Trieste, cittа di racconti

Cristina Comencini ci parla del film che ha girato a Trieste, tratto da "Va' dove ti porta il cuore" di Susanna Tamaro

Dal romanzo di Susanna Tamaro Va' dove ti porta il cuore, Cristina Comencini ha tratto un film; lo ha girato a Trieste, in una casa del Carso. И un libro che in un primo momento forse lascia perplessi per il linguaggio dimesso e semplice, ma che ha toccato le corde di molti. Un caso letterario nato da una cittа dove molte persone scrivono sotto l'effetto del vuoto: nel caso di Olga, la protagonista del libro, l'unica scrittura possibile per il suo desiderio di raccontarsi e di rompere il silenzio, sembra essere quella del diario, scrittura costruita per sottrazione, che si limita a registrare gli scarti. Nel diario le parole vengono limate fino a raggiungere il loro significato, perchи il tempo и infinito, e la scrittura и gratuita. Dalla psicoanalisi, al romanzo, al diario; quest'ultimo assunto come artificio letterario perchи il piщ adatto a raccontare senza enfasi. Abbiamo rivolto alcune domande alla regista che ha voluto mettere in immagini questa scrittura senza consolazione, e ci sembra, nel corso di questa chiacchierata, di capire ancor meglio che essere attenti alle indicazioni del cuore significa essere protagonisti di una fatica spesso invisibile, una fatica che puт portarti tuttavia molto vicino al sentiero del ritorno a casa.

