa la parola, con questa idea dell'opinione
pubblica, noi non abнbiamo mai avuto il loro sistema politico, non abbiamo le
loro tradizioni, non sappiamo cosa sono le trade unions, noi siaнmo
gente del Sud, Pereira, e ubbidiamo a chi grida di più, a chi comanda.
Noi non siamo gente del Sud, obiettò Pereira, abbiamo sangue celta. Ma viviamo
nel Sud, disse Silva, il cliнma non favorisce le nostre idee politiche, laissez
faire, laissez passer, è così che siamo fatti, e poi senti,
ti dico una cosa, io insegno letteratura e di letteratura me ne intendo, sto
facenнdo un'edizione critica dei nostri trovatori, le canzoni d'amiнco, non so
se tè ne ricordi all'università, ebbene, i giovani partivano per
la guerra e le donne restavano a casa a piangeнre, e i trovatori raccoglievano
i loro lamenti, comandava il rè, capisci?, comandava il capo, e noi
abbiamo sempre avuto biнsogno di un capo, ancora oggi abbiamo bisogno di un
capo. Però io faccio il giornalista, replicò Pereira. E allora?,
disse Silva. Allora devo essere libero, disse Pereira, e informare la gente in
maniera corretta. Non vedo il nesso, disse Silva, tu non scrivi articoli di
politica, ti occupi della pagina culturale. Pereira a sua volta posò la
forchetta e mise i gomiti sul tavoнlo. Sei tu che devi starmi bene a sentire,
replicò, immagina che domani muoia Marinetti, lo hai presente Marinetti?
Vaнgamente, disse Silva. Ebbene, disse Pereira, Marinetti è una carogna,
ha cominciato col cantare la guerra, ha fatto apoloнgia delle carneficine,
è un terrorista, ha salutato la marcia su Roma, Marinetti è una
carogna e bisogna che io lo dica. Vai in Inghilterra, disse Silva, là
potrai dirlo quanto ti pare, avrai un sacco di lettori. Pereira finì
l'ultimo boccone del suo filetнto. Vado a letto, disse, l'Inghilterra è
troppo lontana. Non prendi un dessert?, chiese Silva, a me andrebbe una fetta di
torta. I dolci mi fanno male, disse Pereira, me lo ha detto il cardiologo, e
poi sono stanco del viaggio, grazie di essermi venuto a prendere alla stazione,
buonanotte e a domani.
Pereira si alzò e se ne andò senza
dire altre parole. Si senнtiva molto stanco, sostiene.
10
L'indomani Pereira si svegliò alle sei.
Sostiene che prese un caffè semplice, insistendo per averlo
perché il servizio in camera cominciava solo alle sette, e fece una
passeggiata nel parco. Anche le terme aprivano alle sette, e alle sette in punнto
Pereira era davanti ai cancelli. Silva non c'era, il direttore non c'era, non
c'era praticamente nessuno e Pereira si sentì sollevato, sostiene. Per
prima cosa bevve due bicchieri d'acнqua che sapeva di uova marce e provò
una vaga nausea e un rimescolamento nell'intestino. Avrebbe desiderato una
bella limonata fresca, perché nonostante l'ora mattutina faceva un certo
caldo, ma pensò che non poteva mescolare acqua terнmale e limonata.
Allora si recò alle installazioni termali dove lo fecero spogliare e
indossare un accappatoio bianco. Vuole bagni di fango o inalazioni?, gli chiese
l'impiegata. Tutte e due, rispose Pereira. Lo fecero accomodare in una stanza
doнve c'era una vasca da bagno di marmo piena di un liquido marrone. Pereira si
tolse l'accappatoio e vi si immerse. Il fanнgo era tiepido e dava una
sensazione di benessere. A un certo punto entrò un inserviente e gli
chiese dove doveva massagнgiarlo. Pereira rispose che non voleva massaggi,
voleva solo il bagno, e desiderava di essere lasciato in pace. Uscì
dalla vaнsca, fece una doccia fresca, indossò di nuovo il suo
accappatoio e passo nelle saie vicine, dove e erano i geni ai vapore per le
inalazioni. Davanti a ogni getto stavano sedute delle persone, con i gomiti
appoggiati sul marmo, che respiravano i flussi di aria calda. Pereira
trovò un posto libero e si accoнmodò. Respirò a fondo per
qualche minuto e si immerse nei" suoi pensieri. Gli venne in mente
Monteiro Rossi e, chissà perché, anche il ritratto di sua moglie.
Erano quasi due giorнni che non parlava con il ritratto di sua moglie, e
Pereira si pentì di non esserselo portato dietro, sostiene. Allora si
alzò, andò negli spogliatoi, si rivestì, fece il nodo
della cravatta neнra, uscì dallo stabilimento termale e rientrò
in albergo. Nella sala ristorante vide il suo amico Silva che faceva un'abbonнdante
colazione con bricche e caffellatte. Il direttore fortuнnatamente non c'era.
Pereira si avvicinò a Silva, lo salutò, gli disse che aveva fatto
le terme e gli disse: verso mezzogiorno c'è un treno per Lisbona, ti
sarei grato se tu mi accompagnasнsi alla stazione, se non puoi prendo il taxi
dell'albergo. Coнme, tè ne vai già?, chiese Silva, e io che
speravo di passare un paio di giorni in tua compagnia. Scusami, mentì
Pereira, ma devo essere a Lisbona stasera, domani devo scrivere un artiнcolo
importante, e poi sai, non mi va di avere abbandonato la redazione alla
portiera dello stabile, è meglio che me ne vada. Come vuoi, rispose
Silva, ti accompagno.
Durante il tragitto non parlarono affatto. Sostiene
Pereira che Silva sembrava avercela con lui, ma lui non fece niente per
addolcire la situazione. Pazienza, pensò, pazienza. Arriнvarono alla
stazione verso le undici e un quarto e il treno era già sul binario.
Pereira salì e fece ciao con la mano dal fineнstrino. Silva lo
salutò con un ampio cenno del braccio e se ne andò, Pereira si
accomodò in uno scompartimento dove c'era una signora che leggeva un
libro.
Era una signora bella, bionda, elegante, con una
gamba di legno. Pereira si accomodò dalla parte del corridoio, visto che
lei stava al finestrino, per non disturbarla, e notò che staнva leggendo
un libro di Thomas Mann in tedesco. Questo lo incuriosì, ma per il
momento non disse niente, disse soltanнto: buongiorno signora. Il treno si
mosse alle undici e trenta, e pochi minuti dopo passò l'inserviente per
fare le prenotaнzioni per il vagone ristorante. Pereira prenotò,
sostiene, perнché si sentiva lo stomaco in disordine e aveva bisogno di
mangiare qualcosa. Il tragitto non era lungo, è vero, ma saнrebbe
arrivato tardi a Lisbona e non aveva voglia di cercarsi un ristorante, con quel
caldo.
Anche la signora con la gamba di legno
prenotò per il vaнgone ristorante. Pereira notò che parlava un
buon portogheнse, con un lieve accento straniero. Questo aumentò la sua
cuнriosità, sostiene, e gli dette il coraggio di fare il suo invito. Siнgnora,
disse, mi scusi, non vorrei sembrarle invadente, ma visto che siamo compagni di
viaggio e che entrambi abbiamo prenotato il ristorante vorrei proporle di
mangiare allo stesнso tavolo, potremmo fare un po' di conversazione e forse ci
sentiremo meno soli, è malinconico mangiare da soli, speнcialmente in
treno, permetta che mi presenti, sono il dottor Pereira, direttore della pagina
culturale del "Lisboa", un giornale del pomeriggio della capitale. La
signora con la gamba di legno fece un largo sorriso e gli tese la mano. Piaнcere,
disse, mi chiamo Ingeborg Delgado, sono tedesca, ma di origine portoghese, sono
tornata in Portogallo a ritrovare le mie radici.
L'inserviente passò agitando la campanella
per chiamare per il pranzo. Pereira si alzò e cedette il passo alla
signora Delgado. Non ebbe il coraggio di offrirle il braccio, sostiene,
perché pensò che quel gesto poteva ferire una signora che aveva
un gamba di legno. Ma la signora Delgado si muoveva con grande agilità
nonostante il suo arto artificiale e lo preceнdette nel corridoio. La vettura
ristorante era vicina al loro scompartimento, così che non dovettero
camminare troppo. Lo accomodarono a un tavolino dalla parte sinistra del conнvoglio.
Pereira si infilò il tovagliolo nel colletto della camicia e
sentì che doveva chiedere scusa per il suo comportamento.
Mi scusi, disse, ma quando mangio mi sporco sempre
la caнmicia, la mia donna delle pulizie dice che sono peggio dei bambini, spero
di non sembrarle un provinciale. Oltre il fiнnestrino scorreva il dolce
paesaggio del Portogallo centrale:
colline verdi di pini e villaggi bianchi. Ogni tanto si vedevaнno delle
vigne e qualche contadino, come un puntino nero, che adornava il paesaggio. Le
piace il Portogallo?, chiese Pereira. Mi piace, rispose la signora Delgado, ma
non credo che vi resterò a lungo, ho visitato i miei parenti di Coimbra,
ho ritrovato le mie radici, ma questo non è il paese che fa per me e per
il popolo a cui appartengo, sono in attesa del visto dell'ambasciata americana,
fra poco, almeno spero, partirò per gli Stati Uniti. Pereira credette di
capire e chiese: lei è ebrea? Sono ebrea, confermò la signora
Delgado, e l'Europa di questi tempi non è luogo adatto alla gente del
mio popolo, specie la Germania, ma anche qui non c'è molta simpatia, me
ne accorgo dai giornali, forse il giornale dove lavora lei fa eccezione, anche
se è così cattolico, troppo cattolico per chi non è
cattolico. Questo paese è cattolico, sostiene di aver detto Pereira, e
anch'io sono cattolico, lo ammetto, anche se a modo mio, purtroppo abbiamo
avuto l'Inquisizione e queнsto non ci fa onore, ma io, per esempio, non credo
alla resurнrezione della carne, non so se questo può significare qualcoнsa.
Non so cosa significhi, rispose la signora Delgado, ma credo che non mi
riguardi. Ho notato che stava leggendo un libro di Thomas Mann, disse Pereira,
è uno scrittore che amo molto. Anche lui non è felice per quello
che sta succeнdendo in Germania, disse la signora Delgado, non direi che sia
felice. Anch'io forse non sono felice per quello che succeнde in Portogallo,
ammise Pereira. La signora Delgado bevve un sorso di acqua minerale e disse: e
allora faccia qualcosa. Qualcosa come?, rispose Pereira. Beh, disse la signora
Delнgado, lei è un intellettuale, dica quello che sta succedendo in
Europa, esprima il suo libero pensiero, insomma faccia qualнcosa. Sostiene
Pereira che avrebbe voluto dire molte cose. Avrebbe voluto rispondere che sopra
di lui c'era il suo direttore, il quale era un personaggio del regime, e che
poi c'era il agirne, con la sua polizia e la sua censura, e che in Portogalнlo
tutti erano imbavagliati, insomma che non si poteva espriнmere liberamente la
propria opinione, e che lui passava la sua giornata in una misera stanzuccia di
Rua Rodrigo da Fonseca, in compagnia di un ventilatore asmatico e sorveнgliato
da una portiera che probabilmente era una confidente della polizia. Ma non
disse niente di tutto questo, Pereira, disse solo: farò del mio meglio
signora Delgado, ma non è faнcile fare del proprio meglio in un paese
come questo per una persona come me, sa, io non sono Thomas Mann, sono solo un
oscuro direttore della pagina culturale di un modesto giornale del pomeriggio,
faccio qualche ricorrenza di scrittoнri illustri e traduco racconti
dell'Ottocento francese, di più non si può fare. Capisco,
replicò la signora Delgado, ma forнse tutto si può fare, basta
averne la volontà. Pereira guardò fuori dal finestrino e
sospirò. Erano nei pressi di Vila Franca, si vedeva già il lungo
serpente del Tago. Era bello, quel picнcolo Portogallo baciato dal mare e dal
clima, ma era tutto coнsì difficile, pensò Pereira. Signora
Delgado, disse, credo che fra poco arriveremo a Lisbona, siamo a Vila Franca,
questa è una città di lavoratori onesti, di operai, anche noi, in
questo piccolo paese, abbiamo la nostra opposizione, è un'opposiнzione
silenziosa, forse perché non abbiamo Thomas Mann, ma è quello che
possiamo fare, e ora forse è meglio se ci reнchiamo al nostro
scompartimento a preparare i bagagli, sono stato felice di conoscerla e di
passare questo tempo con lei, mi permetta di offrirle il braccio, ma non lo
interpreti come un gesto di aiuto, è solo un gesto di cavalleria,
perché sa, in Portogallo siamo molto cavallereschi.
Pereira si alzò e offrì il braccio
alla signora Delgado. Lei lo accettò con un lieve sorriso e si
alzò con una certa difficoltà dallo stretto tavolino. Pereira
pagò il conto e lasciò qualche moneta di mancia. Uscì dal
vagone ristorante dando il bracнco alla signora Delgado, e si sentiva fiero e
turbato allo stesнso tempo, ma non sapeva perché, sostiene Pereira.
11
Sostiene Pereira che il martedì seguente,
quando arrivò in redazione, trovò la portiera che gli
consegnò un espresso. Celeste glielo consegnò con aria ironica e
gli disse: ho dato le sue istruzioni al postino, ma lui non può
ripassare più tardi perché deve fare tutto il quartiere,
così l'espresso lo ha laнsciato a me. Pereira lo prese, fece un cenno di
ringraziamenнto con la testa e guardò se c'era il mittente. Per fortuna
non c'era nessun mittente, dunque Celeste era rimasta a bocca asciutta. Ma
riconobbe subito l'inchiostro azzurro di Monteiro Rossi e la sua calligrafia
svolazzante. Entrò in redazione e accese il ventilatore. Poi aprì
la lettera. Diceva: лEgregio dottor Pereira, purtroppo sto attraversando un
periodo inнfausto. Avrei bisogno di parlare con lei, è urgente, ma prefeнrisco
non passare dalla redazione. L'aspetto martedì sera, alнle otto e
trenta, al Café Orquidea, mi piacerebbe cenare con lei e raccontarle i
miei problemi. Con speranza, suo Monteiro Rossi╗.
Sostiene Pereira che voleva fare un piccolo articolo
della rubrica "Ricorrenze" dedicato a Rilke, che era morto nel
ventisei, e dunque erano dodici anni dalla sua scomparsa, E poi si era messo a
tradurre un racconto di Balzac. Aveva scelнto Honorine, che era un
racconto sul pentimento e che avrebbe pubblicato in tre o quattro puntate. Non
sa perché, Pereira, ma credeva che quel racconto sul pentimento sarebнbe
stato un messaggio nella bottiglia che qualcuno avrebbe raccolto. Perché
c'era da pentirsi di molte cose, e un racconнto sul pentimento ci voleva, e
questo era l'unico mezzo per comunicare un messaggio a qualcuno che volesse
intenderlo. Così prese il suo Larousse, spense il ventilatore e si
diresse verso casa.
Quando arrivò in taxi davanti alla cattedrale
faceva un caldo spaventoso. Pereira si tolse la cravatta e se la mise in tasca.
Salì faticosamente la rampa di strada che lo conduceva a casa sua,
aprì il portone e si sedette su uno scalino. Aveva il fiatone.
Cercò in tasca una pasticca per il cuore che gli aveva ordinato il
cardiologo e la ingoiò a secco. Si asciugò il sudoнre, si
riposò, si rinfrescò in quel portone buio e poi entrò in
casa sua. La portiera non gli aveva preparato niente, era parнtita per
Setùbal, a casa dei suoi parenti, e sarebbe ritornata solo a settembre,
come faceva tutti gli anni. Questo fatto in fondo lo sconfortò. Non gli
piaceva essere solo, completaнmente solo, senza nessuno che si occupasse di
lui. Passò daнvanti al ritratto di sua moglie e gli disse: ritorno tra
dieci miнnuti. Andò in camera, si spogliò e si apprestò a
fare il bagno. Il cardiologo gli aveva ordinato di non fare bagni troppo
freddi, ma lui aveva bisogno di un bagno freddo, lasciò che la vasca si
riempisse di acqua fredda e vi si immerse. Mentre stava immerso nell'acqua si
accarezzò a lungo il ventre. Peнreira, si disse, una volta la tua vita
è stata diversa. Si asciugò e si infilò il pigiama.
Andò fino all'ingresso, si fermò davanti al ritratto di sua
moglie e gli disse: stasera vedo Monteiro Rosнsi, non so perché non lo
licenzio o non lo mando a quel paeнse, ha dei problemi e vuole scaricarli su di
me, questo l'ho caнpito, tu cosa ne dici, cosa devo fare? Il ritratto di sua
moglie gli sorrise con un sorriso lontano. Bene, disse Pereira, ora vaнdo a
fare una siesta, sentirò dopo cosa vuole quel giovanotto. E si
andò a coricare.
Quel pomeriggio, sostiene Pereira, fece un sogno. Un
soнgno bellissimo, della sua giovinezza. Ma preferisce non riveнlarlo,
perché i sogni non si devono rivelare, sostiene. Amнmette solo che era
felice e che si trovava d'inverno su una spiaggia del nord oltre Coimbra, alla
Granja, magari, insieнme con lui c'era una persona di cui non vuole svelare
l'idenнtità. Fatto è che si risvegliò di buon umore, si
mise una camiнcia con le maniche corte, non prese la cravatta, prese invece una
giacca leggera di cotone ma non la indossò, se la mise sul braccio. La
serata era calda, ma per fortuna c'era un po' di brezza. Sul momento
pensò di arrivare a piedi fino al Café Orquidea, ma poi gli
sembrò una follia. Scese però fino al Terreiro do Paco e la
passeggiata gli fece bene. Lì prese un tram e arrivò fino
all'Alexandre Herculano. Il Café Orquiнdea era praticamente deserto,
Monteiro Rossi non c'era, ma in realtà era lui che era in anticipo.
Pereira si sistemò a un taнvolino interno, vicino al ventilatore, e
ordinò una limonata. Quando arrivò il cameriere gli chiese: che
notizie ci sono, Manuel? Se non lo sa lei, dottor Pereira, che sta nel giornaliнsmo,
rispose il cameriere. Sono stato alle terme, rispose Pereira, e non ho letto i
giornali, a parte che dai giornali non si sa mai niente, la cosa migliore
è prendere le notizie a voce, per questo chiedo a lei, Manuel. Cose
turche, dottor Pereira, rispose il cameriere, cose turche. E se ne andò.
In quel momento entrò Monteiro Rossi. Veniva
avanti con quella sua aria imbarazzata, guardandosi intorno con circospezione.
Pereira notò che indossava una bella camicia azнzurra con il colletto
bianco. Se l'è comprata con i miei soldi, pensò per un momento
Pereira, ma non ebbe il tempo di riнflettere su questo fatto perché
Monteiro Rossi lo vide e si diнresse verso di lui. Si strinsero la mano. Si
accomodi, disse Peнreira. Monteiro Rossi si accomodò al tavolo e non
disse nienнte. Bene, disse Pereira, cosa vuole mangiare?, qui servono solo
omelettes alle erbe aromatiche e insalate di pesce. Prenнderei due omelettes
alle erbe aromatiche, disse Monteiro Rossi, scusi se le sembro sfacciato, ma
oggi ho saltato il pranzo. Pereira ordinò tre omelettes alle erbe
aromatiche e poi disse: e ora mi racconti i suoi problemi, visto che questa
è la parola che usa nella lettera. Monteiro Rossi si ravviò la ciocнca
di capelli sulla fronte e quel gesto a Pereira fece un effetto strano,
sostiene. Beh, disse Monteiro Rossi abbassando la voce, sono nei guai, dottor
Pereira, questa è la verità. Il caнmeriere arrivò con le
omelettes e Monteiro Rossi cambiò diнscorso. Disse: però che
caldo che fa. Mentre il cameriere li serviva parlarono del clima e Pereira
raccontò che era stato alle ferme di Bucaco e lì sì che
c'era veramente un bei clima, sulle colline, con tutto quel verde del parco.
Poi il cameriere li lasciò in pace e Pereira chiese: ebbene? Ebbene, non
so da dove cominciare, disse Monteiro Rossi, sono nei guai, questo è il
fatto. Pereira tagliò una fetta della sua omelette e chiese: dipende da
Marta?
Perché chiese questo, Pereira? Perché
pensava davvero che Marta potesse arrecare dei problemi a quel giovanotto,
perché l'aveva trovata troppo spigliata e troppo petulante,
perché avrebbe voluto che tutto fosse diverso, che fossero in Francia o
in Inghilterra dove le ragazze spigliate e petulanti potevano dire tutto quello
che volevano? Questo Pereira non è in grado di dirlo, ma il fatto
è che chiese: dipende da Marta? In parte sì, rispose Monteiro
Rossi a bassa voce, ma non posso fargliene una colpa, lei ha le sue idee e sono
idee molto solide. E allora?, chiese Pereira. Allora è che è arrivato
mio cugino, rispose Monteiro Rossi. Non mi sembra molto grave, rispose Pereira,
tutti abbiamo dei cugini. Sì, disse Monteiro Rossi quasi sussurrando, ma
mio cugino viene dalнla Spagna, è in una brigata, combatte dalla parte
dei repubнblicani, è in Portogallo per reclutare volontari portoghesi
che vogliono far parte di una brigata internazionale, in casa mia non posso
tenerlo, lui ha un passaporto argentino e si vede a un miglio di distanza che
è falso, non so dove metterнlo, non so dove nasconderlo. Pereira
cominciò a sentire un filo di sudore che gli colava lungo la schiena, ma
si mantenne calmo. E allora?, chiese continuando a mangiare la sua omeнlette. E
allora bisognerebbe che lei, disse Monteiro Rossi, biнsognerebbe che lei,
dottor Pereira, si occupasse di lui, che gli trovasse un alloggio discreto, non
importa se clandestino, purché sia, io non lo posso tenere in casa
perché la polizia potrebbe essersi insospettita a causa di Marta, potrei
essere anche sorvegliato. E allora?, chiese ancora Pereira. Allora lei non la
sospetta nessuno, disse Monteiro Rossi, lui resta qui qualche giorno, il tempo
di prendere contatto con la resiнstenza, e poi se ne ritorna in Spagna, lei
deve aiutarmi dottor Pereira, deve cercargli un alloggio.
Pereira finì di mangiare la sua omelette,
fece un cenno al cameriere e si fece portare un'altra limonata. Sono stupito
della sua impudenza, disse, non so se si rende conto di quelнlo che mi sta
chiedendo, e poi cosa potrei trovare? Una stanнza d'affitto, disse Monteiro
Rossi, una pensione, un luogo dove non stanno troppo a guardare i documenti,
lei deve saнpere di luoghi del genere, con tutte le sue conoscenze.
Tutte le sue conoscenze, pensò Pereira. Ma se
lui, di tutti quelli che conosceva, non conosceva nessuno, conosceva paнdre
Antonio al quale non poteva rifilare un problema del geнnere, conosceva il suo
amico Silva, che stava a Coimbra e sul quale non poteva contare, e poi la
portiera di Rua Rodrigo da Fonseca che forse era un'informatrice della polizia.
Ma all'improvviso gli venne in mente una pensioncina della Graca, sopra il
Castello, dove andavano le coppiette clandeнstine e dove non chiedevano i
documenti a nessuno. Pereira la conosceva perché una volta il suo amico
Silva gli aveva chiesto di prenotargli una camera in un luogo discreto dove
doveva passare una notte con una signora di Lisbona che non poteva affrontare
scandali. E così disse: me ne occuperò domattina, però suo
cugino non lo mandi o non lo porti in redazione, per via della portiera, lo porti
domattina alle undici a casa mia, ora che le do lТindirizzo, ma niente
telefonate, per favore, e cerchi di esserci anche lei, forse è meglio.
Perché Pereira disse così?
Perché Monteiro Rossi gli faceнva pena? Perché era stato alle
terme e aveva parlato in maнniera così deludente con il suo amico Silva?
Perché sul treno aveva trovato la signora Delgado che gli aveva detto
che biнsognava fare qualcosa comunque? Pereira non lo sa, sostieнne. Sa
soltanto che capì di essersi messo nei guai e che doveнva parlarne con
qualcuno. Ma questo qualcuno non c'era in giro e allora pensò che ne
avrebbe parlato con il ritratto di sua moglie quando sarebbe ritornato a casa.
E infatti così feнce, sostiene.
12
Alle undici in punto, sostiene Pereira, il suo
campanello squillò. Pereira aveva già fatto colazione, si era
alzato presto, e sul tavolo della sala da pranzo aveva preparato una caraffa di
limonata con dei cubetti di ghiaccio. Prima entrò Monteiro Rossi con
aria furtiva e bisbigliò buongiorno. Pereira chiuse la porta un po'
perplesso e gli chiese se suo cugino non c'era. C'è sì, rispose
Monteiro Rossi, ma non vuole enнtrare così all'improvviso, ha mandato
avanti me a vedere. A vedere che cosa?, chiese Pereira con irritazione, state
gioнcando a guardie e ladri o pensate che vi stesse aspettando la polizia? Oh,
non è questo, dottor Pereira, si scusò Monteiro Rossi, solo che
mio cugino è così sospettoso, sa, non si trova in una situazione
facile, è qui per un compito delicato, ha un passaporto argentino e non
sa dove sbattere la testa. Questo me lo ha già detto ieri sera,
replicò Pereira, e ora lo chiami, per favore, basta con queste
cretinate. Monteiro Rossi aprì la porta e fece un gesto che voleva dire
avanti. Vieni, Bruno, disse in italiano, è tutto a posto.
Entrò un ometto piccolo e magro. Portava i
capelli tagliati a spazzola, aveva un paio di baffetti biondi e indossava una
giacca azzurra. Dottor Pereira, disse Monteiro Rossi, le preнsento mio cugino
Bruno Rossi, però sul passaporto si chiama Bruno Lugones, sarebbe meglio
che lei lo chiamasse sempre Lugones. In che lingua dobbiamo parlare?, chiese
Pereira, suo cugino conosce il portoghese? No, disse Monteiro Rossi, ma conosce
lo spagnolo.
