Tamaro II, la vendetta
di Antonella Amodio
Susanna Tamaro
Anima Mundi
Baldini&Castoldi, 1997, 26.000 lire
Dopo tre anni dal suo ultimo successo editoriale la Tamaro torna a far parlare di sй con un libro che fin da subito и stato bersaglio di polemiche dai toni talmente accesi da risultare involontariamente complici del lancio pubblicitario di quanto in realtа intendevano censurare.
Del resto, come si sa,gli accanimenti nei confronti di un qualsiasi prodotto (motivati o immotivati che siano) sortiscono spesso come unico effetto un immediato incremento delle vendite, garantendo, anche all'autore piщ sconosciuto, una notorietа insperata e in molti casi immeritata.
Cosм и accaduto ad esempio al discutibile libro di Isabella Santacroce che и stato comprato e letto solo in virtщ dell'ormai celebre querelle Baricco-Cotroneo, e cosм и in questi giorni (se pur in termini molto diversi) anche nel caso di Anima mundi. Tanto che la Tamaro anzichй abbandonarsi risentita a gaffes francamente imperdonabili (quale quella sulla sua presunta capacitа di mutare le sorti elettorali del Bel Paese) dovrebbe limitarsi a godere divertita di uno spettacolo quasi farsesco. Critici illustri che con grande zelo riempiono pagine di quotidiani e di settimanali, dando prova di una tale acrimonia nei confronti di questo libro da far venire voglia di leggerlo anche a chi prima non nй aveva la benchй minima intenzione.
E cosм и proprio il caso di dire che la Tamaro fa strage di acquirenti non solo contro ogni stroncatura, ma proprio grazie ad ogni stroncatura.
Questo a conferma del fatto che la pubblicitа se pur negativa resta comunque tale, perchй la logica del presenzialismo и sempre in agguato e solo in pochi, a conti fatti, resistono alla tentazione di partecipare personali opinioni in merito a ciт di cui tanto si parla, nel bene cosм come nel male.
Ma la Tamaro non capisce (o forse finge di non capire) e non ringrazia, quanto piuttosto presa da fanciullesca indignazione, pesta i piedi e dimentica il buon senso.
C'и perт una ragione per cui ci sentiamo di poter essere almeno in parte solidali con la sua protesta: "Tamaro due" non merita certo tutto il successo di pubblico che sta avendo, ma a nostro avviso non merita neanche questo unanime ostracismo, orchestrato dalla solita compagine di kohmeinisti letterari, che bolla pregiudizialmente ogni grosso successo editoriale come letteratura di serie B (salvo poi lamentare che gli scrittori italiani vendono poco all'estero).
Per natura dissento fortemente da quanti considerano il libro patrimonio esclusivo di un elite culturale che sola detiene il diritto di stabilire ciт che va e che non va letto, sempre pronta a tacciare di ingenuitа e di dilettantismo quell'opera che incontra i gusti del grande pubblico.
Per questo motivo sono quasi certa che se Anima mundi non avesse mai venduto centinaia di migliaia di copie, e non portasse l'infausto nome di Susanna Tamaro, sarebbe stato giudicato dalla critica alla stregua di uno di quei tanti libri che, pur non candidandosi a divenire classici della letteratura di ogni tempo, non sono nemmeno screditatabili al punto da essere considerati spazzatura.
Quanto detto mi sembrava doveroso per rendere chiare le seguenti premesse
1) non me la sento di sostenere che Anima mundi, nonostante tutti i suoi evidenti limiti, meriti in assoluto di non essere letto;
2) ciт che dirт a seguire sul valore effettivo di questo lavoro non и dettato da ostilitа pregiudiziali nei confronti dell'autrice, quanto da una personale riflessione sui suoi contenuti e le sue tecniche espressive.
La chiave di lettura per spiegare la genesi di Anima mundi sta nel pensarlo come l'ultima ratio di una scrittrice senza requie che, non paga del successo di pubblico di Va dove ti porta il cuore, cerca anche il consenso della critica e scrive un libro che vorrebbe essere per tutti (intellettuali raffinati e lettori occasionali), ma che in realtа non и per nessuno. Scontando all'autrice un impianto narrativo inesistente e un tionfo barocco di luoghi comuni e di retorica, Va dove ti porta il cuore era infatti un libro onesto e senza alcuna velleitа. Facile da leggere, quanto da comprare conquistava "audience" con una celebrazione nostalgica di ricordi e di buoni sentimenti in cui molti potevano riconoscersi. Tutt'altro discorso va invece fatto per Anima mundi dove la Tamaro, a caccia del placet di lettori dal palato piщ esigente e forse anche di una sorta di revanche personale, tradisce il suo pubblico con un libro pretenzioso che tutti hanno comprato, ma che pochi leggeranno. Dalle memorie di una nonna al grande tema metafisico del bene e del male del resto il gap и grande,e lo и ancor di piщ se il tutto и affrontato cercando di coniugare misticismo orientale, filosofia nietzschiana e cristianesimo in un intreccio narrativo poco sapiente e dal lieto fine alquanto improbabile. Anima mundi ha infatti l'ardire di presentarsi come un vero e proprio romanzo di formazione, ma non и che un racconto in cui la fragilitа della trama sta tutta nell'ovvietа delle situazioni proposte. Walter bambino vive un'infanzia disadattata, vittima di un padre alcolizzato e di una madre succube. Walter adolesciente inquieto, riflette sul senso della morte e acquista la coscienza della sua diversitа grazie all'incontro con l'amico Andrea che lo inizia alla filosofia dell'ubermensch. Walter ragazzo sogna allori e fama, ma и sconfitto dalla logica del cinismo e del danaro. Walter adulto, infine, raggiunge la pace dei sensi a seguito di una, tanto repentina quanto poco credibile, conversione che lo redime dal mal di vivere e lo riconcilia con l'amore cosmico. In tutto questo l'autrice si avvale di echi e suggestioni filosofico-culturali di varia provenienza, rielaborandoli in unicum poco originale oltre che in certi casi estremamente riduttivo. Cosм ad esempio fa strazio del povero Nietzsche, che giа troppo spesso ha in sorte la sventura di divenire baluardo mutilato di dilettanti del pensiero, senza bisogno del contributo alquanto dubbio della Tamaro.
Lo stile e il linguaggio del libro meritano poi un'osservazione a parte. Nelle poche pagine in cui la captatio benevolentiae cede il posto alla semplicitа della forma, l'autrice dimostra di avere un talento che finisce troppo spesso per sprecare in un'orgia di retorica e di ridondanti virtuosismi linguistici. Che dire di frasi del tipo: "Giа in fondo intravedevo un bagliore, non era piщ quello del fuoco, ma quello della creazione. Energia che lambisce e scalda. Energia che non fonde, ma crea."?
Sembra quasi che, sulla falsariga della psicagogia gorgiana, la Tamaro piщ che convincere voglia stupire e muovere gli animi. Non si avvede peraltro che, in tanta affannosa ricerca di pathos e di frasi ad effetto, sortisce infallibilmente l'effetto opposto: i passi in cui il libro tradisce maggiormente l'intenzione di colpire nel segno, sono anche quelli che ci lasciano piщ annoiati e indifferenti.
Peccato! Resto ancora convinta che deposta un po' di sicumera laTamaro sarebbe in grado di riscoprire un'ispirazione sincera e generosa.
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