LT: Perchи hai pensato di fare un film su un testo principalmente riflessivo?
Comencini: Il testo non и principalmente riflessivo, racconta piuttosto una storia fatta di riflessioni ma che appartengono a una vita densa di fatti, di psicologie, di sentimenti. И perchи la forma del libro и un diario, che la storia assume la cadenza lenta della riflessione tipica di questo genere di scrittura; ma se lo si cambia, ossia lo si muta nella storia di una vita, questo incedere viene meno.
Nel film infatti il cambiamento consiste nel fatto che la nipote trova il diario della nonna quando questa и giа morta, e vengono a galla fatti precisi e importanti come l'accumularsi delle menzogne, cosa abbastanza comune a tutte le famiglie. Del resto i libri sono sempre delle parole scelte che in una trasposizione cinematografica vengono fatalmente perdute. In questo caso la perdita и anche piщ forte se si considera che la scrittura di Susanna, nella forma diaristica, и decisamente diretta.
LT: Questo stare nella vita in modo cosм schivo, ma mai vile, in certo modo accorato, che c'и nella scrittura della Tamaro, in quale punto ti ha toccato?
Comencini: Pensando a Olga, la protagonista del libro, io non la vedo affatto schiva, anzi, in un certo modo piuttosto dura.
LT: Non parlo di Olga, parlo della scrittura di Susanna.
Comencini: Beh, la scrittura di Susanna и la scrittura di Olga. Quando si scrive in prima persona bisogna che l'autore si cali totalmente nel personaggio che descrive, perchи ne deve adottare anche la forma, e questa и stata la trappola dove sono inciampati i critici i quali hanno giudicato semplicistica la scrittura di Susanna; in realtа questa и la scrittura di una donna assolutamente comune perchи и Olga a essere una donna assolutamente comune. Ma schiva no. Puт essere schiva la scrittura di Olga laddove il suo punto di vista e quello di Susanna si incontrano... Nella scrittura ci sono delle cose che vengono dette, altre che vengono taciute ma che si possono sentire, immaginare, e in genere questo и il momento migliore che puт darti un libro. Quello che ho amato di Olga и proprio la sua mancanza di viltа, la sua durezza che in fondo si rimette sotto lo sguardo della nipote senza temerne il giudizio. Nella maggior parte delle donne comuni il principale scopo и di nascondere la veritа.
LT: Perт nel monologo si finisce sempre per aver ragione anche sulle proprie contraddizioni, che vengono risolte nella scrittura, senza controparte... Comencini: Sм, infatti la forma letteraria del monologo и la piщ facile, perchи la persona che scrive и, in fondo, quella che ha capito, e anche se ha sbagliato in qualche modo s'и riscattata attraverso la scrittura. Per questo nel film ho avuto bisogno di creare una controparte a Olga, mettendo subito in scena la ragazza. Preferisco il dialogo al monologo, anche nella mia scrittura.
LT: La scrittura della Tamaro и semplice e diretta, fino a farci stupire o a interrogarci se si tratta di letteratura oppure di sistematiche confidenze sulla carta. Esiste questo confine, all'interno della letteratura?
Comencini: In genere la letteratura и filtrata, intanto dalla parola, e poi da chi scrive. Si ha sempre la sensazione, leggendo, che manchi la presa diretta con la realtа, che la storia sia altrove o passi attraverso il circuito mentale dello scrittore, della sua fantasia, delle sue elaborazioni.
Con la forma del diario questa distanza si perde un po', perchи la realtа ritorna nella scrittura quotidiana. In questo libro c'и un uso di parole molto semplici ma che in realtа sono ricercate, nel senso che vi si legge l'idea, l'intenzione di essere semplice. Si tratta di un grande lavoro sulla semplicitа; и la cosa piщ bella del libro, ed и grande letteratura.
LT: Trovi che sia propria dell'elemento femminile, questa capacitа di parlare di sи senza eroismo e senza pudore? e lo vedi come un nuovo modo di parlare?
Comencini: Gli eroismi ci sono anche in questo libro, e Olga ne и consapevole, nel senso che si mette al di sopra di tutto, pur affermando che lei non sa nulla, non ha studiato; tuttavia risulta una donna che si sente fuori dalla norma.
LT: Io provo a confrontarla con i personaggi della letteratura triestina, dove anche il vinto, l'umile, sono in fondo risarciti da una grande profonditа o da una grande viltа, commozione, o indifferenza...
Comencini: E questa и la ricerca, il lavoro sulla lingua. Ad alcuni ha urtato proprio questa cosa, ha dato fastidio l'elemento piщ bello del libro. И la rielaborazione di un soggetto trattato tante volte nella letteratura, ma nella Tamaro svolto in forma diretta, molto terra terra, intenzionalmente attraverso la forma del diario. Senza pudore ... non so, quando scrivo cerco di non versare sulla pagina le mie budella, e se lo trovo negli altri, e soprattutto nel lavoro delle donne, la cosa mi dа noia. Nel caso di questo libro tutto mi sembra filtrato, mediato dalla parola, diretto ma non crudo.
LT: Trieste и una cittа ricca di una piccola grande letteratura, come se lo scrivere fosse un modo per ingannare l'attesa mentre si abita una cittа dove quel poco che accade non penetra, si disfa, non produce memoria. И l'attesa che fa lavorare, che fa scrivere?
Comencini: Questa cittа и bellissima, un teatro vuoto dove non accade nulla, da tempo. La mancanza d'azione rende possibili molte azioni interiori, anche elaborazioni di fantasia su azioni non avvenute. Questo succede nella vita di ognuno, ma qui accade a un'intera cittа. Questo и un luogo dove ci sono le luci e c'и il deserto, luci e nero; non ci sono persone che passeggiano per strada, la sera; magari le trovi in un caffи, poche ... Ma c'и la presenza del mare, le barche, le navi; una cittа che и proiettata tutta verso il mare и una cittа di racconti.
LT: Riesci a individuare in questo libro una continuitа tra Susanna e la sua cittа? Questo ascolto interiore, anche se slegato da un contesto, и forse la radice che ci lega a questo luogo?
Comencini: Nel libro c'и una parte molto bella che riguarda il carattere del triestino, che viene paragonato alla pietra dura del Carso. Ora, Susanna, che vive a Orvieto, dice che se i triestini fossero nati in Umbria forse sarebbero stati piщ dolci, avrebbero parlato di piщ l'uno con l'altro. Da un lato quindi una psicologia decisamente dura, e dall'altra il peso della guerra, delle ecatombi, delle carneficine che ancora sono presenti nella memoria. И una terra dove le persone sono nate come a strati, provenute da ideologie e nazionalitа diverse, uccise poi in modo insensato o solo casuale.
Una sera mi hanno invitato in un circolo letterario a parlare del libro e siamo finiti a parlare delle foibe. Queste cose sono importanti, e oggi piщ che mai perchи questa и la cittа piщ vicina al confine con quella guerra. E colpisce inoltre girare con la macchina e trovare, lungo il Carso, cartelli con su scritto "Confine di Stato".
LT: Trieste и nello sfondo del tuo film? Come l'hai intrecciata alla storia, vivendola dal di dentro o dal di fuori?
Comencini: Il film и preso come un universo interiore, e dunque raccolto nella casa. Prima di tutto и il dentro dei personaggi, poi la casa, e poi ancora il Carso. La cittа non и descritta, non si vede, ma la psicologia dei personaggi, i loro caratteri, il loro modo di vivere e di parlare, in realtа la raccontano molto di piщ di quanto avrei potuto fare io con una panoramica sulla piazza o sul porto. E invece и venuta fuori cosм, da sola, come una Trieste molto interiore.
Gabriella Gabrielli


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