Pereira li fece accomodare in sala da pranzo e
servì la liнmonata. Il signor Bruno Rossi non disse niente, si
limitò a guardarsi intorno con aria sospettosa. Lontano si udì il
fiнschio di un'ambulanza e il signor Bruno Rossi si irrigidì e
andò alla finestra. Gli dica di stare tranquillo, disse Pereira a
Monteiro Rossi, qui non siamo in Spagna, non c'è la guerra rivile. Il
signor Bruno Rossi tornò a sedersi e disse: perdono la molestia, pero
estoy aqui por la causa republicana. Senta signor Lugones, disse Pereira in
portoghese, parlerò lentaнmente perché lei mi capisca, a me non
interessano ne la cauнsa repubblicana ne la causa monarchica, io dirigo la
pagina culturale di un giornale del pomeriggio e queste cose non Fanno parte
del mio panorama, io le trovo un alloggio tranнquillo, di più non posso
fare, e lei stia bene attento a non cerнarmi, perché io non voglio avere
niente a che vedere ne con lei ne con la sua causa. Il signor Bruno Rossi si
rivolse a suo cugino e gli disse in italiano: non era così che me lo
avevi deнscritto, io mi aspettavo un compagno. Pereira capì e
replicò: io non sono compagno di nessuno, vivo solo e mi piace stare
solo, il mio unico compagno sono io stesso, non so se mi faccio capire, signor
Lugones, visto che questo è il nome del suo passaporto. Sì,
sì, disse quasi balbettando Monteiro Rosнsi, però il fatto
è che, ecco, abbiamo bisogno del suo aiuto e della sua comprensione,
perché ci serve del denaro. Si spieнghi meglio, disse Pereira. Beh,
disse Monteiro Rossi, lui è senza soldi e se ci chiedono il pagamento
anticipato in alberнgo noi non possiamo provvedere, per il momento, ma dopo me
ne occuperò io, anzi se ne occuperà Marta, si tratterebbe solo di
un prestito.
A quel punto Pereira si alzò, sostiene.
Chiese scusa e disнse: abbiate pazienza, ma ho bisogno di qualche momento di
riflessione, vi chiedo qualche minuto. Li lasciò soli nella stanza da
pranzo e si recò nell'ingresso. Si fermò davanti al ritratto di
sua moglie e gli disse: senti, non è tanto quel Luнgones che mi
preoccupa, ma è Marta, secondo me è lei che è responsabile
di questa storia, Marta è la ragazza di Monteiro Rossi, quella con i
capelli color rame, credo di avertene parнlato, ebbene, è lei che mette
nei pasticci Monteiro Rossi, ne sono certo, e lui si fa mettere nei pasticci
perché è innamoraнto, io devo metterlo in guardia, non ti pare?
Il ritratto di sua moglie gli sorrise con un sorriso lontano e Pereira credette
di capire. Ritornò in sala da pranzo e chiese a Monteiro Rossi:
perché Marta, cosa c'entra Marta? Oh beh, balbettò arrosнsendo
leggermente Monteiro Rossi, perché Marta ha molte risorse, solo per
questo. Mi stia bene a sentire, caro Monteiro Rossi, disse Pereira, credo che
lei si stia mettendo nei paнsticci a causa di una bella ragazza, ma senta, io
non sono ne suo padre ne voglio assumere con lei un'aria paterna che forнse lei
potrebbe interpretare come paternalismo, le voglio diнre solo una cosa:
attenzione. Sì, disse Monteiro Rossi, io facнcio attenzione, ma per
quanto riguarda il prestito? Questo lo risolveremo, rispose Pereira, ma
perché dovrei anticiparlo proprio io? Senta, dottor Pereira, disse
Monteiro Rossi caнvando di tasca un foglio che gli tese, ho scritto un articolo
e ne scriverò altri due la prossima settimana, mi sono permesнso di fare
una ricorrenza, ho fatto D'Annunzio, ci ho messo il cuore ma anche
l'intelligenza, come lei mi ha consigliato, e le prometto che i prossimi
saranno due scrittori cattolici coнme vuole lei.
Sostiene Pereira che provò di nuovo una lieve
irritazione. Senta, rispose, io non è che voglia scrittori cattolici per
forza, ma lei che ha scritto una tesi sulla morte potrebbe pensare un po' di
più agli scrittori che si sono interessati a questo problema, insomma
che si sono interessati all'anima, invece lei mi porta la ricorrenza di un
vitalista come D'Annunzio, che magari sarà stato un bravo poeta, ma che
ha sperperato la sua vita nelle frivolezze, non so se mi faccio capire, al mio
giornale la gente frivola non piace, o almeno non piace a me. Perfetto, disse
Monteiro Rossi, ho raccolto il messaggio. Beнne, aggiunse Pereira, ora andiamo
alla pensione, ho trovato una pensioncina alla Graca dove non fanno tante
storie, io pagherò l'anticipo se lo chiedono, però aspetto almeno
altri due necrologi, caro Monteiro Rossi, questi sono la sua paga quindicinale.
Senta, dottor Pereira, disse Monteiro Rossi, la ricorrenza su D'Annunzio l'ho
fatta perché sabato scorso ho comprato il "Lisboa" e ho visto
che c'è una rubrica che si chiama "Ricorrenze", la rubrica non
è firmata ma penso che la faccia lei, però se volesse un aiuto io
glielo darei volentieri, mi piacerebbe fare una rubrica di questo genere,
c'è un sacнco di scrittori di cui potrei parlare, e poi, visto che
è una ruнbrica anonima, non corre il rischio di metterla nei guai. Perнché,
lei ha dei guai?, sostiene di aver detto Pereira. Beh, qualcuno sì, come
vede, rispose Monteiro Rossi, ma se volesнse un nome diverso avrei pensato a
uno pseudonimo, che ne direbbe di Roxy? Mi sembra un nome ben scelto, disse Peнreira.
Ritirò la limonata dal tavolo e la mise nella ghiacciaia, poi si
infilò la giacca e disse: ebbene, andiamo.
Uscirono. Sulla piazzetta davanti al palazzo c'era
un miliнtare che dormiva steso su una panchina. Pereira ammise che non ce la
faceva a fare la salita a piedi, così aspettarono un taxi. Il sole era
implacabile, sostiene Pereira, e la brezza era cessata. Passò un taxi lento
e Pereira lo fermò con un cenno del braccio. Durante il tragitto non
parlarono. Scesero di fronte a una croce di granito che sorvegliava una
minuscola cappella. Pereira entrò nella pensione ma consigliò
Monteiнro Rossi di aspettare fuori, si portò dietro il signor Bruno
Rossi e lo presentò all'impiegato. Era un vecchietto con gli occhiali
spessi che dormicchiava dietro il banco. Ho qui un amico argentino, disse
Pereira, è il signor Bruno Lugones, questo è il suo passaporto,
però vorrebbe mantenere l'anoniнmato, è qui per ragioni
sentimentali. Il vecchietto si tolse gli occhiali e sfogliò il registro.
Stamani ha telefonato una perнsona per fare una prenotazione, disse, è
lei? Sono io, conнfermò Pereira. Abbiamo una matrimoniale senza bagno,
disнse il vecchietto, ma non so se per il signore va bene. Va benisнsimo, disse
Pereira. Pagamento anticipato, disse il vecchietнto, sa com'è. Pereira
prese il portafoglio e tirò fuori due banнconote. Le lascio tre giorni
anticipati, disse, e ora buongiorнno. Salutò il signor Bruno Rossi ma
preferì non stringergli la mano, gli sembrava un gesto di eccessiva
intimità. Buon sogнgiorno, gli disse.
Uscì fuori e si fermò davanti a
Monteiro Rossi che aspettaнva seduto sul bordo della fontana. Passi domattina
in redaнzione, gli disse, oggi leggerò il suo articolo, abbiamo cose di
cui parlare. Ma io, veramente..., disse Monteiro Rossi. Veraнmente che cosa?,
chiese Pereira. Sa, disse Monteiro Rossi, pensavo che a questo punto era meglio
vederci in un posto tranquillo, magari a casa sua. D'accordo, disse Pereira, ma
non a casa mia, a casa mia basta, ci vediamo domani alle treнdici al
Café Orquidea, che ne dice? D'accordo, rispose Monнteiro Rossi, alle
tredici al Café Orquidea. Pereira gli strinse la mano e gli disse
arnvederci. Pensò che sarebbe andato a pieнdi fino a casa sua, tanto era
tutta discesa. La giornata era maнgnifica, e per fortuna si era messa a spirare
una bella brezza atlantica. Ma non si sentiva in grado di apprezzare la giornaнta.
Si sentiva inquieto e avrebbe avuto voglia di parlare con qualcuno, magari con
padre Antonio, ma padre Antonio passava le giornate al capezzale dei suoi
malati. E allora penнsò che poteva andare a fare una chiacchierata con
il ritratto di sua moglie. Così si tolse la giacca e si avviò
lentamente verso casa sua, sostiene.
13
Pereira passò la notte a finire di tradurre e
di ridurre Honorine di Balzac, sostiene. Fu una traduzione impegnativa
ma risultò abbastanza scorrevole, secondo la sua opinione. Dormì
tre ore, dalle sei alle nove del mattino, poi si alzò, fece un bagno
fresco, prese un caffè e si recò in redazione. La portiera, che
incontrò sulle scale, gli tenne il muso e lo salutò con un cenno
del capo. Lui sussurrò un buongiorno a mezza voce. Entrò nella
sua stanza, si sedette alla scrivania e fece il numero del dottor Costa, il suo
medico. Pronto, dottore, disse Pereira, sono Pereira. Allora come va?, chiese
il dottor Costa. Ho il fiatone, rispose Pereira, non riesco a salire le scale e
credo di essere ingrassato di qualche chilo, quando faccio una passeggiata ho
il cuore a sobbalzi. Senta Pereira, disse il dottor Costa, io visito una volta
alla settimana alla cliнnica talassoterapica di Parede, perché non si
ricovera per qualche giorno? Ricoverarmi, perché?, chiese Pereira. Perнché
la clinica di Parede ha buona sorveglianza medica, inolнtre curano reumatici e
cardiopatici con metodi naturali, fanнno bagni di alghe, massaggi e cure
dimagranti, e poi ci sono dei dottori bravissimi che hanno studiato in Francia,
a lei faнrebbe bene un po' di riposo e un po' di sorveglianza, Pereira, e la
clinica di Parede è quello che fa per lei, se vuole posso prenotarle una
camera per domani stesso, una bella e linda cameretta con vista sul mare, vita
sana, bagni di alghe, talasнsoterapia, e io vengo a vederla almeno una volta,
c'è ricoveнrato anche qualche tubercoloso, ma i tubercolosi li tengono
in un padiglione riservato, non c'è pericolo di contagio. Oh, se
è per questo io non ho paura della tubercolosi, sostiene di aver detto
Pereira, ho trascorso la mia vita con una tubercoнlosa e la malattia su di me
non ha mai avuto effetto, ma il problema non è questo, il problema
è che mi hanno affidato la pagina culturale del sabato, non posso
abbandonare la reнdazione. Senta Pereira, disse il dottor Costa, mi ascolti
bene, Parede è a metà strada tra Lisbona e Cascais, da qui ci
sono una decina di chilometri, se lei vuole scrivere i suoi articoli a Parede e
mandarli a Lisbona c'è l'inserviente della cllnica che tutte le mattine
glieli può portare in città, comunque la sua pagina esce una
volta alla settimana, e se lei prepara un paio di articoloni la pagina è
pronta per due sabati, e poi laнsci che le dica che la salute è
più importante della cultura. D'accordo, disse Pereira, ma due settimane
sono troppe, mi basterebbe una settimana di riposo. Meglio che niente, conнcluse
il dottor Costa. Pereira sostiene che si rassegnò a accetнtare di
passare una settimana alla clinica talassoterapica di Parede, e
autorizzò il dottor Costa a prenotargli una camera per l'indomani, ma ci
tenne a specificare che prima doveva avvertire il suo direttore, per un motivo
di correttezza. Riatнtaccò e fece il numero della tipografia. Disse che
c'era un racconto di Balzac da mettere in due o tre puntate, e che dunque la
pagina culturale era fatta per qualche settimana. E la rubrica
"Ricorrenze"?, chiese il tipografo. Nessuna ricorнrenza, per ora,
disse Pereira, il materiale non venite a prenнderlo in redazione, perché
nel pomeriggio non ci sarò, ve lo lascio in una busta chiusa al
Café Orquidea, vicino alla maнcelleria ebraica. Poi fece il numero del
centralino e chiese al centralinista di metterlo in comunicazione con le terme
di Bucaco. Domandò del direttore del "Lisboa", II direttore
è nel parco che sta prendendo il sole, disse l'impiegato, non so se devo
disturbarlo. Lo disturbi pure, disse Pereira, dica che è la redazione
culturale che chiama. Il direttore arrivò al teнlefono e fece: pronto,
sono il direttore. Signor direttore, disнse Pereira, ho tradotto e ridotto un
racconto di Balzac e ce ne sarà per due o tré numeri, le telefono
perché avrei intenнzione di ricoverarmi alla clinica talassoterapica di
Parede, la mia cardiopatia non va per il meglio e il mio medico mi ha
consigliato una cura, ho il suo permesso? E il giornale?, chieнse il direttore.
Come le ho detto è coperto per due o tré settiнmane almeno,
sostiene di aver detto Pereira, e poi io sono a due passi da Lisbona, comunque
le lascio il numero telefoniнco della clinica, e poi senta, se succede qualcosa
mi precipito in redazione. E il praticante?, chiese il direttore, non potrebнbe
lasciare al suo posto il praticante? Meglio di no, rispose Pereira, mi ha fatto
qualche necrologio ma non so fino a che punto siano articoli utilizzabili, se
muore qualche scrittore importante ci penso io. D'accordo, disse il direttore,
si prenнda pure la sua settimana di cura, dottor Pereira, dopotutto al giornale
c'è il vicedirettore che eventualmente può occuparнsi di ogni
problema. Pereira salutò e disse che presentava i suoi omaggi alla
gentile signora che aveva conosciuto. Riatнtaccò e guardò
l'orologio. Era quasi l'ora di andare al Café Orquidea, ma prima voleva
leggere la ricorrenza su D'Anнnunzio che non aveva avuto il tempo di leggere la
sera prima. Pereira è in grado di produrla come testimonianza,
perché l'ha conservata. Diceva: лEsattamente cinque mesi fa, alle otto
di sera del primo marzo 1938, moriva Gabriele D'Anнnunzio. In quel momento
questo giornale non aveva ancora la sua pagina culturale, ma oggi ci sembra
venuto il momenнto di parlare di lui. Fu un grande poeta Gabriele D'Annunнzio,
il cui vero nome per inciso era Rapagnetta? È difficile dirlo,
perché le sue opere sono ancora troppo fresche per noi che siamo suoi
contemporanei. Forse converrà piuttosto parlare della sua figura di uomo
che si mescola con la figura dellТartista. Innanzitutto fu un vate. Amò
il lusso, la mondanità, la magniloquenza, l'azione. Fu un grande
decadente, dissolutore delle regole morali, amante della morbosità e
dell'erotismo. Dal filosofo tedesco Nietzsche desunse il mito del superuomo ma
lo ridusse a una visione della volontà di potenza di ideali estetizzanti
destinati a comporre il caleidoнscopio colorato di una vita inimitabile. Fu
interventista nella grande guerra, convinto nemico della pace fra i popoli.
Visse imprese bellicose e provocatorie come il volo su Vienna, nel 1918, quando
lanciò manifestini italiani sulla città. Dopo la guerra
organizzò un'occupazione della città di Fiume, dalla quale fu
successivamente sloggiato dalle truppe italiane. Riнtiratesi a Gardone, in una
villa da lui chiamata Vittoriale deнgli Italiani, vi condusse una vita
dissoluta e decadente, seнgnata da amori futili e da avventure erotiche.
Guardò con faнvore al fascismo e alle imprese belliche. Fernando Pessoa
lo aveva soprannominato 'assolo di trombone', e forse non aveнva tutti i torti.
La voce che di lui ci giunge non è infatti il suoнno di un delicato
violino, ma la voce tuonante di uno struнmento a fiato, di una tromba
squillante e prepotente. Una viнta non esemplare, un poeta altisonante, un uomo
pieno di ombre e di compromessi. Una figura da non imitare, ed è per
questo che lo ricordiamo. Firmato Roxy╗.
Pereira pensò: inutilizzabile, assolutamente
inutilizzabile. Prese la cartellina dei "Necrologi" e vi
inserì la pagina. Non sa perché lo fece, avrebbe potuto
cestinarla, ma invece la conservò. Poi, per spegnere l'irritazione che
lo aveva assaliнto, pensò di abbandonare la redazione e di dirigersi al
Café Orquidea.
Quando arrivò al caffè la prima cosa
che vide, sostiene Peнreira, furono i capelli rossi di Marta. Stava seduta a un
tavoliнno d'angolo, vicino al ventilatore, con le spalle rivolte verso la
porta. Aveva lo stesso vestito che indossava la sera della feнsta a Praca da
Alegria, con le bretelle incrociate sulla schieнna. Sostiene Pereira di aver
pensato che Marta aveva delle spalle bellissime, dolci, ben proporzionate,
perfette. Si avviнcinò e le si mise di fronte. Oh, dottor Pereira, disse
Marta con naturalezza, sono venuta al posto di Monteiro Rossi, lui oggi non
poteva venire.
Pereira si accomodò al tavolo e chiese a
Marta se prendeнva un aperitivo. Marta rispose che avrebbe bevuto volentieri un
porto secco. Pereira chiamò il cameriere e ordinò due porto
secchi. Non avrebbe dovuto bere alcolici, ma tanto l'indomani sarebbe andato
alla clinica talassoterapica a fare una dieta per una settimana. Ebbene?,
chiese Pereira quanнdo il cameriere li ebbe serviti. Ebbene, rispose Marta,
credo che questo sia un periodo difficile per tutti, lui è partito per
l'Alentejo, e per ora resterà là, è bene che passi qualche
giorнno fuori Lisbona. E suo cugino?, chiese incautamente Pereiнra. Marta lo
guardò e sorrise. So che lei è stato un grande apнpoggio per
Monteiro Rossi e suo cugino, disse Marta, dottor Pereira lei è stato
veramente magnifico, dovrebbe essere dei nostri. Pereira sentì una lieve
irritazione, sostiene, e si tolse la giacca. Senta signorina, replicò,
io non sono ne dei vostri ne dei loro, preferisco fare per conto mio, del resto
non so chi sono i vostri e non voglio saperlo, io sono un giornalista e mi
occupo di cultura, ho appena finito di tradurre un racнconto di Balzac, delle
vostre storie preferisco non essere al corrente, non sono un cronista. Marta
bevve un sorso di vino di porto e disse: noi non facciamo la cronaca, dottor
Pereira, e questo che mi piacerebbe che lei capisse, noi viviamo la Storia.
Pereira bevve a sua volta il suo bicchiere di porto e replicò: senta
signorina, Storia è una parola grossa, anch'io ho letto Vico e Hegel, a
suo tempo, non è una bestia che si può addomesticare. Ma forse
lei non ha letto Marx, obiettò Marta. Non l'ho letto, disse Pereira, e
non mi interessa, di scuole hegeliane sono stufo, e poi senta, lasci che le
ripeta una cosa che le ho già detto prima, io penso a me soltanto e sita
cultura, è questo il mio mondo. Anarchico individualiнtà?, chiese
Marta, è questo che mi piacerebbe sapere. Cosa vuole intendere con
ciò?, chiese Pereira. Oh, disse Marta, non mi dica che non sa cosa vuoi
dire anarchico individualiнsta, la Spagna ne è piena, gli anarchici
individualisti fanno molto parlare di sé in questi tempi e si sono anche
comportaнti eroicamente, anche se forse un po' più di disciplina ci vorнrebbe,
questo almeno è quello che penso. Senta, Marta, disse Pereira, io non
sono venuto in questo caffè per parlare di poнlitica, come le ho
già detto la politica non mi interessa perché mi occupo
principalmente di cultura, io avevo un appuntaнmento con Monteiro Rossi e lei
mi viene a dire che è in Alentejo, che cosa è andato a fare in
Alentejo?
Marta si guardò intorno come se cercasse il
cameriere. Ordiniamo qualcosa da mangiare?, chiese, io ho un appunнtamento alle
quindici. Pereira chiamò Manuel. Ordinarono due omelettes alle erbe
aromatiche, e poi Pereira ripetè: e alнlora, cosa è andato a fare
in Alentejo Monteiro Rossi? Ha acнcompagnato suo cugino, rispose Marta, che ha
avuto degli ordini all'ultimo minuto, sono soprattutto gli alentejani che
vogliono andare a combattere in Spagna, c'è una grande traнdizione
democratica in Alentejo, e ci sono anche molti anarнchici individualisti, come
lei, dottor Pereira, il lavoro non manca, insomma il fatto è che
Monteiro Rossi ha dovuto acнcompagnare suo cugino in Alentejo, perché
è lì che si recluнtano persone. Bene, rispose Pereira, gli faccia
gli auguri di buon reclutamento. Il cameriere portò le omelettes e cominнciarono
a mangiare. Pereira si annodò il tovagliolo intorno al collo, prese una
fetta di omelette e disse: senta Marta, io parнto domani per una clinica
talassoterapica vicino a Cascais, ho problemi di salute, dica a Monteiro Rossi
che il suo artiнcolo su D'Annunzio è perfettamente inutilizzabile, a
ogni modo le lascio il telefono della clinica dove starò per una setнtimana,
il momento migliore per telefonarmi è l'ora dei pasti, e ora mi dica
dov'è Monteiro Rossi. Marta abbassò la voce e disse: stasera
sarà a Portalegre, in casa di amici, ma preferirei non darle
l'indirizzo, del resto è un indirizzo precario, perché lui
dormirà una sera qua e una sera là, deve muoversi un po' per
l'Alentejo, eventualmente sarà lui a entrare in contatнto con lei.
D'accordo, disse Pereira passandole un bigliettino, questo è il mio
numero telefonico, la clinica talassoteraнpica di Parede. Io dovrei andarmene,
dottor Pereira, disse Marta, mi scusi ma ho un appuntamento e devo attraversare
tutta la città.
Pereira si alzò e la salutò. Marta si
avviò e si mise il suo cappello di refe. Pereira restò a
guardarla mentre usciva, raнpito da quella bella silhouette che si stagliava
nel sole. Si sentì sollevato e quasi allegro, ma non sa perché.
Allora fece un cenno a Manuel che arrivò sollecito e gli chiese se
voleva un digestivo. Ma lui aveva sete, perché il pomeriggio era calнdissimo.
Riflette un attimo e poi disse che voleva solo una liнmonata. E la
ordinò ben gelata, piena di ghiaccio, sostiene Pereira.
14
L'indomani Pereira si alzò presto, sostiene.
Prese il caffè, preparò una piccola valigia e vi infilò i Contes
du lundi di Alphonse Daudet. Magari si tratteneva qualche giorno in
più, pensò, e Daudet era un autore che poteva figurare perнfettamente
nei racconti del "Lisboa".
Si recò nell'ingresso, si fermò
davanti al ritratto di sua moнglie e gli disse: ieri sera ho visto Marta, la
fidanzata di Monteiro Rossi, ho l'impressione che quei ragazzi si stiano metнtendo
in grossi guai, anzi, ci si sono già messi, a ogni modo è una
cosa che non mi riguarda, io ho bisogno di una settimaнna di talassoterapia, me
la ha ordinata il dottor Costa, e poi a Lisbona si soffoca e io ho tradotto Honorine
di Balzac, parto stamani, vado a prendere un treno al Cais de Sodré, ti
porto con me, se permetti. Prese il ritratto e lo mise nella valigia, ma a
testa in su, perché sua moglie aveva avuto bisogno di aria tutta la vita
e pensò che anche il ritratto avesse bisogno di respirare bene. Poi
scese fino alla piazzetta della cattedraнle, aspettò un taxi e si fece
portare alla stazione. Nella piazza scese e pensò di prendere qualcosa
al British Bar del Cais de Sodré. Sapeva che quello era un luogo
frequentato da letteнrati e sperava di incontrare qualcuno. Entrò e si
mise a un taнvolo d'angolo. Al tavolo vicino, infatti, c'era il romanziere
Aquilino Ribeiro che pranzava con Bernardo Marques, il diнsegnatore
d'avanguardia, colui che aveva fatto le illustrazioni delle migliori riviste
del modernismo portoghese. Pereira augurò loro buongiorno e gli artisti
risposero con un cenno del capo. Sarebbe stato bello pranzare al loro tavolo,
pensò Pereira, e raccontare che il giorno prima aveva ricevuto una
critica molto negativa su D'Annunzio, e sapere che cosa ne pensavano. Ma i due
artisti erano impegnati in una fitta conнversazione e Pereira non ebbe il
coraggio di disturbarli. Capì che Bernardo Marques non voleva più
disegnare e che il roнmanziere voleva partire per l'estero. Questo gli dette un
senнso di scoraggiamento, sostiene Pereira, perché non si aspetнtava che
uno scrittore come quello abbandonasse il suo paeнse. Mentre beveva la sua
limonata e gustava le sue chioccioliнne di mare, Pereira ascoltò qualche
frase. A Parigi, diceva Aquilino Ribeira, l'unico posto praticabile è
Parigi. E Berнnardo Marques annuiva dicendo: mi hanno proposto disegni per
varie riviste, ma io non ho più voglia di disegnare, questo è un
paese orrendo, è meglio non collaborare con nessuno. Pereira finì
le sue chioccioline e la sua limonata, si alzò e si soffermò
davanti al tavolo dei due artisti. Auguro a lorsignori una buona continuazione,
disse, permettano che mi preнsenti, sono il dottor Pereira, della pagina
culturale del "Lisboa", tutto il Portogallo è fiero di avere
due artisti come voi, di voi abbiamo bisogno.
Poi uscì nella luce abbagliante del meriggio
e si diresse al treno. Fece il biglietto fino a Parede e chiese quanto tempo ci
voleva. L'impiegato rispose che ci voleva poco e lui si sentì
soddisfatto. Era il treno della linea di Estoril, e portava prinнcipalmente
gente in vacanza. Pereira si sistemò sul lato siniнstro del convoglio
perché aveva desiderio di vedere il mare. Il vagone era praticamente
deserto, data l'ora, e Pereira scelнse un sedile a suo piacimento,
abbassò un po' la tendina perнché il sole non gli battesse sugli
occhi, dato che il suo lato era esposto a mezzogiorno, e guardò il mare.
Si mise a pensare alla sua vita, ma di questo non ha voglia di parlare,
sostiene. preferisce dire che il mare era calmo e che sulla spiaggia c'erano
bagnanti. Pereira pensò da quanto tempo non prenнdeva un bagno di mare,
e gli parvero secoli. Gli vennero in mente i tempi di Coimbra, quando andava
alle spiagge viciнno a Oporto, alla Granja o a Espinho, per esempio, dove c'era
un casinò e un club. Il mare era freddissimo, in quelle spiagge del
Nord, ma lui era capace di nuotare per delle matнtine intere, mentre i suoi
compagni di università, tutti infredнdoliti, lo aspettavano sulla
spiaggia. Poi si rivestivano, indosнsavano una giacca elegante e si recavano al
club a giocare a biliardo. La gente li ammirava e il maitre li accoglieva dicenнdo:
ecco gli studenti di Coimbra! E dava loro il miglior biнliardo.
Pereira si riscosse quando passò davanti a Santo Amaro. Era una
bella spiaggia arcuata e si vedevano le baracche di tela a strisce bianche a
azzurre. Il treno si fermò e Pereira pensò di scendere e di
andare a fare un bagno, tanto poteva prendere il treno successivo. Fu
più forte di lui. Pereira non saprebbe dire perché sentì
quell'impulso, forse perché aveva pensato ai suoi tempi di Coimbra e ai
bagni alla Granja. Sceнse con la sua piccola valigia e attraversò il
sottopassaggio che portava alla spiaggia. Quando arrivò sulla sabbia si
tolse le scarpe e i calzini e avanzò così, tenendo in una mano la
valiнgia e nell'altra le scarpe. Vide subito il bagnino, un giovanotнtone
abbronzato che sorvegliava i bagnanti stando disteso su una sdraio. Pereira gli
si avvicinò e disse che voleva affittare un costume da bagno e uno
spogliatoio. Il bagnino lo squaнdrò da capo a piedi con aria sorniona e
mormorò: non so se abbiamo un costume della sua taglia, comunque le do
la chiave del magazzino, è la cabina più grande, la numero uno. E
poi chiese con un'aria che a Pereira sembrò ironica: ha biнsogno anche
di un salvagente? So nuotare molto bene, rispoнse Pereira, forse molto meglio
di lei, non si preoccupi. Prese la chiave del magazzino e la chiave dello
spogliatoio e si avviò. Nel magazzino c'era un po' di tutto: boe,
salvagenti gonнfiabili, una rete da pesca coperta di sugheri, costumi da baнgno.
Frugò fra i costumi da bagno per vedere se ne trovava uno all'antica, di
quelli completi, che gli coprisse anche la pancia. Riuscì a trovarlo e
lo indossò. Gli andava un po' stretto e era di lana, ma di meglio non ne
trovò. Portò la sua valigia e i suoi indumenti nello spogliatoio
e attraversò la spiaggia. Sulla battigia c'era un gruppo di giovani che
giocaнvano a palla e Pereira li evitò. Entrò nell'acqua con
calma, piano piano, lasciando che il fresco lo abbracciasse lentaнmente. Poi,
quando l'acqua gli arrivò all'ombelico, si tuffò e si mise a
nuotare un crawl lento e misurato. Nuotò a lungo, fino alle boe. Quando
abbracciò la boa di salvataggio sentì che aveva il fiatone e che
il suo cuore batteva all'impazzata. Sono matto, pensò, non nuoto da una
vita e mi butto in acнqua così, come uno sportivo. Si riposò
attaccato alla boa, poi si mise a fare il morticino. Il cielo sopra i suoi
occhi era di un azzurro feroce. Pereira riprese fiato e rientrò
calmamente, con lente bracciate. Passò davanti al bagnino e volle
togliersi una soddisfazione. Come ha visto non ho avuto bisogno del salvagente,
disse, quando passa il prossimo treno per Estoнril? Il bagnino consultò
l'orologio. Fra un quarto d'ora, riнspose. Benissimo, disse Pereira, allora mi
raggiunga che vaнdo a rivestirmi e la pago perché non ho molto tempo. Si
riveнstì nello spogliatoio, uscì, pagò il bagnino, si
dette una pettiнnata ai pochi capelli con un pettinino che teneva nel portafoнglio
e salutò. Arnvederci, disse, e sorvegli quei ragazzi che giocano a
palla, secondo me non sanno nuotare e poi danno fastidio ai bagnanti.
Si infilò nel sottopassaggio e si sedette su
una panchina di pietra, sotto la pensilina. Sentì arrivare il treno e
guardò l'orologio. Era tardi, pensò, probabilmente alla clinica
talassoterapica l'aspettavano per il pranzo, perché nelle cliniche si
mangia presto. Pensò: pazienza. Ma si sentiva bene, si senнtiva
rilassato e fresco, mentre il treno arrivava in stazione, e poi aveva tutto il
tempo per la clinica talassoterapica, ci saнrebbe rimasto almeno una settimana,
sostiene Pereira.
Quando arrivò a
Parede erano quasi le due e mezzo. Prese un taxi e chiese al tassista di
portarlo alla clinica talassoteraнpica. Quella dei tubercolosi?, chiese il
tassista. Non so, riнspose Pereira, è sul lungomare. Ma allora è
a due passi, disse il tassista, ci può anche andare a piedi. Senta,
disse Pereira, sono stanco e fa molto caldo, poi le darò una mancia.
La clinica talassoterapica
era un edificio rosa con un granнde giardino pieno di palme. Restava in alto,
sulle rocce, e c'era una scalinata che conduceva alla strada e poi alla spiagнgia.
Pereira salì faticosamente la scalinata e entrò nella hall. Lo
ricevette una signora grassa dalle gote rosse, con un camiнce bianco. Sono il
dottor Pereira, disse Pereira, deve aver teнlefonato il mio medico, il dottor
Costa, per prenotarmi una camera. Oh, dottor Pereira, disse la signora in
camice bianнco, l'aspettavamo per pranzo, perché è così in
ritardo, ha già pranzato? Veramente ho solo mangiato delle chioccioline
alнla stazione, ammise Pereira, e avrei un certo appetito. E alloнra mi segua,
disse la signora in camice bianco, il ristorante è chiuso ma c'è
Maria das Dores che può prepararle un bocнconcino. Lo pilotò fino
alla sala da pranzo, un vasto locale con dei finestroni che si affacciavano sul
mare. Era compleнtamente deserto. Pereira si sedette a un tavolino e
arrivò una signora in grembiule con dei battetti pronunciati. Sono Maнria
das Dores, disse la donna, sono la cuoca, le posso prepaнrare una cosina ai
ferri. Una sogliola, rispose Pereira, grazie. Ordinò anche una limonata
e si mise a sorseggiarla con guнsto. Si tolse la giacca e si annodò il
tovagliolo sulla camicia. Maria das Dores arrivò con un pesce ai ferri.
Non avevamo più sogliole, disse, le ho preparato un'orata. Pereira cominнciò
a mangiarla con gusto. I bagni d'alghe sono alle diciassetнte, disse la cuoca,
ma se lei non se la sente e vuole fare un piнsolino può cominciare
domani, il suo medico è il dottor Cardoso, la verrà a trovare in
camera sua alle sei del pomeriggio. Perfetto, disse Pereira, credo che
andrò un po' a riposarmi.
Salì in camera sua, che era la ventidue, e
trovò la sua valiнgia. Chiuse le persiane, si lavò i denti e si
stese sul letto senza pigiama. C'era una bella brezza atlantica che filtrava
attraнverso le persiane e agitava le tende. Pereira si addormentò quasi
subito. Fece un bei sogno, un sogno della sua giovinezнza, lui era sulla
spiaggia della Granja e nuotava in un oceano che sembrava una piscina, e sul
bordo di quella piscina c'era una ragazza pallida che lo aspettava con un
asciugamano fra le braccia. E poi lui rientrava dalla nuotata e il sogno contiнnuava,
era proprio un bei sogno, ma Pereira preferisce non dire come continuava,
perché il suo sogno non ha niente a che vedere con questa storia,
sostiene.
15
Alle sei e mezzo Pereira sentì bussare alla
porta, ma era già sveglio, sostiene. Guardava le strisce di luce e di
ombra delle persiane sul soffitto, pensava a Honorine di Balzac, al pentimento,
e gli sembrava che anche lui dovesse pentirsi di qualcosa, ma non sapeva di che
cosa. All'improvviso ebbe desiderio di parlare con padre Antonio, perché
a lui avrebbe potuto confidare che voleva pentirsi, ma non sapeva di cosa
doveva pentirsi, sentiva solo una nostalgia di pentimento, questo voleva dire,
o forse gli piaceva solo l'idea del pentiнmento, chissà.
Sì?, chiese Pereira. E l'ora della
passeggiata, disse la voce di un'infermiera oltre la porta, il dottor Cardoso
la aspetta nella hall. Pereira non aveva voglia di fare nessuna passeggiaнta,
sostiene, ma si alzò lo stesso, disfece la valigia, si infilò un
paio di scarpe di corda, un paio di pantaloni di cotone e una camicia ampia
color kaki. Sistemò il ritratto di sua moglie sul tavolo e gli disse:
ebbene, eccomi qua, alla clinica talassoterapica, ma se mi annoio me ne vado,
per fortuna mi sono portato un libro di Alphonse Daudet, così posso fare
qualнche traduzione per il giornale, di Daudet ci piacque sopratнtutto Le
petit chose, tè ne ricordi?, lo leggemmo a Coimbra e ci commosse
entrambi, era la storia di un'infanzia e forse pensavamo a un figlio che poi
non arrivò, pazienza, comunнque mi sono portato i Contes du lundi
e credo che una novelнla andrebbe benissimo per il "Lisboa", beh, ora
scusa, devo andare, pare che ci sia un dottore che mi aspetta, sentiamo quali
sono i metodi della talassoterapia, ci vediamo più tardi.
Quando arrivò nella hall vide un signore in
camice bianco che guardava il mare dalle finestre. Pereira gli si
avvicinò. Era un uomo tra i trentacinque e i quarant'anni, con un
pizzetto biondo e gli occhi celesti. Buonasera, disse il medico con un sorriso
timido, sono il dottor Cardoso, lei è il dottor Pereira, immagino, la
stavo aspettando, sarebbe l'ora della passeggiata dei pazienti sulla spiaggia,
ma se lei lo preferisce possiamo restare a parlare qui o uscire in giardino.
Pereira rispose che in effetti non gli andava molto una passeggiata sulla
spiaggia, disse che quel giorno in spiaggia c'era già stato e raccontò
il bagno fatto a Santo Amaro. Oh, è magnifico, esclamò il dottor
Cardoso, credevo di avere a che fare con un paziente più difficile, ma
vedo che la natura la attira ancoнra. Forse sono attirato piuttosto dai
ricordi, disse Pereira. In che senso?, chiese il dottor Cardoso. Poi forse
glielo spieнgherò, disse Pereira, ma non ora, magari domani.
Uscirono in giardino. Facciamo una passeggiata?,
propoнse il dottor Cardoso, farà bene a lei e farà bene a me.
Dietro le palme del giardino, che crescevano fra rocce e sabbia, c'era un bei
parco. Pereira vi seguì il dottor Cardoso, che era in vena di
chiacchierare. In questi giorni lei è affidato a me, disse il medico, ho
bisogno di parlare con lei e di conoscere le sue abitudini, con me non deve
avere segreti. Mi chieda tutto, disse Pereira con disponibilità. Il
dottor Cardoso colse un filo d'erba e se lo mise in bocca. Cominciamo dalle sue
abitudini alimentari, chiese, quali sono? La mattina prendo il caffè,
rispose Pereira, e poi faccio un pranzo e una cena, come tutti, è molto
semplice. E cosa mangia di solito, chiese il dottor Cardoso, voglio dire, che
tipo di alimentazione mantiene? Frittate, avrebbe voluto rispondere Pereira,
mangio praticamente solo frittate, perché la mia portiera mi preнpara
pane e frittata e perché al Café Orquidea servono solo omelettes
alle erbe aromatiche. Ma provò vergogna e rispose diversamente.
Alimentazione variata, disse, pesce, carne, verdura, sono abbastanza parco nel
cibo e mi nutro in maнniera razionale. E la sua pinguedine quando ha cominciato
a manifestarsi?, chiese il dottor Cardoso. Alcuni anni fa, rispoнse Pereira,
dopo la morte di mia moglie. E in quanto a dolci, chiese il dottor Cardoso,
mangia molti dolci? Mai, rispose Pereira, non mi piacciono, bevo solo limonate.
Limonate coнme?, chiese il dottor Cardoso. Spremute naturali di limone, disse
Pereira, mi piacciono, mi rinfrescano e ho l'impressioнne che mi facciano bene
all'intestino, perché ho spesso gli inнtestini in disordine. Quante al
giorno?, chiese il dottor Carнdoso. Pereira ci pensò un attimo. Dipende
dai giorni, rispoнse, ora in estate, per esempio, una decina. Dieci limonate al
giorno!, esclamò il dottor Cardoso, dottor Pereira, mi semнbra una
pazzia, e mi dica, ci mette zucchero? Le riempio di zucchero, disse Pereira,
metà bicchiere di limonata e metà di zucchero. Il dottor Cardoso
sputò il filo d'erba che teneva in bocca, fece un gesto perentorio con
la mano e sentenziò: da oggi è finita con le limonate, le
sostituiamo con acqua mineнrale, meglio se non gassata, ma se preferisce acqua
gassata va bene ugualmente. C'era una panchina sotto i cedri del parнco, e
Pereira si sedette obbligando il dottor Cardoso a sederнsi a sua volta. E mi
scusi, dottor Pereira, disse il dottor Carнdoso, ora vorrei farle una domanda
intima; quanto a attività sessuale? Pereira guardò la cima degli
alberi e disse: si spieнghi meglio. Donne, spiegò il dottor Cardoso,
frequenta delle donne, pratica una normale attività sessuale? Senta
dottore, disse Pereira, io sono vedovo, non sono più giovane e faccio un
lavoro impegnativo, non ho tempo e non ho voglia di troнvarmi delle donne. E
neanche donnine?, chiese il dottor Carнdoso, che so, un'avventura, una signora
di facili costumi, di quando in quando. Nemmeno, disse Pereira, e tirò
fuori un sigaro chiedendo se poteva fumare. Il dottor Cardoso glielo
consentì. Non le fa bene alla sua cardiopatia, disse, ma se proprio non
ne può fare a meno. Lo faccio perché le sue doнmande mi
imbarazzano, confessò Pereira. E allora ho un'alнtra domanda
imbarazzante, disse il dottor Cardoso, ha polнluzioni notturne? Non capisco la
domanda, disse Pereira. Beh, disse il dottor Cardoso, voglio dire se non ha
sogni eroнtici che la conducano all'orgasmo, ha sogni erotici, cosa soнgna?
Senta dottore, rispose Pereira, mio padre mi ha inseнgnato che i nostri sogni
sono la cosa più privata che abbiamo e che non bisogna rivelarli a
nessuno. Ma lei è qui in cura e io sono il suo medico, replicò il
dottor Cardoso, la sua psiche è in rapporto con il suo corpo, e io devo
sapere cosa sogna. Soнgno spesso la Granja, confessò Pereira. E una
donna?, chiese il dottor Cardoso. E una località, disse Pereira,
è una spiagнgia vicino a Oporto, ci andavo da giovane quando ero stuнdente
a Coimbra, poi c'era Espinho, era una spiaggia eleganнte, con piscina e
casinò, spesso facevo delle nuotate e giocaнvo a biliardo, perché
c'era una bella sala da biliardo, è lì che veniva anche la mia
fidanzata, che poi sposai, lei era una raнgazza malata, ma a quel tempo non lo
sapeva ancora, aveva solo dei gran mal di testa, quello è stato un bei
periodo della mia vita, e io lo sogno forse perché mi piace sognarlo.
Bene, disse il dottor Cardoso, per oggi è tutto, stasera mi piacerebнbe
cenare al suo tavolo, possiamo parlare del più e del meno, io seguo
molto la letteratura e ho visto che il suo giornale da un grande spazio agli
scrittori francesi dell'Ottocento, sa, io ho studiato a Parigi, sono di cultura
francese, stasera le deнscriverò il programma di domani, ci vediamo
nella sala ristoнrante alle otto.
Il dottor Cardoso si alzò e lo salutò.
Pereira restò seduto e si mise a guardare la cima degli alberi. Mi scusi
dottore, agнgiunse Pereira, le avevo promesso che avrei spento il sigaro, ma ho
voglia di fumarmelo fino in fondo. Faccia pure come vuole, riprese il dottor
Cardoso, da domani cominciamo la dieta. Pereira restò solo a fumare.
Pensò che il dottor Costa, che pure era un suo vecchio conoscente, non
gli avrebbe mai fatto domande così personali e riservate, evidentemente
i giovani medici che avevano studiato a Parigi erano proprio differenti.
Pereira si sentì stupito e provò un grande imbaнrazzo a
posteriori, ma riflette che era meglio non pensarci troppo, quella
evidentemente era una clinica davvero partiнcolare, sostiene.
16
Alle otto, puntualissimo, il
dottor Cardoso era seduto al tavolo della sala ristorante. Anche Pereira
arrivò puntuale, sostiene, e si diresse al tavolo. Aveva indossato il
suo abito grigio e si era messo la cravatta nera. Quando entrò nella
sala si guardò intorno. I presenti potevano essere una cinquantiнna, e
erano tutti anziani. Più vecchi di lui, senz'altro, per la I maggior
parte vecchie coppie di coniugi che cenavano allo stesso tavolo. Questo lo fece
sentire meglio, sostiene, perché pensò che in fondo era uno dei
più giovani, e gli fece piacere non essere poi così vecchio. Il
dottor Cardoso gli sorrise e feнce l'atto di alzarsi. Pereira lo fece restare
comodo con un cenno della mano. Bene, dottor Cardoso, disse Pereira, anнche per
questa cena sono nelle sue mani. Un bicchiere di acнqua minerale a digiuno
è sempre una buona regola igienica, disse il dottor Cardoso. Gassata,
chiese Pereira. Gassata, concesse il dottor Cardoso, e gli riempì il
bicchiere. Pereira la bevve con un leggero senso di repulsione e
desiderò una limonata. Dottor Pereira, disse il dottor Cardoso, mi piaceнrebbe
sapere quali sono i suoi progetti per la pagina culturaнle del
"Lisboa", ho apprezzato molto la ricorrenza su Pessoa e il racconto
di Maupassant, era molto ben tradotto. L'ho tradotto io, rispose Pereira, ma
non mi piace firmare. Dovrebbe farlo, replicò il dottor Cardoso, specie
gli articoli più importanti, e per il futuro cosa ci riserva il suo
giornale? Le dirò, dottor Cardoso, rispose Pereira, per i prossimi
tré o quattro numeri c'è un racconto di Balzac, si chiama Honorine,
non so se lo conosce. Il dottor Cardoso fece di no con la testa. È un
racconto sul pentimento, disse Pereira, un bei racconto sul pentimento, tanto
che io l'ho letto in chiave auнtobiografica. Un pentimento del grande Balzac?,
interloquì il dottor Cardoso. Pereira restò un attimo
soprappensiero. Scusi se glielo chiedo, dottor Cardoso, disse, lei mi ha detto
oggi pomeriggio che ha studiato in Francia, che studi ha fatнto, se permette?
Mi sono laureato in medicina e poi ho fatto due specializzazioni, una in
dietologia e l'altra in psicologia, rispose il dottor Cardoso. Non vedo il
nesso fra le due speнcializzazioni, sostiene di aver detto Pereira, mi scusi ma
non vedo il nesso. Forse c'è un nesso maggiore di quanto non si pensi,
disse il dottor Cardoso, non so se lei può immaginare i nessi che
intercorrono fra il nostro corpo e la nostra psiche, ma ce ne sono più
di quanti immagina, comunque mi diceva che il racconto di Balzac è un
racconto autobiografico. Oh, non volevo dir questo, ribattè Pereira, volevo
dire che io l'ho letto in chiave autobiografica, che mi ci sono riconosciuto.
Nel pentimento?, chiese il dottor Cardoso. In qualche moнdo, disse Pereira,
anche se in modo molto trasversale, anzi, la parola è limitrofo, diciamo
che mi ci sono riconosciuto in modo limitrofo.
Il dottor Cardoso fece un
cenno alla cameriera. Stasera mangiamo pesce, disse il dottor Cardoso, io
preferirei che prendesse pesce ai ferri o bollito, ma si può fare anche
in alнtri modi. Il pesce ai ferri l'ho già mangiato a pranzo, si giustiнficò
Pereira, e bollito proprio non mi piace, mi sa troppo di ospedale, e non mi
piace considerarmi in un ospedale, prefeнrirei pensare che mi trovo in un
albergo, prenderei volentieri una sogliola alla mugnaia. Perfetto, disse il
dottor Cardoso, sogliola alla mugnaia con carote al burro, la prendo anch'io. E
poi continuò: pentimento in modo limitrofo, cosa significa? Il fatto che
lei abbia studiato psicologia mi incoraggia a parlare con lei, disse Pereira,
forse farei meglio a parlarne con il mio amico padre Antonio, che è un
sacerdote, però forse lui non capirebbe, perché ai sacerdoti
bisogna confesнsare le proprie colpe e io non mi sento colpevole di niente di
speciale, eppure ho desiderio di pentirmi, sento nostalgia del pentimento.
Forse dovrebbe approfondire la questione, dotнtor Pereira, disse il dottor
Cardoso, e se ha voglia di farlo con me io sono a sua disposizione. Ebbene,
disse Pereira, è una sensazione strana, che sta alla periferia della mia
personalità, e è per questo che io la chiamo limitrofa, il fatto
è che da una parte io sono contento di aver fatto la vita che ho fatto,
sono contento di aver fatto i miei studi a Coimbra, di avere sposaнto una donna
malata che ha passato la sua vita nei sanatori, di aver tenuto la cronaca nera
per tanti anni in un grande giornale e ora di aver accettato di dirigere la
pagina culturale di questo modesto giornale del pomeriggio, però, nello
stesнso tempo, è come se avessi voglia di pentirmi della mia vita, non
so se mi spiego.
Il dottor Cardoso cominciò
a mangiare la sua sogliola alla mugnaia e Pereira seguì il suo esempio.
Bisognerebbe che conoscessi meglio gli ultimi mesi della sua vita, disse il
dottor Cardoso, forse c'è stato un evento. Un evento in che senso,
chiese Pereira, cosa vuoi dire con questo? Evento è una paнrola della
psicoanalisi, disse il dottor Cardoso, non è che io creda troppo a
Freud, perché sono un sincretista, ma credo che sul fatto dell'evento
abbia ragione senz'altro, l'evento è un avvenimento concreto che si
verifica nella nostra vita e che sconvolge o che turba le nostre convinzioni e
il nostro equilibrio, insomma l'evento è un fatto che si produce nella
vita reale e che influisce sulla vita psichica, lei dovrebbe riнflettere se
nella sua vita c'è stato un evento. Ho conosciuto una persona, sostiene
di aver detto Pereira, anzi, due persoнne, un giovanotto e una ragazza. Me ne
parli pure, disse il dottor Cardoso. Bene, disse Pereira, il fatto è che
alla pagina culturale avevo bisogno dei necrologi anticipati degli scrittoнri importanti
che possono morire da un momento all'altro, e la persona che ho conosciuto ha
fatto una tesi sulla morte, è vero che in parte l'ha copiata, ma
all'inizio mi sembrava che di morte se ne intendesse, e così l'ho preso
come praticante, per fare i necrologi anticipati, e lui me ne ha fatto
qualcuno, glieli ho pagati di tasca mia perché non volevo pesare sul
giornale, ma sono tutti impubblicabili, perché quel ragazzo ha in testa
la politica e ogni necrologio lo fa con una visione politica, per la
verità penso che sia la sua ragazza a mettergli in testa queste idee,
insomma, fascismo, socialismo, guerra civile di Spagna e cose del genere, sono
tutti articoli impubнblicabili, come le ho detto, e io finora l'ho pagato. Non
c'è niente di male, rispose il dottor Cardoso, in fondo rischia soнlo i
suoi soldi. Non è questo, sostiene di aver ammesso Pereiнra, il fatto
è che mi è venuto un dubbio: e se quei due ragazzi avessero
ragione? In tal caso avrebbero ragione loro, disse pacatamente il dottor
Cardoso, ma è la Storia che lo dirà e non lei, dottor Pereira.
Sì, disse Pereira, però se loro avesseнro ragione la mia vita non
avrebbe senso, non avrebbe senso avere studiato lettere a Coimbra e avere
sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo,
non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del
pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione e dove devo pubblicare
racconti dell'Ottocento francese, non avrebbe senso più niente, e
è di questo che sento il bisogno di pentirmi, come se io fossi un'altra
persoнna e non il Pereira che ha sempre fatto il giornalista, come se io
dovessi rinnegare qualcosa.
Il dottor Cardoso
chiamò la cameriera e ordinò due maceнdonie di frutta senza
zucchero e senza gelato. Voglio farle una domanda, disse il dottor Cardoso, lei
conosce i médecins-philosophes? No, ammise Pereira, non li
conosco, chi sono? I principali sono Théodule Ribot e Pierre Janet,
disse il dottor Cardoso, è sui loro testi che ho studiato a Parigi, soнno
medici e psicologi, ma anche filosofi, sostengono una teoнria che mi pare
interessante, quella della confederazione delнle anime. Mi racconti questa
teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere
"uno" che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile
pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di
un'unica aniнma di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet veнdono
la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi
abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone
sotto il controllo di un io egemoнne. Il dottor Cardoso fece una piccola pausa
e poi continuò: quella che viene chiamata la norma, o il nostro essere,
o la normalità, è solo un risultato, non una premessa, e dipende
dal controllo di un io egemone che si è imposto nella confeнderazione
delle nostre anime; nel caso che sorga un altro io, più forte e
più potente, codesto io spodesta l'io egemone e ne prende il posto,
passando a dirigere la coorte delle anime, meglio la confederazione, e la
preminenza si mantiene fino a quando non viene spodestato a sua volta da un
altro io egeнmone, per un attacco diretto o per una paziente erosione. Forse,
concluse il dottor Cardoso, dopo una paziente erosioнne c'è un io egemone
che sta prendendo la testa della confeнderazione delle sue anime, dottor
Pereira, e lei non può farci nulla, può solo eventualmente
assecondarlo.
Il dottor Cardoso
finì di mangiare la sua macedonia e si asciugò la bocca con il
tovagliolo. E dunque cosa mi resteнrebbe da fare?, chiese Pereira. Nulla,
rispose il dottor Carнdoso, semplicemente aspettare, forse c'è un io
egemone che in lei, dopo una lenta erosione, dopo tutti questi anni passati nel
giornalismo a fare la cronaca nera credendo che la letteнratura fosse la cosa
più importante del mondo, forse c'è un io egemone che sta
prendendo la guida della confederazione delle sue anime, lei lo lasci venire
alla superficie, tanto non può fare diversamente, non ci riuscirebbe e
entrerebbe in conflitto con se stesso, e se vuole pentirsi della sua vita si
penta pure, e anche se ha voglia di raccontarlo a un sacerdoнte glielo
racconti, insomma, dottor Pereira, se lei comincia a pensare che quei ragazzi
hanno ragione e che la sua vita finoнra è stata inutile, lo pensi pure,
forse da ora in avanti la sua vita non le sembrerà più inutile,
si lasci guidare dal suo nuoнvo io egemone e non compensi il suo tormento con
il cibo e con le limonate piene di zucchero.
Pereira finì di
mangiare la sua macedonia di frutta e si tolнse il tovagliolo che aveva messo
intorno al collo. La sua teoнria è molto interessante, disse, ci
rifletterò sopra, mi piaceнrebbe prendere un caffè, che ne dice?
Il caffè provoca insonнnia, disse il dottor Cardoso, ma se lei non vuole
dormire fatti suoi, i bagni di alghe sono due volte al giorno, alle nove del
mattino e alle cinque del pomeriggio, mi piacerebbe che lei domattina fosse
puntuale, sono certo che un bagno d'alghe le farà bene.
Buonanotte, mormorò
Pereira. Si alzò e si allontanò. Fece qualche passo e poi si
voltò. Il dottor Cardoso gli sorrideva. Sarò puntuale alle nove,
sostiene di aver detto Pereira.
17
Sostiene Pereira che alle
nove del mattino scese la scalinaнta che portava alla spiaggia della clinica.
Nella scogliera che orlava la spiaggia erano state ricavate due enormi piscine
di roccia nelle quali le onde dell'oceano entravano a loro piaciнmento. Le
vasche erano piene di alghe lunghe, lucide e grasнse, che formavano uno strato
compatto a fior d'acqua, e alcuнne persone vi sguazzavano dentro. Accanto alle
piscine sorнgevano due capanni di legno dipinti di azzurro: gli spogliaнtoi.
Pereira vide il dottor Cardoso che sorvegliava i pazienti immersi nelle vasche
e dava loro istruzioni sul modo di muoнversi. Pereira gli si avvicinò e
gli augurò il buongiorno. Si sentiva di buonumore, sostiene, e gli era
venuta voglia di enнtrare in quelle vasche, anche se sulla spiaggia faceva
fresco e forse la temperatura dell'acqua non era l'ideale per un baнgno. Chiese
al dottor Cardoso di fornirgli un costume, perнché lui si era
dimenticato di portarlo con sé, si giustificò, e gli disse se
poteva trovargliene uno all'antica, di quelli che coнprono il ventre e una
parte del petto. Il dottor Cardoso scosнse il capo. Mi spiace, dottor Pereira,
disse, ma dovrà vincere i suoi pudori, il benefico effetto delle alghe
si esplica sopratнtutto a contatto con l'epidermide, e è necessario che
esse massaggino il ventre e il petto, dovrà indossare un costume corto,
un paio di calzoncini. Pereira si rassegnò e entrò nello
spogliatoio. Lasciò i suoi pantaloni e la sua camicia color kaki nel
guardaroba e uscì fuori. L'aria era veramente fresca, ma tonificante.
Pereira provò l'acqua con un piede, ma non la trovò così
gelata come si sarebbe aspettato. Entrò in acqua cautamente, provando un
leggero ribrezzo per tutte quelle alghe che gli si incollavano intorno al
corpo. Il dottor Cardoso venne sul bordo della vasca e cominciò a dargli
delle istruнzioni. Muova le braccia come se facesse degli esercizi ginnici, gli
disse, e con le alghe si massaggi il ventre e il petto. Pereira eseguì
compuntamente le istruzioni finché non sentì che aveнva il fiato
corto. Allora si fermò, con l'acqua fino al collo, e si mise a agitare
le mani, lentamente. Come ha dormito stanotнte?, gli chiese il dottor Cardoso.
Bene, rispose Pereira, però ho letto fino a tardi, ho con me un libro di
Alphonse Daudet, le piace Daudet? Lo conosco male, confessò il dottor
Cardoнso. Ho pensato di tradurre un racconto dei Contes du lundi, vorrei
pubblicarlo sul "Lisboa", disse Pereira. Me lo racconнti, disse il
dottor Cardoso. Beh, disse Pereira, si chiama La dernière classe,
parla di un maestro di un villaggio francese in Alsazia, i suoi allievi sono
figli di contadini, poveri ragazzi che devono lavorare nei campi e che disertano
le lezioni, e il maestro è disperato. Pereira fece qualche passo in
avanti in modo che l'acqua non gli entrasse in bocca. E infine, contiнnuò,
si arriva all'ultimo giorno di scuola, la guerra francoнprussiana è
finita, il maestro aspetta senza speranza che arriнvi qualche allievo, e invece
arrivano tutti gli uomini del paese, i contadini, i vecchi del villaggio, che
vengono a rendere omaggio al maestro francese in partenza, perché sanno
che l'indomani il loro suolo sarà occupato dai tedeschi, allora il
maestro scrive sulla lavagna "Viva la Francia", e se ne va coнsì,
con le lacrime agli occhi, lasciando nell'aula una grande commozione. Pereira
si tolse due lunghe alghe dalle braccia e chiese: che ne dice, dottor Cardoso?
Bello, rispose il dottor Cardoso, ma non so se oggi in Portogallo sarà
apprezzato leggere "Viva la Francia", visto i tempi che corrono,
chissà che lei non stia dando spazio al suo nuovo io egemone, dotнtor
Pereira, mi pare di intravedere un nuovo io egemone. Ma che dice, dottor Cardoso,
disse Pereira, questo è un racconto dell'Ottocento, è acqua
passata. Sì, disse il dottor Cardoso, ma anche così è pur
sempre un racconto contro la Germaнnia, e la Germania non si tocca in un paese
come il nostro, ha visto come è stato imposto il saluto alle
manifestazioni uffiнciali, salutano tutti con il braccio teso, come i nazisti.
Vedreнmo, disse Pereira, perq il "Lisboa" è un giornale
indipendente. E poi chiese: posso uscire? Ancora dieci minuti, reнplicò
il dottor Cardoso, visto che c'è ci resti e faccia il tempo completo
della terapia, ma mi scusi, cosa vuoi dire un giorнnale indipendente in
Portogallo? Un giornale che non è legaнto a nessun movimento politico,
rispose Pereira. Può essere, disse il dottor Cardoso, ma il direttore
del suo giornale, caro dottor Pereira, è un personaggio del regime,
appare in tutte le manifestazioni ufficiali, e come tende il braccio, sembra
che voglia lanciarlo come un giavellotto. Questo è vero, amнmise
Pereira, ma in fondo non è una cattiva persona, e per quanto riguarda la
pagina culturale mi ha lasciato pieni poteнri. E comodo, obiettò il
dottor Cardoso, tanto c'è la censura preventiva, tutti i giorni, prima
di uscire, le bozze del suo giornale passano attraverso l'imprimatur della
censura preнventiva, e se c'è qualcosa che non va stia pur tranquillo
che non viene pubblicato, magari lasciano uno spazio bianco, mi e già
capitato di vedere i giornali portoghesi con degli ampi spazi bianchi, fanno
una grande rabbia e una grande malinнconia. Capisco, disse Pereira, li ho
già visti anch'io, però al "Lisboa" non è ancora
successo. Può succedere, replicò con tono scherzoso il dottor
Cardoso, questo dipenderà dall'io egemone che prenderà il
sopravvento sulla sua confederaнzione di anime. E poi continuò: sa cosa
le dico, dottor Pereira, se lei vuol aiutare l'io egemone che sta facendo
capolino, torse deve andarsene altrove, lasciare questo paese, credo che
avrà meno conflitti con se stesso, lei in fondo può farlo,
è un professionista serio, parla bene il francese, è vedovo, non
ha figli, cosa la lega a questo paese? Una vita passata, rispose Pereira, la
nostalgia, e lei dottor Cardoso, perché non ritorna in Francia?, in
fondo vi ha studiato e è di cultura francese. Non lo escludo, rispose il
dottor Cardoso, sono in contatto con una clinica talassoterapica di Saint-Malo,
può darsi che da un momento all'altro mi decida. Ora posso uscire?, chieнse
Pereira. Il tempo è passato senza che ce ne rendessimo conto, disse il
dottor Cardoso, è rimasto in terapia quindici minuti più del necessario,
vada pure a rivestirsi, che ne diнrebbe se pranzassimo insieme? Volentieri,
concordò Pereira.
Quel giorno Pereira
mangiò in compagnia del dottor Carнdoso, sostiene, e sotto suo consiglio
prese un nasello bollito. Parlarono di letteratura, di Maupassant e di Daudet,
e della Francia, che era un grande paese. E poi Pereira si ritirò in caнmera
sua e fece un riposino di un quarto d'ora, si appisolò soltanto, e poi
si mise a guardare le strisce di luce e d'ombra delle persiane sul soffitto. A
metà pomeriggio si alzò, fece una doccia, si rivestì, si
mise la sua cravatta nera e si sedette davanti al ritratto di sua moglie. Ho
trovato un medico intelнligente, gli disse, si chiama Cardoso, ha studiato in
Francia, mi ha illustrato una sua teoria sull'anima umana, anzi, è una
teoria filosofica francese, pare che dentro di noi ci sia una confederazione di
anime e che ogni tanto c'è un io egemone che prende la guida della
confederazione, il dottor Cardoso sostiene che sto cambiando il mio io egemone,
così come le serpi cambiano pelle, e che questo io egemone
cambierà la mia vita, non so fino a che punto questo sia vero e per la
veнrità non ne sono troppo convinto, beh, pazienza, staremo a vedere.
Poi si mise al tavolo e
cominciò a tradurre L'ultima lezione di Daudet. Si era portato il
suo Larousse, che gli fece molto comodo. Ma ne tradusse solo una pagina,
perché voleva farнlo con calma e perché quel racconto gli teneva
compagnia. E infatti, per tutta la settimana che Pereira restò alla
cllnica taнlassoterapica, passò tutti i pomeriggi a tradurre il racconto
di Daudet, sostiene.
Fu una bella settimana, di
diete, di terapie e di riposo, alнlietata dalla presenza del dottor Cardoso con
il quale ebbe sempre conversazioni vivaci e interessanti, soprattutto di letнteratura.
Fu una settimana che scivolò via in un attimo, il saнbato sul
"Lisboa" uscì la prima puntata di Honorine di Balzac e
il dottor Cardoso gli fece i suoi complimenti. Il direttoнre non lo
chiamò mai, il che significava che al giornale andaнva tutto bene. Anche
Monteiro Rossi non si fece mai vivo, e neppure Marta. Negli ultimi giorni
Pereira ormai non pensaнva quasi più a loro. E quando abbandonò
la clinica, per prendere il treno per Lisbona, si sentiva tonificato e in forнma,
e era dimagrito quattro chili, sostiene Pereira.
18
Rientrò a Lisbona e
una buona parte di agosto se ne andò come se niente fosse, sostiene
Pereira. La sua donna di serviнzio non era ancora rientrata, trovò una
cartolina da Setùbal nella sua cassetta della posta che diceva:
лTornerò a metà settembre perché mia sorella deve fare
un'operazione alle vene varicose, i migliori complimenti, Piedade╗.
Pereira prese di nuovo
possesso del suo appartamento. Per fortuna il tempo era cambiato e non faceva
un gran calнdo. La sera si alzava un'impetuosa brezza atlantica che obнbligava
a mettere la giacca. Ritornò in redazione e non trovò
novità. La portiera non gli teneva più il muso e lo salutava con
maggior cordialità, ma sul pianerottolo continuava a aleggiare un
terribile puzzo di fritto. La posta era scarsa. Trovò la bolletta della
luce e la fece pervenire in redazione centrale. Poi c'era una lettera che
veniva da Chaves, di una signora cinquantenne che scriveva racconti per
l'infanzia e che ne proponeva uno al "Lisboa". Era un racconto di
fate e di elfi, che non aveva niente a che fare con il Portogallo e che la
signora doveva aver copiato da qualche novella irlandese. Pereira le scrisse
una lettera garbata, invitandola a ispirarsi al folclore portoghese,
perché, le disse, il "Lisboa" si rivolgeva a
lettori portoghesi, non a lettori anglosassoni. Verso la fine del mese
arrivò una lettera dalla Spagna. Era indirizzata a Monteiro Rossi, e
l'intestazione diceva: Senor Monteiro Rosнsi, e/o dottor Pereira, Rua Rodrigo
da Fonseca 66, Lisboa, Portugal. Pereira fu tentato di aprirla. Quasi si era
dimentiнcato di Monteiro Rossi, o almeno, così credeva, e trovò
inнcredibile che il giovanotto si facesse indirizzare lettere presнso la
redazione culturale del "Lisboa". Poi la mise nella carнtellina
"Necrologi" senza aprirla. Il giorno pranzava al Café
Orquìdea, però non prendeva più omelettes alle erbe
aromatiche, perché il dottor Cardoso gliele aveva proibite, e non beveva
più limonate, prendeva insalate di pesce e beveva acнqua minerale. Honorme
di Balzac era stata pubblicata per inнtero, e aveva riscosso un gran successo
di pubblico. Pereira sostiene che ricevette perfino due telegrammi, uno da
Tavira e uno da Estremoz che dicevano, il primo che il racconto era
straordinario, e l'altro che il pentimento è una cosa a cui tutti
dobbiamo pensare, e entrambi finivano con la parola grazie. Pereira
pensò che qualcuno forse aveva raccolto il messaggio nella bottiglia,
chissà, e si preparò a fare la redazione definiнtiva del racconto
di Alphonse Daudet. Il direttore gli teнlefonò una mattina per
congratularsi del racconto di Balzac, perché disse che la redazione
principale aveva ricevuto una pioggia di lettere di complimenti. Pereira
pensò che il diretнtore non poteva cogliere il messaggio nella
bottiglia, e si ralнlegrò con se stesso. In fondo quello era davvero un
messagнgio cifrato, e solo chi poteva ascoltarlo poteva riceverlo. Il direttore
non poteva ne ascoltarlo ne riceverlo. E ora, dottor Pereira, chiese il
direttore, e ora cosa ci prepara di nuovo? Ho appena finito di tradurre un
racconto di Daudet, rispose Pereira, mi auguro che possa andare bene. Spero che
non sia LArlésienne, replicò il direttore rivelando con
soddisfazione una delle sue poche conoscenze letterarie, è un racconto
un po' osé, e non so se andrebbe bene per i nostri lettori. No,
si limitò a rispondere Pereira, è un racconto dei Contes du
lunнdi, si chiama LТultima lezione, non so se lei lo conosce,
è un racconto patriottico. Non lo conosco, rispose il direttore, ma se
è un racconto patriottico va bene, abbiamo tutti bisogne di patriottismo
di questi tempi, il patriottismo fa bene. Peнreira lo salutò e
riattaccò. Stava prendendo il dattiloscritto per portarlo in tipografia
quando il telefono squillò di nuoнvo. Pereira era sulla porta e aveva
già indossato la giacca. Pronto, disse una voce femminile, buongiorno
dottor Pereiнra, sono Marta, avrei bisogno di vederla. Pereira sentì un
tuffo al cuore e chiese: Marta, come sta, come sta Monteiro Rossi? Poi le
racconterò, dottor Pereira, disse Marta, dove la posso incontrare
stasera? Pereira ci pensò un attimo e lì per lì fu per
dire che passasse da casa sua, poi pensò che a casa sua era meglio di no
e rispose: al Café Orquìdea, alle otto e mezzo. D'accordo, disse
Marta, io mi sono tagliata i capelli e li ho tinti di biondo, ci vediamo al
Café Orquìdea alle otto e mezzo, comunque Monteiro Rossi sta bene
e le manda un arнticolo.
Pereira uscì per
andare in tipografia, e si sentiva inquieto, sostiene. Pensò di
rientrare in redazione e di aspettare l'ora di cena, ma capì che aveva
bisogno di rientrare a casa sua e di fare un bagno fresco. Prese un taxi e lo
obbligò a salire la rampa che portava fino al suo palazzo, di solito i
taxi non voнlevano addentrarsi su per quella rampa perché era difficile
fare manovra, così che Pereira dovette promettere una manнcia,
perché si sentiva spossato, sostiene. Entrò in casa e per prima
cosa riempì la vasca di acqua fresca. Vi si immerse e si strofinò
con cura il ventre, come gli aveva insegnato a fare il dottor Cardoso. Poi indossò
l'accappatoio e andò nell'inнgresso davanti al ritratto di sua moglie.
Si è fatta di nuovo viнva Marta, gli disse, pare che si sia tagliata i
capelli e se li sia tinti di biondo, chissà perché, mi porta un
articolo di Monнteiro Rossi, ma il Monteiro Rossi è evidentemente ancora
per i fatti suoi, quei ragazzi mi preoccupano, beh, pazienza, poi ti
racconterò gli sviluppi.
Alle otto e trentacinque,
sostiene Pereira, entrò nel Café Orquidea. L'unico motivo per cui
riconobbe Marta in quella magra ragazza bionda dai capelli corti che stava
vicino al ventilatore fu perché portava lo stesso vestito di sempre, alнtrimenti
non la avrebbe riconosciuta proprio. Marta sembraнva trasformata, quei capelli
biondi e corti, con la frangetta e le virgole sulle orecchie, le davano un'aria
sbarazzina e straнniera, magari francese. E poi doveva essere dimagrita di alнmeno
dieci chili. Le sue spalle, che Pereira ricordava dolci e tonde, mostravano due
scapole ossute, come due ali di pollo. Pereira le sedette di fronte e le disse:
buonasera Marta, cosa le è successo? Ho deciso di modificare la mia
fisionomia, riнspose Marta, in certe circostanze è necessario e per me
si era reso necessario diventare un'altra persona.
Chissà perché
a Pereira venne in mente di farle una doнmanda. Non saprebbe dire perché
gliela fece. Forse perché era troppo bionda e troppo innaturale e lui
stentava a riconoscerla per la ragazza che aveva conosciuto, forse
perché lei ogni tanto gettava intorno un'occhiata furtiva come se aspetнtasse
qualcuno o avesse paura di qualcosa, ma il fatto è che Pereira le
chiese: si chiama ancora Marta? Per lei sono Marнta, certo, rispose Marta, ma
ho un passaporto francese, mi chiamo Lise Delaunay, di professione faccio la
pittrice e in Portogallo ci sono per dipingere vedute a acquarello, ma la vera
ragione è il turismo.
Pereira sentì un
grande desiderio di ordinare un'omelette alle erbe aromatiche e di bere una
limonata, sostiene. Che ne direbbe se prendessimo due omelettes alle erbe
aromatiнche?, chiese a Marta. Con piacere, rispose Marta, ma prima berrei
volentieri un porto secco. Anch'io, disse Pereira, e orнdinò due porto
secchi. Sento odore di guai, disse Pereira, lei è nei pasticci, Marta,
me lo confessi pure. Diciamo di sì, riнspose Marta, ma sono pasticci che
mi piacciono, mi ci trovo a mio agio, in fondo è la vita che ho scelto.
Pereira allargò le braccia. Se è contenta lei, disse, e Monteiro
Rossi, è nei guai anche lui, immagino, perché non si è
fatto più vivo, che cosa gli sta succedendo? Posso parlare di me ma non
di Monteiro Rossi, disse Marta, io rispondo solo per me, lui non si è
fatto vivo con lei finora perché aveva dei problemi, per ora è
ancoнra fuori Lisbona, gira per l'Alentejo, ma i suoi problemi sono forse
maggiori dei miei, comunque ha anche bisogno di soldi e per questo le manda un
articolo, dice che è una ricorrenza, il denaro se vuole può darlo
a me, ci penserò io a farglielo arнrivare.
Figuriamoci, i suoi
articoli, avrebbe voluto rispondere Peнreira, necrologi o ricorrenze fa lo
stesso, non faccio altro che pagarlo di tasca mia, il Monteiro Rossi, non so
ancora perché non lo licenzio, io gli avevo proposto di fare il
giornalista, gli avevo prospettato una carriera. Ma non disse niente di tutto
questo. Tirò fuori il portafoglio e prese due banconote. Glieнle
recapiti da parte mia, disse, e ora mi dia l'articolo. Marta prese un foglio
dalla borsa e glielo tese. Senta Marta, disse Pereira, vorrei premetterle che
per certe cose può contare su di me, anche se vorrei restare estraneo ai
vostri problemi, coнme sa non mi interesso di politica, comunque se sente Monнteiro
Rossi, gli dica di farsi vivo, forse posso essere d'aiuto anche a lui, a mio
modo. Lei è un grande aiuto per tutti noi, dottor Pereira, disse Marta,
la nostra causa non lo dimentiнcherà. Finirono di mangiare le omelettes
e Marta disse che non si poteva trattenere di più. Pereira la
salutò e Marta se ne andò sgusciando via con delicatezza. Pereira
restò al tavoнlino e ordinò un'altra limonata. Avrebbe voluto
parlare di tutto quello con padre Antonio o con il dottor Cardoso, ma padre
Antonio a quell'ora stava sicuramente dormendo e il dottor Cardoso era a
Parede. Bevve la sua limonata e pagò il conto. Cosa sta succedendo?,
chiese al cameriere quando si avvicinò. Cose turche, rispose Manuel,
cose turche, dottor Pereira. Pereira gli pose la mano sul braccio. Cose turche
in che senso?, chiese. Non sa cosa sta succedendo in Spagna?, rispose il
cameriere. Non lo so, disse Pereira. Pare che ci sia un grande scrittore
francese che ha fatto una denuncia sulla repressione franchista in Spagna,
disse Manuel, è scoppiato uno scandalo con il Vaticano. E come si chiama
questo scritнtore francese?, chiese Pereira. Beh, rispose Manuel, ora non me lo
ricordo, è uno scrittore che lei sicuramente conosce, si chiama Bernan,
Bernadette, una cosa del genere. Bernanos, esclamò Pereira, si chiama
Bernanos!? Esattamente, rispose Manuel, si chiama proprio così. È
un grande scrittore cattoнlico, disse con fierezza Pereira, lo sapevo che
avrebbe preso posizione, ha un'etica di ferro. E gli venne l'idea che forse sul
"Lisboa" poteva pubblicare un paio di capitoli dal Journal d'un
curé de campagne, che non era stato ancora tradotto in portoghese.
Salutò Manuel e gli
lasciò una buona mancia. Avrebbe avuto voglia di parlare con padre
Antonio, ma padre Antoнnio a quell'ora dormiva, si alzava tutte le mattine alle
sei per celebrare messa alla Chiesa das Mercés, sostiene Pereira.
19
L'indomani mattina Pereira
si alzò prestissimo, sostiene, e andò a trovare padre Antonio. Lo
sorprese nella sagrestia della chiesa, mentre si stava togliendo i paramenti
sacri. La sagrestia era freschissima, sulle pareti c'erano quadri devoti e ex
voto.
Buongiorno padre Antonio,
disse Pereira, eccomi qua. Pereira, borbottò padre Antonio, non ti sei
più fatto vedere, ma dove ti eri ficcato? Sono stato a Parede, si
giustificò Peнreira, ho passato una settimana a Parede. A Parede!?,
esclamò padre Antonio, e cosa ci facevi a Parede? Sono stato in una
clinica talassoterapica, rispose Pereira, a fare bagni d'alghe e cure naturali.
Padre Antonio gli chiese di aiutarlo a togliersi la stola e gli disse: certe
idee ti vengono in mente. Sono dimagrito quattro chili, aggiunse Pereira, e ho
conoнsciuto un medico che mi ha raccontato una teoria interessanнte sull'anima.
È per questo che sei venuto?, chiese padre Antonio. In parte, ammise
Pereira, ma volevo anche parlare di altre cose. E allora parla, disse padre
Antonio. Beh, coнminciò Pereira, è una teoria di due filosofi
francesi che sono anche psicologi, sostengono che noi non abbiamo un'anima sola
ma una confederazione di anime che viene guidata da un io egemone, e ogni tanto
questo io egemone cambia, così che noi raggiungiamo una norma, ma non
è una norma stabiнle, è una norma variabile. Stai bene a sentire,
Pereira, disse padre Antonio, io sono un francescano, sono una persona
semplice, ma mi pare che tu stia diventando eretico, l'anima umana è
unica e indivisibile, è Dio che ce l'ha data. Sì, reнplicò
Pereira, però se al posto dell'anima, come vogliono i fiнlosofi francesi,
ci mettiamo la parola personalità, ecco che l'eresia non c'è
più, io mi sono convinto che non abbiamo una personalità sola,
abbiamo tante personalità che convivoнno fra di loro sotto la guida di
un io egemone. Mi sembra una teoria capziosa e pericolosa, obiettò padre
Antonio, la personalità dipende dall'anima, e l'anima è unica e
indivisiнbile, il tuo discorso è in odore di eresia. Eppure io mi sento
diverso da qualche mese fa, confessò Pereira, penso cose che non avrei
mai pensato, faccio cose che non avrei mai fatto. Ti sarà successo
qualcosa, disse padre Antonio. Ho conosciuto due persone, disse Pereira, un
ragazzo e una ragazza, e conoнscendoli forse sono cambiato. Succede, rispose
padre Antoнnio, le persone ci influenzano, succede. Non so come possaнno
influenzarmi, disse Pereira, sono due poveri romantici senza futuro, semmai
dovrei essere io a influenzarli, sono io che li sostengo, anzi il ragazzo
praticamente lo mantengo io, non faccio altro che dargli soldi di tasca mia, lo
ho assunto come praticante, ma non mi scrive un articolo che sia pubblicabile,
senta padre Antonio, crede che mi farebbe bene confessarmi? Hai commesso
peccati contro la carne?, chiese padre Antonio. L'unica carne che conosco
è quella che mi porto addosso, rispose Pereira. Allora senti, Pereira,
concluнse padre Antonio, non farmi perdere tempo, perché per conнfessare
devo concentrarmi e non mi voglio stancare, fra poco devo andare a visitare i
miei ammalati, parliamo del più e del meno e delle tue cose in generale,
ma non sotto confessione, come amici.
Padre Antonio si sedette su
una panca della sagrestia e Pereira gli si mise accanto. Mi ascolti padre
Antonio, disse Pereira, io credo in Dio padre onnipotente, ricevo i sacraнmenti,
osservo i comandamenti e cerco di non peccare, anнche se qualche volta la
domenica non vado a messa, ma non è per malafede, è solo per
pigrizia, credo di essere un buon cattolico e mi stanno a cuore gli
insegnamenti della Chiesa, però ora sono un po' confuso e poi, per
quanto faccia il giorнnalista, non sono informato su quello che succede nel monнdo,
e ora sono molto perplesso perché mi pare che ci sia una grande polemica
sulle posizioni degli scrittori cattolici franнcesi a proposito della guerra
civile spagnola, vorrei che lei mi mettesse un po' al corrente, padre Antonio,
perché lei le coнse le conosce e io vorrei sapere come comportarmi per
non essere eretico. Ma in che mondo vivi, Pereira, esclamò padre
Antonio. Beh, cercò di giustificarsi Pereira, il fatto è che ho
passato una settimana a Parede e poi questa estate non ho mai comprato un
giornale straniero, e dai giornali portogheнsi non si riesce a sapere molto, le
uniche novità che conosco sono le chiacchiere di caffè.
Sostiene Pereira che padre
Antonio si alzò in piedi e gli si mise di fronte con un'espressione che
gli parve minacciosa. Senti Pereira, disse, il momento è grave e ognuno
deve fare le sue scelte, io sono un uomo di Chiesa e devo ubbidire alla
gerarchia, ma tu sei libero di fare le tue scelte personali, anнche se sei
cattolico. E allora mi spieghi tutto, implorò Pereiнra, perché mi
piacerebbe fare le mie scelte, ma non sono al corrente. Padre Antonio si
soffiò il naso, incrociò le mani sul petto e chiese: lo conosci
il problema del clero basco? Non lo conosco, ammise Pereira. Tutto è
cominciato con il clero basco, disse padre Antonio, dopo il bombardamento di
Guernica il clero basco, che era considerato la gente più criнstiana di
Spagna, si è schierato con la repubblica. Padre Anнtonio si
soffiò il naso come se fosse commosso e continuò: nella primavera
dell'anno scorso due illustri scrittori cattoliнci francesi, François
Mauriac e Jacques Maritain, hanno pubнblicato un manifesto in difesa dei
baschi. Mauriac!, esclamò Pereira, lo dicevo io che bisognava preparare
un eventuale necrologio per Mauriac, lui è un uomo in gamba ma Monteiro
Rossi non è riuscito a farmelo. Chi è Monteiro Rossi?, chiese
padre Antonio. E il praticante che ho assunto, rispose Pereira, ma non riesce a
farmi un necrologio per quegli scritнtori cattolici che hanno preso buone
posizioni politiche. Ma perché vuoi fargli un necrologio, chiese padre
Antonio, poнvero Mauriac, lascialo campare, di lui abbiamo bisogno, perнché
lo vuoi far morire? Oh, se è per questo non voglio, disse Pereira, spero
che campi fino a cent'anni, ma supponiamo che da un momento all'altro venisse a
mancare, almeno in Portogallo ci sarebbe un giornale che gli renderebbe tempeнstivo
omaggio, e questo giornale sarebbe il "Lisboa", coнmunque mi scusi,
padre Antonio, vada avanti. Bene, disse padre Antonio, il problema si è
complicato con il Vaticano, che ha dichiarato che migliaia di religiosi
spagnoli erano stati uccisi dai repubblicani, che i cattolici baschi erano dei
"criнstiani rossi" e che andavano scomunicati, e così ha
fatto, e a questo si è aggiunto Claudel, il famoso Paul Claudel, scrittoнre
cattolico anche lui, che ha scritto un'ode "Aux Martyrs Espagnols"
come prefazione in versi a un mefitico opuscolo di propaganda di un agente
nazionalista di Parigi. Claudel, disse Pereira, Paul Claudel? Padre Antonio si
soffiò il naso un'altra volta. Proprio lui, disse, tu come lo
definiresti, Peнreira? Là per là non saprei, rispose Pereira,
anche lui è un cattolico, ha preso una posizione differente, ha fatto le
sue scelte. Ma come là per là non sapresti, Pereira,
esclamò paнdre Antonio, quel Claudel è un figlio di puttana, ecco
cos'è, e mi dispiace essere in un luogo sacro a dire queste parole,
perché vorrei dirtele in piazza. E poi?, chiese Pereira. Poi,
continuò padre Antonio, poi le alte gerarchie del clero spaнgnolo, con
in testa il cardinale Gomà, arcivescovo di Toledo, hanno preso la
decisione di mandare una lettera aperta ai veнscovi di tutto il mondo, hai
capito, Pereira, ai vescovi di tutto il mondo, come se i vescovi di tutto il
mondo fossero dei fascistoni come loro, e dicono che migliaia di cristiani in
Spaнgna hanno preso le armi sotto la propria responsabilità perнsonale
per salvare i princìpi della religione. Sì, disse Pereira, ma i
martiri spagnoli, i religiosi uccisi. Padre Antonio stette un attimo in
silenzio e poi disse: forse saranno martiri, coнmunque era tutta gente che
tramava contro la repubblica, e poi senti, la repubblica era costituzionale,
era stata votata dal popolo, Franco ha fatto un colpo di stato, è un
bandito. E Bernanos, chiese Pereira, cosa c'entra Bernanos in tutto queнsto?,
anche lui è uno scrittore cattolico. Lui è l'unico che coнnosce
davvero la Spagna, disse padre Antonio, dal trentaquattro fino all'anno scorso
è stato in Spagna, ha scritto sui massacri dei franchisti, il Vaticano
non lo può sopportare perché lui è un vero testimone. Sa
padre Antonio, disse Peнreira, ho pensato di pubblicare sulla pagina culturale
del "Lisboa" uno o due capitoli dal Journal d'un curé de
campaнgne, che gliene pare come idea? Mi pare un'idea magnifica, rispose
padre Antonio, ma non so se tè la lasceranno pubbliнcare, Bernanos non
è molto amato in questo paese, non ha scritto cose tenere sul
battaglione Viriate, sul contingente militare portoghese che è andato in
Spagna, a combattere per Franco, e ora scusami Pereira, ma devo recarmi
all'ospeнdale, i miei malati mi aspettano.
Pereira si alzò e si
accomiatò. Arrivederci padre Antonio, disse, scusi se le ho fatto
perdere tutto questo tempo, la prossima volta mi verrò a confessare. Non
ne hai bisogno, replicò padre Antonio, prima vedi di commettere qualche
peccato e poi vieni, non mi fare perdere tempo inutilmente.
Pereira uscì e si
inerpicò a fatica su per la Rua da Imprensa Nacional. Quando
arrivò davanti alla Chiesa di San Mamede si sedette su una panchina
della piccola piazza. Davanнti alla chiesa si fece il segno della croce, poi
allungò le gambe e si mise a prendere un po' di fresco. Avrebbe avuto
voglia di bere una limonata e proprio lì accanto c'era un caffè.
Ma si contenne. Si limitò a riposarsi all'ombra, si tolse le scarpe e
prese un po' di fresco ai piedi. Poi si avviò a passo lento verнso la
redazione pensando ai suoi ricordi. Sostiene Pereira che pensò alla sua
infanzia, un'infanzia passata a Póvoa do Varzim, con i suoi nonni, un'infanzia
felice, o che lui almeno considerava felice, ma della sua infanzia non vuole
parlare, perché sostiene che non ha niente a che vedere con questa
storia e con quella giornata di fine agosto in cui l'estate stava declinando e
lui si sentiva così confuso.
Sulle scale trovò la
portiera che lo salutò cordialmente e che gli disse: buongiorno dottor
Pereira, niente posta per lei stamattina e nemmeno telefonate. Come,
telefonate, chiese Pereira stupito, è entrata in redazione? No, disse Celeste
con aria trionfante, ma stamani sono venuti gli impiegati dei teнlefoni
accompagnati da un commissario, hanno collegato il suo telefono con la
portineria, hanno detto che se in redazioнne non c'è nessuno è
bene che qualcuno riceva le telefonate, dicono che io sono una persona di
fiducia. Lei è una persona di eccessiva fiducia per questa gente,
avrebbe voluto risponнdere Pereira, ma non disse niente. Chiese soltanto: e se
devo telefonare? Deve passare dal centralino, rispose Celeste con
soddisfazione, e ora il suo centralino sono io, è a me che deve chiedere
i numeri, e pensare che io non avrei voluto, dottor Pereira, lavoro tutta la
mattina e devo preparare il pranzo per quattro persone, perché ho
quattro bocche da sfamare, io, e a parte i figli, che si contentano, ho un marito
molto esiнgente, quando torna dalla questura, alle quattordici, ha una fame da
lupo e è molto esigente. Si sente dall'odore di fritto che aleggia sulle
scale, rispose Pereira, e non disse altro. Enнtrò in redazione,
staccò il ricevitore del telefono e prese di tasca il foglio che gli
aveva consegnato Marta la sera prima. Era un articolo scritto a mano, con
inchiostro azzurro, e in cima c'era scritto: Ricorrenze. Diceva: лOtto anni fa,
nel 1930, moriva a Mosca il grande poeta Vladimir Majakovskji. Si uccise con un
colpo di pistola, per delusioni d'amore. Era figlio di un ispettore forestale.
Dopo aver aderito giovanissimo al partito bolscevico subì tre arresti e
fu torturato dalla polizia zarista. Grande propagandista della Russia rivoluzioнnaria,
fece parte dei futuristi russi, che si distinguono politiнcamente dai futuristi
italiani, e intraprese una tournée nel suo paese a bordo di una
locomotiva, recitando per i villaggi i suoi versi rivoluzionari. Suscitò
l'entusiasmo del popolo. Fu artista, disegnatore, poeta e uomo di teatro. La
sua opera non è tradotta in portoghese, ma può essere comprata in
francese alla libreria di Rua do Ouro di Lisbona. Fu amico del grande cineasta
Ejsenstejn col quale collaborò in varie pellicole. Ci lascia un'opera
sterminata di prosa, poesia e teaнtro. Celebriamo qui il grande democratico e
il fervido antizaнrista╗.
Pereira, anche se non faceva
troppo caldo sentì un velo di sudore che gli fasciava il collo.
Quell'articolo avrebbe voluto cestinarlo, perché era troppo stupido.
Invece aprì la cartelliнna dei "Necrologi", e ve lo
infilò. Poi si mise la giacca e penнsò che era l'ora di rientrare
a casa sua, sostiene.
20
Quel sabato uscì sul
"Lisboa" la traduzione dellТUltima lezione di Alphonse Daudet.
Alla censura avevano lasciato passare tranquillamente il pezzo, e Pereira
sostiene di aver pensato che in fondo si poteva scrivere viva la Francia e che
il dottor Cardoso non aveva ragione. Anche questa volta Peнreira non
firmò la traduzione. Sostiene che lo fece perché non gli sembrava
bello che il direttore di una pagina culturaнle firmasse la traduzione di un
racconto, avrebbe lasciato caнpire a tutti i lettori che in fondo la pagina la
faceva lui, e queнsto gli dava fastidio. Fu una questione d'orgoglio, sostiene.
Pereira lesse il racconto
con grande soddisfazione, erano le dieci del mattino, era domenica, e lui era
già in redazione perché si era alzato molto presto, aveva
cominciato a tradurнre il primo capitolo delа
Journal dТun cure de campagne di Bernanos e ci stava lavorando di
buona lena. In quel momento squillò il telefono. Pereira di solito lo
staccava, perché da quando era collegato con la portiera detestava che
gli passasнse le telefonate, ma quella mattina si era dimenticato di stacнcarlo.
Pronto dottor Pereira, disse la voce di Celeste, c'è una chiamata per
lei, la vogliono dalla clinica talassopirica di Parede. Talassoterapica,
corresse Pereira. Insomma una cosa del genere, disse la voce di Celeste, vuole
la comunicazione o devo dire che non c'è? Me la passi, disse Pereira. Sentì
il clic di un commutatore e una voce disse: pronto, sono il dottor Cardoso,
vorrei parlare con il dottor Pereira. Sono io, rispoнse Pereira, buongiorno
dottor Cardoso, piacere di sentirla. Il piacere è tutto mio, disse il
dottor Cardoso, come sta, dottor Pereira, sta seguendo la mia dieta? Faccio il
possibile, ammiнse Pereira, faccio il possibile ma non è facile. Senta,
dottor Pereira, disse il dottor Cardoso, sto per prendere un treno per Lisbona,
ieri ho letto il racconto di Daudet, è veramente magnifico, mi
piacerebbe parlarne con lei, che ne direbbe se ci vedessimo a pranzo? Conosce
il Café Orquidea?, chiese Pereira, è nella Rua Alexandre
Herculano, dopo la macelleнria ebraica. Lo conosco, disse il dottor Cardoso, a
che ora, dottor Pereira? Alle tredici, disse Pereira, se per lei va bene.
Perfetto, rispose il dottor Cardoso, alle tredici, arrivederci. Pereira era
sicuro che Celeste aveva ascoltato tutta la converнsazione, ma non gliene
importò più di tanto, non aveva detto niente di cui doveva
temere. Continuò a tradurre il primo capitolo del romanzo di Bernanos e
questa volta staccò il teнlefono, sostiene. Lavorò fino alle
tredici meno un quarto, poi indossò la giacca, si mise la cravatta in
tasca e uscì.
Quando entrò al
Café Orquidea il dottor Cardoso non era ancora arrivato. Pereira fece
preparare il tavolo vicino al ventilatore e vi si accomodò. Per
aperitivo ordinò una limoнnata, perché aveva sete, ma senza
zucchero. Quando il cameнriere arrivò con la limonata Pereira gli
chiese: che notizie ci sono, Manuel? Notizie contrastanti, rispose il
cameriere, paнre che ora in Spagna ci sia un certo equilibrio, i nazionalisti
hanno conquistato il Nord, ma i repubblicani la vincono al centro, pare che la
quindicesima brigata internazionale si sia comportata valorosamente a
Saragozza, il centro è in mano alla repubblica e gli italiani che
appoggiano Franco si stanno comportando in maniera ignobile. Pereira sorrise e
chiese: lei per chi tiene, Manuel? A volte per l'uno a volte per l'altro, rispose
il cameriere, perché sono forti tutti e due, ma questa storia dei nostri
ragazzi della Viriate che sono andati a comнbattere contro i repubblicani non
mi piace, in fondo anche noi siamo una repubblica, abbiamo cacciato il re nel
millenovecentodieci, non vedo quale sia il motivo di combattere contro una
repubblica. Giusto, approvò Pereira.
In quel momento entrò
il dottor Cardoso. Pereira lo aveva sempre visto con il camice bianco, e a
vederlo così, vestito normalmente, gli parve più giovane,
sostiene. Il dottor Carнdoso indossava una camicia a righe e una giacca chiara
e sembrava un po' accaldato. Il dottor Cardoso gli sorrise e Pereira
ricambiò il sorriso. Si strinsero la mano e il dottor Cardoso si mise a
sedere. Formidabile, dottor Pereira, disse il dottor Cardoso, formidabile,
è proprio un bellissimo racнconto, non credevo che Daudet avesse tanta
forza, sono veнnuto per farle le mie congratulazioni, però peccato che
lei non abbia firmato la traduzione, avrei voluto vedere il suo nome fra
parentesi sotto il racconto. Pereira gli spiegò paнzientemente che lo
aveva fatto per umiltà, anzi, per orgoglio, perché non voleva che
i lettori capissero che quella pagina la faceva interamente lui che ne era il
direttore, voleva dare l'impressione che il giornale avesse altri
collaboratori, che fosse un giornale come si deve, insomma: lo aveva fatto per
il "Lisboa".
Ordinarono due insalate di
pesce. Pereira avrebbe prefeнrito un'omelette alle erbe aromatiche, ma non ebbe
il coragнgio di chiederla di fronte al dottor Cardoso. Forse il suo nuoнvo io
egemone ha guadagnato qualche punto, mormorò il dottor Cardoso. In che
senso?, chiese Pereira. Nel senso che lei ha potuto scrivere viva la Francia,
disse il dottor Cardoso, anche se per interposta persona. È stata una
soddisfazione, ammise Pereira, e poi, fingendo di essere informato, contiнnuò:
lo sa che la quindicesima brigata internazionale ha la meglio al centro della
Spagna?, pare che si sia comportata eroicamente a Saragozza. Non si faccia
troppe illusioni, dotнtor Pereira, replicò il dottor Cardoso, Mussolini
ha inviato a Franco una quantità di sottomarini e i tedeschi lo sostengoнno
con l'aviazione, i repubblicani non ce la faranno. Però hanno i
sovietici con loro, obiettò Pereira, le brigate internaнzionali, tutti i
popoli che sono piovuti in Spagna a dare manforte ai repubblicani. Io non mi
farei troppe illusioni, riнpetè il dottor Cardoso, volevo dirle che ho
raggiunto un'inнtesa con la clinica di Saint-Malo, parto fra quindici giorni.
Non mi lasci, dottor Cardoso, avrebbe voluto dire Pereira, la prego non mi
lasci. E invece disse: non ci lasci, dottor Carнdoso, non lasci la nostra
gente, questo paese ha bisogno di persone come lei. Purtroppo la verità
è che non ne ha bisoнgno, rispose il dottor Cardoso, o almeno io non ho
bisogno di lui, credo che sia meglio che me ne vada in Francia prima del
disastro. Il disastro, chiese Pereira, che disastro? Non so, rispose il dottor
Cardoso, mi sto aspettando un disastro, un disastro generale, ma non voglio
metterle ansia, dottor Peнreira, lei forse sta elaborando il suo nuovo io
egemone e ha bisogno di calma, io intanto me ne vado, ma senta, i suoi raнgazzi
come vanno?, i ragazzi che ha conosciuto e che collaborano al suo giornale.
Solo uno collabora con me, rispose Pereira, ma non mi ha ancora fatto un
articolo pubblicabile, si figuri che ieri me ne ha mandato uno su Majakovskji
celeнbrando il rivoluzionario bolscevico, non so perché continuo a
dargli del denaro per articoli impubblicabili, forse perché è nei
guai, di questo sono sicuro, e anche la sua ragazza è nei guai, e io
sono il loro unico punto di riferimento. Lei li sta aiutando, disse il dottor
Cardoso, me ne rendo conto, ma meno di quanto vorrebbe effettivamente fare,
forse se il suo nuovo io egemone verrà a galla lei farà qualcosa
di più, dotнtor Pereira, mi scusi se sono franco con lei. E allora senta
dottor Cardoso, disse Pereira, ho assunto questo ragazzo per fare necrologi
anticipati e ricorrenze, mi ha solo mandato arнticoli deliranti e
rivoluzionari, come se non sapesse in che paese viviamo, gli ho dato sempre
soldi di tasca mia, per non pesare sul giornale e perché il direttore
era meglio non coinнvolgerlo, l'ho protetto, ho nascosto suo cugino, che mi semнbra
un poveraccio e che combatte nelle brigate internazionaнli in Spagna, ora
continuo a mandargli soldi e lui vaga per l'Alentejo, cosa posso fare di
più? Potrebbe andarlo a trovaнre rispose con semplicità il dottor
Cardoso. Andarlo a trovaнre esclamò Pereira, inseguirlo in Alentejo, nei
suoi spostaнmenti clandestini, e poi andarlo a trovare dove, se non so
neppure dove abita? La sua ragazza lo saprà senz'altro, disse il
dottor Cardoso, sono certo che la sua ragazza lo sa ma non glielo dice
perché non ha completa fiducia in lei, dottor Peнreira, però
forse lei potrebbe catturare la sua fiducia, farsi veнdere meno circospetto,
lei ha un forte superego, dottor Peнreira, e questo superego sta combattendo
con il suo nuovo io egemone, lei è in conflitto con se
stesso in questa battaglia che si sta agitando nella sua anima, lei dovrebbe
abbandonaнre il suo superego, dovrebbe lasciare che se ne andasse al suo
destino come un detrito. E di me cosa resterebbe?, chiese Pereira, io sono
quello che sono, con i miei ricordi, con la mia vita trascorsa, le memorie di
Coimbra e di mia moglie, una vita passata a fare il cronista in un grande
giornale, di me cosa resterebbe? L'elaborazione del lutto, disse il dottor Carнdoso,
è un'espressione freudiana, mi scusi, io sono un sincretista e ho
pescato un po' di qua e un po' di là, ma lei ha bisoнgno di elaborare un
lutto, ha bisogno di dire addio alla sua vita passata, ha bisogno di vivere nel
presente, un uomo non può vivere come lei, dottor Pereira, pensando solo
al passaнto. E le mie memorie, chiese Pereira, e quello che ho vissuto?
Sarebbero solo una memoria, rispose il dottor Cardoso, ma non invadrebbero in
maniera così prepotente il suo presenнte, lei vive proiettato nel
passato, lei è qui come se fosse a Coimbra trent'anni fa e sua moglie
fosse ancora viva, se lei continua così diventerà una sorta di
feticista dei ricordi, maнgari si metterà a parlare con la fotografia di
sua moglie. Peнreira si asciugò la bocca col tovagliolo, abbassò
la voce e disнse: lo faccio già, dottor Cardoso. Il dottor Cardoso
sorrise. Ho visto il ritratto di sua moglie in camera sua nella clinica, disse,
e ho pensato: quest'uomo parla mentalmente con il riнtratto di sua moglie, non
ha ancora elaborato il lutto, è proнprio così che ho pensato,
dottor Pereira. In verità non è che ci parli mentalmente,
aggiunse Pereira, ci parlo a voce alta, gli racconto tutte le mie cose, e
è come se il ritratto mi riнspondesse. Sono fantasie dettate dal
superego, disse il dottor Cardoso, lei dovrebbe parlare con qualcuno di cose
come queste. Ma non ho nessuno con cui parlare, confessò Pereiнra, sono
solo, ho un amico che fa il professore all'università di Coimbra, sono
stato a trovarlo alle terme di Bucaco e sono partito il giorno dopo
perché non lo sopportavo, i professori universitari sono tutti a favore
della situazione politica e lui non fa eccezione, e poi c'è il mio
direttore, ma lui partecipa a tutte le manifestazioni ufficiali con il braccio
teso come un giavellotto, figuriamoci se posso parlare con lui, e poi
c'è la portiera della redazione, la Celeste, è un'informatrice
della polizia, e ora mi fa anche da centralino, e poi ci sarebbe Monteiro
Rossi, ma è latitante. È Monteiro Rossi che ha coнnosciuto?,
chiese il dottor Cardoso. E il mio praticante, riнspose Pereira, il ragazzo che
mi scrive gli articoli che non posso pubblicare. E lei lo cerchi,
replicò il dottor Cardoso, come le ho detto prima, lo cerchi, dottor
Pereira, lui è giovaнne, è il futuro, lei ha bisogno di
frequentare un giovane, anнche se scrive articoli che non possono essere
pubblicati sul suo giornale, la smetta di frequentare il passato, cerchi di freнquentare
il futuro. Che bella espressione, disse Pereira, freнquentare il futuro, che
bella espressione, non mi sarebbe mai venuta in mente. Pereira ordinò
una limonata senza zuccheнro e continuò: e poi ci sarebbe lei, dottor
Cardoso, col quale mi piace molto parlare e col quale parlerei volentieri in
futuнro, ma lei ci lascia, lei mi lascia, mi lascia qui nella solitudine, e io
non ho nessuno se non il ritratto di mia moglie, come può capire. Il
dottor Cardoso bevve il caffè che Manuel gli aveva portato. Io posso
parlare con lei a Saint-Malo se mi verrà a trovare, dottor Pereira,
disse il dottor Cardoso, non è detto che questo paese sia fatto per lei,
e poi è troppo pieno di ricordi, cerchi di buttare nel rigagnolo il suo
superego e dia spazio al suo nuovo io egemone, forse ci potremo vedere in altre
occasioni, e lei sarà un uomo diverso.
Il dottor Cardoso insistette
nel pagare il pranzo e Pereira accettò di buon grado, sostiene,
perché con quelle due banнconote che aveva dato a Marta la sera prima il
suo portafoнglio era rimasto piuttosto sguarnito. Il dottor Cardoso si
alzò e lo salutò. A presto, dottor Pereira, disse, spero di
rivederla in Francia o in un altro paese del vasto mondo, e mi raccoнmando, dia
spazio al suo nuovo io egemone, lo lasci essere, ha bisogno di nascere, ha
bisogno di affermarsi.
Pereira si alzò e lo
salutò. Lo guardò allontanarsi e sentì una grande
nostalgia, come se quel commiato fosse irrimeнdiabile. Pensò alla
settimana passata alla clinica talassoterapica di Parede, alle sue
conversazioni con il dottor Cardoso, alla sua solitudine. E quando il dottor
Cardoso uscì dalla porta e scomparve nella strada lui si sentì
solo, veramente soнlo, e pensò che quando si è veramente soli
è il momento di misurarsi con il proprio io egemone che vuole imporsi
sulle coorti delle anime. Ma anche se pensò così non si
sentì rassiнcurato, sentì invece una grande nostalgia, di cosa
non saнprebbe dirlo, ma era una grande nostalgia di una vita passata e di una
vita futura, sostiene Pereira.
21 |
L'indomani mattina Pereira
fu svegliato dal telefono, soнstiene. Era ancora nel suo sogno, un sogno che
gli parve di avere sognato tutta la notte, un sogno lunghissimo e felice che
non crede opportuno rivelare perché non ha niente a che vedere con
questa storia.
Pereira riconobbe
immediatamente la voce della signoriнna Filipa, la segretaria del direttore.
Buongiorno dottor Peнreira, disse Filipa soavemente, le passo il signor
direttore. Pereira finì di svegliarsi e si mise a sedere sul bordo del
letto. Buongiorno dottor Pereira, disse il direttore, sono il suo diнrettore.
Buongiorno signor direttore, rispose Pereira, ha fatнto buone vacanze? Ottime,
disse il direttore, ottime, le terme di Bucaco sono veramente un luogo
magnifico, ma credo di averglielo già detto, se non sbaglio ci siamo
già sentiti. Ah già, certo, disse Pereira, ci siamo già
sentiti quando è uscito il racconto di Balzac, mi scusi, ma mi sveglio
ora e non ho le idee chiare. Ogni tanto capita di non avere le idee chiare,
disse il direttore con una certa rudezza, e credo che possa caнpitare anche a
lei, dottor Pereira. Effettivamente, rispose Pefeira, a me succede soprattutto
la mattina perché ho sbalzi di pressione. La stabilizzi con un po' di
sale, consigliò il diretнtore, un po' di sale sotto la lingua e si
stabilizzano gli sbalzi di pressione, ma non è per questo che le
telefono, per parlare della sua pressione, dottor Pereira, il fatto è
che lei non si fa mai vedere in redazione centrale, è questo il
problema, se ne sta rinchiuso in quella stanzetta di Rua Rodrigo da Fonseca e
non viene mai a parlare con me, non mi espone i suoi progetнti, fa tutto di
testa sua. Veramente, signor direttore, disse Peнreira, mi scusi, ma lei mi ha
lasciato carta libera, ha detto che la pagina culturale era di mia
responsabilità, insomma, mi ha detto di fare di testa mia. Di testa sua
va bene, continuò il diнrettore, ma non le pare che di quando in quando
lei dovrebнbe conferire con me? Sarebbe utile anche per me, disse Pereira,
perché in realtà sono solo, troppo solo a fare la cultura, e lei
mi ha detto che di cultura non se ne vuole occupare. E il suo praticante,
chiese il direttore, non mi aveva detto che aveva assunto un praticante?
Sì, rispose Pereira, ma i suoi arнticoli sono acerbi, per ora, e poi non
è morto nessun letterato interessante, e poi è un ragazzo giovane
e mi ha chiesto le feнrie, deve essere a fare i bagni, è quasi un mese
che non si fa vivo. E lei lo licenzi, dottor Pereira, disse il direttore, cosa
se ne fa di un praticante che non sa scrivere e che va in vacanнza? Lasciamogli
ancora una possibilità, replicò Pereira, in fondo deve imparare
il mestiere, è solo un ragazzo inesperto, deve fare un po' di gavetta.
In quel momento della conversaнzione si inserì la dolce voce della
signorina Filipa. Mi scusi siнgnor direttore, disse, c'è una telefonata
per lei dal governo civile, mi pare urgente. Bene, dottor Pereira, disse il
direttoнre, la faccio richiamare fra una ventina di minuti, intanto si svegli
bene e sciolga un po' di sale sotto la lingua. Se vuole la richiamo io, disse
Pereira. No, disse il direttore, devo fare con comodo, quando ho finito la
richiamo io, arrivederci.
Pereira si alzò e
andò a fare un bagno rapido. Si preparò il caffè e
mangiò un biscotto salato. Poi si vestì e andò nell'inнgresso.
Mi sta telefonando il direttore, disse al ritratto di sua moglie, mi pare che
giri intorno all'osso ma non l'ha ancora azzannato, non capisco cosa vuole da
me, ma deve azzannare l'osso, tu che ne dici? Il ritratto di sua moglie gli
sorrise il suo sorriso lontano e Pereira concluse: beh, pazienza, sentiamo cosa
vuole il direttore, io rimproveri da farmi non ne ho, alнmeno per quanto
riguarda il giornale, non faccio altro che tradurre racconti francesi
dell'Ottocento.
Si sedette al tavolo del
salotto e pensò di mettersi a scriveнre una ricorrenza su Rilke. Ma in
fondo in fondo non aveva voglia di scrivere niente su Rilke, quell'uomo
così elegante e snob che aveva frequentato la buona società, al
diavolo, penнsò Pereira. Si mise a tradurre qualche frase dal romanzo di
Bernanos, era più complicato di quanto pensasse, almeno al principio, e
lui era solo al primo capitolo, non era ancora enнtrato nella storia. In quel
momento squillò il telefono. Buonнgiorno di nuovo, dottor Pereira, disse
la dolce voce della siнgnorina Filipa, le passo il signor direttore. Pereira
attese qualche secondo e poi la voce del direttore, grave e pausata, disse:
bene, dottor Pereira, dicevamo? Mi diceva che me ne sto rinchiuso nella mia
redazione di Rua Rodrigo da Fonseнca, signor direttore, disse Pereira, ma
è quella la stanza in cui lavoro, dove faccio la cultura, al giornale
non saprei cosa faнre, i giornalisti non li conosco, la cronaca io l'ho fatta
per tanti anni in un altro giornale, ma lei non ha voluto affidarнmela, ha
voluto affidarmi la cultura, e con i giornalisti politiнci io non ho contatti,
non so cosa potrei venire a fare al giorнnale. Si è sfogato dottor
Pereira?, chiese il direttore. Scusi, signor direttore, disse Pereira, non
volevo sfogarmi, volevo solo dire le mie ragioni. Bene, disse il direttore, ma
ora vorrei farle una semplice domanda, perché non sente mai la necesнsità
di venire a parlare con il suo direttore? Perché lei mi ha detto che la
cultura non è affar suo, signor direttore, rispose Pereira. Senta,
dottor Pereira, disse il direttore, non so se lei è duro di orecchi o se
proprio non vuole capire, il fatto è che la sto convocando, capisce?,
sarebbe lei che di tanto in tanto dovrebbe chiedere un colloquio con me, ma a
questo punto, visto che lei è duro di comprendonio, sono io che chiedo
un colloquio con lei. Sono a sua disposizione, disse Pereira, a sua completa
disposizione. Bene, concluse il direttore, allora venga al giornale alle
diciassette, e ora arnvederci e buona giornata, dottor Pereira.
Pereira si accorse che stava
leggermente sudando. Si camнbiò la camicia, che era bagnata sotto le
ascelle, e pensò di anнdare in redazione e di aspettare le cinque del
pomeriggio. Poi si disse che in redazione non c'era niente da fare, avrebнbe
dovuto vedere Celeste e staccare il telefono, era meglio se restava in casa.
Ritornò al tavolo della sala da pranzo e si miнse a tradurre Bernanos.
Certo era un romanzo complicato, e anche lento, chissà cosa ne avrebbero
pensato i lettori del "Lisboa" leggendo il primo capitolo. Nonostante
tutto andò avanti e ne tradusse un paio di pagine. All'ora di pranzo penнsò
di prepararsi qualcosa, ma la sua dispensa era sfornita. Soнstiene Pereira di
aver pensato che magari poteva mangiare un boccone al Care Orquidea, anche
tardi, e poi andare al giornale. Si mise il vestito chiaro e la cravatta nera e
uscì. Prese il tram fino al Terreiro do Paco e lì cambiò
per la Rua Alexandre Herculano. Quando entrò nel Café Orquidea
erano quasi le tre e il cameriere stava sparecchiando i tavoli. Venga dottor
Pereira, disse cordialmente Manuel, per lei c'è sempre un piatto,
immagino che non abbia ancora pranzato, è dura la vita dei giornalisti.
Eh sì, rispose Pereira, specie per i giornalisti che non sanno niente
come non si sa mai niente in questo paese, che novità ci sono? Pare che
delle navi inнglesi siano state bombardate al largo di Barcellona, rispose
Manuel, e che una nave passeggeri francese sia stata inseguiнta fino ai
Dardanelli, sono i sottomarini italiani, gli italiani sono tortissimi con i
sottomarini, è la loro specialità. Pereira ordinò una
limonata senza zucchero e un'omelette alle erbe aromatiche. Si sedette vicino
al ventilatore, ma quel giorno il ventilatore era spento. Lo abbiamo spento, disse
Manuel, ormai l'estate è finita, ha sentito il temporale di stanotte?
Non l'ho sentito, rispose Pereira, ho dormito di un sonno soнlo, però
per me fa ancora caldo. Manuel gli accese il ventilaнtore e gli portò
una limonata. E un po' di vino, dottor Pereiнra, quando mi da la soddisfazione
di servirle un po' di vino? Il vino mi fa male al cuore, rispose Pereira, hai
un giornale del mattino? Manuel gli portò un giornale. Il titolo di
testa era: Sculture di sabbia sulla spiaggia di Carcavelos. Il ministro del
Secretariado Nacional de Propaganda inaugura la mostra dei piccoli artisti.
C'era una grande fotografia a mezza pagina che mostrava le opere dei giovani
artisti da spiaggia: sirene, barche, vascelli e balene. Pereira girò la
pagina. Nell'interno c'era scritto: Valorosa resistenza del contingente
portoghese in Spagna. L'occhiello diceva: "I nostri soldati si
distinguono per un'altra battaglia con l'aiuto a distanza dei sommergibili
italiani". Pereira non ebbe voglia di leggere l'articolo e posò il
giornale su una sedia. Finì di mangiare la sua omelette e prese un'altra
limonata senza zucchero. Poi pagò il conto, si alzò,
indossò la giacca che si era tolta e si incamminò a piedi verso
la redazione centrale del "Lisboa". Quando vi arrivò erano le
cinque meno un quarto. Pereira entrò in un caffè, sostiene, e
ordinò un'acquavite. Era certo che gli avrebbe fatto male al cuore, ma
pensò: pazienza. Poi salì le rampe di scale del vecchio palazzo
in cui si trovava la redazione del "Lisboa" e salutò la
signorina Filipa. Vado a annunciarla, disse la signorina Filipa. Non importa,
rispose Pereira, mi annuncio da solo, sono le cinque in punto e il signor
direttoнre mi ha dato un appuntamento per le cinque. Bussò alla porta e
sentì la voce del direttore che diceva avanti. Pereira si
abbottonò la giacca e entrò. Il direttore era abbronzato, molto
abbronzato, evidentemente aveva preso il sole nel parнco delle terme. Eccomi
qua, signor direttore, disse Pereira, sono a sua disposizione, mi dica tutto.
Tutto che è poco, Peнreira, disse il direttore, è più di
un mese che non ci vediamo. Ci siamo visti alle terme, disse Pereira, e lei mi
sembrava soddisfatto. Le vacanze sono vacanze, tagliò corto il direttoнre,
non parliamo delle vacanze. Pereira si accomodò sulla sedia davanti alla
scrivania. Il direttore prese un lapis e cominнciò a farlo girare sul
piano del tavolo. Dottor Pereira, disse, mi piacerebbe darle del tu, se lei
permette. A suo piacimenнto, rispose Pereira. Senti Pereira, disse il
direttore, noi ci coнnosciamo da poco, da quando è stato fondato questo
giornaнle, ma io so che sei un buon giornalista, hai lavorato per quaнsi
trent'anni come cronista, la vita la conosci e sono certo che mi puoi capire.
Farò il possibile, disse Pereira. Ebbene, disse il direttore,
quest'ultima cosa non me l'aspettavo. Che cosa?, chiese Pereira. Il panegirico
della Francia, disse il direttore, ha suscitato molti malumori negli ambienti
che contano. Quale panegirico della Francia?, chiese Pereira con aria meнravigliata.
Pereira!, esclamò il direttore, tu hai pubblicato un racconto di
Alphonse Daudet che parla della guerra con i teнdeschi e che finisce con questa
frase: viva la Francia. E un racconto dell'Ottocento, rispose Pereira. Un
racconto delнl'Ottocento sì, continuò il direttore, ma parla
sempre di una guerra contro la Germania e tu non puoi non sapere, Pereiнra, che
la Germania è nostra alleata. Il nostro governo non ha fatto alleanze,
obiettò Pereira, almeno ufficialmente. Via Pereira, disse il direttore,
cerca di ragionare, se non ci sono alleanze ci sono almeno simpatie, forti
simpatie, noi la penнsiamo come la Germania, in politica interna e in politica
estera, e stiamo aiutando i nazionalisti spagnoli come sta faнcendo la
Germania. Ma alla censura non hanno fatto obieнzioni, si difese Pereira, hanno
fatto passare il racconto tranнquillamente. Alla censura sono dei cafoni, disse
il direttore, degli analfabeti, il direttore della censura è un uomo
intelliнgente, è mio amico, ma non può leggersi personalmente le
bozze di tutti i giornali portoghesi, gli altri sono funzionari, poveri
poliziotti pagati perché non passino le parole sovverнsive come
socialismo e comunismo, non potevano capire un racconto di Daudet che finisce
con viva la Francia, siamo noi che dobbiamo essere vigili, che dobbiamo essere
cauti, siaнmo noi giornalisti che abbiamo esperienza storica e culturaнle, noi
dobbiamo sorvegliare noi stessi. Sono io che sono sorнvegliato, sostiene di
aver detto Pereira, in realtà c'è qualcuno che mi sorveglia.
Spiegati meglio, Pereira, disse il direttore, cosa vuoi dire con questo? Voglio
dire che ho un centralino in redazione, disse Pereira, non ricevo più
telefonate dirette, passano tutte attraverso Celeste, la portiera dello
stabile. Si fa così in tutte le redazioni, replicò il direttore,
se tu sei asнsente c'è qualcuno che riceve la telefonata e che risponde
per tè. Sì, disse Pereira, ma la portiera è
un'informatrice della polizia, ne sono certo. Via Pereira, disse il direttore,
la poliнzia ci protegge, vigila sui nostri sonni, dovresti esserle grato. Io non
sono grato a nessuno, signor direttore, rispose Pereiнra, sono grato solo alla
mia professionalità e al ricordo di mia moglie. Ai buoni ricordi bisogna
sempre essere grati, acconнdiscese il direttore, ma tu, Pereira, quando
pubblichi la pagiнna culturale me la devi far vedere prima, è questo che
esigo. Ma io le avevo detto che si trattava di un racconto patriottiнco,
insistette Pereira, e lei mi ha confortato assicurandomi che in questo momento
c'è bisogno di patriottismo. Il diretнtore accese una sigaretta e si
grattò la testa. Di patriottismo portoghese, disse, non so se mi segui,
Pereira, di patriottiнsmo portoghese, tu non fai altro che pubblicare racconti
francesi, e i francesi non ci sono simpatici, non so se mi seнgui, comunque
senti, i nostri lettori hanno bisogno di una buona pagina culturale portoghese,
in Portogallo hai decine di scrittori da scegliere, anche dell'Ottocento, per
la prossiнma volta scegli un racconto di Eca da Queiroz, che di Portoнgallo se
ne intendeva, o di Camilo Castelo Branco, che ha cantato la passione e che ha
avuto una bella vita movimentaнta fatta di amori e di prigione, il
"Lisboa" non è un giornale esterofilo, e tu hai bisogno di
ritrovare le tue radici, di ritorнnare alla tua terra, come direbbe il critico
Borrapotas. Non so chi sia, rispose Pereira. È un critico nazionalista,
spiegò il direttore, scrive su un giornale che ci fa concorrenza, sostieнne
che gli scrittori portoghesi devono ritornare alla loro terra. Io non ho mai
abbandonato la mia terra, disse Pereira, sono piantato per terra come una
zeppa. D'accordo, concesнse il direttore, ma devi consultarmi ogni volta che
prendi un'iniziativa, non so se hai capito. Ho capito perfettamente, disse
Pereira e si sbottonò il primo bottone della giacca. Beнne, concluse il
direttore, credo che il nostro colloquio sia fiнnito, mi piacerebbe che fra noi
ci fosse un buon rapporto. Certo, disse Pereira, e prese congedo.
Quando uscì c'era un
gran vento che piegava le cime degli alberi. Pereira si incamminò a
piedi, poi si fermò per vedere se passava un taxi. Lì per
lì pensò di andare a cena al Café Orquidea, poi
cambiò opinione e giunse alla conclusione che era meglio andarsene a
prendere un caffellatte a casa sua. Ma taxi non ne passavano, purtroppo, e
dovette aspettaнre una buona mezz'ora, sostiene.
22
Il giorno dopo Pereira
restò in casa, sostiene. Si alzò tardi, fece colazione e mise da
parte il romanzo di Bernanos, perнché tanto sul "Lisboa" non
sarebbe uscito. Frugò nella libreнria e trovò le opere complete
di Camilo Castelo Branco. Preнse una novella a caso e cominciò a leggere
la prima pagina. La trovò opprimente, non aveva la leggerezza e l'ironia
dei francesi, era una storia cupa, nostalgica, piena di problemi e gravida di
tragedie. Pereira si stancò presto. Avrebbe avuto voglia di parlare con
il ritratto di sua moglie, ma rimandò la conversazione a più
tardi. Allora si fece una frittata senza le erbe aromatiche, se la
mangiò tutta e andò a coricarsi, si adнdormentò subito e
fece un bei sogno. Poi si alzò e si mise a sedere su una poltrona a
guardare le finestre. Dalle finestre di casa sua si vedevano le palme della
caserma di fronte e ogni tanto si sentiva uno squillo di tromba. Pereira non
sapeнva decifrare gli squilli di tromba perché non aveva fatto il miнlitare,
e per lui erano messaggi incongrui. Si mise a fissare le braccia delle palme
che si agitavano al vento e pensò alla sua infanzia. Trascorse una buona
parte del pomeriggio così, pensando alla sua infanzia, ma questa
è una cosa di cui Pereira non vuoi parlare, perché non ha niente
a che vedere con questa storia, sostiene.
Verso le quattro del
pomeriggio sentì suonare il campaнnello. Pereira si riscosse dal suo
dormiveglia, ma non si mosнse. Trovò strano che qualcuno suonasse il
campanello, pensò che forse era Piedade che tornava da Setùbal,
magari sua soнrella l'avevano operata prima del previsto. Il campanello
suonò di nuovo, insistentemente, due volte, due lunghe scampanellate.
Pereira si alzò e azionò il tirante che apriva il portone di
sotto. Restò nel vano delle scale, udì il portone che si
richiudeva piano piano e dei passi che salivano in fretнta. Quando la persona
che era entrata arrivò sul pianerottolo Pereira non fu in grado di
distinguerla, perché sulle scale era buio e perché lui non ci
vedeva più così bene.
Salve, dottor Pereira, disse
una voce che Pereira riconobнbe, sono io, posso entrare? Era Monteiro Rossi,
Pereira lo feнce passare e richiuse subito la porta. Monteiro Rossi si
fermò nell'ingresso, aveva in mano una piccola borsa e indossava una
camicia con le maniche corte. Mi scusi dottor Pereira, disse Monteiro Rossi,
poi le spiego tutto, c'è qualcuno nel palazzo? La portiera è a
Setùbal, disse Pereira, gli inquilini del piano di sopra hanno lasciato
l'appartamento sfitto, si soнno trasferiti a Oporto. Crede che mi abbia visto
qualcuno?, chiese affannosamente Monteiro Rossi. Sudava e balbettava
leggermente. Credo di no, disse Pereira, ma cosa ci fa qui, da dove arriva? Poi
le spiego tutto, dottor Pereira, disse Monнteiro Rossi, ma ora avrei bisogno di
fare una doccia e di camнbiarmi la camicia, sono esausto. Pereira lo
accompagnò in bagno e gli dette una camicia pulita, la sua camicia color
kaki. Le starà un po' larga, disse, ma pazienza. Mentre Monнteiro Rossi
faceva il bagno, Pereira si recò nell'ingresso daнvanti al ritratto di
sua moglie. Avrebbe voluto dirgli delle coнse, sostiene, che Monteiro Rossi gli
era piombato in casa, per esempio e altre cose ancora. Invece non disse niente,
riнmandò la conversazione a più tardi e ritornò in
salotto. Monнteiro Rossi arrivò affogato nella camicia larghissima di
Pereira. Grazie dottor Pereira, disse, sono esausto, vorrei raccontarle molte
cose ma sono proprio esausto, forse avrei bisoнgno di fare un pisolino. Pereira
lo condusse in camera da letнto e stese una coperta di cotone sulle lenzuola.
Si sdrai qui, gli disse, e si tolga le scarpe, non si metta a dormire con le
scarpe perché il corpo non riposa, e stia tranquillo, la
sveglierò io più tardi. Monteiro Rossi si coricò e Pereira
chiuse la porta e ritornò in salotto. Mise da parte le novelle di Camilo
Castelo Branco, prese di nuovo Bernanos e si mise a traнdurre il resto del
capitolo. Se non poteva pubblicarlo sul "Lisboa" pazienza,
pensò, magari poteva pubblicarlo in voнlume, almeno i portoghesi
avrebbero avuto un buon libro da leggere, un libro serio, etico, che trattava
di problemi fondaнmentali, un libro che avrebbe fatto bene alla coscienza dei
lettori, pensò Pereira.
Alle otto Monteiro Rossi
dormiva ancora. Pereira si recò in cucina, sbattè quattro uova, vi
mise un cucchiaio di moнstarda di Bigione e un pizzico di origano e di
maggiorana. Voleva preparare una buona omelette alle erbe aromatiche, e forse
Monteiro Rossi aveva una fame del diavolo, pensò. Apнparecchiò
per due nel salotto, stese una tovaglia bianca, mise i piatti di Caldas da
Rainha che gli aveva regalato il Silva quando si era sposato e sistemò
due candele su due candelieнri. Poi andò a svegliare Monteiro Rossi, ma
entrò piano nella stanza perché in fondo gli dispiaceva
svegliarlo. Il ragazzo era riverso sul letto e dormiva con un braccio nel
vuoto. Peнreira lo chiamò, ma Monteiro Rossi non si svegliò.
Allora Peнreira gli scosse il braccio e gli disse: Monteiro Rossi, è
l'ora di cena, se continua a dormire non dormirà questa notte, saнrebbe
meglio che venisse a mangiare un boccone. Monteiro Rossi si precipitò
giù dal letto con l'aria terrorizzata. Stia tranquillo, disse Pereira,
sono il dottor Pereira, qui è al sicuнro. Andarono in salotto e Pereira
accese le candele. Mentre cuoceva l'omelette offrì a Monteiro Rossi un
paté in scatola che era rimasto nella dispensa, e dalla cucina chiese:
che cosa le è successo, Monteiro Rossi? Grazie, rispose Monteiro Rossi,
grazie dell'ospitalità, dottor Pereira, e grazie anche per i soldi che
mi ha mandato, me li ha fatti recapitare Marнta. Pereira portò in tavola
l'omelette e si sistemò il tovagliolo intorno al collo. Dunque, Monteiro
Rossi, chiese, cosa sucнcede? Monteiro Rossi si precipitò sul cibo come
se non manнgiasse da una settimana. Piano, così si strozza, disse
Pereira, mangi con calma, che poi c'è anche del formaggio, e mi racнconti.
Monteiro Rossi ingoiò il boccone e disse: mio cugino è stato
arrestato. Dove, chiese Pereira, alla pensione che gli avevo trovato io?
Macché, rispose Monteiro Rossi, è stato arнrestato in Alentejo
mentre cercava di reclutare gli alentejani, io sono sfuggito per miracolo. E
ora?, chiese Pereira. Ora soнno braccato, dottor Pereira, rispose Monteiro
Rossi, credo che mi stiano cercando per tutto il Portogallo, ho preso un autobus
ieri sera, sono arrivato fino al Barreiro, poi ho preso un traghetto, dal Cais
de Sodré fino a qui sono venuto a pieнdi perché non avevo soldi
per il trasporto. Qualcuno sa che è qui?, chiese Pereira. Nessuno,
rispose Monteiro Rossi, nemнmeno Marta, anzi, vorrei comunicare con lei, vorrei
dire alнmeno a Marta che sono al sicuro, perché lei non mi
manderà via, vero dottor Pereira? Lei può restare qui tutto il
tempo che vuole, rispose Pereira, almeno fino a metà settembre, fiнno a
quando non ritornerà la Piedade, la portiera dello stabiнle che è
anche la mia donna di servizio, Piedade è una donna fidata, però
è una portiera e le portiere parlano con le altre portiere, la sua
presenza non passerebbe inosservata. Beh, disse Monteiro Rossi, di qui al
quindici settembre mi troverò un'altra sistemazione, magari ora parlo
con Marta. Senta, Monteiro Rossi, disse Pereira, lasci perdere Marta per ora,
finché lei è a casa mia non comunichi con nessuno, se ne stia
tranquillo e si riposi. E lei cosa fa, dottor Pereira, chiese Monteiro Rossi,
si occupa ancora dei necrologi e delle ricorнrenze? In parte, rispose Pereira,
ma gli articoli che mi ha scritto sono tutti impubblicabili, li ho messi in una
cartellina in redazione, non so perché non li butto via. È tempo
che le confessi una cosa, mormorò Monteiro Rossi, mi scusi se glieнlo
dico così in ritardo, ma quegli articoli non sono tutta fariнna del mio
sacco. Come sarebbe a dire?, chiese Pereira. Beh, dottor Pereira, la
verità è che Marta mi ha dato una buona mano, in parte li ha
fatti lei, le idee fondamentali sono sue. Mi pare una cosa molto scorretta,
replicò Pereira. Oh, rispoнse Monteiro Rossi, non so fino a che punto,
ma lei, dottor Pereira, lo sa cosa gridano i nazionalisti spagnoli?, gridano
viva la muerte, e io di morte non so scrivere, a me piace la viнta, dottor
Pereira, e da solo non sarei mai stato in grado di faнre necrologi, di parlare
della morte, davvero non sono in graнdo di parlarne. In fondo la capisco,
sostiene di aver detto Pereira, non ne posso più neanch'io.
Era caduta la notte e le
candele diffondevano una luce teнnue. Non so perché faccio tutto questo
per lei, Monteiro Rossi, disse Pereira. Forse perché lei è una
brava persona, riнspose Monteiro Rossi. È troppo semplice,
replicò Pereira, il mondo è pieno di brave persone
che non vanno in cerca di guai. Allora non lo so, disse Monteiro
Rossi, non saprei proнprio. Il problema è che non lo so neanch'io, disse
Pereira, fiнno ai giorni scorsi mi facevo molte domande, ma forse è meнglio
che smetta di farmele. Portò in tavola le ciliege sotto spiнrito e
Monteiro Rossi se ne fece un bicchiere pieno. Pereira prese solo una ciliegia
con un po' di sugo, perché temeva di rovinare la sua
dieta.
Mi racconti come è andata, chiese Pereira, cosa ha fatto fiнno a
ora in Alentejo? Abbiamo risalito tutta la regione, rispoнse Monteiro Rossi,
fermandoci nei luoghi sicuri, nei luoghi dove c'è più fermento.
Scusi, interloquì Pereira, ma suo cuнgino non mi sembra la persona
adatta, io l'ho visto una volta sola, ma mi sembrava un po' sprovveduto, direi
un po' tonнto, e poi non parla nemmeno il portoghese. Sì, disse Monteiнro
Rossi, ma nella vita civile fa il tipografo, sa lavorare con i documenti, non
c'è nessuno meglio di lui per falsificare un passaporto. E allora
avrebbe potuto falsificare meglio il suo, disse Pereira, aveva un passaporto
argentino e si vedeva a un miglio di distanza che era falso. Quello non lo
aveva fatto lui, obiettò Monteiro Rossi, glielo avevano dato in Spagna.
In conclusione?, chiese Pereira. Beh, rispose Monteiro Rossi, a Portalegre
abbiamo trovato una tipografia fidata e mio cugino si è messo al lavoro,
abbiamo fatto un lavoro con i fiocchi, mio cugino ha confezionato un bei numero
di passaporti, una buona parte li abbiamo distribuiti, altri sono rimasti a me
perché non abbiamo fatto in tempo. Monteiro Rossi preнse la borsa che
aveva lasciato sulla poltrona e vi infilò la maнno. Ecco quello che mi
è rimasto, disse. Mise sulla tavola un pacchetto di passaporti, dovevano
essere una ventina. Lei è pazzo, mio caro Monteiro Rossi, disse Pereira,
gira con quelнla roba in borsa come se fossero caramelle, se la trovano con
questi documenti lei fa una brutta fine.
Pereira prese i passaporti e
disse: questi li nascondo io. Pensò di metterli in un cassetto, ma gli
parve un luogo poco sicuro. Allora andò nell'ingresso e li infilò
di piatto nella liнbreria, proprio dietro al ritratto di sua moglie. Scusa,
disse al ritratto, ma qui nessuno verrà a guardare, è il posto
più sicuнro di tutta la casa. Poi ritornò in salotto e disse: si
è fatto tarнdi, forse sarebbe meglio andare a letto. Io devo comunicare
con Marta, disse Monteiro Rossi, è in pensiero, non sa cosa mi sia
successo, magari pensa che hanno arrestato anche me. Senta, Monteiro Rossi,
disse Pereira, domani a Marta telefoнno io, ma da un telefono pubblico, per
stasera è meglio che lei stia tranquillo e se ne vada a letto, mi scriva
il numero di telefono su questo foglio. Le lascio due numeri, disse Monнteiro
Rossi, se non risponde a uno risponde sicuramente all'altro, se non risponde
lei personalmente chieda di Lise Delaunay, è così che si chiama
ora. Lo so, ammise Pereira, l'ho incontrata in questi giorni, quella ragazza
è diventata magra come un cane, è irriconoscibile, questa vita
non le fa bene, Monteiro Rossi, si sta rovinando la salute e ora buonanotte.
Pereira spense le candele e
si chiese perché si era messo in tutta quella storia, perché
ospitare Monteiro Rossi, perché telefonare a Marta e lasciare messaggi
cifrati, perché entrare in cose che non lo riguardavano? Forse
perché Marta era diнventata così magra che sulle spalle le si
vedevano due scapole sporgenti come due ali di pollo? Forse perché
Monteiro Rossi non aveva un padre e una madre che potevano dargli ricovero?
Forse perché lui era stato a Parede e il dottor Cardoso gli aveva
esposto la sua teoria sulla confederazione delнle anime? Pereira non lo sapeva
e ancora oggi non si saprebнbe rispondere. Preferì andarsene a letto
perché l'indomani voleva alzarsi presto e organizzare bene la giornata,
ma priнma di andarsi a coricare si recò un attimo nell'ingresso a dare
un'occhiata al ritratto di sua moglie. E non gli parlò, Pereira, gli
fece solo un affettuoso ciao con la mano, sostiene.
23
Quel mattino di fine agosto
Pereira si svegliò alle otto, soнstiene. Durante la notte si era
svegliato varie volte e aveva sentito una pioggia che scrosciava sulle palme
della caserma di fronte. Non ricorda di aver sognato, aveva dormito in maнniera
intermittente con qualche sogno sparso, certo, ma che non ricorda. Monteiro Rossi
dormiva sul divano del salotto, era infilato in un pigiama che praticamente gli
faceva da lenнzuolo, data l'ampiezza. Dormiva tutto rattrappito, come se avesse
freddo, e Pereira lo coprì con un plaid, delicatamente, per non
svegliarlo. Si mosse con circospezione per la casa, per non fare rumore, si
preparò un caffè e andò a fare la speнsa al negozio
dell'angolo. Comprò quattro scatole di sardine, una dozzina di uova, dei
pomodori, un melone, il pane, otto polpette di baccalà di quelle
già pronte, che bastava riscaldaнre sul fornello. Poi vide un piccolo
prosciutto affumicato che pendeva da un gancio, cosparso di paprika, e Pereira
lo comprò. Ha deciso di rifornire la dispensa, dottor Pereira,
commentò il bottegaio. Ebbene sì, rispose Pereira, la mia donna
di servizio non arriva prima della metà di settembre, è da sua
sorella a Setùbal, e bisogna che io mi arrangi, non posso fare la spesa
tutte le mattine. Se vuole una brava persona che venнga a farle un po' di
servizio gliela potrei indicare, disse il bottegaio, abita un po'
più in su, verso la Graca, ha un bambino piccolo e il marito l'ha
abbandonata, è una persona di fiduнcia. No, grazie, rispose Pereira,
grazie signor Francisco, ma è meglio di no, non so come la prenderebbe
la Piedade, c'è molta gelosia fra le donne di servizio e lei si potrebbe
sentire spodestata, eventualmente per l'inverno, magari potrebbe essere
un'idea, ma ora è meglio che aspetti il ritorno della Piedade.
Pereira entrò in casa
e collocò le compere nella ghiacciaia. Monteiro Rossi dormiva. Pereira
gli lasciò un biglietto. лCi sono uova al prosciutto o crocchette di
baccalà da riscaldare, le può riscaldare in padella ma con poco
olio, altrimenti diнventano una pappa, faccia un buon pranzo e stia tranquillo,
io ritorno alla fine del pomeriggio, parlerò con Marta, a preнsto,
Pereira.╗
Uscì di casa e si
recò in redazione. Quando arrivò trovò Celeste nel suo
bugigattolo che trafficava con un calendario. Buongiorno Celeste, fece Pereira,
ci sono novità? Nessuna telefonata e niente posta, rispose Celeste.
Pereira si sentì solнlevato, era meglio se non lo aveva cercato nessuno.
Salì in reнdazione e staccò il telefono, poi prese il racconto di
Camilo Castelo Branco e lo preparò per la tipografia. Verso le dieci
telefonò al giornale e gli rispose la soave voce della signorina Filipa.
Sono il dottor Pereira, disse Pereira, vorrei parlare con il direttore. Filipa
passò la comunicazione e la voce del direttore disse: pronto. Sono il
dottor Pereira, disse Pereira, volevo solo farmi vivo, signor direttore. E fa
bene, disse il diнrettore, perché ieri l'ho cercata ma lei non era in
redazione. Ieri non mi sentivo bene, mentì Pereira, sono rimasto a casa
mia perché il mio cuore non funzionava. Capisco, dottor Peнreira, disse
il direttore, ma mi piacerebbe sapere che intenнzioni ha per le prossime pagine
culturali. Pubblico un racнconto di Camilo Castelo Branco, rispose Pereira,
come mi ha consigliato lei, signor direttore, un autore portoghese delнl'Ottocento
credo che possa andare bene, lei che ne dice? È perfetto, rispose il
direttore, ma mi piacerebbe anche chi continuasse la rubrica delle ricorrenze.
Avevo pensato di fa rè Rilke, rispose Pereira, ma poi non l'ho fatto,
volevo il sue beneplacito. Rilke, disse il direttore, il nome mi dice qualcosa.
Rainer Maria Rilke, spiegò Pereira, è nato in Cecoslovacchia, ma
è praticamente un poeta austriaco, ha scritto in tedesco, è morto
nel ventisei. Senta Pereira, disse il direttore, il "Lisboa" come le
ho già detto sta diventando un giornale esterofilo, perché non fa
la ricorrenza di un poeta della patria, perché non fa il nostro grande
Camões? Camões?, rispose Pereira, ma Camões è morto
nel millecinquecentottanta, sono quasi quattrocento anni. Sì, disse il
direttore però è il nostro grande poeta nazionale, è sempre
attualissimo, e poi sa cosa ha fatto Antonio Ferro, il direttore del
Secretariado Nacional de Propaganda, insomma il ministero della cultura, ha
avuto la brillante idea di far coincidere il giorno di Camões con il
giorno della Razza, in quel giorno si celebra
il grande poeta dell'epica e la razza portoghese e lei ci potrebbe fare una
ricorrenza. Ma il giorno di Camões è il dieci di giugno,
obiettò Pereira, signor direttore, che senso ha celebrare il giorno di
Camões alla fine di agosto? Intanto il dieci di giugno non avevamo
ancora la pagina culturale, spiegò il direttore, e questo può
dichiararlo nell'articolo, e poi può sempre celebrare Camões, che
è il nostro grande poeta nazionale, e fare un riferimento al giorno della
Razza, basta un riferimento perché i lettori capiscano. Mi scusi siнgnor
direttore, rispose con compunzione Pereira, ma senta, le voglio dire una cosa,
noi in origine eravamo lusitani, poi abbiamo avuto i romani e i celti, poi
abbiamo avuto gli arabi, che razza possiamo celebrare noi portoghesi? La razza
porнtoghese, rispose il direttore, scusi Pereira ma la sua obiezioнne non mi
suona bene, noi siamo portoghesi, abbiamo scoнperto il mondo, abbiamo compiuto
le maggiori navigazioni del globo, e quando l'abbiamo fatto, nel Cinquecento,
eravaнmo già portoghesi, noi siamo questo e lei celebri questo, Pereira.
Poi il direttore fece una pausa e continuò: Pereira, l'ulнtima volta ti
davo del tu, non so perché continuo ancora a darti del lei. A suo
piacimento, signor direttore, rispose Peнreira, forse è il telefono che
fa questo effetto. Sarà, disse il diнrettore, comunque senti bene,
Pereira, voglio che il "Lisboa" sia un giornale molto portoghese
anche nella sua pagiнna culturale e se tu non hai voglia di fare una ricorrenza
sul giorno della Razza, la devi fare almeno su Camões, è
già qualcosa.
Pereira salutò il
direttore e riattaccò. Antonio Ferro, penнsò, quel terribile
Antonio Ferro, il peggio è che si trattava di un uomo intelligente e
furbo, e pensare che era stato amico di Fernando Pessoa, beh, concluse,
però anche quel Pessoa si sceglieva certi amici. Provò a scrivere
una ricorrenza su Camões, e ci rimase fino alle dodici e trenta. Poi
buttò tutto nel cestino. Al diavolo anche Camòes, pensò,
quel grande poeta che aveva cantato l'eroismo dei portoghesi, macché
eroismo, si disse Pereira. Infilò la giacca e uscì per andare al
Café Orquìdea. Entrò e si mise al solito tavolo. Manuel
venнne sollecito e Pereira ordinò un'insalata di pesce. Mangiò
con calma, con molta calma, e poi andò al telefono. Teneva in mano il
bigliettino con i numeri che gli aveva dato Monteiro Rossi. Il primo numero
squillò a lungo, ma nessuno riнspose. Pereira lo rifece, tante volte si
fosse sbagliato. Il nuнmero squillò a lungo, ma nessuno rispose. Allora
fece l'altro numero. Rispose una voce femminile. Pronto, disse Pereira, vorrei
parlare con la signorina Delaunay. Non la conosco, riнspose la voce femminile
con circospezione. Buongiorno, riнpetè Pereira, cerco la signorina
Delaunay. Lei chi è?, mi scuнsi, chiese la voce femminile. Senta
signora, disse Pereira, ho un messaggio urgente per Lise Delaunay, me la passi,
per faнvore. Qui non c'è nessuna Lise, disse la voce femminile, ho
l'impressione che lei si sbagli, chi le ha dato questo numero? Poco importa chi
me lo ha dato, replicò Pereira, comunque se non posso parlare con Lise,
mi passi almeno Marta. Marнta?, si stupì la voce femminile, Marta come?,
ci sono tante Marte a questo mondo. Pereira si ricordò che non conosceva
il cognome di Marta e allora disse semplicemente: Marta una ragazza magra con i
capelli biondi che risponde anche al nome di Lise Delaunay, io sono un amico e
ho un messaggio importante per lei. Spiacente, disse la voce femminile, ma qui
non c'è nessuna Marta e nessuna Lise, buongiorno. Il telefono fece clic,
e Pereira restò con la cornetta in mano. Riattaccò e andò
a sedersi al suo tavolo. Cosa le posso servire? chiese Manuel arrivando
sollecito. Pereira ordinò una limonata con zucchero, poi chiese: ci sono
novità interessanti? Me le danno stasera alle otto, disse Manuel, ho un
amico che prende radio Londra, se vuole domani le racconto tutto.
Pereira bevve la sua
limonata e pagò il conto. Uscì e si diresse in redazione.
Trovò Celeste nel suo sgabuzzino che stava ancora consultando il
calendario. Novità?, chiese Pereira È arrivata una telefonata per
lei, disse Celeste, era una donna; ma non ha voluto dire perché
chiamava. Ha lasciato il no me?, chiese Pereira. Era un nome straniero, rispose
Celeste ma non me lo ricordo. Perché non lo ha scritto?, la
rimproverò Pereira, lei deve fare il centralino, Celeste, e prendere
appunti. Già scrivo male il portoghese, rispose Celeste, figuriamoci con
i nomi stranieri, era un nome complicato. Pereira sentì un tuffo al
cuore e chiese: e cosa le ha detto questi persona, cosa le ha detto, Celeste?
Ha detto che aveva un messaggio per lei e che cercava il signor Rossi, che nome
strano, io ho risposto che qui non c'era nessun Rossi, che questa è la
redazione culturale del "Lisboa", cosicché ho telefonato in
redazione centrale perché pensavo di trovarla, volevo avvisarla, ma lei
non c'era e ho lasciato detto che la cercavano da parte di una signora
straniera, una certa Lise, ora mi viene in mente. E lei ha detto al giornale
che cercava no il signor Rossi?, chiese Pereira. No, dottor Pereira, rispose
con aria furba Celeste, questo non l'ho detto, mi sembravi inutile, ho detto
solo che la cercava una certa Lise, non si inquieti, dottor Pereira, se la
vogliono la troveranno. Pereira guardò l'orologio. Erano le quattro del
pomeriggio, rinunciò a salire e salutò Celeste. Senta, Celeste,
disse, io me ne vado a casa perché non mi sento bene, se telefona
qualcuno per me le dica di chiamarmi a casa, forse domani non vengo in redaнzione,
mi prenderà la posta lei.
Quando arrivò a casa
erano quasi le sette. Indugiò a lungo al Terreiro do Paco, su una
panchina, guardando i traghetti che partivano per l'altra sponda del Tago. Era
bello quel fine di pomeriggio, e Pereira volle goderselo. Accese un sigaro e ne
aspirò le boccate avidamente. Era seduto su una panchina che guardava il
fiume e vicino a lui venne a sedersi un accatнtone con la fisarmonica che gli
suonò vecchie canzoni di Coimbra.
Quando Pereira
rientrò in casa non vide subito Monteiro Rossi e questo lo
allarmò, sostiene. Ma Monteiro Rossi se ne stava nella stanza da bagno a
fare le sue abluzioni. Mi sto faнcendo la barba, dottor Pereira, gridò
Monteiro Rossi, fra cinque minuti sono da lei. Pereira si tolse la giacca e
appaнrecchiò la tavola. Mise i piatti di Caldas da Rainha, quelli della
sera prima. Sul tavolo collocò due candele che aveva comprato la
mattina. Poi si recò in cucina e pensò a cosa poнteva preparare
per cena. Chissà perché gli venne in mente di fare un piatto
italiano, anche se lui non conosceva la cucina italiana. Pensò di inventare
un piatto, sostiene Pereira. Taнgliò un'abbondante fetta di prosciutto e
la lavorò in piccoli dadi, poi prese due uova e le sbattè, le
riempì di formaggio grattugiato e vi versò il prosciutto, vi
mescolò origano e magнgiorana, amalgamò il tutto per bene poi
mise una pentola d'acqua a bollire per la pasta. Quando l'acqua cominciò
a bollire vi versò degli spaghetti che stavano in dispensa da qualche
tempo. Monteiro Rossi arrivò fresco come una rosa, indossando la camicia
color kaki di Pereira che lo avvolgeva come un lenzuolo. Ho pensato di fare un
piatto italiano, disнse Pereira, non so se è veramente italiano, magari
è una fantasia, ma perlomeno è pasta. Che delizia, esclamò
Monteiro Rossi, non la mangio da secoli. Pereira accese le candele e
servì gli spaghetti. Ho tentato di telefonare a Marta, disse, ma al
primo numero non risponde nessuno e al secondo riнsponde una signora che fa la
finta tonta, ho detto perfino che volevo parlare con Marta, ma non c'è
stato niente da fare, quando sono arrivato in redazione la portiera mi ha detto
che mi avevano cercato, probabilmente era Marta ma cercaнva lei, forse è
stata un'imprudenza da parte sua, comunque ora forse qualcuno sa che io sono in
contatto con lei, credo che questo creerà dei problemi. E io cosa devo
fare?, chiese Monteiro Rossi. Se ha un posto più sicuro è meglio
che ci vaнda, altrimenti resti qui e staremo a vedere, rispose Pereira.
Portò in tavola le ciliege sotto spirito e ne prese una senza sugo.
Monteiro Rossi si riempì il bicchiere. In quel momento sentirono bussare
alla porta. Erano colpi decisi come se voнlessero sfondarla. Pereira si chiese
come erano riusciti a pasнsare dal portone di sotto e rimase qualche secondo in
silenнzio. I colpi si ripeterono in maniera furiosa. Chi è, chiese Peнreira
alzandosi, cosa volete? Aprite, polizia, aprite la porta o la facciamo saltare
a revolverate, rispose una voce. Monteiro Rossi arretrò precipitosamente
verso le camere, ebbe soltanнto la forza di dire: i documenti, dottor Pereira,
nasconda i documenti. Sono già al sicuro, lo tranquillizzò
Pereira, e si diresse verso l'ingresso per aprire la porta. Quando passò
davanti al ritratto di sua moglie gettò uno sguardo complice a quel
sorriso lontano. Poi aprì la porta, sostiene.
24
Sostiene Pereira che erano tre
uomini vestiti con abiti civiнli e che erano armati di pistole. Il primo che
entrò era un magrolino basso con dei baffetti e un pizzo castano.
Polizia poнlitica, disse il magrolino basso con l'aria di quello che coнmandava,
dobbiamo perquisire l'appartamento, cerchiamo una persona. Mi faccia vedere il
suo tesserino di riconosciнmento, si oppose Pereira. Il magrolino basso si
rivolse ai suoi due compagni, due tangheri vestiti di scuro, e disse: ehi, raнgazzi,
avete sentito, che ve ne pare? Uno dei due puntò la piнstola contro la
bocca di Pereira e sussurrò: ti basta questa coнme riconoscimento,
grassone? Via ragazzi, disse il magrolino basso, non mi trattate così il
dottor Pereira, lui è un bravo giornalista, scrive su un giornale di
tutto rispetto, magari un po' troppo cattolico, non lo nego, ma allineato sulle
buone posizioni. E poi continuò: senta dottor Pereira, non ci faccia
perdere tempo, non siamo venuti per fare quattro chiacchieнre, e perdere tempo
non è il nostro forte, e poi sappiamo che lei non c'entra, lei è
una brava persona, semplicemente non ha capito con chi aveva a che fare, lei ha
dato fiducia a un tiнpo sospetto, ma io non voglio metterla nei guai, ci lasci
solo fare il nostro lavoro. Io dirigo la pagina culturale del
"Lisboa", disse Pereira, voglio parlare con qualcuno, voglio
telefonare al mio direttore, lui lo sa che siete a casa mia? Via, dottor
Pereira, rispose il magrolino basso con voce melliflua, le pare che se facciamo
un'azione di polizia avvisiamo prima il suo direttore, ma che discorsi fa? Ma
voi non siete la poliнzia, si ostinò Pereira, non vi siete qualificati,
siete in borgheнse, non avete nessun permesso per entrare in casa mia. Il maнgrolino
basso si rivolse di nuovo ai due tangheri con un sorrisetto e disse: il padrone
di casa è ostinato, ragazzi, chissà cosa bisogna fare per
convincerlo. L'uomo che teneva la piнstola puntata contro Pereira gli dette un
poderoso manroveнscio e Pereira barcollò. Dai, Fonseca, non fare
così, disse il magrolino basso, non devi maltrattare il dottor Pereira,
altriнmenti me lo spaventi troppo, lui è un uomo fragile, nonoнstante la
mole, si interessa di cultura, è un intellettuale, il dottor Pereira
deve essere convinto con le buone, altrimenti si piscia sotto. Il tanghero che
si chiamava Fonseca mollò un altro manrovescio a Pereira e Pereira
barcollò di nuovo, soнstiene. Fonseca, disse sorridendo il magrolino
basso, tu sei troppo manesco, io devo tenerti a bada altrimenti mi rovini il
lavoro. Poi si rivolse a Pereira e gli disse: dottor Pereira, coнme le ho detto
non ce l'abbiamo con lei, siamo solo venuti a dare una piccola lezione a un
giovanotto che sta in casa sua, una persona che ha bisogno di una piccola
lezione perché non conosce quali sono i valori della patria, li ha
smarriti, poveretto, e noi siamo venuti per farglieli ritrovare. Pereira si
strofinò la guancia e mormorò: qui non c'è nessuno. Il maнgrolino
basso si dette un'occhiata intorno e disse: senta, dotнtor Pereira, ci faciliti
il compito, al giovanotto ospite suo noi dobbiamo solo chiedere delle cose, gli
faremo solo un piccoнlo interrogatorio e faremo in modo che recuperi i valori
paнtriottici, non vogliamo fare di più, siamo venuti per questo. E
allora mi faccia telefonare alla polizia, insistette Pereira, che vengano loro
e che lo portino in questura, è lì che si fanнno gli
interrogatori, non in un appartamento. Via, dottor Peнreira, disse il magrolino
basso con il suo sorrisetto, lei non è affatto comprensivo, il suo
appartamento è l'ideale per un interrogatorio privato come il nostro, la
sua portiera non c'è; i suoi vicini sono andati a Oporto, la serata
è tranquilla e questo palazzo è una delizia, è più
discreto di un ufficio di polizia,
Poi fece un cenno al
tanghero che aveva chiamato Fonseнca e costui spinse Pereira fino in sala da
pranzo. Gli uomini guardarono intorno ma non videro nessuno, solo la tavola
apparecchiata con i resti del cibo. Una cenetta intima, dottor Pereira, disse
il magrolino basso, vedo che avete fatto una cenetta intima con le candele e
tutto, ma che romantico. Peнreira non rispose. Senta, dottor Pereira, disse il
magrolino basso con l'aria melliflua, lei è vedovo e donne non ne freнquenta,
come vede so tutto di lei, non è che le piacciono i raнgazzi giovani,
per caso? Pereira si passò di nuovo la mano sulla guancia e disse: lei
è una persona infame, e tutto questo è infame. Via, dottor
Pereira, continuò il magrolino basso, ma l'uomo è uomo, lo sa
bene anche lei, e se un uomo trova un bei giovanotto biondo con un bel culetto
la cosa è comнprensibile. E poi, con tono duro e deciso, riprese:
dobbiamo metterle a soqquadro la casa o preferisce venire a patti? È di
là, rispose Pereira, nello studio o in camera da letto. Il maнgrolino
basso dette degli ordini ai due tangheri. Fonseca, disse, non avere la mano
troppo pesante, non voglio probleнmi, ci basta dargli una lezioncina e sapere
quello che vogliaнmo sapere, e tu, Lima, comportati bene, so che hai portato il
manganello e che lo tieni sotto la camicia, ma ricordati che sulla testa non
voglio colpi, semmai sulle spalle e sui polmoнni, che fanno più male e
non lasciano tracce. D'accordo coнmandante, risposero i due tangheri. Entrarono
nello studio e richiusero la porta dietro di loro. Bene, disse il magrolino
basso, bene, dottor Pereira, facciamo due chiacchiere menнtre i due assistenti
fanno il loro lavoro. Io voglio telefonare alla polizia, ripetè Pereira.
La polizia, sorrise il magrolino basso, ma la polizia sono io, dottor Pereira,
o per lo meno ne sto facendo le veci, perché anche la nostra polizia la
notte dorme, sa, la nostra è una polizia che ci protegge tutto il sanнto
giorno, ma la sera va a dormire perché è esausta, con tutti i
malfattori che ci sono in giro, con tutte le persone come il suo ospite che
hanno perso il senso della patria, ma mi dica, dottor Pereira, perché si
è messo in questo pasticcio? Non mi sono messo in nessun pasticcio,
rispose Pereira, ho solo assunto un praticante per il "Lisboa".
Certo, dottor Pereira, certo, disse il magrolino basso, ma lei però doveva
prendere prima informazioni, doveva consultare la polizia o il suo diнrettore,
dare le generalità del suo presunto praticante, perнmette che prenda una
ciliegia sotto spirito?
Pereira sostiene che a quel
punto si alzò dalla seggiola. Si era messo a sedere perché
sentiva il cuore in gola, ma a quel punto si alzò e disse: ho sentito
delle grida, voglio andare a vedere cosa succede in camera mia. Il magrolino
basso gli puntò la pistola. Al suo posto non lo farei, dottor Pereira,
disse, i miei uomini stanno facendo un lavoro delicato e per lei sarebbe
sgradevole assistere, lei è un uomo sensibile, dotнtor Pereira, è
un intellettuale, e poi soffre di cuore, certi spettacoli non le fanno bene.
Voglio telefonare al mio diretнtore, insistette Pereira, mi lasci telefonare al
mio direttore. Il magrolino basso fece un sorriso ironico. Il suo direttore
adesso sta dormendo, replicò, magari sta dormendo abbracнciato a una
bella donna, sa, il suo direttore è un uomo vero, dottor Pereira, un
uomo con i coglioni, non è come lei che cerca i culetti dei giovanotti
biondi. Pereira si sporse in avanнti e gli dette uno schiaffo. Il magrolino
basso, di scatto, lo colpì con la pistola e Pereira cominciò a
sanguinare dalla bocca. Questo non doveva farlo, dottor Pereira, disse l'uoнmo,
mi hanno detto di aver rispetto per lei, ma tutto ha un liнmite, se lei
è un imbecille che riceve sovversivi in casa non è colpa mia, io
potrei piantarle una pallottola in gola e lo farei anche volentieri, non lo
faccio solo perché mi hanno detto di usarle rispetto, ma non abusi, dottor
Pereira, non abusi, perнché potrei perdere la pazienza.
Pereira sostiene che a quel
punto udì un altro grido soffoнcato e che si lanciò contro la
porta dello studio. Ma il magrolino basso lo fronteggiò e gli dette una
spinta. La spinta fu più forte della mole di Pereira, e Pereira
indietreggiò. Senta, dottor Pereira, disse il magrolino basso, non mi
costringa a usare la pistola, avrei una bella voglia di ficcarle una pallottoнla
in gola o magari nel cuore, che è il suo punto debole, ma non lo faccio
perché qui non vogliamo morti, siamo venuti solo per dare una lezione di
patriottismo, e anche a lei un po' di patriottismo farebbe bene, visto che sul
suo giornale non pubblica altro che scrittori francesi. Pereira si mise di
nuovo a sedere, sostiene, e disse: gli scrittori francesi sono gli unici che
hanno del coraggio in un momento come questo. Lasci che le dica che gli
scrittori francesi sono delle merde, disse il magrolino basso, andrebbero tutti
messi al muro e dopo morti pisciarci sopra. Lei è una persona volgare,
disse Pereiнra. Volgare ma patriottica, rispose l'uomo, non sono come lei,
dottor Pereira, che cerca complicità negli scrittori francesi.
In quel momento i due
tangheri aprirono la porta. Semнbravano nervosi e avevano un'aria affannata. Il
giovanotto non voleva parlare, dissero, gli abbiamo dato una lezione, abbiamo
usato le maniere forti, forse è meglio filarcela. Aveнte fatto dei
disastri?, chiese il magrolino basso. Non lo so, riнspose quello che si
chiamava Fonseca, credo che sia meglio andar via. E si precipitò alla
porta seguito dal suo compaнgno. Senta, dottor Pereira, disse il magrolino
basso, lei non ci ha mai visti in casa sua, non faccia il furbo, lasci perdere
le sue amicizie, tenga presente che questa è stata una visita di
cortesia, perché la prossima volta potremmo venire per lei. Pereira
chiuse la porta a chiave e li sentì discendere le scale, sostiene. Poi
si precipitò in camera da letto e trovò Monteiro Rossi riverso
sul tappeto. Pereira gli dette uno schiaffetto e disse: Monteiro Rossi, si
faccia forza, è passato tutto. Ma Monteiro Rossi non dette alcun segno
di vita. Allora Pereira andò in bagno, inzuppò un asciugamano e
glielo passò sul volto. Monteiro Rossi, ripetè, è tutto
finito, sono andati via, si svegli. Solo in quel momento si accorse che
l'asciugamano era tutto bagnato di sangue e vide che i capelli di Monteiro
Rossi erano pieni di sangue. Monteiro Rossi aveva gli occhi spalancati e
guardava il soffitto. Pereira gli dette un altro schiaffetto, ma Monteiro Rossi
non si mosse. Allora Pereira gli prese il polso, ma nelle vene di Monteiro
Rossi la vita non scorreva più. Gli chiuse quegli occhi chiari
spalancati e gli coprì il volto con l'asciugamano. Poi gli distese le
gambe, per non lasciarlo così rattrappito, gli distese le gambe come deнvono
essere distese le gambe di un morto. E pensò che doveнva fare presto,
molto presto, ormai non c'era più tanto temнpo, sostiene Pereira.
25
Pereira sostiene che gli
venne un'idea folle, ma forse poteнva metterla in pratica, pensò. Si
mise la giacca e uscì. Davanti alla cattedrale c'era un caffè che
restava aperto fino a tardi e che aveva un telefono. Pereira entrò e si
guardò intorno. Nel caffè c'era un gruppo di ritardatari che
giocavano a carte con il padrone. Il cameriere era un ragazzo insonnolito che
oziaнva dietro il banco. Pereira ordinò una limonata, si diresse al
telefono e fece il numero della clinica talassoterapica di Parede. Chiese del
dottor Cardoso. Il dottor Cardoso è già andato in camera sua, chi
lo vuole?, disse la voce della telefoniнsta. Sono il dottor Pereira, disse
Pereira, ho urgente bisogno di parlare con lui. Glielo vado a chiamare ma deve
attendere qualche minuto, disse la telefonista, il tempo di scendere. Pereira
attese pazientemente finché non arrivò il dottor Carнdoso.
Buonasera, dottor Cardoso, disse Pereira, vorrei dirle una cosa importante, ma
ora non posso. Cosa c'è, dottor Peнreira, chiese il dottor Cardoso, non
si sente bene? Effettivaнmente non mi sento bene, rispose Pereira, ma non
è questo che conta, il fatto è che in casa mia è successo
un grave proнblema, non so se il mio telefono privato è sorvegliato, ma
non importa, ora non le posso dire altro, ho bisogno del suo aiuto, dottor
Cardoso. Mi dica in che modo, disse il dottor Cardoso. Ebbene, dottor Cardoso,
disse Pereira, domani a mezzogiorno le telefono, lei deve farmi un favore, deve
finнgere di essere un pezzo grosso della censura, deve dire che il mio articolo
ha ricevuto il visto, è solo questo. Non capisco, replicò il
dottor Cardoso. Senta, dottor Cardoso, disse Peнreira, le telefono da un
caffè e non le posso dare spiegazioni, ho in casa un problema che lei
non si immagina neppure, ma lo apprenderà dall'edizione del
"Lisboa" del pomeriggio, ci sarà scritto tutto nero su bianco,
ma lei deve farmi un grosso favore, deve sostenere che il mio articolo ha il
suo beneplaciнto, ha capito?, deve dire che la polizia portoghese non ha paura
di scandali, che è una polizia pulita e che non ha paura di scandali. Ho
capito, disse il dottor Cardoso, domani a mezzogiorno aspetto la sua
telefonata.
Pereira rientrò in
casa. Andò in camera da letto e tolse l'asciugamano dal volto di
Monteiro Rossi. Lo coprì con un lenzuolo. Poi andò nello studio e
si sedette davanti alla macнchina per scrivere. Scrisse come titolo: Assassinato
un giornaнlista. Poi andò a capo e cominciò a scrivere: лSi
chiamava Francesco Monteiro Rossi, era di origine italiana. Collaborava con il
nostro giornale con articoli e necrologi. Ha scritto testi sui grandi scrittori
della nostra epoca, come Majakovskji, Marinetti, D'Annunzio, Garcìa
Lorca. I suoi articoli non sono stati ancora pubblicati, ma forse lo saranno un
giorno. Era un ragazzo allegro, che amava la vita e che invece era stato
chiamato a scrivere sulla morte, compito al quale non si era sottratto. E
stanotte la morte è andata a cercarlo. Ieri sera, mentre cenava dal
direttore della pagina culturale del 'Lisboa', il dottor Pereira che scrive
questo articolo, tre uomini armati hanno fatto irruzione nell'appartamento. Si
sono qualificati come polizia politica, ma non hanno esibito nessun documento
che avvalorasse la loro parola. Si tende a escludere che si trattasse di vera
polizia, perché erano vestiti in borghese e perché si spera che
la polizia del nostro paese non usi questi metodi. Erano dei facinorosi, che
agivano con la complicità di non si sa chi, e sarebbe bene che le
autorità indagassero su questo turpe avvenimento. Li guidava un uoнmo
magro e basso, con i baffi e un pizzetto, che gli altri due chiamavano
comandante. Gli altri due sono stati più volte chiamati per nome dal
loro comandante. Se i nomi non eraнno falsi essi si chiamano Fonseca e Lima,
sono due uomini alti e robusti, di incarnato scuro, con l'aria poco
intelligente. Mentre l'uomo magro e basso teneva sotto il tiro della pistoнla
chi scrive questo articolo, il Fonseca e il Lima hanno traнscinato Monteiro
Rossi in camera da letto per interrogarlo, secondo quanto loro stessi hanno
dichiarato. Chi scrive queнsto articolo ha udito colpi e gridi soffocati. Poi i
due uomini hanno detto che il lavoro era fatto. I tre hanno rapidamente
abbandonato l'appartamento di chi scrive minacciandolo di morte, se avesse
divulgato il fatto. Chi scrive si è recato in caнmera da letto e non ha
potuto fare altro che constatare il deнcesso del giovane Monteiro Rossi. Era
stato pestato a sanнgue, e dei colpi, inferri con il manganello o con il calcio
della pistola, gli avevano fracassato il cranio. Il suo cadavere si troнva
attualmente al secondo piano di Rua da Saudade numero 22, in casa di chi scrive
questo articolo. Monteiro Rossi era orfano e non aveva parenti. Era innamorato
di una ragazza bella e dolce di cui non conosciamo il nome. Sappiamo solo che
aveva i capelli color rame e che amava la cultura. A queнsta ragazza, se ci
legge, noi porgiamo le nostre condoglianze più sincere e i nostri
più affettuosi saluti. Invitiamo le autoнrità competenti a
vigilare attentamente su questi episodi di violenza che alla loro ombra, e
forse con la complicità di qualcuno, vengono perpetrati oggi in
Portogallo╗.
Pereira andò a capo e
sotto, a destra, mise il suo nome: Pereira. Firmò soltanto Pereira,
perché era così che tutti lo conoscevano, con il cognome, come
aveva firmato tutti i suoi articoli di cronaca nera per tanti anni.
Alzò gli occhi alla
finestra e vide che albeggiava sulle braccia delle palme della caserma di
fronte. Sentì uno squillo di tromba. Pereira si sdraiò su una
poltrona e si addormentò. Quando si svegliò era già giorno
alto e Pereira guardò allarнmato l'orologio. Pensò che doveva
fare in fretta, sostiene. Si fece la barba, si sciacquò il viso con
acqua fresca e uscì. Trovò un taxi davanti alla cattedrale e si
fece portare alla sua redazione. Nel suo bugigattolo c'era la Celeste, che lo
salutò con aria cordiale. Niente per me?, chiese Pereira. Nessuna
novità, dottor Pereira, rispose Celeste, solo che mi hanno daнto una
settimana di ferie. E mostrandogli il calendario contiнnuò: ritorno il
prossimo sabato, per una settimana dovrà fare a meno di me, oggigiorno
lo Stato protegge i più deboli, inнsomma la gente come me, non per
niente siamo corporativi. Cercheremo di non sentire troppo la sua mancanza, morнmorò
Pereira, e salì le scale. Entrò in redazione e prese
dall'archivio la cartellina dove aveva scritto "Necrologi". La mise
in una borsa di cuoio e uscì. Si fermò al Café Orquidea e
pensò che aveva tempo di sedersi cinque minuti e prendere una bibita.
Una limonata, dottor Pereira?, chiese sollecito Manuel mentre lui si accomodava
al tavolo. No, rispose Peнreira, prendo un porto secco, preferisco un porto
secco. E una novità, dottor Pereira, disse Manuel, e poi a quest'ora,
comunque mi fa piacere, vuoi dire che sta meglio. Manuel gli mise il bicchiere
e gli lasciò la bottiglia. Senta, dottor Pereiнra, disse Manuel, le
lascio la bottiglia, se ha voglia di farsi un altro bicchiere faccia pure, e se
desidera un sigaro glielo porнto subito. Portami un sigaro leggero, disse
Pereira, ma a proнposito, Manuel, tu hai un amico che riceve radio Londra, che
notizie ci sono? Pare che i repubblicani le stiano buscanнdo, disse Manuel, ma
sa, dottor Pereira, fece abbassando la voce, hanno parlato anche del
Portogallo. Ah sì, disse Pereiнra, e cosa dicono di noi? Dicono che
viviamo in una dittatuнra, rispose il cameriere, e che la polizia tortura le
persone. Tu che ne dici, Manuel?, chiese Pereira. Manuel si grattò la teнsta.
Lei che ne dice, dottor Pereira?, replicò, lei è nel giornaнlismo
e di queste cose se ne intende. Io dico che gli inglesi hanno ragione,
dichiarò Pereira. Accese il sigaro e pagò il conto, poi
uscì e prese un taxi per andare in tipografia. Quando arrivò
trovò il proto tutto affannato. Il giornale va in macchina fra un'ora,
disse il proto, dottor Pereira, ha fatto bene a mettere il racconto di Camilo
Castelo Branco, è una bellezza, io l'ho letto da ragazzo a scuola, ma
è ancora una bellezza. Bisognerà accorciarlo di una colonna,
disse Pereiнra, ho qui un articolo che chiude la pagina culturale, è un
neнcrologio. Pereira gli tese il foglio, il proto lo lesse e si grattò
la testa. Dottor Pereira, disse il proto, è una faccenda molto delicata,
lei me lo porta all'ultimo momento e non c'è il visto della censura, mi
pare che qui si parli di fatti gravi. Senta, siнgnor Pedro, disse Pereira, noi
ci conosciamo da quasi trent'anni, da quando facevo la cronaca nera nel
giornale più imнportante di Lisbona, le ho mai causato dei guai? Non me
ne ha mai causati, rispose il proto, ma ora i tempi sono cambiaнti, non
è come nel passato, ora c'è tutta questa burocrazia e io devo
rispettarla, dottor Pereira. Ascolti, signor Pedro, disнse Pereira, il permesso
me lo hanno dato alla censura oralнmente, ho telefonato mezz'ora fa dalla
redazione, ho parlato con il maggiore Lourenço, lui è d'accordo.
Però sarebbe meнglio telefonare al direttore, obiettò il proto.
Pereira fece un sospiro profondo e disse: d'accordo, telefoni pure, signor
Pedro. Il proto fece il numero e Pereira stette a sentire con il cuore in gola.
Capì che il proto parlava con la signorina Filipa. Il direttore è
uscito per il pranzo, disse il signor Pedro, ho parlato con la segretaria, non
rientra fino alle tre. Alle tre ilа
giornale è già pronto, disse Pereira, non possiamo aspettaнre
fino alle tre. Non possiamo proprio, disse il proto, non so che
fare, dottor Pereira. Senta, suggerì Pereira, la cosa miнgliore è
telefonare direttamente alla censura, forse riusciamo a parlare con il maggiore
Lourenço. Il maggiore Lourenço, esclamò il proto come se
avesse paura di quel nome, con lui direttamente? E un amico, disse Pereira con
finta noncuranнza, stamani gli ho letto il mio articolo, lui è
perfettamente d'accordo, ci parlo tutti i giorni, signor Pedro, è il mio
lavoнro. Pereira prese il telefono e fece il numero della clinica
talassoterapica di Parede. Sentì la voce del dottor Cardoso. Pronto,
maggiore, disse Pereira, sono il dottor Pereira del "Lisboa", sono
qui in tipografia per inserire quell'articolo che le ho letto stamani ma il
tipografo è indeciso perché manca il suo visto stampato, veda un
po' di convincerlo, ora glielo passo. Tese la cornetta al proto e lo osservò
mentre parlava. Il signor Pedro cominciò a annuire. Certo, signor
maggiore, diceva, d'accordo, signor maggiore. Poi posò la cornetta e
guardò Pereira. Allora?, chiese Pereira. Dice che la polizia portoghese
non ha paura di questi scandali, disse il tipografo, che ci sono in giro dei
malfattori che vanno deнnunciati e che il suo articolo deve uscire oggi, dottor
Pereira, è quanto mi ha detto. E poi continuò: e mi ha detto
anche:
dica al dottor Pereira di
scrivere un articolo sull'anima, che ne abbiamo bisogno tutti, così mi
ha detto, dottor Pereira. Avrà voluto scherzare, disse Pereira, comunque
domani ci parlo io.
Lasciò il suo
articolo al signor Pedro e uscì. Si sentiva esausto e aveva un grande
rimescolamento negli intestini. Pensò di fermarsi a mangiare un panino
al caffè dell'angolo, invece ordinò solo una limonata. Poi prese
un taxi e si fece portare fino alla cattedrale. Entrò in casa con
cautela, con il timore che qualcuno lo stesse aspettando. Ma in casa non c'era
nessuno, solo un grande silenzio. Andò in camera da letto e dette uno
sguardo al lenzuolo che copriva il corpo di Monteiro Rossi. Poi prese una
piccola valigia, ci mise lo stretto necessario e la cartellina dei necrologi.
Andò alla liнbreria, e cominciò a sfogliare i passaporti di
Monteiro Rossi. Finalmente ne trovò uno che faceva al caso suo. Era un
bei passaporto francese, fatto molto bene, la fotografia era quelнla di un uomo
grasso con le borse sotto gli occhi, e l'età corнrispondeva. Si chiamava
Baudin, François Baudin. Gli parve un bel nome, a Pereira. Lo
cacciò in valigia e prese il ritratto di sua moglie. Ti porto con me,
gli disse, è meglio che tu venнga con me. Lo mise a testa in su,
perché respirasse bene. Poi si dette uno sguardo intorno e
consultò l'orologio.
Era meglio affrettarsi, il
"Lisboa" sarebbe uscito fra poco e non c'era tempo da perdere,
sostiene Pereira.
25
agosto 1993
___________________________________________________ NOTA |
Il presente testo
è stato pubblicato su "II Gazzettino", settembre 1994.
Il dottor Pereira mi
visitò per la prima volta in una sera di settembre del 1992. A
quell'epoca lui non si chiamava ancoнra Pereira, non aveva ancora i tratti
definiti, era qualcosa di vago, di sfuggente e di sfumato, ma aveva già
la voglia di esнsere protagonista di un libro. Era solo un personaggio in cerнca
d'autore. Non so perché scelse proprio me per essere racнcontato.
Un'ipotesi possibile è che il mese prima, in una torнrida giornata
d'agosto di Lisbona, anch'io avevo fatto una viнsita. Ricordo con nitidezza
quel giorno. Al mattino comprai un quotidiano della città e lessi la
notizia che un vecchio giornalista era deceduto all'Ospital de Santa Maria di
Lisboнna e che le sue spoglie erano visibili per l'estremo omaggio nella
cappella di quell'ospedale. Per discrezione non desideнro rivelare il nome di
quella persona. Dirò solo che era una persona che avevo fuggevolmente
conosciuto a Parigi, alla fiнne degli anni sessanta, quando egli, da esiliato
portoghese, scriveva su un giornale parigino. Era un uomo che aveva esercitato
il suo mestiere di giornalista negli anni quaranta e cinquanta, in Portogallo,
sotto la dittatura di Salazar. Ed era riuscito a giocare una beffa alla
dittatura salazarista pubbliнcando su un giornale portoghese un articolo feroce
contro il regime. Poi, naturalmente, aveva avuto seri problemi con la polizia e
aveva dovuto scegliere la via dell'esilio. Sapevo che dopo il Settantaquattro,
quando il Portogallo ritrovò la deнmocrazia, era ritornato nel suo
paese, ma non lo avevo più incontrato. Non scriveva più, era in
pensione, non so come vivesse, era stato purtroppo dimenticato. In quel periodo
il Portogallo viveva la vita convulsa e agitata di un paese che riнtrovava la
democrazia dopo cinquant'anni di dittatura. Era un paese giovane, diretto da
gente giovane. Nessuno si ricorнdava più di un vecchio giornalista che
alla fine degli anni quaranta si era opposto con determinazione alla dittatura
salazarista.
Andai a visitare la salma
alle due del pomeriggio. La capнpella dell'ospedale era deserta. La bara era
scoperta. Quel siнgnore era cattolico, e gli avevano posato sul petto un cristo
di legno. Mi trattenni presso di lui una decina di minuti. Era un vecchio
robusto, anzi grasso. Quando lo avevo conosciuнto a Parigi era un uomo sui
cinquant'anni, agile e svelto. La vecchiaia, forse una vita difficile, avevano
fatto di lui un vecнchio grasso e flaccido. Ai piedi della bara, su un piccolo
legнgio, c'era un registro aperto dove erano riportate le firme dei visitatori.
C'erano scritti alcuni nomi, ma io non conoscevo nessuno. Forse erano suoi
vecchi colleghi, gente che aveva vissuto con lui le stesse battaglie,
giornalisti in pensione.
In settembre, come dicevo, Pereira a sua volta mi visitò. Lì per lì non seppi cosa dirgli, eppure capii confusamente che quella vaga sembianza che si presentava sotto l'aspetto di un personaggio letterario era un simbolo e una metafora: in qualche modo era la trasposizione fantasmatica del vecнchio giornalista a cui avevo portato l'estremo saluto. Mi senнtii imbarazzato ma l'accolsi con affetto. Quella sera di setнtembre compresi vagamente che un'anima che vagava nello spazio dell'etere aveva bisogno di me per raccontarsi, per descrivere una scelta, un tormento, una vita. In quel privileнgiato spazio che precede il momento di prendere sonno e che per me è lo spazio più idoneo per ricevere le visite dei miei personaggi, gli dissi che tornasse ancora, che si confiнdasse con me, che mi raccontasse la sua storia. Lui tornò e io gli trovai subito un nome: Pereira. In portoghese Pereira siнgnifica albero del pero, e come tutti i nomi degli alberi da frutto, è un cognome di origine ebraica, così come in Italia i cognomi di origine ebraica sono nomi di città. Con questo volli rendere omaggio a un popolo che ha lasciato una granнde traccia nella civiltà portoghese e che ha subito le grandi ingiustizie della Storia. Ma c'era un altro motivo, questo di origine letteraria, che mi spingeva verso questo nome: un piccolo intermezzo di Eliot intitolato What about Pereira? in cui due amiche evocano, nel loro dialogo, un misterioso porнtoghese chiamato Pereira, del quale non si saprà mai niente. Del mio Pereira invece io cominciavo a sapere molte cose. Nelle sue visite notturne mi andava raccontando che era veнdovo, cardiopatico e infelice. Che amava la letteratura franнcese, specialmente gli scrittori cattolici fra le due guerre, coнme Mauriac e Bernanos, che era ossessionato dall'idea della morte, che il suo migliore confidente era un francescano chiamato Padre Antonio, dal quale si confessava timoroso di essere un eretico perché non credeva nella resurrezione della carne. E poi, le confessioni di Pereira, unite all'immaginazioнne di chi scrive, fecero il resto. A Pereira trovai un mese cruнciale della sua vita, un mese torrido, l'agosto del 1938. Riнpensai all'Europa sull'orlo del disastro della seconda guerra mondiale, alla guerra civile spagnola, alle tragedie del nostro passato prossimo. E nell'estate del novantatré, quando Peнreira, divenuto un mio vecchio amico, mi aveva raccontato la sua storia, io potei scriverla. La scrissi a Vecchiano, in due mesi anch'essi torridi, di intenso e furibondo lavoro. Per una fortunata coincidenza finii di scrivere l'ultima pagina il 25 agosto del 1993. E volli registrare quella data sulla pagina perché è per me un giorno importante: il compleanno di mia figlia. Mi parve un segnale, un auspicio. Il giorno felice della nascita di un mio figlio nasceva anche, grazie alla forza della scrittura, la storia della vita di un uomo. Forse, nellТimperscrutabile trama degli eventi che gli dèi ci concedono, tutto ciò ha un suo significato.
Antonio Tabucchi